Affido condiviso con poteri decisionali a un solo genitore e collocamento alternato: quando il minore dice sì

Cristina Ravera
09 Gennaio 2019

Come deve essere declinata la responsabilità genitoriale in presenza di una situazione di conflittualità fra i genitori nell'assunzione delle decisioni di maggiore interesse per il minore e nel caso in cui uno dei due genitori ostacoli sia la somministrazione delle cure mediche al figlio che il rapporto con l'altro genitore?
Massima

Deve essere disposto l'affidamento condiviso del figlio minore ad entrambi i genitori, con attribuzione al padre dell'assunzione in via esclusiva delle decisioni relative alle cure mediche necessarie per il minore e con collocamento alternato presso ciascun genitore, in presenza di una situazione di conflittualità fra i genitori e di condotte ostruzionistiche della madre, qualora il minore, in sede di audizione, abbia confermato il comportamento pregiudizievole della madre e abbia manifestato il desiderio di trascorrere pari tempo con ciascun genitore.

Il caso

Tizio, con il ricorso per la cessazione degli effetti civili del matrimonio, chiede al Tribunale di Firenze l'ampliamento dei tempi di permanenza con il figlio e la riduzione del contributo per il mantenimento di quest'ultimo. Caia si oppone alle domande avversarie; in sede presidenziale, il Presidente del Tribunale conferma i provvedimenti adottati in sede di modifica delle condizioni della separazione.

Nel corso del procedimento, il giudice istruttore dispone un graduale ampliamento dei tempi di permanenza del minore con ciascun genitore sino alla introduzione del collocamento alternato e procede, al contempo, all'audizione del minore.

Il Tribunale, in sede di decisione, affida il minore in via condivisa a entrambi i genitori, con limitazione della responsabilità genitoriale materna in relazione alle cure mediche del minore e all'attività sportiva, dispone la collocazione abitativa presso ciascun genitore a settimane alternate e il mantenimento diretto da parte sia del padre che della madre.

La questione

Come deve essere declinata la responsabilità genitoriale in presenza di una situazione di conflittualità fra i genitori nell'assunzione delle decisioni di maggiore interesse per il minore e nel caso in cui uno dei due genitori ostacoli sia la somministrazione delle cure mediche al figlio che il rapporto con l'altro genitore?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Firenze ha confermato l'affido condiviso del minore a entrambi i genitori, già disposto in sede di separazione, sulla scorta della considerazione che tale regime di affidamento era stato chiesto da entrambi i genitori e rappresenta il regime generale, derogabile solo in presenza di gravi e comprovati elementi indicativi della sua contrarietà all'interesse preminente del minore.

Il Tribunale ha, tuttavia, attribuito al padre in via esclusiva l'assunzione delle decisioni relative alla cura di patologie e all'attività sportiva del minore, con conseguente limitazione della responsabilità genitoriale materna su tali aspetti, sulla scorta della considerazione che permaneva fra i genitori una elevata conflittualità, nonostante gli interventi del servizio sociale e la madre aveva sempre tenuto un atteggiamento oppositivo ad ogni intervento medico specialistico prescritto per il figlio, mostrando di preferire la somministrazione di trattamenti omeopatici o comunque non farmacologici. In particolare, il giudice fiorentino ha dato conto nella sentenza delle risultanze della audizione del minore, il quale ha confermato l'atteggiamento irrazionale della madre – che aveva creato problemi in occasione delle visite mediche tanto da rendere necessario l'intervento della forza pubblica – il suo comportamento ostruzionistico nei confronti sia della attività sportiva da lui praticata sia delle frequentazioni dello stesso con il padre e la di lui compagna.

Con riguardo al collocamento del minore, il Tribunale di Firenze ha fondato la decisione del collocamento alternato presso ciascun genitore sulla base delle indicazioni del servizio sociale, delle dichiarazioni del minore rese nel corso della sua audizione e, in particolare, sul fatto che il minore aveva espresso la ferma volontà di mantenere la permanenza con ciascun genitore per l'intera settimana, senza manifestare sofferenze per la maggiore distanza della abitazione paterna rispetto al centro dei suoi interessi.

Osservazioni

La pronuncia in commento si inserisce nel più ampio dibattito sulla bigenitorialità e sull'affido condiviso, nei casi di crisi della coppia genitoriale.

Sino al 2006, il regime generale di affido dei minori in caso di separazione dei genitori era l'affidamento esclusivo del figlio e il giudice della separazione era chiamato a identificare il genitore al quale affidare il minore.

La l. 8 febbraio 2006, n. 54, muovendo dalla considerazione che il regime di affido esclusivo attribuiva la responsabilità genitoriale a un solo genitore, con conseguente disequilibrio nel rapporto fra genitori e figli, ha introdotto il regime dell'affido condiviso, con l'intento di attuare, al contempo, il diritto-dovere di ogni genitore di mantenere, istruire ed educare i figli (art. 30 Cost.) e il diritto della prole (art. 337-ter, comma 1, c.c.) a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, a ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e a conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale.

In particolare, la previsione dell'affido condiviso mira alla conservazione (o al ripristino) di un paritario rapporto dei minori con entrambi i genitori, con attribuzione a ciascuno di essi di pari responsabilità genitorialità quando abbiano capacità genitoriali omogenee o, al contrario, con attribuzione a ciascuno di essi di compiti di cura e di tempi di frequentazione differenti quando in concreto tale soluzione meglio realizza gli interessi del minore.

L'affido condiviso si pone come regola generale - rispetto alla quale la soluzione dell'affido esclusivo diventa l'eccezione - derogabile solo ove la sua applicazione risulti pregiudizievole per l'interesse del minore (quali le ipotesi di manifesta carenza o inidoneità educativa di un genitore o di sua obiettiva lontananza o di suo sostanziale disinteresse per le esigenze del minore), con valutazione adeguatamente motivata dal giudice, in positivo, sulla idoneità del genitore affidatario e, in negativo, sulla inidoneità educativa dell'altro genitore e sulla non rispondenza dell'affido condiviso all'interesse del minore.

A ciò occorre aggiungere, che nel sistema così delineato, la giurisprudenza è concorde nel ritenere che la sussistenza di una accesa conflittualità fra i coniugi e la scarsa presenza relazionale di un genitore, non incapace né pericoloso per il minore, non possano rappresentare motivi ostativi all'affido condiviso.

Il percorso intrapreso con la riforma del 2006 nell'evoluzione della dimensione dei rapporti genitori-figli ha trovato il suo completamento nella l. 10 dicembre 2012, n. 219 («Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali») e nel d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154 («Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, a norma dell'articolo 2 della legge 10 dicembre 2012, n. 219»).

In particolare, l'art. 315-bis c.c., introdotto dalla l. n. 219/2012, ha posto in evidenza il “figlio”, non più quale destinatario dell'adempimento dei doveri dei genitori, bensì come soggetto di diritti, fra i quali il diritto ad essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente, il diritto di crescere in famiglia, mantenendo rapporti significativi con i parenti e il diritto di essere ascoltato.

Il d.lgs. n.154/2013 ha disciplinato in maniera uniforme la responsabilità genitoriale in tutti i casi in cui vi sia una crisi della coppia che abbia portato alla separazione, alla cessazione degli effetti civili del matrimonio, nonché in tutti i casi di annullamento e nullità del matrimonio e nei casi in cui si debbano tutelare i figli nati fuori del matrimonio. La disciplina della responsabilità genitoriale non contiene specificazioni o qualificazioni e, dunque, trova applicazione con riferimento a tutti i figli, siano essi nati nel matrimonio o al di fuori di esso o siano figli adottivi.

La sentenza in commento è interessante, in quanto mira alla tutela dell'interesse del minore a conservare i rapporti con entrambi i genitori in un contesto familiare caratterizzato da una significativa conflittualità fra di loro. In particolare, la previsione di un affido condiviso con collocazione alternata presso ciascun genitore sembra anticipare i principi cardine del disegno di legge n. 735, noto come “Ddl Pillon”, che, muovendo dalla constatazione del fallimento dell'affido condiviso e nell'intento di dare piena applicazione alla risoluzione n. 2079 (2015) del Consiglio d'Europa, intitolata «Uguaglianza e corresponsabilità parentale», si propone di regolamentare alcuni dei criteri dettati dal contratto di governo tra i quali «l'equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari” e il “mantenimento in forma diretta senza automatismi».

Sotto tale profilo, la sentenza in commento rappresenta un arresto di particolare interesse, in quanto si propone di tutelare l'interesse del minore, dallo stesso manifestato nel corso della sua audizione, alla conservazione del rapporto paritetico con ciascun genitore, a differenza del Ddl Pillon, che, secondo i primi commentatori, introduce una prospettiva cd. “adultocentrica” ove la bigenitorialità è intesa come il «diritto individuale degli adulti alla genitorialità» a scapito del «diritto del minore ad un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori».

Guida all'approfondimento

L. Ambrosini, Dalla “potestà” alla “responsabilità”: la rinnovata valenza dell'impegno genitoriale, in Dir. fam. e per., fasc. 2, 2015, 687;

V. Caredda, La responsabilità genitoriale: spunti di riflessione, in Dir. fam. e delle per., fasc. 4, 2015, 1424;

S. Celentano, Il ddl Pillon: adultocentrismo e conflitti tra generi e generazioni, in Questione Giustizia, 8 novembre 2018;

M.G. Ruo, Tutela dei figli e procedimenti relativi alla crisi della coppia genitoriale nella giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, in Dir. fam., fasc. 2, 2011, 1004;

D. Russo, L'interesse del minore tra affidamento e responsabilità genitoriale, in Fam. e Dir., 2017, 2, 145.

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