Riconoscimento di paternità e conflitto di interesse

Gerarda Russo
24 Dicembre 2018

È necessario nominare diversi curatori speciali per ciascun figlio minore anche quando non sussiste un conflitto di interessi in re ipsa?
Massima

In tema di azione di impugnazione per difetto di veridicità del riconoscimento di paternità, in mancanza di un conflitto di interesse, non è necessario nominare un diverso curatore speciale per ciascun minore in posizioni processuali non contrapposte, per il solo fatto che più soggetti minorenni siano parti di un giudizio.

Il caso

La sig.ra vietnamita T.T.H., impugnava per difetto di veridicità, innanzi al Tribunale di Trapani, il riconoscimento di paternità operato dal marito, sig. G.G., in favore dei suoi due figli (nati nel 2000 e 2011).

La donna sosteneva che il marito, affetto da impotentia generandi, come dichiarato dallo stesso innanzi ad un Pubblico Ufficiale, non poteva essere il padre dei suoi figli. Il sig. G.G., costituendosi in giudizio, aderiva alla tesi della moglie prospettando però diversi motivi, ovvero che quest'ultima aveva avuto una pluralità di compagni.

Il sig. G.G. decedeva nel corso della trattazione e il giudizio veniva riassunto dal suo erede testamentario, sig. O.T.

La consulenza ematologica disposta dal Tribunale sui minori non veniva espletata a causa della mancata partecipazione degli stessi alle operazioni peritali.

Il Tribunale di Trapani, pertanto, rigettava l'impugnazione del riconoscimento per mancata prova della domanda. L'erede testamentario, sig. O.T., impugnava tale decisione innanzi alla Corte di appello di Palermo sostenendo che in realtà la prova del difetto di veridicità del riconoscimento sarebbe stata raggiunta per una serie di argomentazioni non prese in considerazione dal Giudice di prime cure.

Anche la Corte territoriale rigettava l'impugnazione.

L'erede testamentario nominato dal padre dei minori, sig. O.T., impugnava la decisione assunta dalla Corte d'appello di Palermo proponendo ricorso in Cassazione, affidandosi a due motivi. Il curatore speciale dei minori resisteva con controricorso mentre la madre di questi ultimi non si costituiva.

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il primo motivo di ricorso per aver il ricorrente chiesto un riesame nel merito del materiale probatorio raccolto nei gradi di giudizio, non consentito in sede di giudizio di legittimità e per aver la Corte d'appello affrontato tutte le problematiche sollevate dal ricorrente.

Ha poi respinto il secondo motivo di ricorso affermando che né l'art. 320 c.c. e né l'art. 78 c.p.c., indicati dal ricorrente, dispongono la necessaria nomina di distinti curatori speciali per ciascuno dei due figli minori, coinvolti in un procedimento giudiziario in posizioni non contrapposte.

La Corte ha, pertanto, rigettato il ricorso e condannato l'erede testamentario al pagamento delle spese di lite in favore del curatore speciale dei minori.

La questione

È necessario nominare diversi curatori speciali per ciascun figlio minore anche quando non sussiste un conflitto di interessi in re ipsa?

Le soluzioni giuridiche

Il riconoscimento del figlio nato fuori dal matrimonio può essere impugnato per difetto di veridicità ai sensi dell'art. 263 c.c.. Secondo tale norma, l'azione può essere proposta:

1) dall'autore del riconoscimento, entro un anno dal giorno dell'annotazione del suddetto riconoscimento sull'atto di nascita o dal giorno in cui ha avuto conoscenza della propria impotenza;

2) da colui che è stato riconosciuto e in tal caso l'azione è imprescrittibile;

3) da chiunque vi abbia interesse nel termine di cinque anni a decorrere dal giorno dell'annotazione del riconoscimento sull'atto di nascita.

Inizialmente, la succitata azione era imprescrittibile. Oggi, invece, grazie alla riforma della filiazione (l. n. 219/2012 e d.lgs. n. 154/2013), che ha uniformato lo status di figlio, l'impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità è vincolata a precisi termini di decadenza sostanzialmente analoghi a quelli statuiti per l'azione di disconoscimento di paternità prevista per i figli nati nel matrimonio.

L'art. 263 c.c., in diverse occasioni, è stato oggetto di esame di legittimità eppure mai è stata dichiarata l'incostituzionalità della norma. In modo particolare, si è molto discusso dell'accoglimento dell'azione di impugnazione proposta da colui che, prima effettua il riconoscimento, pur consapevole di non essere il genitore, e successivamente impugna lo status filiationis sostenendo appunto la mancanza del vincolo di sangue. Con la sopra citata riforma della filiazione si è persa la grande occasione di poter intervenire in modo specifico sull'argomento.

Ebbene, la Corte costituzionale, chiamata più volte a decidere su tale tema, ha ribadito testualmente che «l'attuale quadro normativo e ordinamentale, sia interno, sia internazionale, non impone, nelle azioni volte alla rimozione dello status filiationis, l'assoluta prevalenza di tale accertamento su tutti gli altri interessi coinvolti. In tutti i casi di possibile divergenza tra identità genetica e identità legale, la necessità del bilanciamento tra esigenze di accertamento della verità e interesse concreto del minore è resa trasparente dall'evoluzione ordinamentale intervenuta e si proietta anche sull'interpretazione delle disposizioni da applicare al caso in esame» (Corte cost. n. 272/2017).

Partendo da tali premesse, si evidenzia che la questione di rilievo nel presente giudizio riguarda la configurabilità o meno di un potenziale conflitto di interessi.

Fattispecie di cui la giurisprudenza di legittimità si è già occupata in passato affermando, con la sentenza del Cass. n. 13507/2002, il principio secondo cui si può procede alla nomina di un curatore speciale «ogni volta che l'incompatibilità delle rispettive posizioni è anche solo potenziale, a prescindere dalla sua effettività».

Questa Corte, nella decisione in esame, specifica invece che tra i due fratelli non vi è alcun conflitto neppure astratto allorché “processualmente consorti” e che le norme indicate dal ricorrente, art. 320 c.c. e l'art. 78 c.p.c., non contemplano la necessaria nomina di un curatore speciale diverso per ciascun minore per il semplice fatto che siano parti di un giudizio in posizioni processuali non contrapposte e né tanto meno esiste un precetto che disponga in tal senso. Infine, è stata evidenziata la circostanza di come il ricorrente non abbia neppure indicato quelle che possono essere le argomentazioni da cui desumere il verificarsi di un conflitto di interessi, anche solo ipotetico e astratto, tra i due fratelli.

Osservazioni

I Giudici di legittimità, ritenendo che tutto il materiale probatorio raccolto nei diversi gradi di giudizio sia stato correttamente valutato, confermano la decisione della Corte di appello affermando il mancato raggiungimento della prova del difetto di veridicità.

Anche la Suprema Corte, infatti, pur brevemente, ribadisce la circostanza che l'adesione del padre dei minori all'azione proposta dalla moglie e la non opposizione a tale domanda anche da parte del curatore dei due minorenni non possono costituire e non costituiscono elementi probatori in virtù del fatto che l'impugnazione per difetto di veridicità è una controversia attinente alla materia di diritti indisponibili per i quali non è consentito alcun tipo di negoziazione o di rinuncia.

Quindi, ne consegue che lo status di paternità non può essere «oggetto di confessione o di non contestazione».

È altresì interessante il tema riguardante la veridicità delle dichiarazioni rilasciate innanzi ad un Pubblico Ufficiale dal padre dei due minori cha la Corte di legittimità ha nuovamente affrontato richiamando l'art. 2700 c.c..

Infatti, la suddetta normativa chiarisce proprio che il verbale ha valore di piena efficacia probatoria della sola provenienza di tale documento dal pubblico ufficiale e del fatto che le dichiarazioni della parte siano state fornite in presenza del medesimo pubblico ufficiale.

Tale efficacia probatoria pertanto non si estende anche al contenuto delle dichiarazioni rilasciate in quanto il pubblico ufficiale rogante, infatti, non può assicurare che la parte abbia affermato il vero.

Guida all'approfondimento

M. Dogliotti, A. Figone, Le azioni di stato, Giuffrè, 2015;

A. Figone, La riforma della filiazione e della responsabilità genitoriale, Torino, 2014;

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