Scostamento “fisiologico” dagli studi di settore? Accertamento nullo
27 Febbraio 2019
Se lo scostamento dagli studi di settore è “fisiologico”, l'accertamento è nullo anche senza i documenti e le giustificazioni del contribuente. Lo sostiene la Corte di Cassazione, Sezione Tributaria Civile, con l'ordinanza del 22 febbraio 2019 n. 5327, con la quale i giudici di legittimità hanno respinto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate.
Nel caso in esame, l'atto impositivo del Fisco era ricevuto da una S.r.l., che aveva effettuato uno scostamento dell'8% rispetto agli standard dell'Agenzia. La Corte romana ha però focalizzato l'attenzione sull'assenza di una incongruenza grave tra il dichiarato e lo studio applicato; e la procedura di accertamento basata sull'applicazione dei parametri o degli studi di settore costituisce per l'appunto un sistema di presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza nasce in seguito al contraddittorio e non è ex lege determinata dallo scostamento del reddito rispetto agli standard. Si legge dunque in ordinanza: «L'argomento sostenuto dalla società contribuente e valorizzato nella sentenza impugnata, ossia la marginalità dello scostamento tra i ricavi dichiarati e i paradigmi applicabili in base allo studio di settore appropriato, e dunque la carenza della grave incongruenza richiesta dalla disciplina positiva, con uno scostamento approssimativamente vicino all'8%, costituisce una valutazione operata correttamente dal giudice di merito». Dunque, la marginalità dello scostamento rende nullo l'accertamento: in assenza di ogni ulteriore riscontro allegato dall'Amministrazione finanziaria a sostegno del maggior reddito attribuito con l'atto impositivo, la Corte ha rigettato il ricorso del Fisco. |