La Corte costituzionale chiude la vicenda De Tommaso: troppo generiche le prescrizioni del “vivere onestamente” e “rispettare le leggi”

Redazione Scientifica
01 Marzo 2019

La Corte costituzionale con la sentenza n. 25 depositata il 27 febbraio 2018, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 75, comma 2, del d.lgs. 159/2011, codice antimafia, nella parte in cui prevede come delitto la violazione degli obblighi e delle prescrizioni inerenti la misura della sorveglianza speciale con obbligo o divieto di soggiorno ove consistente nell'inosservanza delle prescrizione del vivere onestamente e di rispettare le leggi.

La Corte costituzionale con la sentenza n. 25 depositata il 27 febbraio 2018, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 75, comma 2, del d.lgs. 159/2011, codice antimafia, nella parte in cui prevede come delitto la violazione degli obblighi e delle prescrizioni inerenti la misura della sorveglianza speciale con obbligo o divieto di soggiorno ove consistente nell'inosservanza delle prescrizione del vivere onestamente e di rispettare le leggi.

In via consequenziale ha dichiarato altresì l'illegittimità costituzionale del comma 1 del medesimo articolo, nella parte in cui prevede come reato contravvenzionale la violazione degli obblighi inerenti la misura della sorveglianza speciale senza obbligo o divieto di soggiorno ove consistente nell'inosservanza delle prescrizione del vivere onestamente e di rispettare le leggi.

Le questioni di costituzionalità erano state sollevate dalla Corte di cassazione, Sez. II, ord. 26 ottobre 2017 in riferimento al principio di tassatività e determinatezza della fattispecie penale ex art. 25 Cost. e ai parametri convenzionale di cui agli artt. 7 e 2 prot. 4 Cedu – interposti per il tramite dell'art. 117, comma 1, Cost. – interpretati secondo la giurisprudenza della Corte Edu, Grande Camera, 23 febbraio 2017, De Tommaso c. Italia.

Con sentenza n. 282/2010 i giudici di legittimità erano già stati chiamati a valutare il rispetto della Costituzione da parte dei medesimi precetti (allora contenuti nell'art. 9 l. 1423/1956); in quella sede era stato però ritenuto che le prescrizioni del vivere onestamente e rispettare le leggi non violasse il principio di legalità in quanto «le “leggi” sono tutte le norme a contenuto precettivo, non solo quelle la cui violazione è sanzionata penalmente; d'altra parte, l'obbligo di “vivere onestamente” va collocato nel contesto di tutte le altre prescrizioni previste dall'art. 5» e quindi ha il valore di un monito rafforzativo di queste ultime senza un autonomo contenuto prescrittivo.

L'intervento della Corte Edu con la sentenza De Tommaso è stato però decisivo nel determinare l'interpretazione assunta dalle Sezioni unite della Cassazione penale nella sentenza Paternò (n. 40076/2017),compiendo così il processo di adeguamento e maggiore conformità ai principi della Cedu.

La Corte costituzionale, rilevando che la giurisprudenza di legittimità si è indirizzata nel senso di valutare la sentenza De Tommaso come idonea a fondare un'interpretazione convenzionalmente orientata e rilevando, altresì, un'esigenza di conformità al principio di prevedibilità, ha concluso nel senso di dichiarare l'illegittimità dell'art. 75 cod. antimafia nei termini detti.

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