Clausola statutaria che prevede l'amministrazione disgiuntiva nella s.r.l.

Gaetano Vladimiro Colonna
aggiornato da Giuliana Migliorati

Inquadramento

Nella s.r.l. sono previsti tre modelli di amministrazione: l'amministratore unico, il consiglio di amministrazione e l'amministrazione congiuntiva (di tutti o alcuni soci) o disgiuntiva, affidata dunque ad una pluralità di soggetti che agiscono individualmente.

Formula

CLAUSOLA STATUTARIA

I componenti dell'organo amministrativo compiono operazioni di ordinaria e di straordinaria amministrazione disgiuntamente tra loro. Ciascun amministratore può opporsi all'operazione che un altro amministratore voglia compiere. Sull'opposizione decidono i soci [1] , con le maggioranze previste dal presente statuto all'art. .... [2] .

[1]In assenza di previsione statutaria, la competenza a decidere sull'opposizione spetta a tutti i soci, compresi i soci non amministratori (Comitato Triveneto dei Notai 2004, Massima I.C.8).

[2]In assenza di diversa disposizione statutaria, in ipotesi di amministrazione plurima disgiuntiva, la competenza a decidere sulla opposizione che ciascun amministratore può sollevare contro l'operazione che un altro amministratore intende concludere, spetta a tutti i soci con decisione adottata ai sensi dell'art. 2479 c.c., con maggioranza calcolata in base alla partecipazione al capitale sociale (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.10).

Commento

Ai sensi del comma 3 dell'art. 2475 c.c. l'atto costitutivo può prevedere che l'amministrazione affidata a più persone possa dalle medesime essere esercitata disgiuntamente oppure congiuntamente.

In dette ipotesi si applicano rispettivamente gli articoli 2257 e 2258 c.c., vale a dire, la disciplina dettata per le società di persone con la conseguenza che sarà consentito cumulare i vantaggi connessi ad una gestione personale dell'impresa con il beneficio della responsabilità limitata, almeno nel caso in cui la gestione della società non sia affidata a soggetti estranei alla compagine sociale.

La previsione statutaria di affidare l'amministrazione congiuntamente oppure disgiuntamente agli amministratori anziché in forma collegiale ex art. 2475, comma 3 c.c. può anche rimettere la relativa determinazione alla decisione dei soci avente ad oggetto la nomina degli amministratori senza specificare in concreto se si tratti di amministrazione disgiuntiva o congiuntiva (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.1).

I due sistemi (amministrazione congiunta e disgiunta) in verità possono essere tra loro combinati determinando così operazioni per le quali è richiesto il consenso congiunto ed altre per le quali gli amministratori possono agire disgiuntamente.

Nel caso di amministrazione disgiuntiva, ad eccezione degli atti per cui è richiesta una decisione in forma collegiale, ciascun amministratore può compiere in piena autonomia gli atti di gestione e di rappresentanza che siano nell'interesse della società. Salva diversa previsione statutaria, non incombe sull'amministratore alcun obbligo di richiedere il consenso o il parere degli altri amministratori, né tanto meno oneri di informativa. Ciò nonostante ciascun amministratore non è esentato da un obbligo di comunicazione preventiva con riguardo al compimento di operazioni particolarmente importanti o, d'altra parte, dal dovere di chiedere informazioni in ordine ad operazioni da eseguirsi, anche in vista dell'esercizio del diritto di opposizione di cui in appresso.

Il sistema di amministrazione disgiuntiva se da una parte offre il vantaggio della rapidità delle decisioni, dall'altra, espone al pericolo che vengano compiute dal singolo amministratore operazioni non proficue per la società all'insaputa degli altri amministratori. Proprio per questo motivo, è data la possibilità a ciascun amministratore, anche non socio, di opporsi al compimento di un atto di altro amministratore prima ancora che l'operazione sia compiuta. È vero anche, però, che detto correttivo se ha ragion d'essere nelle società di persone, non è sempre idoneo a scongiurare nella s.r.l. il rischio di abusi, posto il differente regime di responsabilità per le obbligazioni sociali previsto per ciascun tipo sociale: illimitata nelle società di persone, sempre limitata nella s.r.l.. Si reputa, comunque, opportuno che detto diritto di opposizione venga esercitato mediante comunicazione scritta destinata agli altri amministratori ed ai soci titolari del diritto di decidere sull'opposizione.

A tale ultimo riguardo si dubita su chi sia effettivamente legittimato a decidere sulla fondatezza della opposizione, in mancanza di diversa previsione statutaria: se la maggioranza dei soci secondo la quota spettante a ciascuno di essi negli utili o secondo le quote di capitale sociale, oppure, la maggioranza dei soci calcolata per teste. Posto però che nella s.r.l. i diritti sociali, ai sensi dell'art. 2468, comma 2 c.c., spettano ai soci in misura proporzionale alla partecipazione da ciascuno posseduta, l'orientamento giurisprudenziale prevalente ritiene che detta maggioranza vada calcolata per quote di capitale e non sulla base della partecipazione agli utili ex art. 2257 c.c. (così anche Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.7).

Qualora, tuttavia, lo statuto prenda posizione sul punto e l'amministrazione venga affidata anche ad estranei, sarà opportuno prevedere che la maggioranza venga calcolata per capi o con altro criterio idoneo che non sia quello previsto dall'art. 2257 c.c. (maggioranza calcolata secondo la quota spettante negli utili).

Lo statuto potrà altresì affidare la decisione sull'opposizione solo ad alcuni soci, muniti del relativo diritto particolare di cui all'art. 2468, comma 3, c.c., oppure, ad uno o più amministratori. In quest'ultimo caso la relativa clausola statutaria dovrà, per la prassi notarile, prevedere che la decisione sia adottata con la maggioranza calcolata per teste, soprattutto quando lo statuto contempla la possibilità che gli amministratori possano non essere soci o, comunque, che non tutti i soci siano anche amministratori (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.9).

L'operazione compiuta nonostante l'opposizione rimane valida, ma la società può agire nei riguardi dell'amministratore agente con l'azione di responsabilità.

Secondo la Cass. n. 27761/2018, “In tema di società a responsabilità limitata, nel regime anteriore alla riforma di cui al d. lgs. n. 6 del 2003 il modello organizzativo dell'amministrazione disgiuntiva non era incompatibile con la contemporanea presenza di un consiglio di amministrazione, potendo tale organo utilmente svolgere funzioni di trasmissione e raccolta delle informazioni, coordinamento decisionale e controllo sull'operato dei singoli amministratori, salva la possibilità, in caso di divergenza di opinioni, di riportare le decisioni in assemblea o di far operare misure di tutela esterna, quale la denunzia all'autorità giudiziaria ex art. 2409 c.c. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che, in un caso di s.r.l. il cui atto costitutivo prevedeva la presenza di un consiglio di amministrazione, ma un regime di amministrazione disgiuntiva, aveva ugualmente ravvisato la responsabilità per "culpa in vigilando" di uno dei due amministratori per omesso controllo sull'operato illecito dell'altro amministratore)”.

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