Clausola statutaria per azioni a voto condizionato

Giuseppe Trimarchi

Inquadramento

L'azione è l'unità di misura della partecipazione sociale ed il suo valore nominale è l'espressione, in cifra monetaria, della parte di capitale che ciascuna azione rappresenta. L'articolo 2346, comma 2 c.c., stabilisce che “Se determinato nello statuto il valore nominale di ciascuna azione corrisponde ad una frazione del capitale sociale; tale determinazione deve riferirsi senza eccezioni a tutte le azioni emesse dalla società”. Il valore nominale esprime in termini numerici il rapporto che esiste tra ciascuna singola partecipazione e il capitale sociale nel suo complesso. Rapporto che permane anche nelle azioni talvolta definite “prive del valore nominale”, ma più correttamente a qualificarsi a “valore nominale inespresso”. Per queste azioni esso è ricavabile dal rapporto dell'ammontare complessivo del capitale sociale ed il numero delle azioni in “circolazione”. È dibattuto se sia lecito emettere azioni con valore al di sotto della “parità contabile”. Si segnala che il Consiglio notarile di Milano con Massima n. 36 del 19 novembre del 2004 ha affermato che nel caso di aumento a pagamento del capitale sociale di una s.p.a. con azioni sprovviste di valore nominale la parità contabile vada riferita alle azioni di nuova emissione, di guisa che “[ … ] l'ammontare dei nuovi conferimenti sia complessivamente pari o superiore all'ammontare dell'aumento del capitale sociale”. Si assume a fondamento del ragionamento la circostanza che non v'è alcun principio di diritto societario che “[ … ] impone di mantenere invariato la parità contabile delle azioni preesistenti all'aumento[ … ]”. Va ulteriormente ricordato che sono consentite le operazioni di raggruppamento e frazionamento delle azioni, anzi talora necessarie specie in operazioni di aumenti o riduzione del capitale sociale o in talune riorganizzazioni societarie come in caso di fusione. Si intende per “raggruppamento” o “frazionamento” l'operazione che abbia ad oggetto la modifica del valore nominale delle azioni con conseguente modifica dello statuto sociale. Dette operazioni sono lecite e devono coinvolgere tutte le azioni in circolazione. È necessario che sia individuato un indice di conversione al quale i titolari delle azioni in circolazione possano appunto convertire le azioni possedute (con il vecchio valore nominale) nelle azioni munite del nuovo valore nominale. Quanto ai resti, si ritiene che la loro sussistenza sia legittima, con la conseguenza che l'operazione che ne dia luogo sia adottabile a maggioranza, salvo che essa sia il frutto di un'autonoma scelta di opportunità e dunque non la conseguenza di un'operazione più ampia. In tale ultimo caso la delibera andrebbe assunta all'unanimità o a maggioranza, purché con il consenso dei soci svantaggiati dall'operazione di conversione.

Formula

Il capitale sociale è di euro (…) ed è diviso in numero… ciascuna del valore nominale di euro ….

Le azioni sono nominative ed indivisibili e sono rappresentate da titoli azionari.

Le azioni appartenenti ad una medesima categoria conferiscono ai loro possessori uguali diritti.

In particolare compongono la categoria A numero… azioni, e la categoria B numero… azioni

Le azioni della categoria A sono ordinarie.

Quelle di categoria B attribuiscono il diritto di voto solo subordinatamente al verificarsi delle seguenti condizioni:

— (es: che i titolari abbiano fatto almeno 15 giorni prima di quello fissato per l'assemblea uno o più finanziamenti\versamenti di ammontare minimo complessivo pari a …). Il Presidente dell'assemblea ai fini dell'accertamento dell'evento dedotto in condizione renderà, nel relativo verbale di assemblea, la dichiarazione di avveramento\mancato avveramento della condizione stessa, dando altresì atto della custodia dei relativi documenti che comprovino detta dichiarazione presso la sede sociale a cura e sotto la responsabilità dell'organo amministrativo. Al socio è data facoltà di accedere alla detta documentazione e di estrarne copia a proprie spese per l'esercizio di ogni diritto connesso.

In ogni caso il valore delle azioni di categoria B non può superare complessivamente la metà del capitale sociale.

Commento

L'art. 2348 c.c. prevede la possibilità di dar luogo a “categorie di azioni” dotate di diritti diversi. Ciò che la legge inderogabilmente richiede è che “tutte le azioni appartenenti alla medesima categoria conferiscano uguali diritti”. Il presupposto per l'emissione di azioni speciali di categoria è che esse siano previste in statuto. Si ritiene a tale riguardo illegittima una clausola “generica” ossia una clausola che preveda l'emissione di azioni di categoria senza che sia espressamente indicato in statuto quale categoria di azioni l'assemblea poi emetterà. Vale al riguardo delle azioni di categoria distinguere i modelli cui il legislatore fa riferimento in speciali tipici, tipici con contenuto atipico ed infine atipici.

Per esemplificare l'approccio può dirsi che sono modelli legali tipici quelli appunto previsti dal legislatore che di solito ne definisce, di massima, il contenuto. Tali possono essere qualificate le azioni a favore dei prestatori di lavoro di cui all'art. 2349 c.c. e le azioni di godimento di cui all'art. 2351 c.c. Sono azioni speciali tipiche ma dal contenuto atipico le azioni privilegiate, le azioni sprovviste o parzialmente dotate del diritto di voto, le azioni a voto scaglionato o plurimo. Poi vi sono le azioni speciali atipiche ossia il cui contenuto è adottato dall'autonomia privata in ragione della soddisfazione e\o composizione di specifici interessi. A ciò va ulteriormente aggiunto il disposto dell'art. 2376 c.c. che impone, in presenza di azioni di categoria (ovvero di strumenti finanziari che conferiscono diritti amministrativi), l'approvazione delle delibere pregiudizievoli anche da parte dell'assemblea della categoria potenzialmente pregiudicata.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario