La nullità del decreto penale opposto e la propagazione degli effetti invalidanti al decreto di citazione a giudizio

22 Novembre 2018

La questione in esame è la seguente: una volta emesso il decreto penale di condanna, il giudice per le indagini preliminari, qualora sia stata formulata opposizione al provvedimento monitorio, può modificare il capo di imputazione? Sottostante vi è la più ampia e rilevante questione se la nullità del decreto penale...
Massima

Il giudice per le indagini preliminari, una volta emesso il decreto penale di condanna, si spoglia dei poteri decisori sul merito dell'azione penale e non può, quindi, a seguito di opposizione, operare alcuna modifica del capo di imputazione, anche se quello contenuto nel decreto, per mero errore, riporti una contestazione del tutto diversa, anche in fatto, da quella contenuta nella richiesta del pubblico ministero.

Il caso

Il pubblico ministero chiedeva al giudice per le indagini preliminari l'emissione di un decreto penale di condanna nei confronti di Tizia imputandola di avere detenuto per la vendita prodotti caseari in stato di cattiva conservazione.

Il giudice, nell'emettere il decreto, riportava erroneamente un'imputazione diversa da quella contenuta nella richiesta, ossia l'aver detenuto per la vendita prodotti ittici sotto sale in cattivo stato di conservazione.

A seguito dell'opposizione al decreto penale, il giudice, al fine di porre rimedio al suddetto errore, emetteva il decreto di citazione a giudizio riportandovi l'imputazione originariamente formulata dal pubblico ministero nella richiesta di provvedimento monitorio.

Nelle fasi preliminari al dibattimento, la difesa eccepiva la nullità del decreto di citazione stante la difformità della contestazione in fatto in esso contenuta rispetto alla contestazione in fatto contenuta nel decreto penale opposto.

Il tribunale rigettava l'eccezione e, all'esito del giudizio, condannava Tizia per il reato di cui all'art. 5 lett. b) l. 283/1962, per aver detenuto per la vendere prodotti caseari stagionati in cattivo stato di conservazione.

Avverso la suddetta condanna, Tizia interponeva ricorso per cassazione chiedendone l'annullamento.

La Suprema Corte, censurando l'intervento manipolativo del giudice per le indagini preliminari, accoglieva il ricorso rilevando che il provvedimento monitorio era affetto da una nullità assoluta in quanto emesso in assenza dell'iniziativa del pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penale (art. 178, comma 1, lett. b) c.p.p.), che era stata esercitata per un fatto del tutto diverso; nullità che, trasmettendosi a tutti gli atti conseguenti in base al disposto dell'art. 185 c.p.p., aveva inficiato anche il decreto di citazione a giudizio.

La questione

La questione in esame è la seguente: una volta emesso il decreto penale di condanna, il giudice per le indagini preliminari, qualora sia stata formulata opposizione al provvedimento monitorio, può modificare il capo di imputazione?

Sottostante vi è la più ampia e rilevante questione se la nullità del decreto penale di condanna possa propagare effetti invalidanti anche al provvedimento introduttivo del giudizio conseguente all'opposizione al provvedimento monitorio.

Le soluzioni giuridiche

Ad avviso della sentenza in commento, l'imputazione formulata dal pubblico ministero nella richiesta di provvedimento monitorio deve rimanere ferma anche in caso di instaurazione del dibattimento a seguito di opposizione avverso il decreto penale, potendo essere modificata solo nel contraddittorio fra le parti attivando i meccanismi processuali previsti dagli artt. 516 ss. c.p.p.

Infatti, è sulla base dell'imputazione contenuta nel decreto penale che il condannato e il suo difensore scelgono se presentare o meno opposizione al provvedimento monitorio e quale strategia processuale eventualmente seguire (accedere a riti alternativi, chiedere l'oblazione oppure affrontare il dibattimento).

Si consideri, poi, che con la notificazione del decreto penale l'imputato e il suo difensore ricevono per la prima volta la contestazione del reato e, spesso, anche la notizia del procedimento, non essendo previsto l'invio dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Quindi, anche se il decreto penale deve essere revocato in caso di opposizione, esso svolge comunque la funzione di atto introduttivo del giudizio conseguente all'opposizione e l'imputazione in esso contenuta non può essere modificata, altrimenti si verifica una nullità relativa della citazione a giudizio per omessa enunciazione del fatto in forma chiara e precisa (artt. 456, comma 1, e 429, comma 1, lett. c) e 2 c.p.p.), nullità da dedursi subito dopo il compimento delle formalità relative alla costituzione delle parti.

Tuttavia, anche se la parte dovesse omettere di eccepire tempestivamente la suddetta nullità, il giudice del dibattimento dovrebbe rilevare la sussistenza di una nullità assoluta che affligge il decreto penale di condanna, essendo stato emesso in assenza dell'iniziativa del pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penale (art. 178, comma 1, lett. b) c.p.p.), esercitata per un fatto del tutto diverso.

Tale patologia si dovrebbe trasmettere a tutti gli atti conseguenti a norma dell'art. 185 c.p.p. e, dunque, anche all'atto introduttivo del giudizio.

Vedremo subito oltre che il condizionale è d'obbligo.

Osservazioni

La soluzione adottata dalla pronuncia in commento, in linea con una precedente decisione (cfr. Cass. pen., Sez. I, 24 settembre 2012, n. 42467), sembra porsi in contrasto con precedenti decisioni in relazione al più ampio e sottostante tema della rilevabilità dei vizi del provvedimento monitorio in caso di opposizione.

Occorre premettere, prima di tutto, che non convince l'idea, sostenuta nella decisione in commento, che l'inserimento nel decreto di citazione a giudizio di una imputazione diversa da quella contenuta nel decreto penale di condanna opposto ma identica a quella formulata dal pubblico ministero nella richiesta di emissione del provvedimento monitorio, comporti la nullità relativa dell'atto di vocazione in giudizio per difetto di enunciazione del fatto in forma chiara e precisa.

Invero, a seguito di opposizione il giudice del procedimento monitorio è tenuto ad emettere il decreto che dispone il giudizio immediato, nel quale deve essere riportata l'imputazione formulata dal Pubblico Ministero nell'atto di esercizio dell'azione penale. Dunque, correggendo l'errore commesso nell'emettere il decreto penale, il giudice inserisce nel decreto di citazione l'imputazione corretta e tale intervento, a prescindere da qualsiasi considerazione sulla sua legittimità, non può rendere l'imputazione imprecisa, salvo che non lo fosse fin dall'origine, ossia al momento della richiesta di emissione di decreto penale.

Piuttosto, inserendo per errore nel decreto penale di condanna un'imputazione diversa da quella formulata dal pubblico ministero, il giudice agisce in assenza dell'iniziativa di quest'ultimo nell'esercizio dell'azione penale, in violazione dell'art. 178, comma 1, lett. b) c.p.p., con la conseguenza che il decreto penale deve ritenersi affetto da una nullità assoluta, come tale rilevabile di ufficio in ogni stato e grado del procedimento.

Tale patologia propaga i suoi effetti invalidanti a tutti gli atti consecutivi che dipendono dal provvedimento monitorio, e fra questi non può che esservi il decreto di citazione a giudizio, che viene emesso a seguito dell'opposizione al decreto penale.

Tuttavia, è proprio su questo profilo che si registra una interessante rottura con l'orientamento costante della Suprema Corte, che ravvisa nell'opposizione un'iniziativa che spezza qualsiasi legame fra il decreto penale di condanna e il successivo giudizio dibattimentale, impedendo una propagazione degli effetti delle patologie che affliggono il provvedimento monitorio. Si legge, infatti, in molte pronunce che il decreto penale di condanna, una volta che sia stato ritualmente opposto, perde la sua natura di condanna anticipata e l'unico effetto che esso produce è quello di introdurre un giudizio (immediato, abbreviato, di patteggiamento) del tutto autonomo e non più dipendente dal decreto penale di condanna, che, in ogni caso, ai sensi dell'art. 464, comma 3, c.p.p., è revocato ex nunc dal giudice del dibattimento, dopo la verifica della ritualità della instaurazione del giudizio. Da tale premessa si trae la conseguenza che il Tribunale, instaurato il dibattimento a seguito di opposizione, non potrebbe emettere una declaratoria di nullità del decreto penale di condanna, che sarebbe inutiliter data perché il decreto non è più esistente, ma dovrebbe procedere alla trattazione del processo, pur in presenza di cause di nullità del decreto opposto (cfr. Cass. pen., Sez. I, 5 dicembre 2012, n. 22710; Cass. pen., Sez. I, 16 settembre 2008, n. 38435; Cass. pen., Sez. VI, 20 novembre 2008, n. 48452; Cass. pen., Sez. VI, 9 gennaio 2003, n. 19268, che considerano abnorme il provvedimento con il quale il giudice, nel dichiarare la nullità del decreto penale di condanna emesso nei confronti dell'imputato, disponga la regressione del procedimento, trasmettendo gli atti al pubblico ministero).

La pronuncia in esame, invece, pur non dando atto di un diverso orientamento, afferma espressamente che il decreto, anche se deve essere revocato, «funge sostanzialmente da atto di introduzione del giudizio conseguente all'opposizione», e dunque non perde completamente la sua rilevanza.

Sembra, quindi, che la pronuncia in commento abbia voluto prendere le distanze dall'orientamento tradizionale, aprendo alla possibilità per l'imputato di eccepire al giudice del dibattimento (ma analoghe considerazioni dovrebbero valere anche per il giudizio abbreviato e per il patteggiamento trattandosi di una nullità assoluta e dunque non sanabile dalla scelta processuale dell'imputato) la nullità del decreto penale, i cui effetti si propagano agli atti consecutivi obbligando il tribunale a restituire gli atti al giudice per le indagini preliminari per l'emissione di un nuovo decreto penale corrispondente alla richiesta del Pubblico Ministero.

È di tutta evidenza che la tematica dei vizi del decreto penale di condanna e dei rapporti con il giudizio instaurato con l'opposizione è di rilevante interesse dogmatico e pratico e richiede un maggior approfondimento da parte della Suprema Corte, che dovrà prendere in considerazione l'intera elaborazione pretoria e scientifica maturata sul punto.

Guida all'approfondimento

FARINI-TOVANI-TRINCI, Compendio di diritto processuale penale, Roma, 2018;

MOLINARI, I procedimenti alternativi per reati minori, in UBERTIS-VOENA (diretto da), Trattato di procedura penale, Milano, 2018.

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