Verbale di C.d.A. avente ad oggetto la nomina di un nuovo amministratore

Gaetano Vladimiro Colonna

Inquadramento

Gli amministratori cessano dalla carica per scadenza del termine, incapacità giuridica sopravvenuta, morte, revoca, rinuncia ed eventuali altre cause previste dallo statuto. La cessazione da qualunque causa dipenda, deve essere iscritta entro trenta giorni nel Registro delle Imprese a cura del collegio sindacale.

Formula

Repertorio N. .... Raccolta N. ....

VERBALE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

REPUBBLICA ITALIANA

L'anno ....il giorno ....del mese ....alle ore ....

in ....via ....n. ....

Avanti a me Dott. ....Notaio in ....iscritto al Collegio Notarile di ....

È presente il Sig. ....che dichiara di intervenire al presente atto nella sua qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione e legale rappresentante della Società “ ....s.p.a.”, con sede in ....via ....n. ....capitale sociale di Euro ....iscritta al n. ....presso il Registro delle imprese di ....ai sensi di legge e di statuto.

Il costituito della cui identità personale io Notaio sono certo, constata la presenza dell'organo amministrativo nelle persone di ....e del Collegio sindacale nelle persone di ....

Assume la presidenza della riunione il comparente Dott. .... il quale, rilevata la regolare convocazione del consiglio, dichiara il medesimo atto a discutere e deliberare sugli argomenti posti all'ordine del giorno:

1) Nomina a consigliere del Dott. ....

2) Varie ed eventuali

Prima di passare alla trattazione dell'ordine del giorno, l'Amministratore ....prende la parola per comunicare all'organo amministrativo ed ai membri del Collegio sindacale che:

- In data .... ....è stato revocato il Dott. .... a causa ....

- è necessario, pertanto, provvedere alla sostituzione dell'amministratore dott ....

Il Presidente fa altresì presente che l'odierno consiglio di amministrazione è composto da numero ....amministratori nominati dall'assemblea; che nonostante l'intervenuta revoca del Dott. ....la maggioranza [1] dei consiglieri resta in carica e che, pertanto, ai sensi di legge e di statuto la sostituzione dell'amministratore compete al Consiglio di Amministrazione [2] .

Lo stesso Presidente propone quale nuovo consigliere il Dott. ....

Dopo esauriente discussione, il Consiglio con voto espresso mediante ....recante il seguente risultato ....

DELIBERA

1) di sostituire l'amministratore Dott. ...., con il consigliere Dott .... con il consenso del Collegio sindacale e fino alla prossima assemblea [3] .

Null'altro essendovi da deliberare, il Presidente toglie la seduta alle ore ....

Le spese del presente atto cdono come per legge.

E richiesto io Notaio ho ricevuto il presente verbale del quale ho dato lettura al comparente che lo approva e con me notaio lo sottoscrive alle ore ....

Consta di ....fogli per ....pagine ....scritto interamente di mio pugno

....Firma

....Notaio

[1]La maggioranza viene meno quando non è più in carica più della metà degli amministratori originariamente nominati (Cass. n. 2530/1970).

[2]Il consiglio di amministrazione può rinunciare alla facoltà di cooptazione, convocando direttamente l'assemblea affinchè provveda alla sostituzione (Trib. Genova 27 giugno 1986).

[3]L'assemblea successiva può confermare il cooptato o nominare altra persona. La mancata ratifica da parte dell'assemblea, comporta la decadenza dell'amministratore cooptato.

Commento

I primi amministratori sono nominati nell'atto costitutivo. Successivamente la loro nomina compete all'assemblea ordinaria, salve le deroghe specificate dalla legge e sempre che lo statuto non attribuisca tale competenza all'assemblea straordinaria. La legge o l'atto costitutivo possono riservare la nomina di uno o più amministratori allo Stato o ad enti pubblici.

Durante la vita sociale la nomina dei componenti l'organo amministrativo spetta all'assemblea. Le norme che attribuiscono tale potere all'assemblea o agli amministratori rimasti in carica, sono inderogabili, ne consegue, che detto potere non può essere attribuito ad un organo diverso.

Gli amministratori nominati possono restare in carica per un periodo massimo di tre esercizi; lo statuto o l'assemblea, possono prevedere una durata inferiore, ma non superiore.

Gli amministratori cessano, non solo per scadenza del termine, ma anche per dimissioni, revoca, decadenza o morte.

Se vengono a mancare uno o più amministratori, gli altri provvedono alla sostituzione con deliberazione approvata dal collegio sindacale, purché la maggioranza sia sempre costituita da amministratori di nomina assembleare (cd. cooptazione). Il controllo del collegio sindacale è un controllo di legittimità e di merito. Gli amministratori così nominati restano in carica fino all'assemblea successiva (art. 2386, comma 1, c.c.). L'assemblea avrà la possibilità di confermare o sostituire l'amministratore cooptato.

È discusso cosa accada qualora i soci non approvino la nomina: per alcuni, il consiglio di amministrazione dovrà nominare un nuovo amministratore finché non ottenga l'approvazione; per altri, deve essere riconvocata l'assemblea affinché vi provveda.

L'ordinamento impone, quindi, che la maggioranza all'interno del consiglio resti sempre di nomina assembleare, così da evitare che a seguito di varie cooptazioni successive venga a mancare la maggioranza degli amministratori nominati dai soci.

Le norme sulla cooptazione costituiscono un'eccezione alla competenza dell'assemblea in merito alla nomina degli amministratori. Trattandosi di un potere-dovere degli amministratori, la mancata ricostituzione del collegio da parte degli amministratori rimasti incarica, costituisce fonte di responsabilità verso la società. Tuttavia, la dottrina ritiene possibile l'inserimento nello statuto di una clausola che escluda in radice la possibilità della cooptazione.

La disciplina dell'art. 2386 c.c. non è estesa dall'art. 2409-novies c.c. al sistema dualistico, ove la nomina e la revoca dei consiglieri di gestione è affidata non all'assemblea, ma allo stesso consiglio di sorveglianza. Diversamente accade per il sistema monistico in virtù dell'espresso richiamo all'articolo in parola.

L'atto costitutivo può stabilire una deroga alla cooptazione, prevedendo ad esempio, la clausola “simul stabunt simul cadent”, in forza della quale, al venir meno, per qualsiasi causa della maggioranza o della minoranza degli amministratori, decade l'intero consiglio di amministrazione. È legittima la clausola “simul stabun simul cadent” anche se viene meno un solo amministratore (Comitato Triveneto dei Notai, Massima H.C.3 del 2004). Nel caso specifico di rinuncia di uno o più amministratori, si ritiene che la clausola statutaria possa prevedere alternativamente:

- la decadenza con effetto immediato dell'intero consiglio e la competenza del Collegio sindacale a convocare d'urgenza l'assemblea per tale nomina, potendo esso nel frattempo compiere gli atti di ordinaria amministrazione;

- la decadenza dell'intero consiglio, ma la permanenza in carica degli amministratori non rinuncianti, fino alla nomina dei nuovi amministratori, con l'obbligo di convocare d'urgenza l'assemblea per la nomina del nuovo consiglio (Comitato Triveneto dei Notai, Massima H.C.9 del 2006).

Se la clausola non disciplina la situazione successiva alla decadenza di tutti gli amministratori, poiché gli amministratori superstiti devono ritenersi decaduti automaticamente, la convocazione dell'assemblea per la nomina dei nuovi membri deve avvenire ad opera del Presidente del Collegio sindacale.

Una recente pronuncia della Cassazione ha chiarito l'ambito di applicazione della regola sulla revoca per giusta causa dell'organo gestorio: “Le ragioni che integrano la giusta causa di revoca dell'amministratore di società di capitali, ai sensi dell'art. 2383, comma 3, c.c., devono essere specificamente enunciate nella delibera assembleare senza che sia possibile una successiva deduzione in sede giudiziaria di ragioni ulteriori (Cass. 23557/2008; Cass. 2037/2018)”.

Discusso, infine, è l'effetto della cessazione: una tesi sostiene che il consiglio di amministrazione resti in carica finché l'assemblea dallo stesso consiglio convocata, non provveda alla nomina dei nuovi amministratori; altra tesi, invece, sostiene che cessino con efficacia immediata solo gli amministratori che non hanno determinato l'operatività della clausola, i quali rimarranno in carica fino alla nomina del nuovo organo amministrativo da parte dell'assemblea, alla cui convocazione provvederanno i medesimi; si ritiene anche che essendo cessato l'intero organo amministrativo, l'assemblea vada convocata d'urgenza dal Collegio sindacale.

Merita inoltre un cenno il recente pronunciato della Cass. a SS. UU. (n. 29078/2019) in merito al rapporto tra la revoca dell'amministratore di ente pubblico rispetto alla revoca dell'amministratore di ente privato: “L'amministratore revocato dall'ente pubblico, come l'amministratore revocato dall'assemblea dei soci, può chiedere al giudice ordinario solo la tutela risarcitoria per difetto di giusta causa, a norma dell'art. 2383 c.c., non anche la tutela “reale” per reintegrazione nella carica, in quanto l'art. 2449 c.c. assicura parità di “status” tra amministratori di nomina assembleare e amministratori di nomina pubblica” (cfr. Cass. SSUU. n. 29078/2019)”.

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