Clausola statutaria che attribuisce ai soci di s.r.l. competenze amministrative

Gaetano Vladimiro Colonna

Inquadramento

La gestione della società nella s.p.a. spetta esclusivamente agli amministratori; nella s.r.l., invece, i soci non solo decidono sulle materie riservate alla loro competenza dall'atto costitutivo, ma ai medesimi è possibile riservare tutta la gestione dell'impresa sociale con la conseguenza che ciascun socio è titolare della carica di amministratore.

Formula

CLAUSOLA STATUTARIA

ART. ....

Sono di competenza dei soci:

- L'approvazione del bilancio e la distribuzione degli utili

- La nomina degli amministratori se prevista nell'atto costitutivo

- Le modifiche dell'atto costitutivo

- La nomina dei sindaci e del Presidente del Collegio sindacale o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti ai sensi di legge

- La decisione di compiere operazioni comportanti una sostanziale modifica dell'oggetto sociale [1] determinato nell'atto costitutivo o che comportano una rilevante modificazione dei diritti dei soci

- Le decisioni che uno o più amministratori sottopongono alla loro approvazione

- Le decisioni sugli argomenti per i quali i soci che rappresentino almeno un terzo del capitale sociale richiedano l'approvazione mediante una decisione dei soci

- Le decisioni relative alla cessione o all'affitto dell'azienda sociale [2]

- Le decisioni riguardanti la vendita di immobili di proprietà sociale

- L'autorizzazione all'organo amministrativo in ordine al compimento da parte di quest'ultimo delle seguenti operazioni: ....

[1]Ad esempio: l'acquisto di un'altra azienda, il conferimento della propria azienda in un'altra azienda, etc..

[2]Nel caso in cui l'atto costitutivo riservi alla competenza dei soci il potere di adottare direttamente decisioni riguardanti l'amministrazione, è opportuno che la clausola preveda espressamente anche il diritto degli amministratori di manifestare il loro eventuale dissenso rispetto alla decisione, così da evitare la responsabilità solidale ex art. 2476 c.c., e che preveda, altresì, la facoltà di non eseguire l'operazione nell'ipotesi in cui il dissenso provenga dall'organo amministrativo (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.5).

Commento

Sono in ogni caso di competenza dei soci ai sensi dell'articolo 2479, comma 2, c.c.:

- l'approvazione del bilancio e la distribuzione degli utili;

- la nomina degli amministratori se prevista nell'atto costitutivo;

- le modifiche dell'atto costitutivo;

- la nomina dei sindaci e del presidente del Collegio sindacale o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti ai sensi di legge;

- la decisione di compiere operazioni comportanti una sostanziale modifica dell'oggetto sociale determinato nell'atto costitutivo o che comportano una rilevante modificazione dei diritti dei soci.

Una eventuale clausola statutaria diretta ad attribuire la competenza decisionale sulle predette materie a soggetti non soci, sarebbe da considerarsi nulla, posto che la precisione normativa in oggetto ha natura inderogabile.

La competenza decisionale, tuttavia, può estendersi a tutti gli argomenti devoluti ai soci dall'atto costitutivo o dai soci che rappresentino almeno un terzo del capitale sociale, oppure, da uno o più amministratori. Secondo la maggioranza della dottrina, il quorum del terzo del capitale sociale può non solo essere innalzato ma anche abbassato (Consiglio Notarile di Milano, Massima n. 79).

Di regola, in assenza di una diversa previsione statutaria, le competenze relative alla gestione della società spetteranno agli amministratori, rimanendo in capo ai soci il potere di decidere su tutte le materie che non rientrino nella competenza dell'organo amministrativo. L'autonomia privata, tuttavia, sembra libera di modellare l'assetto dei poteri decisionali nella maniera più opportuna. Ad esempio, nel caso lo statuto preveda di attribuire funzioni gestorie direttamente ai soci, ciò non comporterà affatto che essi acquisiscano la qualità di amministratori, ma più semplicemente significa che costoro assumeranno responsabilità illimitata nel caso previsto dall'art. 2476, comma 7, c.c. (autorizzazione di atti dannosi per la società) (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.4).

Fuori da quest'ultima ipotesi, nulla impedisce che lo statuto attribuisca il potere di gestire l'impresa sociale a tutti i soci come nelle società di persone. In tal caso i soci decideranno nei modi di cui all'art. 2475 c.c. sulle materie attinenti alla gestione, nei modi di cui agli artt. 2479 e 2479-bis c.c., con riferimento alle altre materie ricomprese nella loro competenza.

Si discute se le decisioni dei soci in materia di atti di gestione, ove si rivelino pregiudizievoli per la società, consentano agli amministratori che ne hanno dato esecuzione, di esentarsi da responsabilità. L'opinione dominante ritiene che gli amministratori abbiano non solo la facoltà, ma anche il dovere di rifiutare l'esecuzione di decisioni contra legem e che, pertanto, le uniche decisioni dei soci inidonee a fondare una responsabilità degli amministratori che le hanno eseguite, siano quelle aventi contenuto legittimo. Per quanto detto è opportuno che la clausola statutaria che attribuisce alla competenza dei soci il potere di compiere direttamente atti gestori, preveda, altresì, il diritto degli amministratori di esprimere il proprio dissenso, allo scopo di evitare la responsabilità solidale prevista dall'art. 2476, comma 7, c.c. (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.5).

A prescindere dal sistema di amministrazione adottato e anche laddove si preveda statutariamente che l'amministrazione spetti a tutti i soci, la natura di società di capitali della s.r.l., presuppone necessariamente la presenza formale di un organo amministrativo posto che le qualifiche di socio e di amministratore restano distinte pur se rivestite dagli stessi soggetti (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.C.3).

L'atto costitutivo può, inoltre, riconoscere ai singoli soci diritti particolari attinenti l'amministrazione della società (art. 2468, comma 3, c.c.). Detti diritti non possono appartenere a chi non è più socio o deve ancora diventarlo ed è illegittima una diversa previsione dell'atto costitutivo (Comitato Trivento dei Notai, Massima I.I.11).

L'inserimento della clausola attributiva dei diritti particolari durante la vita sociale per parte della dottrina necessita del consenso unanime di tutti i soci, salva diversa previsione statutaria.

Tipici esempi di diritti particolari attinenti all'amministrazione della società attribuibili ai soci, sono:

- decidere determinati atti di gestione;

- subordinare al voto favorevole del socio determinate decisioni (iscrizione di ipoteche su immobili sociali, alienazioni di immobili);

- nominare e/o revocare uno o più amministratori (anche se è dubbio che detta facoltà possa qualificarsi come materia gestoria);

- nominare uno o più sindaci o revisori.

L'attribuzione di diritti particolari ai sensi dell'art. 2368, terzo comma, pur se non autorizza la creazione di categorie di quote munite di diritti diversi, consente, tuttavia, l'attribuzione di esse a singoli soci individuati nominativamente, oppure, a categorie di soci accomunati da caratteristiche omogenee (Comitato Triveneto dei Notai, Massima I.I.9).

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