Violazione del patto parasociale di prelazione

Elena Spolidoro

Inquadramento

il patto di prelazione rappresenta uno degli strumenti più diffusi attraverso cui vengono regolate le vicende circolatorie delle partecipazioni sociali. Tuttavia, l'inserimento di simili pattuizioni all'interno di un patto parasociale – destinato a regolare i rapporti personali tra i soci e non direttamente l'organizzazione della società – ne limita l'efficacia al piano meramente obbligatorio.

Formula

TRIBUNALE DI .... Sezione specializzata in materia di impresa

ATTO DI CITAZIONE

Nell'interesse

del Sig. ....(C.F. ....), residente in ...., alla via .... rappresentato e difeso, giusta procura in calce al presente atto, dall'Avv ...., (C.F ....; PEC ....), presso il cui studio in ...., alla via ...., fax ...., è elettivamente domiciliato. Il procuratore legale dichiara di voler ricevere le comunicazioni di cancellerie e le notificazioni all'indirizzo PEC e al numero fax indicati.

– attore

IN FATTO

Il Sig. .... (di seguito “l'Attore”) è titolare del ....% del capitale sociale della Società ....s.p.a. (di seguito “la Società”) (doc. 1). Fino al ....il restante ....% del capitale sociale apparteneva al Sig. .... (di seguito “il Convenuto”). In data ....l'Attore e il Convenuto stipulavano un patto parasociale (di seguito “il Patto”) (doc. 3) con il quale si impegnavano a non trasferire la propria partecipazione a terzi senza averla prima offerta in prelazione all'altro socio. In particolare, il socio che avesse ricevuto una offerta di acquisto da parte di un terzo avrebbe dovuto informarne tempestivamente l'altro socio, comunicando il nome dell'acquirente e il prezzo da questi offerto, così da permettere all'altro socio di valutare a sua volta l'offerta ed eventualmente di esercitare la prelazione.

In occasione dell'assemblea dei soci del .... l'Attore veniva a sapere che il Convenuto aveva conferito le proprie azioni in una società per azioni di nuova costituzione (di seguito “la Società Conferitaria”), in palese violazione del Patto sottoscritto con l'Attore, che era rimasto all'oscuro di tutto.

L'Amministratore Unico a fronte delle lamentele dell'Attore restava inerte, ritenendosi estraneo alla questione: il Patto, infatti, per quanto stipulato tra tutti i soci, avrebbe avuto esclusivamente natura extrasociale e non avrebbe potuto produrre alcun effetto nei confronti della Società. Con comunicazione del .... al Convenuto, l'Attore lamentava la violazione del Patto, dicendosi intenzionato a far valere le proprie ragioni in giudizio (doc. 4). Peraltro, in data .... l'Attore aveva ricevuto un'offerta per l'acquisto della totalità delle azioni della Società da parte di un Terzo, affare che era però irrimediabilmente sfumato a seguito del conferimento delle azioni del Convenuto nella Società Conferitaria. Il Convenuto, per tutta risposta, affermava che l'ambito di applicazione del Patto non avrebbe compreso l'ipotesi del conferimento delle azioni in società e che l'eccezionalità di tale pattuizione ne avrebbe imposto una rigorosa interpretazione, dirimendo ogni dubbio in merito alla questione (doc. 5).

IN DIRITTO

1. L'ambito di applicazione della clausola di prelazione

Il presente giudizio riguarda la violazione da parte del Convenuto della clausola di prelazione contenuta nel Patto da questo stipulato con l'Attore. La violazione è consistita nel conferimento delle azioni della Società nella Società Conferitaria effettuato dal Convenuto senza preventiva denuntiatio all'Attore come era obbligo che il Convenuto facesse, essendo il conferimento senz'altro ricompreso tra le vicende negoziali che le parti si erano proposte di regolare attraverso la sottoscrizione del Patto.

Il tenore letterale del patto è il seguente: «il socio che intendesse cedere in tutto o in parte le proprie azioni dovrà comunicare l'offerta di alienazione all'altro socio [ ....]». In tale clausola sono utilizzati termini così generici che è sicuramente possibile far rientrare nel suo ambito di operatività anche operazioni diverse dalla compravendita, quale è il conferimento. L'applicabilità a vicende negoziali diverse dalla vendita è conseguenza della funzione che le parti hanno inteso attribuire al Patto, vale a dire in primis tutelare l'interesse del socio a valorizzare il proprio investimento nella Società e in secundis escludere l'ingresso di un terzo non gradito nella compagine sociale. Nel caso concreto è evidente che l'operazione di conferimento compiuta dal Convenuto è stata posta in essere per eludere il Patto e gli obblighi da esso derivanti.

2. Il risarcimento del danno

Attraverso il conferimento delle azioni della Società nella Società Conferitaria il Convenuto ha violato gli obblighi assunti nei confronti dell'Attore con la sottoscrizione del Patto, frustrando l'interesse dell'Attore a sviluppare il proprio investimento nella Società. La condotta del Convenuto ha causato all'Attore un grave danno, così suddiviso:

- danno emergente: consistente nella maggior somma che ora – rispetto alla data del conferimento – l'Attore dovrebbe pagare qualora volesse acquistare le azioni della Società illegittimamente conferite nella Società Conferitaria e

- lucro cessante: quantificabile nel maggior valore che l'Attore avrebbe potuto realizzare dalla vendita al Terzo della totalità delle azioni.

In questa sede l'Attore chiede che il Convenuto sia condannato al risarcimento del suddetto danno, nella misura che risulterà all'esito del giudizio.

Per tutto quanto sin qui premesso, il Sig. ...., come sopra rappresentato e difeso,

CITA

il Sig. ...., (C.F ....), residente in ...., alla via ...., n ...., a comparire avanti il Tribunale di ...., Sezione specializzata Imprese, all'udienza del ...., ore di rito, avanti al Giudice designando, ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza predetta, ai sensi e nelle forme previste dall'art. 166 c.p.c., con espresso avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine comporta le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c. e che in difetto di costituzione si procederà in sua contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'Ill.mo Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione,

- accertare e dichiarare la violazione del Patto da parte del Sig ....;

- condannare il Sig. ....al risarcimento del danno subito nella misura che risulterà all'esito del giudizio;

- condannare il Sig. ....al pagamento delle spese del presente giudizio.

In via istruttoria, si depositano i seguenti documenti:

1. ....;

Con riserva di ulteriori argomentazioni, precisazioni e modificazioni, nonché di ulteriori deduzioni istruttorie nei termini previsti dall'art. 183 c.p.c..

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Commento

L'inserimento di una clausola di prelazione all'interno di un patto parasociale – che sia stipulato tra tutti o tra alcuni soltanto dei soci – circoscrive l'efficacia dell'accordo al piano meramente obbligatorio, nel senso che in caso di violazione, nulla spetterà al socio pretermesso se non il risarcimento del danno.

Legittimati passivi sono i soci sottoscrittori dell'accordo, mentre è esclusa la responsabilità del terzo estraneo al patto (salvo sussistano gli estremi di una responsabilità extracontrattuale).

Per quanto riguarda il contenuto del patto, i soci sono tendenzialmente liberi di strutturarlo nel modo che preferiscono. Sarà quindi possibile, per esempio, limitarlo ai trasferimenti per atto tra vivi oppure estenderlo anche ai trasferimenti mortis causa. Sarà altresì possibile precisare che cosa si intende per “trasferimento” e in particolare quali “atti di alienazione” debbano intendersi compresi nel patto (la vendita, la permuta, il conferimento, la donazione ....). Ma è anche possibile che la clausola nulla specifichi al riguardo. Sull'ambito di applicazione della clausola di prelazione “generica” si è espresso di recente il Tribunale di Napoli, adottando una posizione simile a quella ripresa nella formula qui proposta.

Un ulteriore profilo da considerare è quello della durata dei patti. Con riferimento alle s.p.a., l'art. 2341-bis c.c. prevede che i patti parasociali non possano avere durata superiore a cinque anni e che si intendono stipulati per questa durata anche se le parti hanno previsto un termine maggiore. Non è però esclusa la possibilità di rinnovare il patto alla scadenza. In proposito, in dottrina si discute sulle modalità del rinnovo dei patti parasociali ed in particolare sull'ammissibilità del rinnovo tacito, anche mediante apposita previsione all'interno della clausola, salvo disdetta da comunicare entro un termine antecedente alla scadenza.

Come recentemente puntualizzato dalla giurisprudenza di merito, il mero fatto che un patto parasociale sia stipulato dal socio di maggioranza non comporta alcun coinvolgimento della società, se non si dimostra che egli ha agito come amministratore di fatto sella stessa o con poteri rappresentativi idonei e formalmente validi (Tribunale Napoli Sez. spec. in materia di imprese, 08/10/2020).

Con riferimento alle s.r.l. non vi è una norma analoga all'art. 2341-bis c.c. Tuttavia, in linea generale non si dubita più della ammissibilità di “patti parasociali” nelle società a responsabilità limitata. Per quanto riguarda la verifica della liceità delle singole pattuizioni, con specifico riferimento ai sindacati c.d. di blocco essa andrà compiuta sulla base della disciplina dettata dall'art. 1379 c.c. in materia di divieto di alienazione.

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