Il reato di appropriazione indebita in relazione al contratto atipico di allotment

Cristina Ingrao
20 Novembre 2018

In relazione al contratto atipico di allotment, che ha delle particolari caratteristiche, è possibile configurare il reato di appropriazione indebita a carico del tour operator?
Massima

In relazione al contratto di allotment, nell'ipotesi in cui, oltre alla ricezione e gestione della prenotazione del turista si accompagni anche l'attività di incasso del corrispettivo dovuto, in cui le somme vengono percepite per conto del proprietario, previa detrazione della commissione di gestione delle camere nel periodo assegnato, il tour operator non ha alcun titolo all'incasso, che non sia l'obbligo di riversarle successivamente al proprietario. Pertanto, in tali casi, il contratto di allotment rientra nell'ipotesi del mandato, con la conseguenza che il mancato versamento delle somme dal tour operator alla proprietà delle strutture integra il reato di appropriazione indebita, di cui all'art. 646 c.p.

Il caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte di appello di Firenze, di conferma della condanna pronunciata dal tribunale di primo grado, nei confronti di S.J., in ordine al reato di appropriazione indebita, ascritto allo stesso.

Il ricorrente veniva ritenuto colpevole di essersi impossessato di somme di denaro spettanti alla proprietaria S. s.r.l., titolare di immobili concessi in affitto, per brevi periodi, a turisti dall'imputato, legale rappresentante della Compagnia Viaggi T. T. T.

Proponeva ricorso per cassazione il S., deducendo la violazione dell'art. 606, lett. b), c.p.p., in relazione all'art. 646 c.p., posto che nel contratto di allotment il tour operator acquista dalla titolare degli appartamenti la disponibilità delle camere per un certo periodo, con facoltà di recesso entro una certa data, e ciò indipendentemente dai rapporti che si instaurano tra il turista fruitore dei servizi ed il tour operator, la cui attività, in questa seconda fase, è estranea al regime del mandato. Infatti, le somme versate dal turista al tour operator sono da questi ricevute in forza di un autonomo contratto e non per conto della proprietaria dell'immobile.

Da ciò, seconda la difesa, discendeva la non configurabilità della appropriazione indebita e l'annullamento della sentenza impugnata.

La questione

Il contratto di allotment è un contratto atipico fra operatori turistici, rientrante nel novero dei contratti di servizi turistici, con il quale il tour operator acquista in anticipo la disponibilità della capacità ricettiva in strutture di soggiorno.

Il reato di appropriazione indebita, invece, è previsto dall'art. 646 c.p., secondo cui “Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a milletrentadue euro.

Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata”.

La questione giuridica che sottende al caso in esame è la seguente: in relazione al contratto atipico di allotment, che ha delle particolari caratteristiche, è possibile configurare il reato di appropriazione indebita a carico del tour operator?

Le soluzioni giuridiche

La Suprema Corte, in relazione al caso di specie, ritiene infondato il ricorso.

Per giungere a tale soluzione innanzitutto ricostruisce la natura dei rapporti instaurati tra le parti in base al contratto allotment posto in essere fra le stesse, che riprende quella fornita dalla Corte di Appello.

In particolare, in forza di tale rapporto atipico, la proprietaria degli alloggi dà mandato all'imputato di gestire i rapporti con i clienti delle strutture ricettive, assegnando al tour operator una esclusiva su un dato numero di camere, per un certo periodo temporale. Inoltre, il tour operator è anche incaricato di incassare il prezzo corrispondente ai servizi forniti ai turisti e trasmetterlo a chi ha la proprietà, detratta la propria commissione.

In altri termini, con il contratto di allotment il proprietario viene esentato dagli oneri relativi alla ricerca ed alla individuazione dei turisti fruitori dei servizi, oneri che, invece, il tour operator gestisce in proprio, a volte insieme ad altre attività, quale quella di ricezione dei turisti, di gestione del periodo di permanenza e di incasso del corrispettivo.

Nell'ipotesi in cui oltre alla ricezione e gestione della prenotazione del turista si accompagni anche l'attività di incasso del corrispettivo dovuto, proprio perché le somme vengono percepite per conto del proprietario, previa detrazione della commissione di mediazione e gestione delle camere nel

periodo assegnato, il tour operator non ha alcun titolo all'incasso, che non sia l'obbligo di riversarle successivamente al proprietario. Sotto questo profilo, pertanto, il contratto atipico in esame rientra nell'ipotesi del mandato, con la conseguenza che il mancato versamento delle somme dal tour operator (il ricorrente nel caso di specie) alla proprietà delle strutture integra il reato di appropriazione indebita, di cui all'art. 646 c.p. Così come ricostruito, con riguardo al caso in esame, dai giudici di merito.

La Suprema Corte, in motivazione, continua distinguendo questa ipotesi da quella del contratto c.d. vuoto per pieno, in cui il pagamento delle strutture dal tour operator al proprietario avviene indipendentemente ed autonomamente dai servizi ceduti ai turisti.

Solo in questo ultimo caso, precisa la Corte di cassazione, potrà dirsi che il mancato versamento del prezzo dal tour operator alla proprietà sia mero inadempimento civilistico, poiché il rapporto è del tutto indipendente ed il rischio dell'invenduto ricade proprio sul tour operator.

Nel contratto "vuoto per pieno", infatti, il tour operator acquista ad un determinato prezzo le camere della struttura turistica per un certo arco di tempo e gestisce in autonomia le attività di prenotazione, la ricezione dei turisti e l'incasso del corrispettivo da questi dovuto, che è fissato in maniera autonoma ed indipendente dal rapporto con il proprietario della struttura. Solo in questo caso, quindi, si configureranno rapporti autonomi, poichè il rapporto tra proprietà e tour operator è indipendente da quello tra quest'ultimo ed i fruitori dei servizi turistici, ed il pagamento alla proprietà non è condizionato nè alla cessione dei pacchetti turistici, nè alla percezione delle somme dagli utilizzatori. La denominazione "vuoto per pieno" deriva proprio da ciò, in quanto le somme sono dovute indipendentemente dalla presenza o meno di turisti.

Tuttavia, secondo la Suprema Corte, nel caso di specie, non si rientra in tale seconda ipotesi, in quanto ogni volta in cui l'appartamento veniva dato in affitto ai turisti, veniva data comunicazione alla proprietà, che emetteva regolare fattura alla Compagni viaggi T. T. Con la conseguenza che la tipologia contrattuale atipica risulta corrispondere proprio alla figura dell'allotment.

Nel caso in esame, infatti, i pagamenti da parte del ricorrente dovevano essere effettuati non indipendentemente dalla cessione dei servizi turistici ma solo in conseguenza degli stessi, per cui la percezione delle somme da parte del tour operator versate degli utilizzatori dei servizi avveniva in nome e per conto della proprietaria delle strutture ed il mancato versamento delle stesse configura il reato di cui all'art. 646 c.p. In questo caso, infatti, il tour operator non ha alcun titolo alla percezione del corrispettivo, dovendo riversarlo al proprietario, detratta la propria percentuale di commissione.

Osservazioni

Attraverso una ricostruzione attenta del contratto di allotment, quale quello in cui alla ricezione e gestione della prenotazione del turista si accompagna anche l'attività di incasso del corrispettivo dovuto, e in cui le somme vengono percepite per conto del proprietario, previa detrazione della commissione della gestione delle camere, e una distinzione fra questo e il contratto c.d. vuoto per pieno, in cui il pagamento delle strutture dal tour operator al proprietario avviene indipendentemente e autonomamente dai servizi ceduti ai turisti, la Suprema Corte ha correttamente configurato il reato di appropriazione indebita in capo al tour operator che incassa le somme per conto del proprietario. Ciò in quanto il primo non ha alcun titolo all'incasso, che non sia l'obbligo di riversarle successivamente al secondo.

Alle condizioni illustrate dalla Corte di cassazione in sentenza, pertanto, il reato di cui all'art. 646 c.p. è configurabile in relazione al contratto atipico di allotment.

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