Clausola statutaria che prevede l'amministrazione congiuntivaInquadramentoNella s.r.l. sono previsti tre modelli di amministrazione: l'amministratore unico, il consiglio di amministrazione e l'amministrazione disgiuntiva o congiuntiva di tutti o alcuni soci. In tale ultima ipotesi gli amministratori assumeranno le decisioni a maggioranza oppure alla unanimità ai sensi dell'art. 2258 c.c. Formula
CLAUSOLA STATUTARIA Gli amministratori devono agire congiuntamente [1] tra loro sia per le operazioni di ordinaria sia per quelle di straordinaria amministrazione. Per le suddette operazioni, dunque, è necessario il consenso di tutti i componenti l'organo medesimo, a meno che non vi sia l'urgenza di evitare un danno alla società. La clausola statutaria con la quale si prevede che l'amministrazione sia affidata congiuntamente a più persone è ammissibile anche qualora preveda che gli amministratori possano essere non soci (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.11). CommentoAi sensi del comma 3 dell'art. 2475 c.c. l'atto costitutivo può prevedere che l'amministrazione affidata a più persone possa dalle medesime essere esercitata disgiuntamente oppure congiuntamente. La previsione dell'atto costitutivo di affidare l'amministrazione congiuntamente oppure disgiuntamente anziché in forma collegiale ex art. 2475, comma 3, c.c. può anche non prevedere in concreto quale forma di amministrazione non collegiale viene adottata, congiunta o disgiunta, rimettendo tale determinazione alla decisione dei soci aventi ad oggetto la nomina degli amministratori (Comitato Triveneto dei Notai I.C.1, Massima I.C.1). In dette ipotesi si applicano rispettivamente gli articoli 2257 e 2258 c.c., vale a dire, la disciplina dettata per le società di persone. I due sistemi (amministrazione congiunta e disgiunta) in verità possono essere tra loro combinati determinando così operazioni per le quali è richiesto il consenso congiunto ed altre per le quali gli amministratori possono agire disgiuntamente. Nella ipotesi di amministrazione congiunta, l'atto costitutivo può, inoltre, prevedere che per determinati atti sia necessario il consenso non di tutti ma solo della maggioranza degli amministratori, fatta salva sempre la possibilità riconosciuta a ciascun amministratore di provvedere autonomamente. Nella disciplina della società semplice detta maggioranza si determina secondo la parte attribuita a ciascun socio negli utili. Nel caso della società a responsabilità limitata è dubbio come detta maggioranza vada calcolata: se per quote di interesse, per teste, oppure, in base alle quote di capitale. Sicuramente qualora l'atto costitutivo preveda che gli amministratori debbano essere anche soci è ammissibile una clausola con la quale si stabilisca che l'amministrazione sia affidata congiuntamente a più persone con decisioni da prendersi a maggioranza in base alla partecipazione al capitale (così Comitato Triveneto dei Notai Massima I.C.13). Viceversa, nel silenzio dello statuto, opererà il rinvio all'art. 2258 c.c. e, pertanto, tale maggioranza dovrà essere calcolata per teste (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.12). La maggioranza andrà calcolata per teste anche in presenza di una clausola statutaria con la quale si preveda che gli amministratori possano essere non soci ovvero non tutti i soci siano amministratori (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.14). Se la clausola specifica soltanto che l'amministrazione debba essere congiunta senza null'altro precisare, varrà la regola della unanimità, dovendo l'introduzione del principio maggioritario essere espressamente previsto. Anche per il sistema di amministrazione in parola vale il disposto di cui all'art. 2478, comma 1, n. 3 c.c. per cui le decisioni degli amministratori vanno trascritte nell'apposito libro. Quello dell'amministrazione congiunta è un modello che garantisce l'unità della gestione sociale, ma che può andare a svantaggio della immediatezza e della rapidità delle decisioni. Proprio al fine di evitare il ritardo nel compimento di atti che a volte necessitano di immediata esecuzione per la società, l'art. 2258, comma 3, c.c. pone un'eccezione alla regola dell'amministrazione congiuntiva stabilendo che è possibile che ogni singolo amministratore compia l'atto da solo quando vi sia urgenza di evitare un danno alla società, cioè quando sia necessario evitare un danno patrimoniale alla società. L'art. 2475, ultimo comma, c.c. fa salva una serie di materie per le quali le decisioni dell'organo amministrativo devono comunque essere adottate collegialmente. Per dette materie non è possibile però una clausola che preveda la unanimità dei consensi (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.6). Nelle materie in discorso sembrerebbe escluso anche il sistema gestionale dell'amministrazione congiuntiva a maggioranza dal momento che essa consente la raccolta del consenso all'interno della sola maggioranza, non ritendendosi indispensabile la consultazione di tutti gli amministratori. In una recente Massima del Consiglio Notarile di Milano (Massima n. 183/2019) pone il limite tra decisione degli amministrazioni soci e gli amministratori non soci in rapporto all'art. 2475 c.c.. L'art. 2475, comma 1, c.c., là dove dispone che la “gestione dell'impresa […] spetta esclusivamente agli amministratori, i quali compiono le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale”, non consente allo statuto di attribuire a soci non amministratori il potere di dare diretta esecuzione a decisioni afferenti la gestione della società. Conseguentemente, mentre devono ritenersi legittime le clausole statutarie che attribuiscano a soci non amministratori, come diritto collettivo ai sensi dell'articolo 2479 c.c. o come diritto particolare ai sensi dell'articolo 2468, comma 3, c.c., poteri decisionali inerenti la gestione dell'impresa, devono considerarsi invece incompatibili con il disposto di legge le clausole statutarie che attribuiscano a soci non amministratori il diritto o il potere di dare diretta esecuzione alle decisioni gestionali assunte dagli aventi diritto. Per parte della dottrina resterebbe altresì escluso nelle materie di cui all'art. 2475, ultimo comma, c.c. anche il ricorso al sistema di amministrazione congiuntiva alla unanimità stante il rischio di stallo decisionale in ambiti così rilevanti per la vita sociale. |