Dichiarazione dell'esistenza di un patto parasociale in una s.p.a. che fa ricorso al mercato del capitale di rischioInquadramentoGli artt. 122 a 123 d.lgs. n. 58/1998 - TUF hanno introdotto la disciplina legislativa dei patti parasociali nell'ambito delle società quotate; con la riforma del diritto societario del 2003, tale disciplina è stata estesa anche alle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, seppure con la previsione di obblighi attenuati in considerazione della diversa ampiezza della partecipazione al capitale sociale. Formula
VERBALE DI ASSEMBLEA ORDINARIA Il giorno ...., alle ore ...., in ...., alla via ...., n. ...., si è riunita (“in prima”, oppure “in seconda” convocazione, essendo la prima andata deserta) l'assemblea ordinaria degli azionisti della .... s.p.a. per deliberare sul seguente ORDINE DEL GIORNO 1. ....; 2. ....; 3. ..... Assume la Presidenza il Sig. ...., mentre il Sig. ...., viene invece chiamato alla funzione di Segretario. Il Presidente constata e fa constatare che l'assemblea è stata convocata con pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale”, n. ...., del ...., di avviso n. ...., e che risulta regolarmente costituita. L'elenco dei partecipanti con l'indicazione del capitale rappresentato da ciascuno viene allegato al presente verbale. Prima di passare alla trattazione dei punti all'ordine del giorno, invita gli Azionisti presenti a voler comunicare l'eventuale esistenza di patti parasociali previsti dall'articolo 2341-bis e 2341-ter del codice civile e, in caso di dichiarazione di esistenza, la specificazione della percentuale di partecipazione complessivamente vincolata, il nominativo degli Azionisti aderenti al patto e la percentuale di partecipazione che ciascuno di questi ha vincolato allo stesso, in quanto tali notizie saranno inserite nel verbale. Prende la parola l'Azionista ...., il quale dichiara: - l'esistenza del patto parasociale in data .... tra gli Azionisti ...., con scadenza in data ...., avente ad oggetto .... Segue discussione sui punti all'Ordine del Giorno, alla luce di quanto sopra, il Presidente chiede all'assemblea di deliberare in ordine agli stessi. L'assemblea, come sopra rappresentata, DELIBERA 1. ....; 2. ....; 3. ....; dando mandato agli amministratori di fare luogo al deposito presso il Registro delle Imprese del presente verbale, a norma dell'art. 2341-ter c.c. Null'altro essendovi all'ordine del giorno, l'assemblea viene sciola alle ore ...., dopo aver dato lettura del presente verbale. CommentoPer le società quotate i patti parasociali sono stati disciplinati sin dalla introduzione del Testo Unico della Fiananza, in particolare gli artt. 122 e 123 d.lgs. n. 58/1998. Gli adempimenti previsti per le quotate da questa normativa sono: - durata massima tre anni; - comunicazione alla CONSOB entro cinque giorni dalla stipula; - pubblicazione di un estratto sui quotidiani entro dieci giorni dalla stipula; - deposito al Registro delle imprese competente per sede entro quindici giorni dalla stipula. A tale normativa ha fatto seguito l'introduzione, anche nel codice civile (artt. 2341-bis e 2341-ter c.c.) della disciplina dei patti parasociali per le società per azioni non quotate che fanno ricorso al mercato dei capitali di rischio. In questo caso, a mente dell'art. 2341-bis c.c., i patti hanno durata massima di cinque anni (vale questo limite se il termine stabilito è maggiore) e sono rinnovabili alla scadenza. Se la durata del patto è indeterminata (ferma restando la durata massima di cinque anni), ciascun contraente può recedere con preavviso di sei mesi. Il successivo art. 2341-ter dispone la pubblicità dei patti presso il Registro delle imprese, senza indicarne i termini né l'oggetto del deposito che, a stretto rigore letterale, sembra essere ogni verbale di assemblea; difatti i patti devono essere comunicati alla società, dichiarati in apertura di ogni assemblea, trascritti nel relativo verbale e questo deve essere depositato presso il Registro delle imprese. La normativa codicistica, dunque, si applica alle s.p.a. (con azioni non quotate in quanto per le quotate la disciplina di riferimento è esclusivamente quella contenuta negli artt. 122 ss. TUF) ed alle società che le controllano, indipendentemente dalla forma giuridica della controllante, ma in questo caso soltanto con riguardo ai patti conclusi tra i soci della controllante che abbiano ad oggetto la regolamentazioni di fattispecie direttamente riferibili alla controllata. Discussa è inoltre l'applicabilità della normativa anche alle s.r.l.: parte della dottrina propende per la tesi negativa in virtù di quanto previsto nella Relazione di accompagnamento alla legge delega secondo la quale, per gli altri tipi di società, resterebbe applicabile la normativa generale sui contratti; secondo altri interpreti, invece, dalla normativa in esame sarebbero desumibili dei principi generali applicabili anche ai patti conclusi tra soci di una s.r.l. Non si rinvengono precedenti giurisprudenziali sul punto. Appare naturale che il legislatore abbia previsto un controllo tanto più serrato quanto più si entri nella sfera di realtà a larga partecipazione sociale, quali le società quotate, per andare regredendo man mano che ci si avvicini alle società c.d. chiuse. Nel caso di società non quotate gli obblighi informativi si sostanziano in un obbligo di comunicazione alla società dell'esistenza del patto, e soprattutto alla dichiarazione, da farsi in apertura di ogni assemblea, della sua esistenza (e dunque del contenuto), dichiarazione che poi deve essere trascritta in verbale ed iscritta nel Registro delle Imprese. In tale ipotesi le sanzioni colpiscono con la nullità soltanto la mancata dichiarazione in assemblea dell'esistenza del patto mentre non è chiaro cosa succeda per il caso di mancata comunicazione alla società ovvero per il caso di mancata iscrizione della dichiarazione nel Registro delle Imprese. L'unica sanzione codicisticamente (art. 2341-ter, comma 2, c.c.) prevista riguarda la mancata comunicazione del patto in apertura di assemblea e consiste nel divieto dell'esercizio del diritto di voto per gli azionisti paciscenti (limitatamente all'assemblea in cui la dichiarazione è mancata), con conseguente impugnabilità della deliberazione assunta con il voto determinante di questi ultimi. D’altro canto, dal punto di vista degli effetti, la giurisprudenza di merito ha chiarito che I patti parasociali hanno efficacia meramente obbligatoria e non possono incidere sulla validità e sull'efficacia delle deliberazioni assembleari, con la conseguenza che l'unica sanzione per il caso di loro violazione è la tutela risarcitoria (V. App. Roma 21 febbraio 2019 cit.). Gli obiettivi che il Legislatore ha inteso realizzare con la normativa sui patti parasociali sono stati, principalmente: evitare una eccessiva cristallizzazione dei centri di potere e della compagine sociale, mediante l'imposizione di un limite massimo di durata; rendere trasparenti le strutture di governo effettivo delle s.p.a. che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio. |