Atto di citazione per inefficacia del contratto concluso dall'amministratore in violazione dei limiti ai poteri di rappresentanza

Enrico Rosapepe

Inquadramento

L'art. 2384 c.c. detta una disciplina speciale delle limitazioni dei poteri di rappresentanza degli amministratori escludendone l'opponibilità ai terzi, anche se pubblicate, salvo che si provi che questi abbiano intenzionalmente agito a danno della società. Il negozio concluso dal falsus procurator o da chi abbia superato i limiti delle facoltà conferitegli dal dominus non è nullo ma privo di efficacia, e legittimato a far valere tale inefficacia è solo lo pseudo-rappresentato.

Formula

TRIBUNALE DI .... Sezione specializzata in materia di impresa

ATTO DI CITAZIONE

Nell'interesse di

.... s.p.a., C.F. ....,P.I. ...., con sede legale in ...., in persona del legale rappresentante pro tempore Sig. ...., nato a ...., il ...., residente a .... ( ....), in via ...., rappresentata e difesa dall'Avv. .... (C.F. ....), presso il cui studio in ...., via ...., n. ...., è elettivamente domiciliata in virtù di procura rilasciata in calce al presente atto, fax ...., mail .... ove il difensore dichiara di voler ricevere le comunicazioni e notificazioni nel corso del procedimento, espone quanto segue.

***

1. - Fatto.

Il Sig. ...., nato a ...., il ...., residente a ...., in via .... n. ...., C.F. ...., è amministratore della .... s.p.a., dal .....

In data ...., il Sig. ...., rilasciava fideiussione gratuita in nome e per conto di .... s.p.a., per le obbligazioni di .... s.r.l. nei confronti di (Banca) .... s.p.a.

Premesso che tra le due Società non vi è alcun rapporto economico, il Sig. .... è socio ed amministratore della società garantita.

.... ....;

2. - Cenni ai presupposti dell'azione ex art. 2384 c.c.

Fermo restando che in applicazione dell'art. 2384, comma 1, c.c. gli amministratori che hanno la rappresentanza possono compiere tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale salvo le limitazioni che risultano dalla legge e dall'atto costitutivo, la conformità o l'estraneità di un determinato atto all'oggetto sociale non dipende dal semplice fatto che quell'atto sia o no espressamente contemplato nella clausola statutaria che definisce l'oggetto della società, bensì dalla concreta aderenza dell'atto in questione all'attività commerciale per il cui svolgimento è stata costituita.

Pertanto, volendo verificare la strumentalità all'oggetto sociale indicato nell'atto costitutivo o nello statuto dell'atto compiuto dall'amministratore nella sua concretezza, vale a dire nel suo contenuto e negli effetti voluti dalle parti, la prestazione della garanzia a titolo gratuito, la manifesta sussistenza di un rischio molto elevato per la .... s.p.a., senza apparente giustificazione, evidenziano, nel caso concreto, l'estraneità della fideiussione all'oggetto sociale della fideiubente, e consentono, inoltre, di superare la presunzione di buona fede del terzo contraente.

3. - Conclusioni.

Tutto ciò premesso

il Dott. ...., come sopra rappresentato domiciliato e difeso,

CITA

(Banca) .... s.p.a., C.F. ...., P.I. ...., con sede legale in ...., in persona del legale rappresentante pro tempore Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., residente a ...., via ...., n. ...., a comparire davanti al Tribunale di ...., sezione specializzata in materia di imprese, all'udienza del ...., giudice istruttore che sarà designato, luogo ed ora del regolamento, con invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza prima indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nella stessa udienza, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168 c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., per sentire accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia il Tribunale Ill.mo, ogni contraria istanza, eccezione e deduzione respinta,

dichiarare inefficace nei confronti della società della fideiussione rilasciata il .... a garanzia delle obbligazioni assunte da .... nei confronti della convenuta.

Con vittoria di spese e onorari.

Ai sensi dell'art. 14, d.P.R. n. 115/2002, dichiara che il valore della causa è pari a Euro ....

Commento

In ordine alla titolarità del potere di rappresentanza l'art. 2384 c.c. si limita a prevedere, nel delineare l'ambito di applicazione dalla relativa disciplina, che la rappresentanza istituzionale è conferita agli amministratori, alternativamente, “dallo statuto o dalla deliberazione di nomina”, con un rinvio implicito alle ulteriori norme che ne governano l'attribuzione soggettiva all'interno dei componenti l'organo amministrativo.

Dunque, in mancanza di ogni determinazione volontaria in ordine all'attribuzione del potere di rappresentanza istituzionale, l'individuazione dei relativi titolari è affidata a una regola suppletiva stabilita dalla legge, per cui la titolarità del potere di rappresentanza istituzionale spetta a tutti gli amministratori.

Il carattere necessario del potere di rappresentanza degli amministratori pone il problema di conciliare, da un lato, il rispetto delle regole organizzative che pongono limiti all'agire degli amministratori, e dall'atro, la tutela dei terzi che intrattengono rapporti con la società.

Sotto questo profilo, l'evoluzione storica dell'istituto della rappresentanza degli amministratori ha registrato un progressivo rafforzamento della tutela dei terzi e della sicurezza dei traffici.

Il quadro è rimasto sostanzialmente immutato fino alla novella del 2003, che ha espressamente riconosciuto il carattere della generalità al potere di rappresentanza degli amministratori di società di capitali, oltre ad aver abolito il regime di opponibilità degli atti estranei all'oggetto sociale previsto dall'art. 2384-bis.

Nel sistema attuale la clausola dell'oggetto sociale non costituisce più una regola idonea a circoscrivere efficacemente il potere di rappresentanza istituzionale, ma assume rilievo esclusivamente all'interno dell'organizzazione sociale. Stante l'inidoneità del limite dell'oggetto sociale a riflettersi sulla funzione rappresentativa, gli atti ultra vires compiuti dall'amministratore titolare del potere di rappresentanza istituzionale devono ritenersi efficaci e idonei a vincolare la società, con l'unico limite derivante dal principio generale della c.d. exceptio doli qualora si provi che i terzi “abbiano agito intenzionalmente a danno della società.”

La scelta radicale di precludere l'opponibilità ai terzi del limite dell'oggetto sociale trova la sua specifica ragion d'essere nell'esigenza di esimere i terzi dall'arduo onere di verificare la conformità dell'atto da compiere rispetto a una norma d'azione, quale quella desumibile dalla clausola dell'oggetto sociale, che si atteggia come uno standard dai contorni non predefiniti e non come una specifica rule.

Nei circoscritti casi di opponibilità ai terzi dell'estraneità all'oggetto sociale connessi alla c.d. exceptio doli, la conseguenza non può che essere individuata nell'inefficacia relativa dell'atto ultra vires, suscettibile di essere fatta valere solo dalla società.

Tuttavia, la concreta estensione del principio di generalità del potere di rappresentanza istituzionale, oltre che con i limiti derivanti dallo statuto, deve essere rapportata al contenuto delineato dal complesso della disciplina legale della funzione amministrativa. In questo senso, i limiti stabiliti dalla legge al potere degli amministratori sono sottratti al regime protettivo derivante dall'art. 2384 c.c. e sono dunque ritenuti opponibili ai terzi, con la sola eccezione dei casi in cui sia la stessa disciplina legale a escluderne, espressamente o implicitamente, la rilevanza esterna.

A tal proposito, tra le norme limitative del potere dell'organo amministrativo si distingue tra quelle che circoscrivono il potere gestorio sulla base di un principio generale a contenuto elastico, e quelle fondate invece su una regola specifica la quale individua il limite del potere degli amministratori mediante l'imposizione di un divieto di compiere determinati atti se non in presenza di determinate condizioni.

Tali due tipologie di limiti presentano una incidenza diversa sul contenuto legale del potere di rappresentanza nel senso che se può escludersi la rilevanza esterna dei primi, la stessa esigenza non si pone, invece, con riguardo ai secondi, idonei in linea di principio, a riflettersi sul contenuto legale del potere di rappresentanza e, dunque, opponibili ai terzi.

Anche con riferimento all'assetto complessivo delle s.r.l., caratterizzato dalla rilevanza centrale della categoria dei soci rispetto agli amministratori, prevale il principio, anch'esso introdotto con la riforma, della generalità della rappresentanza degli amministratori. Secondo la dottrina prevalente, il legislatore ha scelto di conformare la disciplina delle s.r.l. a quella delle s.p.a., con la conseguenza che il principio della generalità della rappresentanza, opererebbe, allo stato, in maniera sostanzialmente analoga nei due tipi societari.

Nelle due società, è identico l'attuale regime dell'opponibilità ai terzi degli atti estranei all'oggetto sociale e delle limitazioni del potere rappresentativo.

Il sistema previgente, instaurato con riguardo alle s.p.a., dagli artt. 2384 e 2384-bis c.c., ed espressamente esteso alle s.r.l. dall'art. 2487, comma 2, c.c., distingueva le due ipotesi, richiedendo per poter opporre la violazione delle limitazioni statutarie al potere di rappresentanza l'intenzione del terzo di agire a danno della società e per opporre l'inosservanza dei limiti derivanti dall'oggetto sociale la mera non conoscenza o non conoscibilità con ordinaria diligenza dell'estraneità dell'atto.

La disciplina in vigore, invece, non menziona più la seconda ipotesi. Di conseguenza, per poter opporre qualsiasi tipo di limitazione non legale si rende sempre necessaria la specifica intenzione di agire in danno della società.

Anche a costo di scarificare in parte le ragioni della società, dunque, è avvertita l'esigenza di tutelare maggiormente l'affidamento dei terzi al fine di favorire un maggior sviluppo delle società e di far venir meno le remore a contrattare con esse.

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