Clausola dell'atto costitutivo di s.r.l. che affida l'amministrazione a soggetti non soci

Gaetano Vladimiro Colonna

Inquadramento

Nella società a responsabilità limitata è possibile affidare l'amministrazione a soggetti non soci, qualora nell'atto costitutivo sia presente apposita clausola in tale senso.

Formula

CLAUSOLA DELL'ATTO COSTITUTIVO DI SRL CHE AFFIDA L'AMMINISTRAZIONE A SOGGETTI NON SOCI

ART.

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L'amministrazione [1] della Società potrà essere affidata anche a soggetti non soci [2] .

Non possono essere nominati a comporre l'organo amministrativo coloro che si trovano nelle condizioni previste dall'art. 2382 c.c. e, qualora ugualmente nominati, decadono dall'ufficio.

Non è possibile che una S.r.l. adotti sistemi di amministrazione alternativi rispetto a quello tradizionale, quali il sistema monistico o dualistico previsti per le spa.

Nelle S.r.l. è possibile modulare il sistema di amministrazione in molteplici tipologie: si può creare un consiglio di amministrazione o un amministratore unico; un organo amministrativo pluripersonale non collegiale con poteri congiunti, disgiunti o congiunti soltanto per alcune materie.

In ogni caso possono essere amministratori della società soci o non soci se l'atto costitutivo lo consente.

Commento

Il sistema di amministrazione delle s.r.l. è caratterizzato da un ampio margine di flessibilità che consente a questo tipo di società di modularlo in molteplici direzioni, fino ad arrivare, in alcuni casi, ad assumere i caratteri dei sistemi di amministrazione tipici delle società a base personale, pur mantenendo il beneficio della limitazione di responsabilità.

Sarà così possibile affidare l'amministrazione ad un amministratore unico; ad un consiglio di amministrazione; ad un organo pluripersonale non collegiale destinato ad operare congiuntamente o disgiuntamente; a soggetti soci o a soggetti non soci. Per poter affidare l'amministrazione a non soci è però sempre necessaria un'apposita previsione statutaria in tal senso che potrebbe, comunque, desumersi in modo implicito dalla scelta di nominare come primi amministratori soggetti non soci.

Manca, infatti, nelle s.r.l. una norma analoga a quella dettata per le spa dall'art. 2380-bis c.c. che sancisce la competenza esclusiva degli amministratori sulla gestione della società; ciò dipende dal fatto che mentre nella spa si è in presenza di una rigida struttura corporativa, nella S.r.l. l'organizzazione dipende sostanzialmente dall'autonomia statutaria, libera come detto, di modularsi secondo sistemi di amministrazione non corporativi.

Conferma di quanto precede si ritrova nell'art. 2479 c.c. che, oltre a riconoscere all'autonomia statutaria la possibilità che i soci si riservino materie che diversamente non sarebbero di loro competenza, permette agli stessi, che rappresentino il terzo del capitale sociale, di sottoporre all'approvazione dei soci anche materie rientranti nella gestione della società.

Al momento in cui la società si costituisce l'atto costitutivo deve indicare i primi amministratori; la relativa clausola può avere il contenuto più vario: può ad esempio limitarsi alla nomina riservando ad una successiva decisione dei soci le concrete modalità di funzionamento, oppure, può indicare un numero minimo e massimo di amministratori, o ancora, attribuire a singoli soci particolari diritti attinenti l'amministrazione; in mancanza di esplicita previsione sull'amministrazione essa è automaticamente affidata a tutti i soci.

Durante la vita della società l'organo amministrativo viene nominato con una decisione dei soci, sia in sede assembleare, sia in sede extra assembleare (consultazione o consenso scritto).

La prassi notarile ha in diverse occasioni ribadito che anche qualora si optasse per un sistema che affidi l'amministrazione a tutti i soci, ciò non di meno occorrerebbe la presenza di un organo amministrativo, posto che la S.r.l. è pur sempre una società di capitali e dato che le qualifiche di socio e di amministratore, anche quando sono rivestite dagli stessi soggetti, restano sempre distinte (così Comitato Triveneto dei Notai Massima I.C.3).

Nel caso poi di coamministrazione a maggioranza affidata a soggetti non soci, la prassi notarile ha evidenziato che in tali casi la maggioranza andrà calcolata per teste, salva la possibilità di stabilire statutariamente che una serie di atti di gestione siano riservati alla competenza delle decisioni dei soci, nel quale ultimo caso la maggioranza andrà invece calcolata in base alla partecipazione al capitale sociale (cfr. Comitato Triveneto dei Notai Massima I.C.14).

La nomina va comunicata al soggetto prescelto ed è seguita dall'accettazione di costui, in modo espresso, tacito o per fatti concludenti. Una volta accettata, la nomina acquista efficacia nei confronti della società e dei soci e va pubblicizzata nel Registro delle imprese nei successivi trenta giorni.

Emerge da quanto esposto fin qui che l'organo amministrativo gode di una competenza di carattere generale in materia di gestione della società, mentre i soci godono di una competenza speciale nelle materie loro riservate dall'atto costitutivo o dalla legge, salvo che lo statuto non ripartisca tali competenze in modo differente e salve le materie inderogabilmente di competenza dell'organo amministrativo.

A prescindere dal modello di amministrazione adottato, vi sono talune materie che devono necessariamente essere decise dall'organo amministrativo in forma collegiale, come la redazione del progetto di bilancio, la redazione dei progetti di fusione e scissione e, infine, l'aumento di capitale delegato all'organo amministrativo. La prassi notarile ha rilevato che, nelle materie sopra elencate, sarebbe illegittima una clausola statutaria che imponesse l'unanimità dei consensi (cfr. Comitato Triveneto dei Notai Massima I.C.6).

Secondo la Massima n. 183/2019, l'art. 2475 comma 1 c.c., là dove dispone che la “gestione dell'impresa … spetta esclusivamente agli amministratori, i quali compiono le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale”, non consente allo statuto di attribuire a soci non amministratori il (solo) potere di dare diretta esecuzione a decisioni afferenti la gestione della società (decisioni che, dunque, potrebbero adottare). Conseguentemente – proseguono i notai milanesi – mentre devono ritenersi legittime le clausole statutarie che attribuiscano a soci non amministratori, come diritto collettivo ai sensi dell'art. 2479 c.c. o come diritto particolare ai sensi dell'art. 2468 comma 3 c.c., poteri decisionali inerenti la gestione dell'impresa, devono considerarsi invece incompatibili con il disposto di legge le clausole statutarie che attribuiscano a soci non amministratori il diritto o il potere di dare diretta esecuzione alle decisioni gestionali assunte dagli aventi diritto.

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