Richiesta di versamento sulle azioni e diffida del creditore pignoratizio (art. 2352, comma 4, c.c.)

Daniele Nataloni

Inquadramento

L'art. 2352 c.c. norma il pegno, l'usufrutto ed il sequestro delle azioni. Al quarto comma, esso detta, in particolare, la disciplina in caso di richieste di versamenti sulle azioni oggetto di pegno o di usufrutto.

Formula

DIFFIDA AI SENSI DELL'ART. 2352, comma 4, c.c.

Gentile …,

scrivo la presente in nome e su incarico del S ig. …

Com'è noto, il mio assistito è titolare del diritto di pegno, costituito sui titoli azionari di Sua proprietà, consistenti in n. … azioni, rappresentanti il …% del capitale sociale della società … s .p. a.

Ebbene, nel corso dell'assemblea tenutasi in data … l'amministratore della … ha rappresentato agli azionisti la necessità di fare luogo al versamento della somma pari ad € … per azione, e dunque, con riguardo alla partecipazione oggetto di gravame, per un totale di € …: il termine di scadenza fissato per il versamento scadrà il prossimo …

Alla luce di quanto precede, La invito, nel termine di legge di tre giorni anteriori alla scadenza, a fare luogo al versamento della somma richiesta in favore della società, dandomene tempestiva evidenza.

Con espresso avviso che, in mancanza, mi attiverò immediatamente, in conformità del mandato ricevuto, al fine di conseguire la vendita della partecipazione così come previsto dall'art. 2352, comma 4 , c.c.

Luogo e data………………..

Firma Avv. ………………..

Commento

L'art. 2352 detta la disciplina dei gravami sulle azioni, e precisamente del pegno, dell'usufrutto e del sequestro delle stesse. In particolare, il quarto comma della norma ha ad oggetto la previsione relativa all'eventualità in cui l'organo amministrativo della società le cui azioni formano oggetto di pegno o di usufrutto richiedano versamenti sulle dette azioni.

Nel caso del pegno, è previsto che il socio debba provvedere al versamento delle somme necessarie almeno tre giorni prima della scadenza; in mancanza il creditore pignoratizio può vendere le azioni nel modo stabilito dal secondo comma dello stesso articolo (e, cioè, farle alienare per suo conto a mezzo banca od intermediario autorizzato alla negoziazione nei mercati regolamentati).

In buona sostanza, il legislatore riconosce al creditore l'esigenza di tutelare il valore della garanzia costituita da partecipazioni al capitale, esigenza prevalente rispetto a quella del socio.

La previsione va letta infatti in combinato disposto con quella di cui all'art. 2531 c.c., secondo cui il socio che non esegue in tutto o in parte il pagamento delle quote o delle azioni sottoscritte può, previa intimazione da parte degli amministratori, essere escluso a norma dell'articolo 2533: nel qual caso, il creditore pignoratizio perderebbe l'oggetto della propria garanzia.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario