Contratto-tipo di spedizione

Mattia Caputo

Inquadramento

Il contratto di spedizione, disciplinato dagli artt. 1737-1741 c.c. è un contratto tipico, definito dall'art. 1737 c.c. come il mandato con cui lo spedizioniere si assume l'obbligo di concludere, in nome proprio e per conto del mandante, un contratto di trasporto e di compiere le operazioni accessorie. Questa fattispecie contrattuale è molto frequente nei traffici economici poiché svolge una fondamentale funzione di cooperazione giuridica, che lo accomuna in parte alla figura generale del mandato (di cui condivide anche la natura giuridica) ed in parte al contratto di trasporto, consentendo al committente di far pervenire beni e merci da un luogo ad un altro, anche in ambito internazionale. Di seguito si analizzerà la struttura, la natura giuridica e la disciplina del contratto di spedizione.

Formula

CONTRATTO DI SPEDIZIONE

Con il presente contratto, il/la Sig./Sig.ra/la società ...., nato/a/iscritta nel R.I. il .... a .... e residente/con sede legale in ...., alla ...., C.F./P.IVA .... (di seguito Committente)

E

Il/la Sig./Sig.ra/la società ...., nato/a/iscritta nel R.I. il .... a .... e residente/con sede legale in ...., alla ...., C.F./P.IVA .... (di seguito Spedizioniere) convengono e stipulano quanto segue:

ART. 1. OBBLIGHI DELLO SPEDIZIONIERE.

1.1 Lo Spedizioniere, esaminata la proposta formulata dal committente accetta il mandato di concludere in nome proprio e per conto del Committente il contratto di trasporto dei seguenti beni/ delle seguenti merci .... da .... a .... e di compiere le operazioni accessorie.

 

Lo Spedizioniere, esaminata la proposta formulata dal committente accetta il mandato di concludere in nome proprio e per conto del Committente il contratto di trasporto dei seguenti beni/ delle seguenti merci ....

.... da .... a .... e di compiere le operazioni accessorie di seguito indicate: ....

.... 1 .

1.2 Lo Spedizioniere provvederà ad effettuare il trasporto dei beni/delle merci sopra indicati attraverso .... a mezzo .... secondo le seguenti modalità .....

1.3 Lo Spedizioniere è tenuto ad accreditare al Committente gli abbuoni e i vantaggi di tariffa che dovesse ottenere.

Lo Spedizioniere non è tenuto ad accreditare al Committente gli abbuoni e i vantaggi di tariffa che dovesse ottenere.

ART. 2. OBBLIGHI DEL COMMITTENTE

Il Committente è tenuto a pagare allo Spedizioniere il corrispettivo della spedizione, che viene fissato in € .....

ART. 3. SPESE

Il Committente è tenuto a rimborsare allo Spedizioniere le spese da questi anticipate ed i compensi per le prestazioni accessorie da questi eseguite, nella misura unitaria convenuta di € .....

Il Committente è tenuto a rimborsare allo Spedizioniere le spese da questi anticipate ed i compensi per le prestazioni accessorie sulla base dei documenti giustificativi e nella misura da questi risultante.

ART. 4. ASSICURAZIONE DEI BENI SPEDITI.

Lo Spedizioniere non ha l'obbligo di assicurare i beni/le merci spedite.

 

Lo Spedizioniere assume l'obbligo di assicurare i beni/le merci spedite 2
2

ART. 5. DISCIPLINA DEL CONTRATTO

Per tutto quanto non espressamente previsto dal presente contratto si rinvia alle condizioni generali di contratto predisposte dallo Spedizioniere .... che il Committente dichiara di aver preso in visione e di accettare, nonché alle norme del Codice Civile.

Luogo e data ....

Il Committente ....

Lo Spedizioniere ....

[1] [1]La giurisprudenza di legittimità ha chiarito che, pur non essendo le “operazioni accessorie” predeterminabili ex ante in modo assoluto e puntuale, non è comunque precluso all'autonomia dei privati di regolamentare in modo analitico quali sono queste operazioni.

[2] [2]Si tratta di una pattuizione dal carattere facoltativo, atteso che il secondo comma dell'art. 1739 c.c. esclude di regola l'obbligo dello spedizioniere di provvedere all'assicurazione delle cose spedite, salvo che gli sia stato diversamente ordinato e salvo gli usi contrari.

Commento

Nozione, natura e disciplina del contratto di spedizione

L'art. 1737 c.c. definisce puntualmente il contratto di spedizione come il “mandato col quale lo spedizioniere assume l'obbligo di concludere, in nome proprio e per conto del mandante, un contratto di trasporto e di compiere le operazioni accessorie”. La nozione che il legislatore fornisce del contratto di spedizione chiarisce immediatamente che questo non è nient'altro che una species del più ampio istituto del mandato, peraltro senza rappresentanza, poiché lo spedizioniere ha l'obbligo di concludere il contratto di trasporto per conto del mandante ma in nome proprio, non avendo il potere di spendere il nome del committente.

La spedizione ha natura giuridica di mandato poiché, analogamente a quest'ultimo contratto nominato, ha ad oggetto l'obbligo dello spedizioniere (mandatario) di compiere per conto del committente (mandante) uno o più atti giuridici: tuttavia la spedizione si distingue dal mandato per la peculiarità del suo oggetto, che consiste nella conclusione di un contratto di trasporto e nel compimento delle operazioni accessorie.

La natura giuridica di mandato della spedizione comporta altresì che a questo tipo negoziale si applicherà, in caso di lacune normative, in via analogica la disciplina predisposta dagli artt. 1703-1730 c.c. per il mandato, purché non derogata dalle disposizioni dettate specificamente per la spedizione.

Il contratto di spedizione si distingue anche dal contratto di trasporto disciplinato dagli artt. 1678-1702 c.c., perché in quest'ultimo il vettore si obbliga ad eseguire lo spostamento (di persone o cose), mentre nella spedizione lo spedizioniere si obbliga a concludere il contratto di trasporto (esclusivamente di cose) e ad effettuare gli adempimenti connessi.

La stipulazione del contratto di trasporto costituisce, dunque, l'oggetto del contratto di spedizione e l'obbligo principale che sorge in capo allo spedizioniere dalla conclusione del contratto di spedizione.

La spedizione si distingue anche dal contratto di commissione (artt. 1731-1736 c.c.), poiché pur essendo entrambi dei sottotipi del mandato, hanno però un oggetto differente: la prima riguarda la conclusione del contratto di trasporto (ed il compimento delle operazioni accessorie), il secondo l'acquisto o la vendita di beni per conto del committente ed in nome del commissionario.

Dal punto di vista funzionale può dirsi che il contratto di spedizione mira a soddisfare l'interesse di una parte (il committente) di avvalersi di un soggetto munito di apposite competenze per il compimento di operazioni relative al trasporto, in cambio del pagamento di un corrispettivo all'altra parte (spedizioniere).

Il contratto di spedizione è un contratto tipico, bilaterale, consensuale, ad effetti obbligatori, oneroso ed a prestazioni corrispettive.

Dalla conclusione del contratto di spedizione scaturisce ex lege in capo allo spedizioniere non solo l'obbligo di concludere il contratto di trasporto per conto del committente, ma anche quello di effettuare tutte le prestazioni accessorie che si rendano necessarie o utili in relazione al trasporto, prestazioni tra cui rientrano la custodia della merce, le verifiche doganali e gli altri adempimenti di natura amministrativa (Cass. III, n. 4567/1997).

La nozione di “operazioni accessorie” è del tutto laconica, rimettendo di fatto all'interprete il compito di riempire quest'obbligo di significato.

In termini negativi può certamente che ai sensi dell'art. 1739, comma 2 c.c., non rientra tra le prestazioni accessorie l'obbligo dello spedizioniere provvedere all'assicurazione delle cose spedite, che può sorgere solo in presenza di apposite istruzioni impartite in tal senso dal committente.

La Suprema Corte (ex multisCass. III, n. 4900/2011) ha stabilito che è rimesso all'autonomia negoziale dele parti il potere di stabilire quali operazioni dello spedizioniere debbano considerarsi “accessorie” e quali vadano invece considerate come un contratto a parte, come tali soggette ad una disciplina peculiare. Così per la Corte di Cassazione, “Sebbene lo spedizioniere sia tenuto, per legge, al compimento delle “operazioni accessorie” alla conclusione del contratto di trasporto per conto del mandante (art. 1737 c.c.), la legge rimette all'autonomia delle parti di stabilire quali operazioni dello spedizioniere debbano ritenersi giuridicamente accessorie e, come tali, soggette alla disciplina del contratto di spedizione e quali, invece, debbano ritenersi accessorie solo in via di fatto e perciò soggette alla disciplina dei tipo contrattuale in cui vanno di volta in volta inquadrate. II relativo accertamento è devoluto al giudice del merito ed è insindacabile in sede di legittimità se correttamente motivato”.

La spedizione può avere ad oggetto soltanto il trasporto di cose e non anche quello di persone, come si evince dal disposto dell'articolo 1739, comma 1, c.c., che si riferisce appunto soltanto al “trasporto della merce”. Di contro, laddove il contratto abbia ad oggetto la conclusione di un contratto di trasporto di persone, la fattispecie non andrà qualificata come spedizione, bensì quale contratto tipico di mandato.

L'ordinamento non richiede invece alcuna caratteristica di professionalità in capo allo spedizioniere; tuttavia nella pratica operano quali spedizionieri quei soggetti che hanno le competenze e gli strumenti necessari per assicurare ai committenti il corretto adempimento dell'obbligo di concludere il contratto di trasporto di merci e di eseguire le prestazioni accessorie.

Venendo ora alla disciplina del contratto in esame, si osserva che l'art. 1738 c.c. disciplina la revoca della spedizione, stabilendo che “finché lo spedizioniere non abbia concluso il contratto di trasporto col vettore, il mittente può revocare l'ordine di spedizione, rimborsando lo spedizioniere delle spese sostenute e corrispondendogli un equo compenso per l'attività prestata”.

La norma di cui sopra reca una disciplina del potere di revoca dell'ordine di spedizione che offre un'adeguata tutela degli interessi di entrambi i contraenti coinvolti.

Così, per il caso in cui venga meno l'interesse del committente alla conclusione del contratto di trasporto di cose, questi può revocare l'ordine di spedizione fino al momento in cui lo spedizioniere non abbia concluso il contratto di trasporto.

Dal canto suo, poi, l'interesse dello spedizioniere ad eseguire il contratto e a ricevere il corrispettivo di sua spettanza è tutelato rispetto al possibile esercizio del potere unilaterale di revoca da parte del committente, attraverso la previsione legale dell'obbligo di quest'ultimo di rimborsargli in questo caso le spese sostenute e di corrispondergli un equo compenso per l'attività prestata.

La disciplina in esame ricalca quella prevista dall'art. 1734 c.c. per la revoca della commissione ed è riconducibile a sua volta alla regola generale della revocabilità dell'incarico propria del contratto di mandato fino a che l'affare non sia stato concluso.

Gli obblighi dello spedizioniere non si limitano a quelli di cui all'art. 1737 c.c. di concludere il contratto di trasporto di cose per conto del committente e di eseguire le prestazioni accessorie, prevedendo l'art. 1739 c.c. ulteriori obblighi a carico di questa parte contrattuale.

Il primo comma dell'art. 1739 c.c. sancisce che “nella scelta della via, del mezzo e delle modalità di trasporto della merce, lo spedizioniere è tenuto a osservare le istruzioni del committente e, in mancanza, a operare secondo il migliore interesse del medesimo”

Per la giurisprudenza (cfr. Cass. III, n. 3354/2009) lo spedizioniere che senza autorizzazione del mandante concluda il contratto previsto e concluda un altro contratto di spedizione non assolve all'incarico assegnatogli ed assume su di sé il rischio delle conseguenze dell'operato del sostituto.

In virtù del secondo comma dell'art. 1739 c.c. non costituisce invece obbligo dello spedizioniere quello di concludere un contratto di assicurazione delle cose da trasportare, salvo che sia stato diversamente ordinato e salvi gli usi contrari.

Tra gli obblighi dello spedizioniere rientra invece ai sensi dell'art. 1739, comma 3 c.c. l'accreditamento al committente di premi, abbuoni e vantaggi di tariffa eventualmente ottenuti, salvo che vi sia stata una diversa pattuizione tra le parti.

Per una disamina più approfondita della disciplina dell'art. 1739 c.c. e della lettera di incarico o di istruzioni dello spedizioniere si rinvia all'apposita formula.

Dopo aver stabilito gli obblighi dello spedizioniere il legislatore disciplina all'art. 1740 del codice civile i suoi diritti, che consistono essenzialmente nel diritto al compenso ed al rimborso delle spese sopportate per eseguire le prestazioni accessorie, che normalmente vengono anticipate dallo spedizioniere.

La disposizione in esame si spiega alla luce della natura onerosa del contratto di spedizione.

In ordine al compenso dovuto dal committente allo spedizioniere, il primo comma dell'articolo 1740 c.c. prevede una serie di criteri suppletivi per il caso in cui la misura della retribuzione non sia stata determinata dall'autonomia delle parti mediante convenzione: in questo caso si dovrà fare ricorso alle tariffe professionali o, in mancanza, agli usi del luogo in cui avviene la spedizione.

Nell'ipotesi in cui il “quantum” della retribuzione dello spedizioniere si determini in base agli usi si ritiene che, conformemente al disposto degli artt. 1733 e 1736 c.c. sul contratto di commissione, debba essere accordata preferenza agli usi del luogo in cui si effettua la spedizione rispetto a quelli del luogo ove risiede il committente, e ciò al fine di applicare anche alla spedizione i principi tipici della tutela del lavoro (art. 2099).

Il comma 2 dell'art. 1740 c.c. si ricollega invece al disposto dell'art. 1720 c.c. sui rimborsi dovuti al mandatario ed all'art. 1713 c.c. sull'obbligo del mandatario di rendere al mandante il rendiconto del suo operato.

In base alla norma sopra indicata la liquidazione delle spese anticipate e dei compensi per le prestazioni eseguite dallo spedizioniere è subordinata alla prova di una giustificazione documentale degli stessi e dei relativi importi, salvo che il rimborso ed i compensi non siano stati pattuiti preventivamente tra le parti in una somma globale unitaria e “forfetaria”, nel qual caso lo spedizioniere non è tenuto a fornire alcuna prova delle sue pretese per conseguire quanto a lui dovuto.

Nella prassi la disciplina codicistica deve essere integrata dalle condizioni generali di contratto elaborate nel 1975 dalla categoria degli spedizionieri internazionali e dalle condizioni generali di contratto del trasporto combinato elaborate dalla FIATA nel 1978.

Qualora lo spedizioniere provveda con mezzi propri o altrui all'esecuzione, integrale o parziale, del trasporto si ha la figura dello spedizioniere-vettore, che ai sensi dell'art. 1741 c.c. assume gli obblighi ed acquista i diritti del vettore. Un tipico caso di spedizionieri-vettori particolarmente ricorrente nella prassi è quello dei c.d. “corrieri”.

Ad ogni modo è opportuno chiarire che l'art. 1741 c.c. non sottrae lo spedizioniere-vettore alla disciplina del contratto di spedizione, ma gli riconosce in via ulteriore ed aggiuntiva anche i diritti e gli obblighi del vettore in relazione a quelle fasi della sua attività riconducibili al rapporto in senso stretto (Cass. III, n. 3468/1999).

In questo caso si verifica quindi una situazione analoga a quella di cui all'art. 1735 c.c. del commissionario che entri a far parte direttamente del contratto di compravendita di beni per conto del committente.

Infine, non saranno ravvisabili gli elementi caratterizzanti dello spedizioniere-vettore allorquando lo spedizioniere assuma sin dal primo momento nei confronti della controparte l'obbligo di eseguire il trasporto delle cose con mezzi propri o altrui: in questa ipotesi, infatti, vi è soltanto la stipulazione di un contratto di trasporto e la figura del vettore con i relativi diritti ed obblighi.

Profili fiscali

Ai fini della determinazione del reddito di impresa, i costi devono essere imputati all'esercizio in cui è avvenuta la spedizione delle merci e a quello in cui le prestazioni sono state ultimate, salvo che non ne sia ancora certa l'esistenza o determinabile in modo obiettivo l'ammontare, sicché incombe sull'Amministrazione finanziaria, che, assumendo un'erronea imputazione, pretende una maggiore imposta, dimostrare tali fatti e sul contribuente il diverso anno in cui i costi sono diventati certi e determinabili nell'ammontare, anche se abbia proceduto alla doppia annotazione dello stesso importo tra le componenti negative (costi) e positive (rimanenze finali), secondo i criteri di correttezza contabile, atteso che tale circostanza, potendo neutralizzare l'incidenza sul reddito dell'illegittima imputazione del costo e privare di fondamento la pretesa impositiva, va provata da chi la eccepisce alla stregua di un fatto impeditivo (Cass. trib., n. 25282/2015).

Quanto all'IVA, sulla scia della decisione assunta dalla Corte di Giustizia dell'UE con la sentenza 4 ottobre 2017 (causa C-273/16), una recente decisione della S.C. ha precisato che, in conformità al combinato disposto degli artt. 144 e 86, par. 1, lett. b), della direttiva n. 2006/112/CE, l'art. 9, comma 1, n. 2 (anche nell'assetto anteriore alle modifiche introdotte dall'art. 12, comma 1, della l. n. 115/2015) e l'art. 69, comma 10, del d.P.R. n. 633/1972, devono essere interpretati nel senso che i servizi accessori alle piccole spedizioni di carattere non commerciale o di valore trascurabile, non sono imponibili, ancorché non assoggettati all'IVA in dogana, poiché, in difetto, sarebbe vanificato il regime di non imponibilità (Cass. trib., n. 13119/2018).

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