Deliberazioni nulle nella s.p.a.: le varie ipotesi di nullitàInquadramentoLe deliberazioni di s.p.a. affette da uno dei vizi che ne comporta la nullità sono impugnate da chiunque vi abbia interesse mediante l'instaurazione, con atto di citazione, di un ordinario giudizio di cognizione avente ad oggetto l'impugnazione della delibera assembleare assunta in mancanza di convocazione dell'assemblea, in mancanza del verbale ovvero per impossibilità o illeceità dell'oggetto sociale della medesima. L'attore, pertanto, fa valere in giudizio l'invalidità della delibera, chiedendone la declaratoria di nullità. Trova applicazione la disciplina dettata dall'art. 2379 c.c., il quale, tra l'altro, prevede l'applicazione – anche alle ipotesi di nullità delle deliberazioni della s.p.a. – dei commi 7 e 8 dell'art. 2377 in tema di efficacia della declaratoria di annullamento (e, quindi, di nullità), nonché in tema di sostituzione della delibera viziata (cfr. art. 2379, comma 4, c.c.). Trovano inoltre applicazione tutte le norme speciali concernenti particolari tipologie di deliberazioni assembleari (es., l'art. 2434-bis c.c. in tema di invalidità delle deliberazioni di approvazione del bilancio) ovvero le società quotate. Anche nella s.r.l. si applicano le disposizioni dettate in tema di invalidità delle deliberazioni assembleari della s.p.a. (artt. 2377-2379-bis c.c.) per espresso richiamo operato dall'art. 2479ter c.c. concernente l'“invalidità delle decisioni dei soci”. Convenuta nel giudizio di impugnazione è la società (in persona del proprio legale rappresentante pro tempore) la cui deliberazione inficiata da uno dei vizi ex art. 2379 c.c. viene impugnata. FormulaTRIBUNALE DI .... SEZIONE SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA ATTO DI CITAZIONE Nell'interesse del Sig. ....(C.F. .... ....) / di .... .... (C.F. e P.I. .... ....), residente in ..../ con sede legale in ...., in persona del proprio legale rappresentante pro tempore Sig. .... ...., rappresentato/a e difeso/a giusta delega in calce / a margine del presente atto .... ...., dall'Avv. .... .... (C.F. ....), presso il cui Studio in .... .... è elettivamente domiciliato/a, con dichiarazione di voler ricevere le comunicazioni relative al presente procedimento al numero di fax ....e/o all'indirizzo di posta elettronica certificata .... -attore/attrice CONTRO la Società .... .... (C. F. e P.I. .... ....), con sede legale in ...., in persona del legale rappresentante pro tempore -convenuta FATTO 1. – (Indicazione dei fatti che hanno dato luogo all'invalidità della deliberazione assembleare) (sussunzione della fattispecie concreta in uno dei tre casi di nullità della deliberazione ex art. 2379 c.c.) DIRITTO 2. – La legittimazione attiva della persona fisica / persona giuridica impugnante (Indicazione degli elementi da cui desumere la legittimazione attiva dell'attore in giudizio: nello specifico, indicare l'interesse ai fini dell'impugnazione della deliberazione assembleare); 3. – La natura dei vizi della delibera (Indicazione dei motivi di impugnazione, ossia del vizi di nullità che inficiano la delibera assembleare di approvazione del bilancio); 4. – Il rispetto del limite temporale per l'impugnazione della delibera (Chiarimento riguardo al rispetto del termine di tre anni dall'iscrizione o dal deposito nel registro delle imprese della deliberazione, se questa vi è soggetta, ovvero dalla trascrizione nel libro delle adunanze dell'assemblea, se essa non è soggetta né ad iscrizione né a deposito). Per tutto quanto premesso, il Sig./ la Società .... .... / .... ...., come sopra rappresentato/a e difeso/a, CITA la Società .... .... (C.F. e P.I. ....), in persona del proprio legale rappresentante pro tempore, con sede legale in .... ...., alla via/piazza ...., n .... .... a comparire dinanzi al Tribunale di ...., Sezione Specializzata in materia di Impresa, all'udienza del ...., ore di rito, con invito a costituirsi in Cancelleria nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c. ed a comparire, alla detta udienza, dinanzi al Giudice che sarà designato, con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., e che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima contumacia, per ivi sentir accogliere le seguenti CONCLUSIONI voglia l'Ill.mo Tribunale adito, respinta ogni contraria eccezione e deduzione, previa ogni opportuna declaratoria, - dichiarare nulla la delibera di [Indicazione delle specificità della delibera impugnata] in quanto adottata per .... .... [- mancata convocazione dell'assemblea; - mancanza del verbale; - impossibilità o illeceità dell'oggetto sociale; specificare in quale caso di nullità della delibera ci si trovi], approvata dall'Assemblea ordinaria della Società ....in data .... ...., per violazione degli artt. ....e per tutti i motivi esposti in narrativa, con ogni conseguente e più opportuno provvedimento; Con il favore delle spese e competenze del presente giudizio. Il sottoscritto procuratore dichiara che il valore del presente procedimento è indeterminabile e, pertanto, il contributo unificato dovuto è pari ad Euro ....,00. Si depositano in copia i seguenti documenti: 1) ....; 2) ....; 3) ....; Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA ALLE LITI RELATA DI NOTIFICA (OVE NON SI NOTIFICHI A MEZZO PEC) Luogo e data .... Firma Avv. .... CommentoLa nullità delle deliberazioni assembleari nella società per azioni Ai sensi dell'art. 2379 c.c. “Nei casi di mancata convocazione dell'assemblea, di mancanza del verbale e di impossibilità o illeceità dell'oggetto la deliberazione può essere impugnata da chiunque vi abbia interesse entro tre anni dalla sua iscrizione o deposito nel registro delle imprese, se la deliberazione vi è soggetta, o dalla trascrizione nel libro delle adunanze dell'assemblea, se la deliberazione non è soggetta né a iscrizione né a deposito. Possono essere impugnate senza limiti di tempo le deliberazioni che modificano l'oggetto sociale prevedendo attività illecite o impossibili. Nei casi e nei termini previsti dal precedente comma l'invalidità può essere rilevata d'ufficio dal giudice. Ai fini di quanto previsto dal primo comma la convocazione non si considera mancante nel caso d'irregolarità dell'avviso, se questo proviene da un componente dell'organo di amministrazione o di controllo della società ed è idoneo a consentire a coloro che hanno diritto di intervenire di essere preventivamente avvertiti della convocazione e della data dell'assemblea. Il verbale non si considera mancante se contiene la data della deliberazione e il suo oggetto è sottoscritto dal presidente dell'assemblea, o dal presidente del consiglio di amministrazione o del consiglio di sorveglianza e dal segretario o dal notaio. Si applicano, in quanto compatibili, il settimo e l'ottavo comma dell'articolo 2377”. La categoria della nullità si distingue da quella dell'inesistenza in quanto quest'ultima sta ad indicare quei vizi così macroscopici da determinare la mancanza della possibilità di identificare i requisiti minimi della deliberazione (es. la deliberazione di un'assemblea mai tenutasi). La riferma del 2003 ha tuttavia espugnato dalla prassi applicativa tale categoria introducendo una disciplina dell'invalidità delle deliberazioni assembleari ben più complessa ed articolata di quella previgente, il cui obiettivo di fondo è (stato) quello di far cessare una volta per tutte la categoria giurisprudenziale delle delibere inesistenti riconducendo nelle categorie della nullità o dell'annullabilità tutti i possibili vizi delle delibere assembleari. La delibera è nulla solo nei tre casi tassativamente indicati dall'art. 2379 c.c.: 1) Impossibilità o illiceità dell'oggetto. L'art. 2379 mantiene la previsione della nullità delle deliberazioni nei casi di impossibilità ed illeceità dell'oggetto. L'oggetto della deliberazione è stato individuato talvolta in astratto, quale materia sulla quale l'assemblea è chiamata a deliberare (cfr. App. Genova 23 ottobre 1990). Un'altra impostazione ritiene invece che per oggetto debba intendersi il complesso delle determinazioni adottate dall'assemblea, cioè il contenuto sostanziale della deliberazione (cfr. Cass. n. 3052/2001). Seguendo tale indirizzo è possibile ritenere nulle quelle deliberazioni che abbiano oggetto astrattamente lecito ma contenuto illecito, come, ad esempio, quella di approvazione del bilancio falso (cfr. art. 2434-bis c.c.). L'impossibilità dell'oggetto ricomprende le ipotesi di impossibilità materiale (es. la nomina ad amministratore di persona defunta) e quelle di impossibilitò giuridica (es. il trasferimento sociale in uno Stato inesistente). Inoltre, è illecito l'oggetto della deliberazione nei casi in cui esso sia contrario a buon costume ovvero a norme imperative volte a tutelare l'interesse generale e dirette ad evitare deviazioni dallo scopo economico tipico del rapporto societario (cfr. Cass. n. 14799/2000). 2) Mancata convocazione dell'assemblea. Prima della riforma del 2003, le ipotesi di mancata convocazione dell'assemblea (cfr. art. 2366 c.c.) erano ricondotte alla categoria dell'inesistenza, ritenendo che in tali fattispecie difettasse un requisito di ordine procedimentale. Il comma 3 dell'art. 2379 c.c. prevede due condizioni che impediscono che possa giuridicamente configurarsi la mancanza di avviso di convocazione (c.d. “regolarità minima dell'avviso di convocazione): (i) l'avviso deve provenire da un componente dell'organo di amministrazione o di controllo della società; (ii) non può considerarsi inoltre omessa la convocazione (inibendo pertanto la declaratoria di nullità della successiva deliberazione adottata dall'assemblea) qualora l'avviso sia idoneo a consentire a coloro che hanno diritto di intervenire di essere preventivamente avvertiti della convocazione e della data dell'assemblea. 3) Mancanza del verbale. Una ulteriore ipotesi di nullità consiste nella mancanza del verbale (verbale che deve essere sottoscritto dal presidente e dal segretario ovvero dal notaio e deve indicare la data dell'assemblea, le modalità ed il risultato delle votazioni e gli altri requisiti ex art. 2375 c.c.). Mentre l'incompletezza o l'inesattezza del verbale tali da impedirne l'accertamento del contenuto, degli effetti e della validità della deliberazione comportano l'annullabilità della deliberazione (ex art. 2377 c.c.), la mancanza del verbale ne comporta la nullità, sempre salva la sanatoria di cui all'art. 2379bis c.c. Tuttavia, – anche in questo caso – sono state previste due condizioni al ricorrere delle quali il verbale non può dirsi mancante: (i) dal verbale devono risultare la data e l'oggetto della deliberazione; (ii) se vi è sottoscrizione del dispositivo deliberato da parte sia del presidente dell'assemblea (o dal presidente del C.d.A. ovvero dal presidente del Consiglio di Sorveglianza), sia dal segretario ovvero dal notaio. 4) Legittimazione ad agire e rilevabilità ex officio della nullità. L'attuale formulazione dell'art. 2379 c.c. attribuisce espressamente a “chiunque vi abbia interesse” il diritto all'impugnativa delle delibere nulle. Pertanto, oltre ai soci, anche i terzi interessati potranno agire in giudizio ai fini di ottenere dal Tribunale adito la declaratoria di nullità della deliberazione assembleare (si pensi ai casi di pegno ed usufrutto di azioni, ove, oltre al nudo proprietario, anche l'usufruttuario ed il creditore pignoratizio sono legittimati esperire l'azione di nullità). In ogni caso, sia quando l'impugnante sia socio, sia quando esso sia un terzo, è richiesto il requisito dell'interesse ad agire previsto dall'art. 100 c.p.c. (cfr. Cass. I, n. 10139/2007). Inoltre, ai fini dell'azione di accertamento della nullità di delibere dell'assemblea, è necessario, ai sensi dell'art. 2379 c.c., un interesse concreto ed attuale da riferire specificatamente alla dichiarazione di nullità (cfr. Cass. I, n. 1041/2015). La nullità può essere rilevata ex officio. Tuttavia, è bene specificare che tale potere può essere esercitato dal giudice nei soli casi previsti dal comma 1 dell'art. 2379 c.c.: ciò significa che il giudice potrà rilevare la nullità della deliberazione solo nel limite prescrizionale dei tre anni, salva l'ipotesi della delibera che modifica l'oggetto sociale con la previsione di attività impossibili o illecite in cui detto potere potrà essere esercitato senza limiti temporali. Vi è pertanto piena coincidenza tra i termini per far valere la nullità e quelli per rilevarla ex officio. Nel rispetto degli artt. 99 e 112 c.p.c., il giudice può rilevare la nullità della delibera solo se dalla validità dell'atto dipende l'accoglimento o il rigetto dell'azione proposta, mentre non può rilevare ipotesi di invalidità diverse da quella dedotta dalla parte o se questa non emerge dai fatti esposti in giudizio (cfr. Cass. I, n. 12627/2006). La rilevabilità ex officio della nullità della deliberazione assembleare viene sussunta sotto il principio dell'ammissibilità del rilievo ex officio delle nullità del contratto diverse da quelle denunciate dalla parte. La giurisprudenza ha infatti affermato che “nonostante la formale elisione nel novellato art. 2379 c.c. del richiamo espresso agli artt. 1421 - 1423 c.c., si deve ritenere sussistente, in forza della naturale vis espansiva del principio generale, il potere del giudice di pronunciare la nullità di una delibera, anche in difetto di un'espressa deduzione di parte”. Infatti, il rilievo officioso della nullità costituisce “una irrinunciabile garanzia della tutela della effettività dei valori fondamentali della organizzazione sociale e in tale prospettiva va riaffermato che il suo esercizio è volto alla tutela di interessi generali dell'ordinamento che trascendono gli interessi particolari del singolo” (cfr. Cass. I, n. 8795/2016). 5) Effetti del declaratoria di nullità. L'art. 2379 c.c. richiama espressamente il comma 7 dell'art. 2377 in quanto compatibile. Ciò implica conseguenza rispetto ai soci, agli organi gestori della società e ai terzi: (i) la declaratoria di nullità ha effetto, indistintamente, rispetto a tutti i soci; (ii) la declaratoria di nullità obbliga gli amministratori, il consiglio di sorveglianza ed il consiglio di gestione ad adottare tutti i conseguenti provvedimenti sotto la propria responsabilità; (iii) la sentenza che dichiara la nullità della deliberazione non incide sui diritti dei terzi acquistati in buona fede in base ad atti compiuti in esecuzione della deliberazione dichiarata nulla. 6) Sostituzione della deliberazione nulla. L'assemblea è legittimata, ai sensi del comma 8 dell'art. 2379 c.c., a sostituire la deliberazione impugnata. Tale facoltà deve ritenersi applicabile non solo con riguardo alle delibere nulle per illeceità o impossibilità dell'oggetto, ma anche per le altre ipotesi tipiche de nullità previste dall'art. 2379 c.c., applicandosi altresì alle specifiche delibere previste dagli artt. 2379-ter e 2424-bis c.c. Sulla legittimazione ad impugnare le delibere assembleari, cfr. Cass. n. 29325/2020 “In tema di bilancio di società di capitali, il socio-amministratore è legittimato a impugnare la delibera di approvazione del bilancio che egli stesso ha contribuito a redigere in qualità di componente dell'organo di gestione, per farne valere la nullità, tenuto conto che non è prevista, in relazione a tale evenienza, alcuna restrizione al diritto di impugnazione e che la parte, esercitando funzioni e ruoli distinti (quello di socio e quello di amministratore), ben può esprimere due diverse valutazioni, senza violare il divieto di venire "contra factum proprium", promuovendo un'azione che, ai sensi dell'art. 2379 c.c., spetta a chiunque vi abbia interesse”. Interessante una recente pronuncia della Corte di Cassazione (ord. n. 11224/2021), in merito all'estensione al CDA delle società di capitali della regola prevista per la nullità delle delibere delle assemblee. “In materia di invalidità delle delibere del consiglio di amministrazione di una società, cui è applicabile in via analogica la disciplina dettata per le delibere assembleari, ai sensi dell'art. 223 sexies, disp. att. c.c., che ha regolato il regime transitorio conseguente alle modifiche apportate all'art. 2379 c.c. dalla l. n. 6 del 2003, la nullità può essere dichiarata d'ufficio dal giudice, così come per l'impugnazione delle medesime, entro tre anni dalla iscrizione o deposito della delibera nel registro delle imprese, se la deliberazione vi è soggetta, o dalla trascrizione nel libro delle adunanze, anche in riferimento alle delibere anteriori al 1°.1.2004,salvo che non si tratti di delibere concernenti la modifica dell'oggetto sociale, consentendosi la proposizione delle azioni per l'annullamento o la dichiarazione di nullità secondo il precedente regime soltanto entro la data del 31.3.2004. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha ritenuto che il giudice di merito non potesse rilevare d'ufficio la nullità di una delibera adottata dal consiglio di amministrazione di una società cooperativa, essendo decorso il termine triennale di decadenza)”. |