Verbale di assemblea ordinaria deliberante la revoca di singoli amministratoriInquadramentoLa delibera di nomina di un soggetto che versa in una situazione di incompatibilità è valida; l'incompatibilità impone, piuttosto, all'interessato la scelta tra l'una e l'altra delle cariche inconciliabili. L'incompatibilità derivante dall'esercizio di attività concorrente può costituire inadempimento idoneo a legittimare la revoca. Formula
VERBALE DI ASSEMBLEA ORDINARIA L'anno ....il giorno ....del mese ....alle ore ....
in ....via ....n .... si è riunita l'assemblea ordinaria degli azionisti della Società “ ....S.p.A.” Assume la Presidenza dell'assemblea, ai sensi di legge e di statuto, l'amministratore Dott. ....il quale, dopo che è stato nominato il segretario nella persona del Sig. ....constata e fa constare che l'assemblea è stata convocata mediante ....in data ....e che risulta regolarmente costituita essendo presenti: - Gli amministratori .... - I sindaci .... - Gli azionisti ....rappresentanti il ....% del capitale sociale. Il Presidente apre quindi la discussione sul seguente ORDINE DEL GIORNO 1) Revoca [1] degli amministratori Dott.ri .... .... 2) Nomina degli amministratori ....e determinazione del relativo compenso 3) Varie ed eventuali Il Presidente fa presente che gli amministratori Dott.ri .... ....svolgono per conto proprio in qualità di .... attività consistente in ....concorrente a quella della società e che, pertanto, trovandosi in una situazione di evidente conflitto di interessi, occorre procedere alla revoca e al conseguente rinnovo delle cariche sociali, non avendo i medesimi effettuato alcuna comunicazione di merito nel termine loro indicato come da .... . Ricorda che in base all'art ....dello statuto e ai sensi di legge, la competenza alla nomina dei componenti del consiglio di amministrazione è dell'assemblea. Il Presidente fa altresì presente che l'odierno consiglio di amministrazione è composto da numero ....amministratori nominati dall'assemblea e che l'intervenuta revoca del Dott. ....e del Dott. ....fa venire meno la maggioranza dei consiglieri di nomina assembleare. Si propongono quali nuovi consiglieri .... L'assemblea all'unanimità, con voto espresso mediante .... DELIBERA 1) Di revocare gli amministratori Dott.ri .... 2) Di nominare quali amministratori: - Dott. .... - Dott. .... - .... Di determinare in Euro ....il corrispettivo per l'intera durata dell'incarico. Null'altro essendovi da deliberare, la riunione è sciolta alle ore .... Il Segretario .... Il Presidente ....
Se la revoca non è inserita nell'ordine del giorno, può essere deliberata ugualmente (App. Bologna 4 marzo 1995); di diverso avviso altro orientamento, per cui in assenza di esplicita indicazione nell'ordine del giorno, la revoca può essere deliberata solo in occasione dell'esame del bilancio (Trib. Verona, 10 novembre 1989). CommentoI primi amministratori sono nominati nell'atto costitutivo. Successivamente la loro nomina compete all'assemblea ordinaria, salve le deroghe specificate dalla legge e sempre che lo statuto non attribuisca tale competenza all'assemblea straordinaria. La legge o l'atto costitutivo possono riservare la nomina di uno o più amministratori allo Stato o ad enti pubblici. Durante la vita sociale la nomina dei componenti l'organo amministrativo spetta all'assemblea. Le norme che attribuiscono tale potere all'assemblea o agli amministratori rimasti in carica sono inderogabili; ne consegue, che detto potere non può essere attribuito ad un organo diverso. Non possono essere nominati amministratori e se nominati decadono dall'ufficio, l'interdetto, l'inabilitato, il fallito o chi è stato condannato ad una pena che comporta l'interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici o l'incapacità di esercitare uffici direttivi. Ipotesi queste di decadenza ed ineleggibilità contemplate dall'art. 2382 c.c. La differenza tra l'ineleggibilità e la decadenza risiede nel momento temporale o, per meglio dire, nell'efficacia: - l'ineleggibilità ricorre quando la causa è precedente alla nomina e se pure rilevata successivamente all'elezione, produce effetti ex tunc; - la decadenza sopravviene durante lo svolgimento della funzione e produce effetti ex nunc. Dalle cause di ineleggibilità e di decadenza vanno distinte quelle di incompatibilità. Esse non rendono invalida la nomina dell'amministratore ma impongono al medesimo di scegliere una delle cariche o professioni considerate incompatibili. Sono cause di incompatibilità le ipotesi disciplinate dall'art. 2390 c.c. in forza del quale gli amministratori non possono assumere la qualità di soci illimitatamente responsabili in società concorrenti, né esercitare un'attività concorrente per conto proprio o di terzi, né essere amministratori o direttori generali in società concorrenti, salva autorizzazione dell'assemblea. La norma da ultimo richiamata tutela la società da possibili casi di conflitto di interesse con gli amministratori mirando ad evitare che i medesimi durante il loro ufficio si trovino a svolgere attività che li pongano in situazioni di dannoso o pericoloso antagonismo (Cass. n. 3091/1975). Ai fini della corretta applicazione della disposizione occorre distinguere tra attività e singoli atti di concorrenza. L'art. 2390 c.c., infatti, non trova applicazione nel caso in cui l'amministratore compia singoli e sporadici atti concorrenziali rispetto alla società; si applica, piuttosto, nell'ipotesi in cui le operazioni concorrenziali risultino compiute con sistematicità e preordinazione. L'incompatibilità in esame, non è di per sé causa di decadenza, ma può costituire inadempimento idoneo a legittimare la revoca. Gli amministratori cessano dunque non solo per scadenza del termine, ma anche per dimissioni, decadenza, morte o revoca. Per quanto concerne in modo particolare la revoca, il legislatore prevede tre ipotesi di revoca degli amministratori: - la revoca con provvedimento giudiziario per irregolarità particolarmente gravi e violazione dei doveri da parte degli amministratori. Il tribunale nomina, in detti casi, un amministratore giudiziario, determinandone i poteri e la durata; - la revoca ope legis. Un tipico caso è quello della revoca determinata dall'azione sociale di responsabilità. La deliberazione dell'azione comporta la revoca dall'ufficio degli amministratori contro cui è proposta, se assunta con il voto favorevole di almeno un quinto del capitale sociale (art. 2393, comma 5, c.c.). In tal caso gli amministratori revocati conservano, fino alla loro sostituzione, i poteri di ordinaria amministrazione e il potere di convocare e presiedere l'assemblea per la trattazione degli affari urgenti (Trib. Milano 22 marzo 1993); - la revoca da parte dell'assemblea. L'assemblea ordinaria può deliberare la revoca degli amministratori in qualunque momento, anche se gli amministratori sono nominati nell'atto costitutivo. Il potere di revoca è considerato inderogabile, non può essere limitato da clausole statutarie né può formare oggetto di rinuncia da parte dell'assemblea. Lo statuto può prevedere cause particolari di revoca degli amministratori. La delibera di revoca ha efficacia immediata, ne consegue che l'assemblea deve provvedere alla sostituzione degli amministratori revocati, privi di ogni potere. Quanto alla giusta causa su cui la revoca è fondata, non deve necessariamente trattarsi del compimento di atti dolosi o colposi da parte dell'amministratore; è sufficiente che sopravvengano fatti tali da compromettere il rapporto fiduciario che lega gli amministratori alla società. Detti fatti possono ora riguardare la persona dell'amministratore, ancora meglio la sua condotta, ora riferirsi a circostanze non integranti un inadempimento dell'amministratore, ma idoneo, tuttavia, ad influire negativamente sulla prosecuzione del rapporto. L'amministratore può essere revocato anche in assenza di una motivazione: in questo caso egli può agire per chiedere il risarcimento del danno, dandone prova. È legittima la clausola che esclude il risarcimento dei danni per gli amministratori revocati senza giusta causa. Per la prassi notarile detta clausola è opponibile soltanto agli amministratori nominati successivamente alla sua adozione (Comitato Triveneto dei Notai, Massima H.C.10 del 2006). Obbligata al risarcimento, in generale, è la società; l'obbligo, tuttavia, può gravare anche sui singoli soci. In tal caso gli amministratori revocati conservano fino alla loro sostituzione i poteri di ordinaria amministrazione e il potere di convocare e presiedere l'assemblea per la trattazione degli affari urgenti (Trib. Milano 22 marzo 1993). La revoca è, invece, implicita quando è effetto di una delibera dell'assemblea avente un ordine del giorno diverso, ma che comporta di fatto la revoca: tipico è il caso della delibera che riduce il numero dei consiglieri o che nomina un nuovo consiglio. Sul rapporto tra revoca da parte di ente pubblico e privato, cfr. Cass. SS. UU. 16335/2019, secondo cui “La società il cui capitale è detenuto in tutto o in parte da un ente pubblico non muta la sua natura di soggetto privato dal momento che il suo rapporto con l'ente è di assoluta autonomia. Ne consegue che quando l'ente pubblico nomina e revoca gli amministratori della società non esercita un potere autoritativo ma l'ordinario potere dell'assemblea quindi le controversie in tema di nomina e revoca degli amministratori di società a partecipazione pubblica competono alla giurisdizione ordinaria”. E ancora,Cass. a SS. UU. (n. 29078/2019) in merito al rapporto tra la revoca dell'amministratore di ente pubblico rispetto alla revoca dell'amministratore di ente privato: “L'amministratore revocato dall'ente pubblico, come l'amministratore revocato dall'assemblea dei soci, può chiedere al giudice ordinario solo la tutela risarcitoria per difetto di giusta causa, a norma dell'art. 2383 c.c., non anche la tutela “reale” per reintegrazione nella carica, in quanto l'art. 2449 c.c. assicura parità di “status” tra amministratori di nomina assembleare e amministratori di nomina pubblica”. |