Clausola statutaria per l'acquisto e/o rimborso di azioni proprieInquadramentoAi sensi dell'art. 2357 c.c. l'assemblea ordinaria può deliberare l'acquisto di azioni, purché vengano rispettati i limiti e le condizioni prescritti dal legislatore e di cui meglio infra. FormulaArt…. L'organo amministrativo potrà acquistare [1] o rimborsare azioni detenute dalla società [2] mercè l'utilizzo di utili distribuibili e riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato. Le azioni proprie acquistate in spregio alle condizioni ed ai limiti sanciti dall'art. 2357 devono essere alienate nel termine di un anno dall'acquisto, con le modalità determinate dall'assemblea. Giova segnalare che è opinione diffusa in dottrina che la dismissione delle azioni possa avvenire anche mediante permuta o conferimento in altra società. Qualora nel termine fissato per la dismissione delle dette azioni sopravvengano le condizioni di legge violate, detto obbligo viene meno. 1. Il valore nominale delle azioni acquistate a norma dell'art. 2357 da parte di società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio non può eccedere la quinta parte del capitale sociale, tenendosi conto a tal fine anche delle azioni possedute da società controllate. 2. Le azioni proprie acquistate in spregio alle condizioni ed ai limiti sanciti dall'art. 2357 devono essere alienate nel termine di un anno dall'acquisto, con le modalità determinate dall'assemblea. CommentoDalla disamina dell'art. 2357 c.c. in materia di acquisto di azioni proprie, traspare fin dalla prima lettura la ragione che ha indotto il legislatore ad adottare tutte una serie di cautele per l'attuazione della detta operazione. E' chiaro infatti, come detto acquisto, possa tradursi in una riduzione del capitale sociale con restituzione ai soci dei conferimenti effettuati o liberazione degli stessi dall'obbligo di eseguire i versamenti residui, senza il rispetto della disciplina dettata dall'art. 2445 c.c. Peraltro detto acquisto si tradurrebbe in un rafforzamento del potere gestorio degli amministratori che, in assenza di limiti, sarebbero gli unici soggetti titolati ad esercitare i diritti amministrativi delle azioni acquistate, alterando in tal modo la posizione della minoranza. Motivo per cui la norma impone alla società di utilizzare per l'acquisto solo utili distribuibili e riserve disponibili. Pertanto sarà possibile procedere alla detta operazione solo in presenza di utili netti risultanti dall'ultimo bilancio approvato ovvero riserve distribuibili, con esclusione quindi dei versamenti in conto capitale e di quelli a fondo perduto. Si deve ricordare che da ultimo si è pronunciato il Consiglio Notarile di Milano in materia di acquisto di azioni proprie da parte di s.r.l. PMI (Massima n. 179/2018): “Nelle s.r.l. PMI è legittimo l’acquisto di quote proprie a condizione che (i) sia compiuto in attuazione di piani di incentivazione a beneficio di dipendenti, collaboratori o componenti dell’organo amministrativo o prestatori d’opera e servizi, e che (ii) avvenga nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili quali risultanti dall’ultimo bilancio approvato. L’acquisto e la disposizione delle quote proprie devono essere autorizzati dai soci, ferma tuttavia la facoltà che tale autorizzazione sia contenuta in apposita clausola dello statuto. Finché le quote restano in proprietà della società, il diritto agli utili e il diritto di opzione sono attribuiti proporzionalmente alle altre quote. Il diritto di voto è sospeso, ma le quote proprie sono tuttavia computate ai fini del calcolo delle maggioranze e delle quote richieste per la costituzione e per le deliberazioni dell’assemblea”. Ancora, le azioni da acquistare devono essere interamente liberate. Diversamente si avrebbe un sostanziale danno per l'integrità del capitale sociale, posto che la società diverrebbe nello stesso tempo creditrice e debitrice di se stessa. Ne consegue che l'assemblea ordinaria, legittimata ad autorizzare l'acquisto di azioni proprie, è chiamata a fissare nella delibera medesima le modalità di acquisto, avuto riguardo al numero massimo di azioni acquistabili, alla durata per la quale è accordata l'autorizzazione ( e comunque sempre nel limite di durata massima fissato dal legislatore in mesi diciotto) ed al corrispettivo massimo da utilizzare per l'acquisto. Nell'ipotesi di violazione di dette condizioni l'art. 2357, comma 4, c.c. prevede che “le azioni acquistate in violazione dei commi precedenti debbono essere alienate secondo modalità da determinarsi dall'assemblea, entro un anno dal loro acquisto. In mancanza, deve procedersi senza indugio al loro annullamento e alla corrispondente riduzione del capitale. Qualora l'assemblea non provveda, gli amministratori e i sindaci devono chiedere che la riduzione sia disposta dal tribunale secondo il procedimento previsto dall'articolo 2446, secondo comma.” |