Ricorso per chiedere la sospensione della esecuzione della delibera consiliareInquadramentoLa Riforma del diritto societario ha affrontato la tematica dell'invalidità delle delibere consiliari introducendo l'art. 2388 c.c. In virtù del rinvio esplicito all'art. 2378 c.c., che soggiace ad ogni modo al limite della compatibilità, il procedimento di impugnazione delle delibere dell'organo amministrativo invalide ex art. 2388 c.c. è regolato in maniera praticamente analoga al procedimento applicabile in materia di impugnazione delle delibere assembleari. Infatti, anche nel caso di impugnazione delle delibere consiliari, trovano applicazione le seguenti disposizioni procedurali: (i) l'impugnazione della delibera deve essere proposta con atto di citazione, davanti al tribunale del luogo presso cui la società ha sede; (ii) qualora dovessero essere proposte plurime impugnazioni, queste devono essere riunite e decise con un'unica pronuncia; (iii) con ricorso depositato contestualmente alla citazione, può essere richiesta la sospensione dell'esecuzione della delibera, che verrà concessa dal tribunale solo nel caso di eccezionale e motivata urgenza. La conseguenza che si ricava è che le delibere dell'organo amministrativo sono generalmente impugnabili, ma solo entro un termine di decadenza breve, ovvero entro 90 giorni dalla data della deliberazione. FormulaTRIBUNALE DI … SEZ. SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA RICORSO EX 2388, COMMA 4, C.C. E 2378 C.C. Nell'interesse dei Sigg.ri … (C.F. … ), soci della … s.p.a., residenti in … , via … n. … , rappresentati e difesi, in forza di procura in calce al presente atto, dall'Avv. … (C.F. … ) del Foro di … , ed elettivamente domiciliato presso lo Studio del difensore in … , via … , n. … , il quale dichiara di voler ricevere ogni comunicazione inerente al presente procedimento al numero di telefax … e all'indirizzo di posta elettronica certificata … *** FATTO 1.-L'oggetto del presente ricorso (riferimento al sospetto circa le ragioni di eccezionale e motivata urgenza scaturenti dalla delibera del consiglio di amministrazione). La … s.p.a., con sede in … alla via … n. … , svolge attività di … . L'organo amministrativo con delibera del … ha deliberato un aumento di capitale. Sulla base delle considerazioni svolte, gli odierni ricorrenti ritengono di promuovere il presente procedimento cautelare ex art. 2378 c.p.c. ricorrendo i presupposti sia in termini di fumus boni iuris, sia in termini di periculum in mora. *** DIRITTO 2.- Breve premessa sul fumus boni iuris e sul periculum in mora L'art. 2378 c.c., cui rinvia direttamente l'art. 2388 c.c., richiede, perché venga adottato provvedimento cautelare di sospensione della delibera del consiglio di amministrazione, che questo abbia determinato, con la propria delibera, un pregiudizio e che il danno subito dai ricorrenti derivante dall'eventuale esecuzione della delibera sia maggiore rispetto a quello derivante alla società per la sospensione della medesima (periculum in mora). 2.1.- Il fumus boni iuris Riferimento delle ragioni che fanno presuppore l'esistenza del diritto fatto valere dagli odierni ricorrenti. 2.2- Il periculum in mora Indicazione delle ragioni per cui il danno subito dai ricorrenti derivante dall'eventuale esecuzione della delibera sia maggiore rispetto a quello derivante alla società per la sospensione della medesima. *** Per tutto quanto poc'anzi esposto, i Sigg.ri … , … come sopra rappresentati e difesi, RICORRONO all' Ill.mo Giudice adito affinché, verificata la sussistenza degli estremi di cui all'art. 2378 c.c., con decreto ed inaudita altera parte, o con ordinanza, previa audizione delle parti, i provvedimenti necessari ed idonei Voglia IN VIA PRINCIPALE - ordinare, ai sensi dell'art. 2378 c.c., la sospensione della esecuzione delibera consiliare del … , poiché gravemente pregiudizievole per gli odierni ricorrenti; IN SUBORDINE - fissare l'udienza per la comparizione delle parti in contraddittorio e provvedere all'assunzione dei mezzi istruttori ritenuti necessari per provvedere quindi ad ordinare quanto indicato in via principale; - condannare in ogni caso la parte resistente al pagamento delle spese, delle competenze e degli onorari della presente procedura. Con riserva di ogni azione in ordine al risarcimento di tutti i danni subiti. Il sottoscritto Avv. … … ai sensi dell'art. 14 del d.P.R. 30 maggio 2002 n. 115 dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro … e, pertanto, il valore del contributo unificato è pari ad Euro … . Si producono in copia, unitamente alla procura, i seguenti documenti: 1) … ; 2) … ; Luogo … , data … Firma … CommentoIl carattere generale della disciplina contenuta nell’art. 2388 c.c. L’art. 2388 c.c. introduce nel codice civile una disciplina dell’invalidità di carattere generale, che si aggiunge alle ipotesi particolari previste dal codice civile e dalla legislazione speciale (rispettivamente artt. 2391 c.c. e 157 TUF). La disposizione in esame prevede che le delibere consiliari siano impugnabili in tutti i casi di non conformità alla legge o allo statuto, dal momento che l’impugnativa non risulta più essere limitata alle sole ipotesi specificamente individuate dalla legge e, nello specifico, alle ipotesi di conflitto di interessi. Profilo soggettivo e oggettivo della disposizione Dal momento che per il legislatore è di fondamentale importanza garantire le esigenze di stabilità degli atti societari, l’art. 2388 c.c. si caratterizza per una disciplina restrittiva sia dal punto di vista soggettivo che dal punto di vista oggettivo. Infatti, per quanto riguarda il primo aspetto, la legittimazione all’impugnativa è riconosciuta solamente al collegio sindacale, come organo, e a ciascuno degli amministratori assenti o dissenzienti, come singoli. L’elenco dei soggetti legittimati all’impugnazione delle delibere consiliari deve essere interpretato restrittivamente, anche alla luce dell’espressione “solo”, utilizzata nel comma 4, primo periodo. Possono altresì impugnare tali deliberazioni i soci, nel solo caso in cui esse risultino lesive dei loro diritti. Resta fermo che il diritto leso deve spettare al socio in quanto titolare di una partecipazione sociale, mentre non può trattarsi di un diritto da quest’ultimo vantato nei confronti della società in forza di rapporti giuridici diversi ed ulteriori. In ogni caso, dal momento che il singolo socio è legittimato ad impugnare le delibere del consiglio d'amministrazione lesive dei suoi diritti e poiché all'impugnazione delle delibere del consiglio d'amministrazione è applicabile, in via analogica, la disciplina relativa all'impugnazione delle delibere assembleari, la disposizione dell'articolo 2377, terzo comma c.c. che opera tanto per l'annullamento che per la dichiarazione di nullità delle delibere è applicabile anche alle deliberazioni del consiglio d'amministrazione impugnate dal singolo socio, con la conseguenza che l'annullamento o la dichiarazione di nullità della delibera del consiglio d'amministrazione ha effetto rispetto a tutti i soci (cfr. Cass. n. 15786/2000). Per quanto attiene, invece, il profilo oggettivo va evidenziato come la norma, anche nei casi più gravi di violazione della legge o dello statuto, mantenga quale termine ultimo per impugnare la delibera consiliare 90 giorni dalla data di adozione della stessa: una volta che sia decorso il suddetto termine, senza che vi sia stata impugnazione, la delibera si stabilizza così come gli effetti giuridici da essa scaturenti. La ratio di tale decorrenza deriva dal fatto che gli amministratori e i sindaci hanno il dovere di partecipare alle adunanze del consiglio, nonché il dovere di agire in modo informato. Inoltre, appare chiaro come la coincidenza tra il dies a quo e la data della deliberazione trovi una giustificazione anche nell’obiettivo di garantire stabilità alle decisioni assunte: se venisse posticipato il decorso del termine di impugnazione, l’effetto di stabilità della delibera rimarrebbe in sospeso per un periodo troppo lungo. La forma di invalidità della delibera Diversamente da quanto previsto in merito alle delibere assembleari, il legislatore non ha introdotto una distinzione delle forme di invalidità con riguardo alle delibere consiliari. Di conseguenza, le delibere dell’organo amministrativo, a prescindere dalla tipologia di vizio che le affligge, potranno essere rimosse solamente se siano state adottate contra legem. Ciò significa che, a seguito della Riforma, non è più possibile parlare di nullità o annullabilità, bensì solo di non conformità alla legge o allo statuto. Impugnazione della delibera consiliare e azione di responsabilità L’invalidità delle delibere consiliari e la responsabilità degli amministratori costituiscono due categorie giuridiche “complementari” o “alternative”, vale a dire che questi rimedi possono essere cumulativi o esclusivi. La responsabilità degli amministratori, infatti, può aggiungersi alla invalidità della delibera consiliare, configurandosi, a volte, come diretta conseguenza, oppure può sostituirsi alla invalidità della delibera, quale rimedio esclusivo dell’atto di gestione pregiudizievole. Confrontando i soggetti legittimati ad esercitare l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori con quelli legittimati a proporre l’impugnazione delle delibere del consiglio di amministrazione (per un maggior approfondimento si veda il commento infra), si ricava che gli unici che possano ricorrere ad entrambi i rimedi volti a tutelare gli interessi di cui sono portatori, nel caso in cui vi siano gli specifici requisiti previsti dalla legge, sono il singolo socio ed il collegio sindacale, mentre i terzi, i creditori, gli amministratori assenti o dissenzienti e l’assemblea dei soci beneficiano esclusivamente del rimedio dell’azione di responsabilità. Nel caso del singolo socio, quindi, la possibilità di ottenere il risarcimento del danno direttamente subito è da ricollegare all’esercizio dell’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori ex art. 2395 c.c. Il rimando all’art. 2378 c.c. L’articolo 2378 c.c., cui rinvia l’art. 2388 c.c., disciplina un giudizio cautelare in corso di causa, avviato depositando il ricorso introduttivo del procedimento contestualmente al deposito, anche in copia, dell’atto di citazione. Non è quindi necessario attendere che l’ufficiale giudiziario abbia eseguito la notifica di quest’ultimo atto. Tuttavia, nulla impedisce che la presentazione del suddetto ricorso venga fatta in un momento successivo. Resta il dubbio che si possa agire ex art. 700 c.p.c., chiedendo un provvedimento ante causam, dal momento che l’art. 2378 cod. proc. disciplina un procedimento specifico. |