Requisiti di fallibilità: il bilancio non rappresenta uno strumento esclusivo
29 Novembre 2018
In tema di requisiti di non fallibilità ex art. 1 l.fall., i bilanci d'esercizio dei tre anni anteriori alla sentenza dichiarativa di fallimento rappresentano uno strumento di prova privilegiato, senza per questo dar vita ad una forma di onere esclusivo.
Il caso. A seguito del ricorso presentato da una S.p.a. in veste di creditore, il tribunale dichiarava il fallimento di un'impresa individuale. Il titolare di quest'ultima proponeva reclamo ai sensi dell'art. 18 l.fall. rilevando, nello specifico, l'insussistenza dei presupposti per la dichiarazione di fallimento e osservando, inoltre, che il creditore istante aveva fatto valere un credito di un importo inferiore alla soglia minima di trentamila euro richiesta dall'art. 15 l.fall.. La Corte d'appello rigettava il reclamo rilevando che le dichiarazioni dei redditi fiscali non sono idonee a rappresentare compiutamente lo stato patrimoniale dell'imprenditore, con riferimento alla sua esposizione debitoria. Avverso tale provvedimento il titolare dell'impresa proponeva ricorso in Cassazione.
Soglie di fallibilità e strumenti alternativi al bilancio. L'utilizzabilità di strumenti probatori alternativi a quello dato dal deposito dei bilanci di esercizio (pure in via di sostituzione e non solo di integrazione e cumulo) consegue, prima di tutto, alla constatazione che l'art. 1 l.fall. non fa proprio parola del documento di cui al bilancio. La norma indica in modo espresso che la sussistenza del presupposto dei ricavi lordi può risultare in qualunque modo.
Il limite dei debiti scaduti e non pagati. Secondo la chiara dizione dell'art. 15, comma 9, l.fall., non si fa luogo alla dichiarazione di fallimento se l'ammontare dei debiti scaduti e non pagati risultanti dall'istruttoria è complessivamente inferiore ad euro trentamila. |