Revocatoria delle rimesse e limiti di fido: la Cassazione conferma la disattivazione

09 Gennaio 2019

Fin da quando il d.l. 35/2005 riformulò la revocatoria delle rimesse bancarie introducendo la lettera b) al terzo comma dell'art. 67 (“non sono soggette all'azione revocatoria...b) le rimesse effettuate su un conto corrente bancario, purché non abbiano ridotto in maniera consistente e durevole l'esposizione debitoria del fallito nei confronti della banca”) si pose il problema di quanto della pregressa “impalcatura” giurisprudenziale fosse possibile ricollegare al nuovo assetto normativo.

Fin da quando il d.l. 35/2005 riformulò la revocatoria delle rimesse bancarie introducendo la lettera b) al terzo comma dell'art. 67 (“non sono soggette all'azione revocatoria...b) le rimesse effettuate su un conto corrente bancario, purché non abbiano ridotto in maniera consistente e durevole l'esposizione debitoria del fallito nei confronti della banca”) si pose il problema di quanto della pregressa “impalcatura” giurisprudenziale fosse possibile ricollegare al nuovo assetto normativo. E una delle problematiche di gran lunga più delicate fu se considerare ancora discriminante la presenza delle linee di affidamento, con la conseguente conferma della summa divisio fra rimesse intervenute nei limiti delle linee, e quindi irrevocabili in quanto ripristinatorie della provvista, ovvero intervenute a ridurre un'esposizione eccedente, e dunque revocabili in quanto aventi valenza solutoria.

La tesi confermativa, ampiamente minoritaria (seppur molto autorevolmente sostenuta), faceva perno sulla circostanza che le fattispecie esonerative previste dal terzo comma della norma riformulata configuravano pur sempre un'eccezione alla regola generale della revocabilità dei pagamenti contenuta nel secondo comma, e che le rimesse intervenute entro i limiti dell'affidamento non potessero, proprio per questo, mai essere considerate tali.

La tesi abrogativa assegnava viceversa valenza decisiva sia al (questa volta) chiaramente espresso richiamo della novella alle rimesse bancarie, sia alla mancata inclusione, fra gli specifici requisiti necessari per la loro revoca, della scopertura del conto.

Sul contrasto è intervenuta di recente la Cassazione (con la pronuncia n. 11782 del 15.5.2018, peraltro la prima in assoluto riferita alla nuova revocatoria) che in piena adesione alla tesi abrogativa (ma l'intervento era già nell'aria dopo gli obiter dicta della precedente sentenza n. 20834 del 7.10.2010 che, pur riferita alla vecchia norma, si era incidentalmente espressa anche sulla legge riformata) ha argomentato la sua scelta con la circostanza che il nuovo testo legislativo semplicemente individua quale oggetto della revocatoria le rimesse bancarie come tali, elemento che “rende di fatto superate le molte questioni applicative che si ponevano relative alla distinzione fra natura solutoria o ripristinatorie dei versamenti affluiti nel conto corrente”.

Si compone così ad opera della suprema corte, seppur con un costrutto motivazionale particolarmente sobrio, uno dei principali conflitti interpretativi che perdurava da oltre un decennio e che veniva puntualmente riproposto pressoché in tutte le controversie fra curatele attrici e istituti di credito.

Ma la pronuncia in esame interviene e risolve anche un'altra rilevante problematica a propria volta oggetto di molteplici letture.

Costituiva infatti ulteriore argomento di impugnazione la non determinatezza della domanda introduttiva, qualora la procedura attrice avesse invocato la revoca non di tutte le rimesse affluite sul conto nel semestre sospetto, ma del solo “differenziale” previsto dall'art. 70 l.fall.

Aderendo pienamente all'impostazione della corte territoriale, la sentenza ripropone la suddivisione degli oneri probatori fra attore e convenuto disponendo che il loro assolvimento, quanto all'elemento oggettivo, necessiti:

  • da parte della procedura, della (sola) indicazione del numero di conto corrente e della prova di esistenza dei versamenti;
  • da parte della banca convenuta, della dimostrazione che i versamenti non abbiano ridotto in maniera consistente e durevole l'esposizione debitoria.

Le motivazioni, inespresse e sottese, risultano viceversa ben delineate dalla pronuncia impugnata e confermata, che (citando recenti precedenti di legittimità) considera l'indicazione del numero di conto corrente e dei versamenti complessivi ivi confluiti (e quindi, per essi, anche del solo “differenziale”, n.d.r.) elementi sufficienti per ritenere assolto l'onore di completezza del petitum (“...non occorrendo l'ulteriore specifica indicazione delle singole rimesse da revocare, che la banca era ben in grado di individuare essendo in possesso della relativa documentazione contabile”) (C. App. TS 28.10.2016).

Da ultimo, nel corpo della decisione anche una terza problematica (peraltro sviluppatasi più in ambito dottrinale che giurisprudenziale) trova definitiva composizione.

Si tratta dell'interazione fra l'art. 67 (revoca delle rimesse consistenti e durevoli) e l'art. 70 (obbligo, nell'ambito del rapporto di conto corrente, alla rifusione del solo differenziale fra massimo scoperto e pretesa finale) che era stato sostenuto poter configurare precetti configgenti (con prevalenza di detto ultimo).

La sentenza conclude, conformemente al pressoché unanime orientamento di merito, nel ritenere che la lettera b) ponga un'eccezione alla revocabilità delle rimesse bancarie, mentre l'art. 70 introduca, per l'ipotesi di fondatezza dell'azione, un limite oggettivo all'obbligo di restituzione.

In ordine all'estensione temporale di quest'ultima disposizione, va comunque ripreso un profilo che spesso sfugge: mentre l'art. 67 limita la revocabilità delle rimesse a quelle intervenute nel semestre anteriore al fallimento (fatta salva l'eccezione di cui al successivo art. 69-bis per il caso di concordato antecedente), il primo elemento del differenziale previsto dall'art. 70 (l'ammontare massimo delle pretese bancarie) non trova quale limite il semestre, ma la sola conoscenza dello stato di insolvenza, e potrebbe dunque essere collocato in un momento ben anteriore al semestre stesso.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.