Minori e internet: quando i genitori devono vigilare

Cristina Ravera
20 Marzo 2019

I genitori hanno il dovere di impartire al figlio una adeguata educazione all'utilizzo dei mezzi di comunicazione e di compiere un'attività vigilanza sull'utilizzo di tale mezzo da parte del figlio.
Massima

I genitori hanno il dovere di impartire al figlio una adeguata educazione all'utilizzo dei mezzi di comunicazione e di compiere un'attività vigilanza sull'utilizzo di tale mezzo da parte del figlio, al fine di prevenire che il minore sia vittima dell'abuso di internet da parte di terzi e al contempo che possa cagionare un danno a terzi o a sé stesso mediante gli strumenti di comunicazione telematica.

Il caso

Tizia, minore quattordicenne invia al fidanzato, con il proprio telefono cellulare mediante l'utilizzo di una applicazione di messaggistica istantanea, alcune immagini che la ritraggono nell'intimità; il fidanzato, a sua volta, trasmette tali immagini ad altre utenze telefoniche e tale situazione provoca nella minore uno stato di ansia e angoscia.

Il Pubblico Ministero presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta instaura un procedimento ai sensi degli artt. 333 e 336 c.c., nell'ambito del quale il Tribunale per i Minorenni conferisce incarico al Servizio Sociale di svolgere un'attività di monitoraggio e supporto alla minore e al Consultorio Familiare di verificare le capacità educative e di accudimento dei genitori.

Il Tribunale, all'esito delle attività di indagine psico-sociale, monitoraggio e supporto, verifica l'esito positivo del percorso di sostegno psicologico per la minore e i genitori, la acquisizione da parte della minore di una maggiore capacità di dialogo con i genitori e una maggiore attenzione di questi ultimi alla educazione e al controllo della figlia e dichiara, pertanto, il non luogo a provvedere sulla domanda di limitazione della responsabilità genitoriale.

La questione

La questione al centro della pronuncia è la seguente: quali sono gli obblighi dei genitori con riguardo all'utilizzo da parte del minore dei mezzi di comunicazione informatica?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta ha affermato che gli obblighi inerenti la responsabilità genitoriale impongono ai genitori, non solo di impartire al minore un'educazione consona alle proprie condizioni socio-economiche, ma anche di verificare e controllare la effettiva acquisizione da parte del minore degli insegnamenti impartiti.

In particolare, il Tribunale ha osservato che l'intensità del dovere di vigilanza è strettamente connessa alla estrema pericolosità della rete internet e, in adesione, all'orientamento espresso dalla giurisprudenza di merito, ha statuito che il dovere di vigilanza dei genitori deve sostanziarsi in una limitazione quantitativa e qualitativa dell'accesso alla rete internet da parte del minore, al fine di evitare che tale mezzo, fortemente relazionale e divulgativo, possa essere utilizzato in modo non adeguato.

In tale contesto, secondo il giudice nisseno, un utilizzo anomalo del mezzo informatico da parte del minore, tale da pregiudicare la dignità personale dello stesso, con rischio di grave pregiudizio per il sano sviluppo psico-fisico, è sintomatico di una scarsa educazione e vigilanza da parte dei genitori e può condurre ad una limitazione della responsabilità genitoriale e all'avvio di interventi a tutela del minore.

Nel caso in esame, il Tribunale per i Minorenni, presso atto che la minore a seguito alla divulgazione, tramite una applicazione multimediale, di una immagine che la ritraeva nell'intimità, aveva manifestato un grave stato di ansia e di disagio, ha disposto l'avvio di un percorso di sostegno psicologico per la minore e contestualmente ha invitato i genitori a intraprendere un percorso di sostegno alla genitorialità. All'esito di tali percorsi, il Tribunale ha constatato l'acquisizione da parte dei genitori di maggiori competenze genitoriali (specie con riguardo alla educazione e al controllo sui comportamenti della minore) e l'istaurazione di un rapporto di dialogo fra la minore e i genitori, che non hanno reso necessaria una limitazione della responsabilità genitoriale.

Osservazioni

Il rapporto fra i minori l'uso dello strumento informatico è al centro di un ampio dibattito.

La giurisprudenza di merito ha affermato che i genitori hanno l'obbligo di controllare l'accesso ad internet da parte dei figli minori e che tale obbligo di controllo rientra nel concetto della responsabilità genitoriale, consacrata all'

artt.

316

c.c.

In particolare, la giurisprudenza di merito è stata chiamata ad occuparsi della responsabilità dei genitori per atti di cyber bullismo posti in essere dal minore, vale a dire di atti pregiudizievoli a terzi posti in essere dal minore per il tramite del mezzo informatico.

A tale proposito, i giudici di merito, muovendo dall'orientamento consolidato, secondo cui il genitore per andare esente dalla responsabilità civile per non aver adempiuto all'obbligo di vigilanza del figlio minore, ai sensi dell'

art. 2048 c.c.

, deve dimostrare sia di avere impartito una corretta educazione al figlio, tramite la indicazione di regole, conoscenze e moduli di comportamento, sia di averlo adeguatamente sorvegliato, hanno affermato un principio di portata generale, relativo sia agli atti pregiudizievoli causati dal minore a terzi sia ai danni che lo stesso può causare a se medesimo, con l'impiego del mezzo informatico.

Tale principio consiste nella affermazione che rientra la responsabilità genitoriale comprende sia l'obbligo del genitore di educare il minore al corretto uso di internet sia, al contempo, l'obbligo di verificare la avvenuta assimilazione da parte del figlio dell'insegnamento e dei valori trasmessi, al fine di evitare che egli possa cagionare un danno a terzi o sé stesso.

La giurisprudenza di merito ha, altresì, chiarito che tale contenuto della responsabilità genitoriale non viene meno con l'approssimarsi della maggiore età, atteso che anche la personalità del minore prossimo alla maggiore età è fragile, incapace di dominare i propri istinti e incapace di comprendere la potenziale insidiosità del mezzo informatico.

La pronuncia in commento si inserisce in tale filone ermeneutico e afferma che i doveri di responsabilità genitoriale di cui all'

art.

316

c.c.

impongono ai genitori di impartire al figlio una adeguata educazione all'utilizzo dei mezzi di comunicazione e, al contempo, di compiere un'attività vigilanza sull'utilizzo di tale mezzo da parte del figlio, al fine di prevenire sia che il minore sia vittima dell'abuso di internet da parte di terzi.

L'obbligo di controllo del genitore in ordine all'uso degli strumenti informatici da parte del minore va, tuttavia, controbilanciato con il rispetto della personalità del minore e delle libertà a questi riconosciute, sia a livello costituzionale che internazionale. In tal senso, l'art. 16 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo approvata a New York il 20 novembre 1989 (

l. n. 176/1991

), tutela la riservatezza del minore, mentre l'

art. 17

l. n. 176/1991

riconosce l'importanza della funzione esercitata dagli mezzi di informazione e gli Stati «vigilano affinché il fanciullo possa accedere ad una informazione ed a materiali provenienti da fonti nazionali ed internazionali varie, soprattutto se finalizzati a promuovere il suo benessere sociale, spirituale e morale nonché la sua salute fisica e mentale». L'art. 10, primo comma della Convenzione di Roma del 1950 (

l. n. 848/1955)

,

l'art. 11 della Carta dei dirittifondamentali dell'Unione Europea del 7 dicembre 2000 (

l. n. 190/2008

) e l'art. 21 Cost. tutelano, poi, la libertà di espressione e di manifestazione del proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Sotto tale profilo, la pronuncia in commento è di particolare interesse, in quanto afferma che la interferenza degli adulti nell'utilizzo della rete internet da parte del minore si giustifica in ragione di un dovere di tutela, da parte del genitore, della dignità del minore, quale soggetto debole, che non ha ancora raggiunto una adeguata maturità ed è in fase di crescita e sviluppo della propria personalità.

In particolare, secondo il giudice nisseno, il fondamento di tale dovere di tutela va ravvisato nell'art. 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo approvata a New York il 20 novembre 1989, che sancisce il diritto di ogni minore a non subire interferenze arbitrarie o illegali con riferimento alla vita privata, alla sua corrispondenza o al suo domicilio e, al contempo, riconosce al minore il diritto a non subire lesioni alla sua reputazione e al suo onore. La esigenza di tutela della dignità del minore giustifica, dunque, il controllo da parte del genitore sull'utilizzo del mezzo informatico da parte del minore.

Il dovere di tutela della dignità del minore trova, inoltre, fondamento nell'art. 3 della medesima Convenzione (

l. n. 848/1955

), che attribuisce una valenza preminente all'interesse del minore in ogni procedimento che lo coinvolga. In tale prospettiva, la preminenza dell'interesse del minore impone di attribuire alla tutela della sua dignità un rilievo decisivo nel giudizio di bilanciamento con altri valori costituzionali (quali la libertà di espressione e il diritto alla informazione), che, dunque, risultano recessivi rispetto all'esigenza di tutela del minore in relazione all'utilizzo del mezzo informatico.

Va, tuttavia, evidenziato che, se da un lato, la vigilanza dei genitori sull'utilizzo delle tecnologie informatiche da parte del minore si impone in ragione di una esigenza di tutela della sua dignità, che è prevalente nel giudizio di bilanciamento con altri valori costituzionali, dall'altro lato, la esigenza di un bilanciamento della dignità del minore con i valori costituzionali della libertà di espressione e del diritto alla informazione deve evitare che tale controllo da parte de genitore si trasformi in un cyber-stalking o comunque in un monitoraggio pregiudizievole alla libertà di espressione del minore per il tramite del mezzo informatico.

Guida all'approfondimento

Bianca M., Gambino A., Messinetti R., Libertà di manifestazione del pensiero e diritti fondamentali. Profili applicativi sui social networks, Giuffré Editore S.p.A., 2016

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario