Clausola statutaria in ordine al peso degli astenuti nel calcolo dei quorumInquadramentoDiscusso è quali azioni debbano essere computate nel quorum deliberativo nei diversi casi dell'astensione volontaria e necessaria. FormulaCLAUSOLA STATUTARIA IN ORDINE AL PESO DEGLI ASTENUTI NEL CALCOLO DEI QUORUM [1] ART….. L'assemblea ordinaria: - in prima convocazione si costituisce regolarmente con …………………e delibera ……………………… - in seconda convocazione si costituisce regolarmente ……. e delibera …….. Nel calcolo del quorum deliberativo nella prima e nelle successive convocazioni dell'assemblea ordinaria non si tiene conto nel computo del quorum deliberativo dei soci astenuti per ipotesi diverse da quelle contemplate dall'art. 2368, comma 3, c.c.[2] . 1. Ai sensi dell'art. 2368, comma 3, c.c.: “Salva diversa disposizione di legge, le azioni per le quali non può essere esercitato il diritto di voto sono computate ai fini della regolare costituzione dell'assemblea. Le medesime azioni e quelle per le quali il diritto di voto non è stato esercitato a seguito della dichiarazione del soggetto al quale spetta il diritto di voto di astenersi per conflitto di interessi non sono computate ai fini del calcolo della maggioranza e della quota di capitale richiesta per l'approvazione della deliberazione”. 2. Lo statuto di una spa può prevedere una clausola che consenta, nella prima e nelle successive convocazioni dell'assemblea ordinaria, di non tenere conto delle astensioni anche al di fuori dell'ipotesi del conflitto di interessi contemplata dalla norma espressamente (Consiglio Notarile di Milano Massima n.133). CommentoIl quorum deliberativo consiste nella parte di capitale sociale richiesta ai fini dell'assunzione di una valida deliberazione. È discusso se, in caso di astensione volontaria, le azioni degli astenuti debbano essere computate o meno nel quorum deliberativo, posto che il legislatore nulla dice sul punto né distingue tra soci assenti e soci astenuti il cui peso nel computo del quorum è equiparato a quello dei soci che esprimono voto contrario. Una parte della dottrina ritiene che le azioni degli astenuti debbano essere computate, posto che il quorum deliberativo deve essere verificato in relazione alle azioni con diritto di voto intervenute in assemblea, a prescindere dall'esercizio del diritto di voto da parte dei rispettivi titolari. In caso contrario, detta dottrina ritiene che si correrebbe il rischio che deliberazioni anche importanti, siano adottate con il voto di maggioranze ridotte. Detto orientamento giustifica la propria posizione dalla lettura dell'art. 2368 u.c. c.c. dal quale si evincerebbe la rilevanza, ai fini del quorum deliberativo, del voto degli astenuti quale espressione di volontà comunque non favorevole all'adozione della delibera, dal momento che regola opposta vale per il socio in conflitto di interessi. Per quest'ultimo infatti, l'astensione è legata a ragioni di correttezza e non può essere ricondotta ad una sua presunta contrarietà alla delibera. Si reputa, tuttavia, legittima la previsione statutaria in forza della quale nel calcolo del quorum deliberativo non si debba tenere conto delle astensioni, anche al di fuori dell'ipotesi di astensione per conflitto di interessi prevista dall'art. 2368, comma 3 c.c. (Consiglio Notarile di Milano, Massima n.133). La tesi contraria a quanto fin qui esposto sostiene, invece, che, tenendo conto degli astenuti nel computo del quorum deliberativo, si finirebbe con l'equiparare il loro voto a quello dei soci dissenzienti. Secondo la Massima 134/2013, (Rilevanza delle astensioni e derogabilità dei quorum assembleari nelle s.r.l. (art.2479- bis c.c.)) E' legittimo prevedere nello statuto di una srl che nel calcolo del quorum deliberativo dell'assemblea non si tenga conto delle astensioni volontarie, fatti salvi i casi in cui la legge prescriva quorum deliberativi minimi inderogabili rapportati ad aliquote del capitale sociale. Con riferimento ai casi di azioni per le quali non può essere esercitato il voto per motivi contingenti, esse saranno computate nel quorum costitutivo ma non in quello deliberativo. Tipici esempi di soci privi occasionalmente del diritto di voto sono i soci morosi, incapaci di agire, astenuti per conflitto di interessi. La ragione dello scomputo dalla base di calcolo del quorum deliberativo risiede nella circostanza per cui non si può attribuire un potere di incidere sull'esito dell'assemblea a soci privi del diritto di voto nella medesima. Invero nella ipotesi di astensione necessaria, è dibattuto se debbano computarsi ai fini del quorum deliberativo, anche le azioni dei soci che versano in una situazione di conflitto di interessi con la società, benché il rispettivo diritto di voto sia soltanto occasionalmente sospeso. Secondo la giurisprudenza in presenza di un socio in conflitto di interessi, mentre il quorum costitutivo va calcolato con riferimento all'intero capitale sociale, quello deliberativo va calcolato in rapporto alla sola parte del capitale facente capo ai soggetti non in conflitto. |