Statuto che preveda categorie di quote in deroga al comma secondo e terzo dell'articolo 2468 c.c.InquadramentoIl d.l. 24 aprile 2017, n. 50 convertito con legge 21 giugno 2017, n. 96, ha esteso la disciplina speciale delle “start up” (costituite in forma di s.r.l.) a tutte le c.d. “PMI” appartenenti al medesimo “tipo”, ancorché non esista una definizione di PMI. Si ritiene che tale nozione debba essere rinvenuta nella Raccomandazione Europea 2003/361/CE che il d.l. n. 129\2017 sembra avere ulteriormente ampliato. In tale disciplina, sarebbero PMI le “piccole e medie imprese” che in base al bilancio annuale o consolidato soddisfano almeno due dei tre criteri seguenti: 1) numero medio di dipendenti nel corso dell'esercizio inferiore a 250; 2) totale dello stato patrimoniale non superiore a 43 milioni di euro; 3) fatturato annuo netto non superiore a 50 milioni di Euro. Ciò ha di fatto implicato l'allargamento della disciplina speciale in origine destinata alle start up, di fatto creando un nuovo sistema della s.r.l. in sostanza derogatorio della generale disciplina del tipo in parola per come esso è previsto nel codice civile. FormulaARTICOLO……. Il capitale sociale è di euro (…) ed, ai fini di cui al presente articolo, è diviso in numero… quote ciascuna del valore nominale di euro …. Le quote sono nominative ed indivisibili. Ai sensi dell'articolo 26 del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50 convertito con legge 21 giugno 2017, n. 96, se e fino a quando la società avrà i requisiti per poter essere considerata PMI detto capitale risulterà suddiviso in quote. Le quote, in particolare si distinguono in ordinarie che per comodità si definiscono di categoria “A”, e speciali, che per comodità si definiscono di categoria “B”. Le quote appartenenti ad una medesima categoria conferiscono ai loro possessori uguali diritti. In particolare compongono la categoria A numero… quote, e la categoria B numero… quote. Queste ultime attribuiscono ai possessori il diritto alla liquidazione di un utile derivante da una deliberazione di distribuzione di seguito ad approvazione di bilancio non proporzionale alla partecipazione sociale e più precisamente pari al doppio della partecipazione spettante in base al valore nominale delle quote possedute dandosi atto che sono proporzionalmente ridotti i diritti a tale riguardo spettanti alle quote ordinarie. L'organo amministrativo dovrà procedere alla liquidazione del diritto di cui supra entro e non oltre gg. 15 dalla richiesta scritta che il titolare della partecipazione ne faccia. Il diritto inerente le quote di categoria B è trasferito con il trasferimento della quota ed è fatto carico alle parti del trasferimento sia inter vivos che mortis causa di far risultare dall'atto e dal competente registro delle imprese che trattasi di quote di categoria B ai sensi del presente articolo e del presente statuto nei limiti del numero di quote speciali come qui indicato in…. Fino a quando non risulti dal registro imprese che le quote oggetto del trasferimento siano le quote speciali di tipo “B” i relativi diritti sono sospesi. CommentoOggi, il sistema delle s.r.l. consente la possibilità di creare “categorie di quote”, in deroga alle previsioni del secondo e terzo comma dell'articolo 2468 c.c., ed ancora, che ai sensi dell'art. 26 (terzo comma ) del citato d.l. 50 non attribuiscono diritti di voto o che attribuiscono al socio diritti di voto in misura non proporzionale alla partecipazione da questi detenuta ovvero diritti di voto limitati a particolari argomenti o subordinati al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. Tra le altre deroghe particolarmente significativa – sempre ai fini del presente lavoro – risulta anche quella all'articolo 2474 c.c. (divieto di acquisto di quote proprie) qualora l'operazione sia compiuta in attuazione di piani di incentivazione che prevedano l'assegnazione di quote di partecipazione a dipendenti, collaboratori o componenti dell'organo amministrativo, prestatori di opera e servizi anche professionali. In linea generale la differenza tra i diritti particolari fin qui esaminati e le cd. “categorie di quote” appare piuttosto significativa finendo per doversi considerare la categoria del tutto avulsa dal soggetto che ne è titolare, divenendo unicamente significativo “il fatto” della titolarità, con ciò rendendosi il modello organizzativo s.r.l. che ne faccia ricorso particolarmente affine al tipo s.p.a. (quantomeno per l'aspetto al vaglio). Risulta incerta comunque e l'ampiezza della possibilità del ricorso alle categorie considerato che il secondo comma dell'articolo 26 citato consente sì – da un lato – all'autonomia privata di creare “categorie di quote fornite di diritti diversi”, ma dall'altro riferisce della sussistenza di “limiti imposti dalla legge”, e declina l'autonomia riferita al contenuto delle varie categorie come una “deroga a quanto previsto dall'art. 2468, commi secondo e terzo, del codice civile”. Ora, ove a ciò si aggiunga che il terzo comma dell'articolo 26 si riferisce alla facoltà di creare “categorie di quote” sostanzialmente relative all'espressione del voto ne emerge un quadro non del tutto chiaro né per ampiezza di contenuti, né per autonomia dal tipo s.p.a. specie avuto riguardo ai limiti legali dai quali, in quest'ultimo tipo, le categorie di azioni risultano affette (si pensi all'art. 2351 comma 2 c.c.). |