Verbale di assemblea ordinaria che autorizza l'acquisto di azioni proprie

Francesca Leo

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 2357 c.c. l'assemblea ordinaria può deliberare l'acquisto di azioni, purchè vengano rispettati i limiti e le condizioni prescritti dal legislatore e di cui meglio infra.

Formula

Repertorio N. .... Raccolta N. ....

VERBALE DI ASSEMBLEA ORDINARIA DI SPA

REPUBBLICA ITALIANA

L'anno ....il giorno ....del mese di ....alle ore ....

in ....presso la sede della Società “ .... s.p.a. ”

Innanzi a me Dott. ....notaio residente in .... con studio ivi alla via ....numero ....iscritto presso il Collegio Notarile di ....

È presente:

.... ....il .... domiciliato per la carica presso la sede sociale, il quale mi dichiara di intervenire al presente atto nella sua qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione della società “ .... s.p.a.”, con sede in ....via ....n. ...., capitale sociale di Euro ....interamente versato, iscritta al Registro Imprese di .... al n. ....in forza dei poteri di legge e di statuto.

Il comparente della cui identità personale, io Notaio sono certo, nella detta qualità mi chiede di assistere redigendo pubblico verbale, all'assemblea ordinaria della predetta società, riunita in seconda convocazione in questo giorno luogo e ora per discutere e deliberare sul seguente

ORDINE DEL GIORNO

1) Autorizzazione ex art. 2357 c.c.;

2) delibere inerenti e consequenziali.

Aderendo alla richiesta fattami, io Notaio do atto di quanto segue:

Assume la presidenza dell'assemblea ai sensi dell'art. .... dello statuto sociale, il costituito signor ....il quale constata e fa constare quanto segue:

1) Che la presente assemblea è stata regolarmente convocata mediante .... ai sensi di legge e di statuto;

2) Che è rappresentato in assemblea il .... % del capitale sociale e precisamente:

- .... titolare di numero ....azioni del valore di nominali Euro ....ciascuna

- idem ut supra;

3) è presente il Consiglio di Amministrazione nelle persone di ....,

4) è presente il collegio sindacale nelle persone di ....

5) Il Presidente ha accertato l'identità e la legittimazione dei presenti

Ciò constatato e fatto constare, il Presidente

DICHIARA

l'assemblea validamente costituita e legittimata a deliberare sugli argomenti posti all'ordine del giorno.

Il Presidente illustra all'assemblea le ragioni che inducono la società a procedere all'acquisto di azioni proprie ai sensi e per gli effetti dell'art. 2357 c.c. Detto acquisto avverrà con le seguenti modalità ....(seguono ulteriori precisazioni) [1] .

All'uopo il Presidente illustra all'assemblea che:

- dal bilancio di esercizio approvato  [2] in data .... emergono riserve disponibili pari ad Euro ....;

- le azioni emesse risultano interamente liberate.

Pertanto, lo stesso sottolinea ai presenti che tutte le condizioni richieste dalla legge per poter proceder all'acquisto risultano rispettate.

Il Presidente del Collegio sindacale, a nome del collegio medesimo, esprime parere favorevole all'operazione proposta.

Dopo esauriente discussione il Presidente invita l'assemblea a deliberare. Indi dichiara che l'assemblea, con il voto espresso mediante .... all'unanimità

DELIBERA

1) di autorizzare l'organo amministrativo ad acquistare, n. azioni proprie, entro la data del .... (non superiore a mesi 18 dalla presente delibera), verso un corrispettivo  [3] minimo di Euro .... e massimo di Euro ...., alle seguenti condizioni .... (seguono ulteriori precisazioni).

Null'altro essendovi da deliberare e nessun altro chiedendo la parola il Presidente dichiara chiusa l'assemblea alle ore .... e minuti.

E richiesto io Notaio ho ricevuto il presente atto, scritto in parte con strumenti informatici ed in parte di mio pugno, del quale ho dato lettura al comparente, il quale lo approva e lo sottoscrive con me notaio alle ore .... e minuti ....

Consta di ....

Firma ....(nome e cognome Presidente del Consiglio di Amministrazione)

Firma ....Notaio (impronta del Sigillo)

[1]Comitato Triveneto dei Notai Orientamento H.I.26 “Nonostante la nuova disposizione contenuta nell'art. 2357 c.c. non ponga più limiti quantitativi all'acquisto delle azioni proprie da parte delle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, è da ritenere che una società non possa comunque mantenere la proprietà di una quota di capitale che renda impossibile, in maniera non occasionale, il funzionamento dell'assemblea (per effetto del necessario computo delle azioni proprie nelle maggioranze costitutive e deliberative, ai sensi dell'art. 2357-ter, comma 2, c.c.), pena il verificarsi di una causa di scioglimento.”

[2]La deliberazione terrà conto nel calcolo dei limiti patrimoniali all'acquisto non solo della riserva sovrapprezzo ma anche di un eventuale aumento di capitale sociale deliberato successivamente all'approvazione del bilancio de quo, con la precisazione che detto aumento dovrà essere sia deliberato che interamente sottoscritto.

[3]Il termine corrispettivo usato dal legislatore lascia intendere che detto acquisto possa avvenire anche mediante negozi giuridici diversi dalla compravendita.

Commento

Dalla disamina dell'art. 2357 c.c. in materia di acquisto di azioni proprie, traspare fin dalla prima lettura la ragione che ha indotto il legislatore ad adottare tutte una serie di cautele per l'attuazione della detta operazione.

È chiaro infatti, come detto acquisto, possa tradursi in una riduzione del capitale sociale con restituzione ai soci dei conferimenti effettuati o liberazione degli stessi dall'obbligo di eseguire i versamenti residui, senza il rispetto della disciplina dettata dall'art. 2445 c.c.

Peraltro detto acquisto si tradurrebbe in un rafforzamento del potere gestorio degli amministratori che, in assenza di limiti, sarebbero gli unici soggetti titolati ad esercitare i diritti amministrativi delle azioni acquistate, alterando in tal modo la posizione della minoranza.

Motivo per cui la norma impone alla società di utilizzare per l'acquisto solo utili distribuibili e riserve disponibili. Pertanto sarà possibile procedere alla detta operazione solo in presenza di utili netti risultanti dall'ultimo bilancio approvato ovvero riserve distribuibili, con esclusione quindi dei versamenti in conto capitale e di quelli a fondo perduto.

Con specifico riferimento alle riserve utilizzabili per l’acquisto di azioni proprie, la Cassazione ha precisato in una sentenza: “La deliberazione assembleare di una società per azioni, trasformatasi dall'originario tipo di società cooperativa, che autorizzi gli amministratori ad acquistare azioni proprie non viola il disposto dell'art. 2357 cod. civ., allorché nel limite legale venga computata la riserva iscritta nell'ultimo bilancio della società prima della trasformazione come "fondo sovrapprezzo azioni", previsto dall'art. 2525, 2° comma (ora art. 2528, 2° comma) cod. civ.; infatti tale riserva diviene disponibile per effetto dell'avvenuta trasformazione, che rende applicabili le norme in materia di società per azioni, con la conseguente disponibilità delle riserve da sovraprezzo quando ricorra la condizione richiesta dall'art. 2431 cod. civ.” Cfr.  Cass n. 1361/2011.

Ancora, le azioni da acquistare devono essere interamente liberate. Diversamente si avrebbe un sostanziale danno per l'integrità del capitale sociale, posto che la società diverrebbe nello stesso tempo creditrice e debitrice di  se stessa.

Ne consegue che l'assemblea ordinaria, legittimata ad autorizzare l'acquisto di azioni proprie, è chiamata a fissare nella delibera medesima le modalità di acquisto, avuto riguardo al numero massimo di azioni acquistabili, alla durata per la quale è accordata l'autorizzazione (e comunque sempre nel limite di durata massima fissato dal legislatore in mesi diciotto) ed al corrispettivo massimo da utilizzare per l'acquisto.

Con riferimento ai quorum, la Cass. di recente ha stabilito che “Ai sensi dell'art. 2357 ter, comma 2, c.c., come modificato dal d. lgs. n. 224 del 2010, nelle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio le azioni proprie sono incluse nel computo sia del "quorum" costitutivo che di quello deliberativo”.

Nell'ipotesi di violazione di dette condizioni l'art. 2357, comma 4, c.c. prevede che “le azioni acquistate in violazione dei commi precedenti debbono essere alienate secondo modalità da determinarsi dall'assemblea, entro un anno dal loro acquisto. In mancanza, deve procedersi senza indugio al loro annullamento e alla corrispondente riduzione del capitale. Qualora l'assemblea non provveda, gli amministratori e i sindaci devono chiedere che la riduzione sia disposta dal tribunale secondo il procedimento previsto dall'articolo 2446, secondo comma.”

L'art. 2357-quater c.c. espressamente sancisce il divieto di sottoscrizione di azioni proprie da parte della società.

Detto divieto è da intendersi operante sia nell'ipotesi di sottoscrizione diretta da parte della società, sia nel caso di sottoscrizione indiretta, vale a dire mediante il ricorso a società fiduciaria, ovvero per interposta persona.

La ratio della norma è da rinvenirsi nella necessità di evitare un incremento del capitale sociale fittizio, posto che la sottoscrizione produrrebbe quale effetto quello di rendere la società debitrice di se stessa per i conferimenti dovuti.

Il secondo comma dell'art. 2357-quater c.c. disciplina le conseguenze della violazione del divieto di autosottoscrizione.

La sottoscrizione è valida, ma imputata ai promotori ed ai soci fondatori nel caso in cui avvenga in sede di costituzione della società.

Diversamente, in sede di aumento del capitale sociale la sostituzione legale nella titolarità delle azioni produce effetti in capo agli amministratori, i quali pertanto dovranno eseguire i conferimenti dovuti.

Se la sottoscrizione in violazione del divieto è avvenuta per interposta persona, il soggetto terzo che ha sottoscritto le azioni in nome proprio ma per conto della società è considerato titolare effettivo della partecipazione sociale, e sul medesimo graveranno tutti gli obblighi discendenti dalla sottoscrizione.

L'art. 2357-quater c.c. fa salva l'ipotesi prevista dall'articolo 2357-ter c.c., secondo comma. Tale inciso tuttavia deve ritenersi un refuso dovuto ad un difetto di coordinamento tra la norma in commento e l'art. 2357-ter nella sua versione precedente alla riforma del 2010.

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