L'accertamento è nullo se l'A.F. non dimostra l'intestazione fittizia del conto del coniuge

La Redazione
05 Febbraio 2019

L'accertamento basato sul conto corrente intestato soltanto al coniuge è nullo se l'amministrazione finanziaria non dimostri la sua intestazione fittizia. Così si è espressa la Corte di Cassazione con la sentenza del 29 gennaio 2019, n. 2386, accogliendo il ricorso di una contribuente.

L'accertamento basato sul conto corrente intestato soltanto al coniuge è nullo, se l'amministrazione finanziaria non dimostri la sua intestazione fittizia. Così si è espressa la Corte di Cassazione con la sentenza del 29 gennaio 2019, n. 2386, accogliendo il ricorso di una contribuente.

I Giudici della Quinta Sezione Civile hanno asserito che in tema di accertamenti bancari, «l'art. 32, comma 1, n. 1 e 7 del d.P.R. n. 600/1973 (in materia di imposta dirette) e l'art. 51, secondo comma, numeri 2 e 7, del d.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633 (in materia di IVA) – che accordano all'ufficio il potere di richiedere agli istituti di credito notizie dei movimenti sui conti bancari intrattenuti dal contribuente e di presumere la loro inerenza ad operazioni imponibili, ove non si deduca e dimostri che i movimenti medesimi siano stati conteggiati nella dichiarazione annuale o siano ricollegabili ad atti non soggetti a tassazione – trovano applicazione unicamente ai conti intestati o cointestati al contribuente, e non con riguardo a conti bancari intestati esclusivamente a persone diverse, ancorché legate al contribuente da vincoli familiari o commerciali, salvo che l'ufficio opponga e poi provi in sede giudiziale che l'intestazione a terzi è fittizia o comunque è superata, in relazione alle circostanze del caso concreto, dalla sostanziale imputabilità al contribuente medesimo delle posizioni creditorie e debitorie annotate sui conti».

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