Il possesso dei requisiti per lavori pubblici va parametrato all'importo dei lavori nel suo complesso
17 Gennaio 2019
La fattispecie. Il Tar capitolino è chiamato a pronunciarsi sulla legittimità della esclusione da una procedura di gara per l'affidamento di lavori di manutenzione disposta da una Stazione appaltante nei confronti di un'ATI concorrente per carenza in capo a quest'ultima di un requisito di partecipazione: nella specie, una delle due mandanti del raggruppamento escluso non possedeva la SOA richiesta dalla lex specialis di gara per la categoria OG11, con conseguente mancato raggiungimento della percentuale minima prevista all'art. 92, comma 2, del d.P.R. n. 207/2010, e il raggruppamento, chiamato - in sede di soccorso istruttorio - a rimodulare le quote tra le imprese costituenti il raggruppamento medesimo, modificava in riduzione la propria composizione, mediante lo stralcio della posizione della citata mandante.
I principi. L'art. 90 del d.P.R. n. 207/2010, rubricato “Requisiti per lavori pubblici di importo pari o inferiore a 150.000 euro”, è letteralmente circoscritto ai soli lavori il cui intero importo contrattuale è contenuto entro detto importo e non consente un'interpretazione che legittimi al riguardo una considerazione frazionata dell'oggetto del contratto, per giunta in grado di sottrarre le commesse alla doverosa applicazione degli artt. 60 e ss. dello stesso decreto, in ossequio al principio di qualità di cui all'art. 30, comma 1, del D.lgs. n. 50/2016 e al doppio principio per cui il possesso dei requisiti, che deve sussistere in capo al concorrente – e, in caso di partecipazione in RTI, ai soggetti originariamente facenti parte del raggruppamento medesimo – all'atto della scadenza dei termini per la presentazione delle domande di partecipazione (in tal senso, cfr. Consiglio di Stato, sez. V, 28 settembre 2011, n. 5406), va parametrato all'importo dei lavori nel suo complesso (in tal senso, anche il parere ANAC n. 200 del 5 dicembre 2012).
La sentenza. Ribaditi i suddetti principi, pertanto, l'adito TAR ritiene del tutto destituita di fondamento la pretesa di parte ricorrente secondo cui la mandante avrebbe potuto comprovare la propria percentuale (nella specie del 26,47% e, quindi, inferiore a 150.000,00 euro) della quota dei lavori appartenenti alla categoria OG11 con i soli certificati di esecuzione dei lavori eseguiti, in applicazione dell'art. 90 del d.P.R. n. 207/2010, trattandosi di norma non applicabile all'appalto de quo che per valore – sia complessivo (pari ad euro 1.500.000,00) sia riferito alla sola categoria di opere OG11 (di complessivi euro 566.659,66) – supera la soglia dei 150.000 euro; né il raggruppamento ricorrente poteva legittimamente frazionare l'importo di gara e valutare i requisiti della mandante in relazione alla sola quota di partecipazione che la stessa avrebbe eseguito. Diversamente opinando si finirebbe per ammettere che qualsiasi appalto di importo superiore a detta soglia possa essere eseguito da tante imprese non qualificate purché le stesse eseguano una quota di lavori inferiore ad euro 150.000,00, il tutto con una palese quanto illegittima elusione dell'obbligo di qualificazione prescritto dalla legge.
In conclusione. Del tutto legittimamente la Stazione appaltante ha disposto l'esclusione del raggruppamento ricorrente, in conformità all'art. 48, comma 19, del D.lgs. n. 50/2016 che non ammette, per i raggruppanti, la possibilità di apportare alcuna modifica soggettiva “se finalizzata ad eludere la mancanza di un requisito di partecipazione alla gara”. |