Clausola statutaria con deroghe ai criteri legali di valutazione della quota in caso di recesso legale (inderogabile) - s.p.a.InquadramentoIl diritto di recesso nelle società di capitali è disciplinato dagli artt. 2437,2437-bis, 2437-ter, 2437-quater c.c. – in tema di s.p.a. – e dall'art. 2473 c.c. – in tema di s.r.l. Per le s.p.a., l'art. 2437 individua le ipotesi di recesso e al comma 1 elenca le ipotesi di recesso legale inderogabile: la modifica della clausola dell'oggetto sociale, quando consente un cambiamento significativo dell'attività della società; la trasformazione della società; il trasferimento della sede sociale all'estero; la revoca dello stato di liquidazione; l'eliminazione di una o più cause di recesso previste dal successivo comma ovvero dallo statuto; la modifica dei criteri di determinazione del valore dell'azione in caso di recesso; le modificazioni dello statuto concernenti i diritti di voto o di partecipazione. FormulaArt. .... Il diritto di recedere, per tutte o parte delle loro azioni, può essere esercitato dai soci che non hanno concorso all'approvazione delle deliberazioni riguardanti le ipotesi elencate alle lettera a-g del primo comma dell'articolo 2437 c.c.. Qualora la società sia soggetta ad attività di direzione e coordinamento ai sensi degli artt. 2497 ss. c.c., spetterà altresì ai soci il diritto di recesso nelle ipotesi previste dall'art. 2497-quater c.c. Il socio che intende recedere dalla società deve darne comunicazione all'organo amministrativo mediante lettera inviata con raccomandata con avviso di ricevimento. La raccomandata deve essere spedita entro quindici giorni dall'iscrizione nel Registro delle Imprese della delibera che legittima il recesso, con l'indicazione delle generalità del socio recedente, del domicilio per le comunicazioni inerenti il procedimento, del numero e della categoria delle azioni per le quali il diritto di recesso venga esercitato. Se il fatto che legittima il recesso è diverso da una delibera, esso può essere esercitato non oltre trenta giorni dalla conoscenza che il socio ne abbia avuto. Le azioni per le quali è esercitato il diritto di recesso non possono essere cedute ed i relativi titoli, se emessi, devono essere depositati presso la sede sociale. Il recesso produrrà effetti dal giorno in cui la raccomandata sia pervenuta alla società secondo le risultanze dell'avviso di ricevimento. Dell'esercizio del diritto di recesso deve essere fatta annotazione nel libro dei soci. Il recesso non può essere esercitato e, se già esercitato, è privo di efficacia se, entro novanta giorni, la società revoca la delibera che lo legittima ovvero se è deliberato lo scioglimento della società. Nel caso di recesso, il socio ha diritto alla liquidazione delle azioni per le quali recede. Ai sensi dell'articolo 2437 quarto comma c.c. il valore di liquidazione dovrà essere determinato mercé utilizzo del metodo patrimoniale per il quale dovrà assumersi un valore pari al triplo di quello indicato nell'attivo del bilancio alla voce BI3 per i brevetti industriali ed i diritti di utilizzazione delle opere di ingegno, ed al doppio di quello indicato in Attivo voce B II 2) per impianti e macchinari. Va altresì, sempre nell'ambito dell'utilizzo del metodo patrimoniale, rettificata riducendola del 25% la voce del Passivo D 11 (debiti verso imprese controllanti). Inoltre, dovrà tenersi conto del metodo reddituale, a tal uopo utilizzando il moltiplicatore di 0.25 della media tra EBITDA ricavabile dai dati dell'ultimo bilancio approvato e quello evincibile da una situazione patrimoniale aggiornata a quindici giorni anteriori all'efficacia del recesso nel caso in cui quest'ultima sia riferibile a data successiva al 30 marzo dell'esercizio sociale, ovvero del solo EBITDA ricavabile dai dati dell'ultimo bilancio sociale se l'efficacia del recesso si riferibile a data compresa tra il 1 gennaio ed il 30 marzo di ogni anno. È escluso ai fini della valutazione delle partecipazioni sociali ogni riferimento al valore di mercato. I soci, comunque, hanno diritto di conoscere la determinazione del valore sopra indicato nei quindici giorni precedenti la data fissata per l'assemblea. Ciascun socio ha diritto di prendere visione della determinazione di valore di cui sopra e ottenerne copia a sue spese. Qualora il socio che esercita il recesso, contestualmente alla dichiarazione di esercizio del recesso si opponga alla determinazione del valore da parte dell'organo amministrativo, il valore di liquidazione è determinato, entro novanta giorni dall'esercizio del diritto di recesso tramite relazione giurata di un esperto nominato dal Tribunale nella cui circoscrizione ha sede la società, che provvede anche sulle spese, su istanza della parte più diligente. Si applica l'art. 1349, comma 1 c.c. Il procedimento di liquidazione dovrà essere eseguito a norma dell'art. 2437-quater c.c.. CommentoAttesa, dunque, la sussistenza dell'obbligo degli amministratori di determinare il valore di liquidazione delle azioni oggetto di recesso giova esaminare l'articolazione pratica delle modalità attraverso cui tale valutazione è declinata. Essa deve determinare il “valore delle azioni tenuto conto della consistenza patrimoniale della società, delle sue prospettive reddituali nonché dell'eventuale valore di mercato delle azioni”. Non risulta chiaro se la norma faccia riferimento al valore effettivo delle azioni o ad un loro presunto valore di mercato. Ad un diverso valore tra quelli ora esposti corrisponde un diverso metodo di valutazione. Va anche considerato che l'articolo 2437-ter, comma 4, c.c., ulteriormente consente che “Lo statuto può stabilire criteri diversi di determinazione del valore di liquidazione, indicando gli elementi dell'attivo e del passivo del bilancio che possono essere rettificati rispetto ai valori risultanti dal bilancio, unitamente ai criteri di rettifica, nonché altri elementi suscettibili di valutazione patrimoniale da tenere in considerazione”. Dal complesso normativo all'esame risulta che gli amministratori sono liberi, nei limiti dell'ampia espressione usata dal legislatore, di applicare, combinandoli, il metodo patrimoniale e quello reddituale; essi possono finanche evitare di ricorrere al valore di mercato e lo statuto può incidere sull'utilizzo del valore ricavabile dall'applicazione del metodo patrimoniale. La regola generale di default per le s.p.a. chiuse non può che essere quella del sesto comma dell'articolo 2437 c.c. che comunque declina la nullità di ogni patto che, tra l'altro, renda più gravoso l'esercizio del recesso (regola pur sempre riferita però al recesso legale inderogabile, ossia quello del primo comma dell'articolo 2437 cc.). In ogni caso, al socio è demandato il compito di valutare l'operato dell'organo amministrativo, essendogli assicurato un diritto di contestazione, quel che la legge vuole impedire, sempre – ripetesi – nei soli casi di recesso legale inderogabile, è che l'autonomia privata possa disarticolare l'applicazione del solo metodo reddituale lasciando, invece, ampi margini di intervento sul metodo analitico – patrimoniale dovendosi tener conto, altresì, che il metodo del valore di mercato è eventuale già per definizione legislativa. In sintesi: a) nelle ipotesi di recesso legale inderogabile lo statuto può anche non disporre nulla in ordine ai criteri di valutazione delle azioni del recedente atteso che la legge indica i criteri per detta valutazione (analitico – patrimoniale, reddituale od ove ritenuto dagli amministratori eventualmente il valore di mercato) affidando la loro composizione alla discrezionalità dell'organo amministrativo; a 1) sempre nelle dette ipotesi, lo statuto può intervenire sul metodo analitico patrimoniale attraverso l'utilizzo del comma 4 dell'articolo 2437-ter cc. come può intervenire specificando il metodo reddituale attraverso l'utilizzo delle comuni tecniche acquisite ai principi contabili nazionali ed internazionali. Parimenti, lecita appare la clausola che esclude l'applicazione del metodo del valore di mercato; a 2) il risultato dell'intervento statutario, sempre nelle predette ipotesi, non può determinare un risultato di liquidazione del valore delle azioni peggiore di quello che il socio otterrebbe ove si applicassero i criteri legali tout court stante il chiaro disposto del sesto comma dell'articolo 2437 c.c.; a 3) sia quando i criteri applicabili alla determinazione del valore delle azioni derivino dall'applicazione delle norme di legge, sia quando essi siano mutuati dall'intervento dello statuto è in ogni caso necessaria la predisposizione di una situazione patrimoniale ad hoc, ossia funzionale appunto alla determinazione del valore delle azioni di chi volesse recedere la cui data non può che essere “attuale” ossia riferibile al momento in cui il recesso può essere esercitato dovendosi ritenere che il principio ricavabile dall'espressione dell'articolo 2473 c.c. in tema di s.r.l. il quale fa esplicito riferimento al “momento della dichiarazione del recesso”; b) in tutte le altre ipotesi di recesso (legale derogabile o statutario): b1) ove lo statuto nulla disponga in tema di determinazione del valore delle azioni, si applicheranno le regole di default legislative; b2) lo statuto ha la più ampia facoltà di determinare, anche in senso peggiorativo rispetto alla disciplina legale, i criteri di determinazione del valore delle azioni dell'avente diritto al recesso. |