Statuto di farmacia privata in forma di s.r.l.

Giuseppe Trimarchi

Inquadramento

L'attenzione riservata alle "attività professionali" come possibile oggetto d'attività d'impresa (collettiva) non è certo una novità, ancorché non sia questa la sede per ripercorrere il lungo solco dell'evoluzione del sofferto rapporto tra attività sociale ed attività professionale.

Qui appare necessario muovere ogni considerazione, per quanto sintetica, dalla asimmetria determinata dalle disposizioni del codice civile in materia di prestazione d'opera intellettuale (in particolare quella protetta dall'iscrizione in appositi Albi) (art. 2229 c.c.), ovvero avuto riguardo all'esigenza connessa alla "personalità" dell'esecuzione dell'opera (art. 2232 c.c.), ed al limitato riconoscimento della circostanza per cui solo se "l'esercizio della professione costituisce elemento di un'attività organizzata in forma d'impresa si applicano le norme del titolo II" (ossia gli artt. 2082 e ss.) (così l'articolo 2238 c.c.) e l'abrogazione del divieto dell'articolo 2 l. n. 1815/1939 cit. (con rinvio al regolamento mai attuato), abbia subito un'incisiva evoluzione in ragione delle nuove disposizioni "di liberalizzazione" a cominciare dalla l. n. 248/2006. Quest'ultima in particolare non risolveva del tutto il problema della propria idoneità a fare tabula rasa, oltre che di tutti i divieti incompatibili con la proposizione che lì si assumeva a precetto normativo, anche di tutte le altre norme che lungi dal porsi come divieti costituivano l'archetipo normativo di una nuova disciplina. D'altra parte poteva essere più verosimile che essa esprimesse il principio (peraltro non nuovo) dell'esigenza di dare corso all'interdisciplinarietà come possibile oggetto delle attività sociali delle società tra professionisti. In tale contesto le novità portate dalla l. n. 248/2006 finivano per convergere sulla riconosciuta inclinazione di quella normativa a distinguere tra attività professionale protetta e non protetta, potendosi sostenere che solo per la seconda – in quel quadro normativo – sarebbe valso il principio della libera scelta dell'assoggettarsi alla disciplina degli articoli 2229 e ss. o degli articoli 2247 e ss. c.c. L'attività professionale non protetta, infatti, svincolata dalla limitazione derivante da iscrizioni ad albi appariva in forte predicato di attenuazione del principio della personalità dell'esecuzione della prestazione di cui all'articolo 2232 c.c.. Dopo quel primo impatto normativo il più celebre art. 10 della legge di stabilità per il 2012 (l. n. 183/2011) ed in particolare del suo terzo comma con cui si introduceva definitivamente la possibilità dell'esercizio societario delle attività professionali (le cd. “Stp” - società tra professionisti).

Formula

STATUTO DELLA FARMACIA PRIVATA “FARMACIA ……. S.R.L.”

TITOLO I

DENOMINAZIONE - SEDE - OGGETTO - DURATA - DOMICILIAZIONE

Art. 1 - Denominazione

1. È costituita la società a responsabilità limitata denominata "Farmacia ……. s.r.l.".

Art. 2 - Sede

1. La società ha sede nel Comune di….

Art. 3 - Oggetto Sociale

1. La società ha per oggetto la gestione della farmacia ………, l'erogazione di servizi nel campo della salute, del benessere e della distribuzione di prodotti chimico- farmaceutici, similari e complementari.

In particolare la società provvede alle seguenti attività:

a) preparazione e vendita al dettaglio di specialità medicinali, prodotti farmaceutici, affini ai farmaceutici, omeopatici, di erboristeria, preparati galenici, officinali e magistrali, spiriti, essenze, prodotti apistici, alimenti per la prima infanzia, dietetici, complementi alimentari ed integratori della dieta;

b) vendita di prodotti cosmetici e di profumeria per l'igiene e bellezza personale, presidi medico-chirurgici, articoli sanitari e protesici, materiali di medicazione, reattivi e diagnostici;

c) vendita e noleggio di apparecchi medicinali, apparecchi e protesi ortopediche, articoli per ottica ed occhiali, apparecchi acustici ed elettromedicali e tutti gli altri apparecchi sanitari in genere normalmente in vendita e noleggio nelle farmacie;

d) effettuazione di analisi non mediche, con o senza l'utilizzazione di apparecchiature;

e) attività di ricerca, elaborazione, stampa e diffusione di materiale informativo - educativo sanitario per il pubblico;

f) effettuazione di test di auto-diagnosi e di servizi di carattere sanitario rivolti all'utenza.

2. Le modalità della gestione sono regolate dal Contratto di servizio intercorrente tra il Comune di… titolare della sede farmaceutica, e la società di gestione della farmacia.

3. La società, per il raggiungimento dell'oggetto sociale, potrà compiere tutte le operazioni commerciali, industriali ed immobiliari ritenute necessarie e\o utili dall'organo amministrativo al raggiungimento dell'oggetto sociale ed inoltre potrà compiere, in via non prevalente esclusa qualsiasi attività nei confronti del pubblico, operazioni finanziarie e mobiliari, concedere fideiussioni, avalli, e garanzie anche a favore di terzi, nonché assumere, solo a scopo di stabile investimento e non di collocamento, sia direttamente che indirettamente, partecipazioni in società italiane ed estere aventi oggetto analogo affine o connesso al proprio. La società può assumere, sempre in via non prevalente, interessenze, quote e partecipazioni in altre società di capitali, consorzi o altri organismi aventi oggetto analogo, connesso o complementare al proprio e può inoltre concedere avalli, fidejussioni, nonché contrarre a favore di terzi obbligazioni cambiarie e dirette di ogni natura e comunque prestare garanzie in genere anche ipotecarie e reali purché si tratti di operazioni connesse all'oggetto ed ai fini che essa si propone di conseguire.

Art. 4 - Durata della societá

1. La durata della società è fissata fino al 31 …… dicembre….

Art. 5 - Domiciliazione

1. Il domicilio dei soci, per tutti i rapporti con la società, è quello che risulta dal registro delle imprese

TITOLO II

CAPITALE - QUOTE DI PARTECIPAZIONE, - FINANZIAMENTI - APPORTI DEI SOCI

Art. 6 - Capitale sociale

1. Il capitale sociale è di Euro…….

2. Per le decisioni di aumento e riduzione del capitale socia- le si applicano gli articoli 2481 e seguenti del c.c. I soci possono decidere a maggioranza salvo per il caso di cui all'art. 2482-ter del c.c. che la sottoscrizione delle quote emesse in sede di aumento del capitale sociale sia in tutto od in parte offerta o riservata a terzi.

3. Nel caso di riduzione del capitale per perdite che incidono sul capitale sociale per oltre un terzo, può essere omesso, motivandone le ragioni nel verbale dell'assemblea, il deposito presso la sede sociale della documentazione prevista dall'art. 2482-bis del Codice Civile, in previsione dell'assemblea ivi indicata.

Art. 7 - Finanziamenti dei soci alla societá

1. I soci, anche in misura non proporzionale alle quote possedute, possono provvedere al fabbisogno finanziario della società mediante versamenti in conto capitale o finanziamenti, sia fruttiferi che infruttiferi, con le modalità e nel rispetto della normativa di tempo in tempo vigente.

2. Salvo diversa determinazione scritta, i finanziamenti con diritto a restituzione della somma versata, effettuati dai so- ci a favore della società, devono considerarsi infruttiferi di interessi.

3. La società potrà emettere titoli di debito, con decisione assunta dall'assemblea dei soci con le maggioranze previste per le modifiche dell'atto costitutivo.

Art. 8 - Quote di partecipazione al capitale sociale e prestazioni accessorie

1. Le quote di partecipazione al capitale sociale possono essere assegnate ai soci in misura non proporzionale ai conferimenti da essi effettuati.

Art. 9 - Trasferimento delle quote di partecipazione

1. Le clausole contenute in questo articolo intendono tutelare gli interessi della società all'omogeneità della compagine sociale, alla coesione dei soci ed all'equilibrio dei rapporti tra gli stessi.

2. Per trasferimento si intende qualsiasi negozio, a titolo oneroso o gratuito, concernente o la piena proprietà o la nuda proprietà o l'usufrutto di dette quote o diritti (ivi compre- si, in via esemplificativa, la compravendita, la donazione, la permuta, il conferimento in società, la dazione in pagamento, il trasferimento che intervenga nell'ambito di cessione o conferimento d'azienda, fusione e scissione, il trasferimento del mandato fiduciario), in forza del quale si consegua, in via diretta o indiretta, il risultato del mutamento di titolarità di dette quote o diritti.

3. Nell'ipotesi di trasferimento effettuato senza l'osservanza di quanto prescritto dal presente articolo, l'acquirente non sarà legittimato all'esercizio dei diritti sociali

4. In caso di trasferimento di quote di partecipazione al capitale sociale attraverso la cessione di una parte del capitale detenuto dal Comune di…, la cessione è libera.

In tal caso, però, la scelta del socio privato verrà effettuata nel rispetto e secondo criteri di valutazione delle offerte, ispirati ai principi di economicità, efficienza ed adeguatezza, in ossequio alla normativa di tempo in tempo vigente. È pertanto escluso il diritto di prelazione e la manifestazione di gradimento nei trasferimenti che avvengono da parte del Comune di ……. a favore di terzi.

5. In ogni altro caso di trasferimento di quote di partecipazione al capitale sociale e dei diritti di sottoscrizione e di prelazione, per atto tra vivi, spetta agli altri soci il diritto di prelazione.

… (modalità del diritto di prelazione (per un esempio cfr. supra società agricola art. 7).

6. Nel caso in cui sia stato escluso o rinunciato il diritto di prelazione dagli altri soci, ovvero uno o più di essi non lo esercitino, il trasferimento per atto tra vivi delle quote di partecipazione al capitale sociale e dei diritti di sottoscrizione e di prelazione rimasti inoptati è comunque subordinato al gradimento espresso dall'organo amministrativo della società.

7. Le condizioni ed i limiti che devono sussistere per l'espressione del gradimento sono i seguenti:

- che i soci potenziali acquirenti non svolgano direttamente o indirettamente attività di produzione e/o distribuzione o commercio di prodotti farmaceutici, parafarmaceutici o preparazioni OTC;

- che detti soci potenziali acquirenti non svolgano direttamente o indirettamente attività attualmente o potenzialmente in concorrenza con quella della società.

8. Il gradimento potrà essere in ogni caso negato qualora l'acquirente non offra sufficienti garanzie in ordine alla propria capacità finanziaria, professionale o commerciale, o, per condizioni oggettive o per l'attività svolta, il suo ingresso in società possa risultare pregiudizievole per il perseguimento dell'oggetto sociale o confliggente con gli interessi della società o degli altri soci.

9. Il socio che intende effettuare il trasferimento deve comunicare la propria intenzione all'organo amministrativo al quale deve illustrare l'entità di quanto è oggetto di alienazione, il prezzo richiesto, le condizioni di pagamento, le esatte generalità del terzo potenziale acquirente ed i termini temporali di stipula dell'atto traslativo.

10. Entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla data di ricevimento della predetta comunicazione, l'organo amministrativo deve comunicare al socio alienante ed al terzo potenziale acquirente la propria decisione in merito al gradimento nel trasferimento della partecipazione; se il gradimento non viene concesso, occorre inoltre corredare detta decisione con l'illustrazione delle ragioni per le quali il gradimento è stato negato. In mancanza di risposta entro detto termine, il gradimento si intende concesso.

Art. 10 - Morte di un socio

1. In caso di morte del socio privato, i soci superstiti devono decidere se liquidare gli eredi, o continuare con loro l'attività sociale.

2. Nell'ipotesi in cui si decida di liquidare la quota agli eredi, il Comune di… bandisce una nuova procedura di gara. Il pagamento del valore della partecipazione agli eredi del socio defunto determinato dalla gara di cui al paragrafo precedente avverrà solo dopo l'aggiudicazione della predetta gara ed al momento dell'incasso del corrispettivo determinato in conseguenza della gara stessa. Il tutto nel rispetto dei termini massimi stabiliti dal codice civile.

Art. 11 - Recesso del socio

1. Per il recesso del socio si applicano gli articoli 2469,2473, primo comma, e 2497-quater del Codice civile. Il diritto di recesso previsto dall'art. 2473, primo comma, del Codice civile può̀ essere esercitato solo decorsi 24 (ventiquattro) mesi dalla costituzione della società̀ o dalla sottoscrizione della partecipazione.

2. Il socio che intende recedere deve comunicare la sua intenzione all'organo amministrativo mediante lettera raccomandata spedita entro 15 (quindici) giorni dall'iscrizione nel Registro delle Imprese della decisione che lo legittima, ovvero entro 30 (trenta) giorni dalla conoscenza del fatto che legittima il recesso del socio.

3. In detta raccomandata devono essere elencati:

- le generalità̀ del socio recedente;

- il domicilio eletto dal recedente per le comunicazioni inerenti al procedimento;

- il valore nominale delle quote di partecipazione al capitale sociale per le quali il diritto di recesso viene esercitato.

4. Il recesso s'intende efficace nel giorno in cui la lettera raccomandata giunge all'indirizzo della sede legale della società̀.

5. Le partecipazioni per le quali è esercitato il diritto di recesso sono inalienabili.

6. I soci che recedono dalla società hanno diritto di ottenere il rimborso della propria partecipazione in proporzione del patrimonio sociale. Esso a tal fine è determinato tenendo conto del suo valore di mercato al momento della dichiarazione di recesso.

7. In caso di disaccordo, la determinazione del valore della partecipazione per cui è stato esercitato il diritto di recesso, è compiuta tramite relazione giurata di un esperto nomina- to dal Tribunale, che provvede anche sulle spese, su istanza della parte più diligente; si applica in tal caso il primo comma dell'art. 1349 del Codice civile.

… [Per le clausole statutarie su decisioni e assemblea dei soci, organo amministrativo - rappresentanza sociale - controllo legale dei conti esercizi sociali e bilancio, scioglimento e liquidazione e norme finali (cfr. supra società agricola artt. 11 e ss.)].

Commento

Società e professione medica e\o farmaceutica

Un altro settore in cui ben presto il legislatore ebbe chiara la necessità di considerare in qualche modo possibile l'inserimento di una professione protetta nel più ampio contesto di un'attività d'impresa fu quello medico e farmaceutico.

Va preliminarmente segnalato che l'esercizio della professione medica nel suo complesso rapporto con l'attività d'impresa è stato, talora, oggetto di vivaci dibattiti: si ricordi, solo a titolo esemplificativo, che la Corte di Cassazione a sezioni (penali) riunite ha sancito che “L'art. 2 l. 23 novembre 1939 n. 1815, che vieta alle società di fornire alcune specifiche prestazioni professionali, non può trovare applicazione fuori dei casi tassativamente indicati, tra quali non rientrano le prestazioni sanitarie. Non può pertanto ritenersi precluso l'esercizio in forma societaria di gabinetti di analisi chimico-cliniche e biologiche”.

È opportuno, anche, segnalare, più in generale, che la l. n. 132/1968 all'articolo 1 introduceva la nozione giuridica di “casa di cura privata” assoggettandole alla vigilanza del Ministero della Sanità (oggi della Salute) e che, nel contesto indicato, il d.P.C.M. del 27 giugno 1986 in G.U. 4 luglio 1986 n. 153 (noto come atto di indirizzo e coordinamento dell'attività amministrativa delle regioni in materia di requisiti delle case di cura private) ha stabilito che “agli effetti del presente atto …sono case di cura gli stabilimenti sanitari gestiti da privati, persone fisiche o giuridiche che provvedono al ricovero ed eventualmente all'assistenza sanitaria ambulatoriale e in regime di degenza diurna cittadini italiani e stranieri a fini di diagnosi, cura e riabilitazione”.

Dunque non può certo disattendersi il dato normativo che consente a società di capitali e cooperative la “gestione” della casa di cura, ossia la gestione di un ente che provvede a diagnosi, cura e riabilitazione dei pazienti, e dunque abilita queste società, sostanzialmente, all'esercizio della professione medica, peraltro in un contesto in cui il medico in realtà è considerato "una componente del personale della casa di cura" (cfr. art. 29 e ss. citato decreto).

La normativa in parola, tuttavia, consente di esaminare la questione, anche da un diverso angolo visuale: la casa di cura rappresenta sempre un'ipotesi in cui l'esercizio dell'attività professionale si inserisce in un complesso di servizi più vasto che va dal trasporto per assistenza sanitaria, al servizio infermieristico, alla gestione dei posti letto e più in generale al ricovero ed alle forniture del servizio cucina e lavanderia a quello di disinfezione, disinfestazione, al servizio mortuario a quello farmaceutico o di assistenza psicologica, e religiosa.

In particolare la disciplina delle farmacie

Analogamente a quanto testé esaminato per le case di cura, la legislazione speciale ha ammesso che "società di persone" e "società cooperative" possano "gestire" farmacie (articolo 7, l. n. 362/1991) a condizione che la "gestione della farmacia" sia l'oggetto esclusivo della società e che soci siano farmacisti iscritti all'albo. E, fermo restando che ciascun farmacista possa partecipare ad una sola società.

Solo per completezza, appare opportuno segnalare, in materia, che il testo unico sull'ordinamento degli enti locali (d.lgs. 18 agosto 2000 n. 267) ha integrato la previgente disciplina in materia di farmacie cd. “pubbliche” di cui alla legge 2 aprile 1968 n. 475. In quest'ultima, infatti, si prevedeva che i Comuni potessero assumere la gestione di farmacie a certe condizioni anche “a mezzo di società di capitali costituite tra il comune ed i farmacisti che, al momento di costituzione della società, prestino servizio presso le farmacie di cui il comune abbia titolarità”.

Di seguito al citato d.lgs. n. 267/2000 le società che hanno ad oggetto l'esercizio della "professione del farmacista" possono essere:

- s.p.a. o s.r.l. quando il capitale e per la maggioranza del comune o dell'ente pubblico titolare del pubblico servizio (azienda sanitaria locale) (art. 113);

- solo s.p.a. se la partecipazione pubblica non sia di maggioranza. In tal caso, peraltro, la scelta del socio privato deve essere eseguita con procedura di evidenza pubblica e l'atto costitutivo deve prevedere l'obbligo (ed il diritto) dell'ente pubblico di provvedere alla nomina di uno o più amministratori e sindaci (art. 116).

Semmai, attualmente, ossia dopo la l. n. 248\2006 (di conversione del cd. decreto Bersani) vale rivisitare la nozione di oggetto sociale ed attività della professione di farmacista nella prospettiva dell'articolo 5 del decreto che recita tra l'altro che: “Gli esercizi commerciali di cui all'articolo 4, comma 1, lettere d), e) e f), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 , possono effettuare attività di vendita al pubblico dei farmaci da banco o di automedicazione, di cui all'articolo 9-bis del decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, e di tutti i farmaci o prodotti non soggetti a prescrizione medica, secondo le modalità previste dal presente articolo. È abrogata ogni norma incompatibile. La vendita di cui al comma 1 è consentita durante l'orario di apertura dell'esercizio commerciale e deve essere effettuata nell'ambito di un apposito reparto, con l'assistenza di uno o più farmacisti abilitati all'esercizio della professione ed iscritti al relativo ordine. Sono, comunque, vietati i concorsi, le operazioni a premio e le vendite sotto costo aventi ad oggetto farmaci…”

Ne consegue che legittimamente potrà inserirsi in uno statuto di società, quale che sia, che svolga l'attività di commercio di prodotti secondo quanto precisato, la “vendita dei farmaci da banco e di tutti i farmaci e prodotti non soggetti a prescrizione medica”. Al di là di ogni altra considerazione anche qui ragioni di opportunità inducono a ritenere quanto meno opportuno l'inserimento nello statuto della precisazione concernente la circostanza per cui “La vendita dei detti farmaci è consentita durante l'orario di apertura dell'esercizio commerciale e deve essere effettuata nell'ambito di un apposito reparto, con l'assistenza di uno o più farmacisti abilitati all'esercizio della professione ed iscritti al relativo ordine.”

Completa il quadro all'esame la notazione per cui il commercio all'ingrosso di farmaci non conosceva particolari limitazioni e si riteneva possibile oggetto di società lucrative di ogni tipo, e che oggi v'è obbligo di chi commercia all'ingrosso farmaci di detenere almeno il 90 per cento delle specialità in commercio, precisandosi che tale obbligo “ non si applica ai medicinali non ammessi a rimborso da parte del servizio sanitario nazionale, fatta salva la possibilità del rivenditore al dettaglio di rifornirsi presso altro grossista “.

Nel contesto al vaglio vale ricordare che la “distribuzione all'ingrosso di medicinali e quella di fornitura al pubblico di medicinali in farmacia sono tra loro incompatibili se svolte dal medesimo soggetto imprenditoriale".

Dunque la disciplina dell'esercizio dell'attività di farmacista è quella in cui “più compiutamente la normativa mostra di aver “seguito” l'evoluzione della figura del professionista in imprenditore” (Testa, Gli oggetti sociali negli atti delle società, Milano, 2016) dovendosi probabilmente ciò ricondurre alla circostanza per cui l'attività della farmacia si qualifica principalmente “come attività di vendita al dettaglio di prodotti medicinali, medicali, di erboristeria ed omeopatia, veterinari e para farmaceutici, sia realizzati da terzi, sia realizzati direttamente dal farmacista…”. (Testa, op. loc. ult. cit.).

È agevole, infatti, al riguardo ricordare che la L. 475\68 rappresentò un prima autentica assimilazione dell'attività di farmacia a quella imprenditoriale declinando la possibilità di trasferire l'attività stessa in uno alla connessa autorizzazione amministrativa. Dal 1991 (cfr. l. n. 368\1991) è stato possibile distinguere la gestione delle farmacie private da quelle cd. “comunali”. Come già anticipato la gestione di farmacie private era riservata oltre che a farmacisti persone fisiche anche a società di persone o società cooperative a r.l.

In particolare quanto alle società era necessario che esse avessero quale oggetto esclusivo l'attività di esercizio della farmacia e, la partecipazione sociale era possibile ai soli farmacisti iscritti all'Ordine della provincia in cui la società aveva sede, fermo restando che la società poteva essere titolare di una sola farmacia nell'ambito territoriale della provincia oltre al non trascurabile dettaglio per cui ogni socio farmacista poteva partecipare ad una sola società di tal genere. Con il più volte citato d.l. n. 223/2006, convertito con l. n. 248/2006, oltre ad essere stato introdotto il già esaminato articolo 5 (per i farmaci da banco ed automedicazione ) sono stati eliminati rispetto alla disciplina vigente dal 1991 sia la limitazione territoriale relativa ai soci nel senso che possono essere soci di una società di gestione di farmacia anche iscritto ad ordine appartenente a provincia diversa da quella competente nel luogo in cui la società ha sede sia la limitazione numerica della partecipazione a società di gestione di farmacia (che venne elevato da uno a quattro). Quanto invece alle farmacie comunali, la normativa è di fatto meno vincolante potendo i farmacisti destinati a prestare servizio nelle dette farmacie stipulare società di capitale con il Comune (art. 10 l. n. 362/1991).

Va ulteriormente segnalato che i commi 157 e ss. dell'art. unico della legge 4 agosto 2017, n. 124 hanno introdotto alcune novità al sistema di cui alla l. n. 362\1991 e l . n. 475\1968, le cui principali novità possono così sintetizzarsi:

a) è oggi possibile che società di capitali siano soci di società di gestione di farmacie;

b) è oggi possibile che soci delle medesime società siano anche soggetti diversi da farmacisti iscritti all'albo in possesso del requisito dell'idoneità previsto dall'articolo 12 della legge 2 aprile 1968, n. 475 e successive modificazioni restando tuttavia essenziale la direzione sia affidata ad un farmacista in possesso dell'idoneità;

c) risulta modificato il regime e la disciplina delle incompatibilità oggi concentrate su “qualsiasi altra attività svolta nel settore della produzione e informazione scientifica del farmaco, nonché con l'esercizio della professione medica” (art. 7 comma 2 l. n. 362\1991);

d) è venuto anche meno il limite quantitativo – quello delle quattro società – per la titolarità di più farmacie nella stessa provincia sostituito dalla previsione, in forza della quale i soggetti titolari della farmacia possono controllare, direttamente o indirettamente, ai sensi degli articoli 2359 e ss. c.c. non più del 20 % delle farmacie esistenti nel territorio della medesima regione o provincia autonoma.

Va anche ricordato che secondo una prima interpretazione applicativa è anche possibile dopo il detto intervento normativo costituire società per la gestione di farmacie private nella forma di società unipersonali (cfr. Studio CNN 75/2018-I, Guida, Ruotolo, Boggiali, Le società per la gestione delle farmacie private ).

Infine giova ricordare che la nuova disposizione di cui all'art. 8, comma 2, l. n. 362/1991, estende “anche alle variazioni della compagine sociale l'obbligo - già previsto per lo statuto della società e per le sue modificazioni - di comunicazione nei 60 gg. alla Federazione degli ordini dei farmacisti italiani nonché all'assessore alla sanità della competente regione o provincia autonoma, all'ordine provinciale dei farmacisti e all'azienda sanitaria locale competente per territorio (Studio CNN, op. loc. ult. cit.).

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