Polizza-tipo di assicurazione della responsabilità civile

Luca Caputo

Inquadramento

Il contratto di assicurazione contro la responsabilità civile rientra nella categoria dei contratti di assicurazione, ed in particolare dai contratti di assicurazione contro i danni, con i quali ha in comune la funzione indennitaria e la natura aleatoria. Tuttavia, l'assicurazione contro la responsabilità civile si distingue dall'assicurazione contro i danni per il tipo di rischio assicurato che, in questo caso, non ha ad oggetto i possibili danni che possono subire determinati beni in conseguenza di certi accadimenti, ma le conseguenze dannose che possono derivare ad un determinato soggetto per fatti da esso commessi durante la vigenza dell'assicurazione e, dunque, al suo patrimonio complessivamente inteso. Anche in questo caso, quindi, il contraente assicurato intende tutelarsi rispetto alle conseguenze patrimoniali negative che possono derivagli da un determinato evento e ciò è possibile attraverso il trasferimento di questo rischio dalla propria sfera giuridico-economica a quella dell'assicuratore; quest'ultimo è un soggetto qualificato che, in virtù della natura della prestazione che è obbligato ad eseguire sulla scorta dei contratti di assicurazione e per la dimensione collettiva del rischio che assume attraverso la relativa stipula, deve avere natura necessariamente imprenditoriale, esercitando professionalmente l'attività assicurativa con l'osservanza di determinati presupposti e condizioni (cfr. artt. 1883 e 2195, n. 4 c.c.). La specificità del tipo di rischio assicurato in questi contratti comporta che non trovino applicazione alcune delle regole dettate dal codice civile per l'assicurazione contro i danni in generale che, appunto, non risultano compatibili con questa tipologia contrattuale. Le problematiche più ricorrenti in ordine al contratto di assicurazione della responsabilità civile attengono, in primo luogo, alla possibilità o meno di escludere la responsabilità dell'assicurato per fatti colposi in deroga a quanto previsto dall'art. 1917 c.c. che limita tale esclusione ai soli fatti dolosi. Si tratta di una problematica che interferisce con quella di ordine più generale relativa alla distinzione tra le clausole che delimitano l'oggetto del contratto, considerate valide indipendentemente dalla specifica approvazione per iscritto da parte del contraente assicurato, e quelle che escludono la responsabilità dell'assicuratore, che necessitano di specifica approvazione. Altra problematica che è stata oggetto di numerose pronunce giurisprudenziali, anche a Sezioni Unite, è quella concernente la validità o meno delle c.d. clausol claims made, ossia quelle clausole, di uso frequente nella prassi, che prevedono la non operatività della polizza assicurativa in relazione a tutti i sinistri verificatisi durante la relativa vigenza (secondo il modello tipico c.d. loss occurrence), assumendo di contro, quindi, rilievo il momento in cui si sono verificati i fatti illeciti alla base della richiesta pervenuta all'assicurato e la richiesta stessa.

Formula

POLIZZA-TIPO DI ASSICURAZIONE PER LA RESPONSABILITÀ CIVILE

TRA

Il/La Sig./Sig.ra/la società ...., nato/a a ...., iscritta nel R.I. .... n. ...., il ...., residente/con sede legale in ...., alla via/piazza ...., CAP ...., C.F./P.IVA .... (da ora in poi “il Contraente” o “l'Assicurato”)

E

la Compagnia Assicuratrice denominata ...., con sede legale in ...., alla piazza/via ...., P.IVA ...., iscritta nel registro delle imprese al n. .... capitale sociale ...., iscritta nell'Albo dei soggetti autorizzati dall'IVASS ...., in persona del legale rappresentante Sig./Sig.ra ...., nato/a a ...., il .... (da ora in poi “l'Assicuratore”),

si stipula la presente:

POLIZZA TIPO DI ASSICURAZIONE PER LA RESPONSABILITÀ CIVILE

GLOSSARIO

Nel testo che segue si intende per:

Anno Assicurativo: Periodo calcolato in anni interi a partire dalla decorrenza dell'Assicurazione;

Assicurato: Il Contraente, quale persona il cui interesse è protetto dall'Assicurazione;

Assicuratore: L'impresa assicuratrice;

Assicurazione: Il contratto d'assicurazione;

Beneficiario: Il soggetto cui l'Assicuratore corrisponde l'Indennizzo - Risarcimento;

Bene assicurato: Il bene, collocato in Italia, del quale ha la disponibilità il conduttore 1 e in relazione al quale quest'ultimo, quale conduttore dello stesso è tenuto, in quanto civilmente responsabile in base alla legge, a pagare a titolo di risarcimento (capitale, interessi e spese) per danni involontariamente cagionati a terzi in conseguenza di un Fatto Accidentale verificatosi in relazione ai rischi derivanti dalla conduzione del Bene Assicurato;

Conduttore: Il soggetto che assume il godimento del Bene Assicurato attraverso la stipula del Contratto di Locazione con il locatore;

Contraente: Il soggetto, persona fisica o giuridica, che stipula l'Assicurazione nell'interesse proprio ed è tenuto al pagamento del Premio;

Contratto di Locazione: Il contratto di locazione, relativo al Bene Assicurato, stipulato in conformità alla normativa in vigore, tra il Locatore ed il Conduttore;

Danno Indiretto: La conseguenza di un danno materiale che si manifesta, cagionando ulteriori effetti dannosi, non direttamente riconducibili all'evento, ma da esso indirettamente derivanti;

Esplosione: Lo sviluppo di gas o vapori ad alta temperatura e pressione, dovuto a reazione chimica, che si autopropaga con elevata velocità;

Fabbricato: L'intera costruzione edile o la porzione della stessa, costituente il Bene Assicurato, compresi fissi, infissi ed opere di fondazione o interrate, affreschi, statue e dipinti non aventi particolare valore artistico, impianti idrici, igienici, elettrici, di riscaldamento e di condizionamento d'aria, ascensori e montacarichi, scale mobili, antenne televisive, altri impianti od installazioni considerati immobili per natura e destinazione e gli impianti di prevenzione e di allarme, compresi gli impianti solari termici ma esclusi gli impianti geotermici e fotovoltaici. Costituiscono, inoltre, Fabbricato le tinteggiature, tappezzerie e moquette, come pure le sue pertinenze (quali centrale termica, box, recinzioni in muratura, cancellate e cancelli) purché presenti all'interno del fabbricato stesso o negli spazi ad esso adiacenti e nel caso di Fabbricato condominiale, la quota parte di proprietà comune. Costituiscono parte del Fabbricato: parchi, alberi di alto fusto, attrezzature sportive e ludiche, purché siti nello spazio adiacente e di pertinenza del Fabbricato stesso;

Fatto Accidentale: Il fatto che non sia conseguenza naturale e diretta delle modalità adottate dall'Assicurato nello svolgimento dell'attività garantita. In ogni caso si conviene che non possa considerarsi derivante da Fatto Accidentale: il danno che consegua a violazioni volontarie da parte dell'Assicurato stesso di leggi alle quali egli deve uniformarsi nell'esercizio dell'attività oggetto dell'Assicurazione o in relazione ai Rischi per i quali è stipulata l'Assicurazione;

Fatto Illecito: Il fatto, doloso o colposo, che ha cagionato un danno ingiusto e che obbliga chi l'ha commesso a risarcire il danno. Il Fatto Illecito non consiste in un adempimento né in una violazione di un obbligo contrattuale, bensì nell'inosservanza di una norma di legge o nella lesione dell'altrui diritto. Il danno conseguente al Fatto Illecito viene denominato danno “extracontrattuale”, perché tra danneggiato e responsabile non esiste alcun rapporto contrattuale.

Franchigia: La parte del danno liquidabile che rimane a carico dell'Assicurato;

Furto: L'impossessamento della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per gli altri.

Implosione: il repentino schiacciamento o rottura di corpi cavi per eccesso di pressione esterna rispetto alla pressione interna;

Incendio: la combustione, con fiamma, di beni materiali al di fuori di appropriato focolare, che può autoestendersi e propagarsi;

Indennizzo: la somma dovuta dalla Società in caso di sinistro;

Locatore: Il soggetto legittimato a stipulare il Contratto di Locazione;

Massimale: La somma che rappresenta il limite massimo del Risarcimento contrattualmente previsto per Sinistro con il limite per danni a ogni persona e per danni a cose e animali, oltreché, per Anno Assicurativo, a prescindere dal numero di Sinistri.

Nucleo Familiare: Le persone che al momento del Sinistro, risultano inserite nel certificato anagrafico di stato di famiglia dell'Assicurato. Si intendono incluse nel Nucleo Familiare anche le persone che in forza di un rapporto personale con l'Assicurato, duraturo, documentato e socialmente acclarato, sono con lui stabilmente conviventi, nell'Abitazione costituente Prima Casa;

Parti: Il Contraente e l'Assicuratore;

Periodo di Durata dell'Assicurazione: Periodo intercorrente tra la decorrenza e la scadenza dell'Assicurazione, che può avere durata minima .... e massima .... ed è indicato nella Proposta di Assicurazione e in Polizza;

Polizza: Il documento cartaceo che prova l'accettazione, da parte dell'Assicuratore, della Proposta di Assicurazione e che pertanto prova la stipula dell'Assicurazione secondo le presenti Condizioni di Assicurazione;

Premio: La somma dovuta dal Contraente all'Assicuratore per l'Assicurazione;

Prescrizione: Estinzione del diritto per mancato esercizio dello stesso entro i termini fissati dalla legge. I diritti derivanti dai contratti di assicurazione si prescrivono nel termine di due anni da quando si è verificato il fatto su cui si fondano;

Prima Casa: L'abitazione adibita a dimora abituale dell'Assicurato;

Proposta di Assicurazione: La formale domanda del Contraente di stipula dell'Assicurazione;

Recesso: Diritto di recedere dall'Assicurazione e di farne cessare gli effetti;

Responsabilità Civile: La responsabilità patrimoniale che deriva all'Assicurato dalla lesione colposa di un diritto altrui;

Rischio: La probabilità che si verifichi il Sinistro;

Scadenza dell'Assicurazione: La data in cui cessano gli effetti dell'Assicurazione;

Scoppio: il repentino dirompersi di contenitori per eccesso di pressione interna di fluidi non dovuto ad esplosione o per carenza di pressione esterna;

Sinistro: l'evento dannoso per il quale è prestata l'assicurazione

NOTA INFORMATIVA

La presente Nota informativa è redatta secondo lo schema predisposto dall'IVASS, ma il suo contenuto non è soggetto alla preventiva approvazione dell'IVASS.

Il Contraente deve prendere visione delle Condizioni di Assicurazione prima della sottoscrizione del Contratto.

INFORMAZIONI SULL'IMPRESA DI ASSICURAZIONE

Denominazione dell'Impresa di Assicurazione, Sede Legale, Sito Internet, Recapiti Telefonici, Indirizzo Mail.

Riferimento ad autorizzazione all'esercizio dell'attività assicurativa e numero di iscrizione all'albo delle imprese assicurative

INFORMAZIONI SULLA SITUAZIONE PATRIMONIALE DELL'IMPRESA

Patrimonio netto; specifico riferimento alla parte relativa al capitale sociale e alle riserve patrimoniali.

Indice di solvibilità riferito allo specifico ramo assicurativo al quale attiene il contratto.

INFORMAZIONI GENERALI SUL CONTRATTO

Prestazioni assicurative e garanzie offerte

Costi, sconti e regime fiscale

Costi gravanti sul contraente 2

Spese di emissione polizza.

Costi fissi.

Costi variabili.

Addizionale di frazionamento

Es.

Mensile5%

Bimestrale3,6%

Trimestrale3%

Quadrimestrale2,6%

Semestrale2%

Quota parte percepita dagli intermediari

Eventuale quota parte percepita da intermediari per la stipula della polizza.

Sconti

Eventuali sconti applicati (ad es. in caso di addebito del premio tramite RID bancario o per stipula della polizza online).

Non sono previsti sconti di premio.

Regime fiscale imposta sui premi

Indicazione delle imposte e dello specifico regime fiscale applicabile in considerazione del tipo di polizza (es. detraibilità fiscale dei premi).

Regime di tassazione delle somme assicurate

Indicazione del regime di tassazione per le somme erogate in caso di erogazione del capitale o della rendita

Revoca della proposta

Il Contraente può revocare la Proposta, ai sensi dell'art. 176 d.lgs. n. 209/2005, fino al momento della conclusione del Contratto.

Ai fini della revoca il Contraente deve inviare comunicazione scritta alla Società - contenente gli elementi identificativi della Proposta – mediante lettera a mezzo posta, indirizzata alla sede legale dell'Assicuratore.

Il premio eventualmente anticipato dal Contraente all'Assicuratore, viene restituito entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione di revoca. Il premio sarà restituito al netto delle spese di emissione.

La revoca libera entrambe le parti da qualsiasi obbligazione derivante della proposta, con decorrenza dalle ore 24 del giorno di spedizione della lettera raccomandata, quale risulta dal timbro postale di invio.

Informativa in corso di contratto

L'Assicuratore si impegna a comunicare al Contraente/Assicurato le eventuali variazioni delle informazioni contenute nel Fascicolo Informativo, anche per effetto di modifiche della normativa applicabile al Contratto successive alla conclusione dello stesso. In particolare, gli aggiornamenti del Fascicolo Informativo, non derivanti da innovazioni normative, saranno disponibili sul sito internet dell'Assicuratore .....

Comunicazioni - Modifiche dell'assicurazione

Ogni comunicazione inerente la Polizza deve essere fatta per iscritto e le eventuali variazioni devono risultare da specifico atto sottoscritto dalle Parti.

CONDIZIONI DI ASSICURAZIONE

PREMESSA

Con la Polizza in oggetto l'Assicuratore, nei limiti dei Massimali indicati nella Proposta di Assicurazione ed in Polizza si obbliga a tenere indenne l'Assicurato, quale Conduttore del Bene Assicurato, ed il suo Nucleo Familiare, di quanto questi siano tenuti a pagare a titolo di risarcimento (capitale, interessi e spese) quali civilmente responsabili ai sensi di legge, per danni involontariamente cagionati a terzi in conseguenza di un Fatto Accidentale verificatosi in relazione ai rischi derivanti dalla conduzione del Bene Assicurato.

Le Condizioni di Assicurazione riportate nelle pagine seguenti formano parte integrante della Proposta di Assicurazione e della Polizza sottoscritta dal Contraente.

CONDIZIONI GENERALI DI ASSICURAZIONE

Art. 1. Dichiarazioni relative alle circostanze del Rischio

Le dichiarazioni inesatte o le reticenze del Contraente relative a circostanze che influiscono sulla valutazione del Rischio possono comportare la perdita totale o parziale del diritto all'Indennizzo, nonché la cessazione dell'Assicurazione, secondo quanto previsto dagli artt. 1892, 1893 e 1894 c.c.

Art. 2. Altre Assicurazioni

Il Contraente deve comunicare per iscritto all'Assicuratore l'esistenza e la successiva stipulazione di altre assicurazioni per il medesimo Rischio assicurato con la presente polizza; l'Assicuratore, entro .... giorni dalla comunicazione, ha facoltà di recedere dall'Assicurazione con preavviso di .... giorni. In caso di Sinistro, l'Assicurato deve darne avviso a tutti gli Assicuratori, indicando a ciascuno il nome degli altri, ai sensi dell'art. 1910 c.c. Se l'Assicurato omette dolosamente di dare avviso, gli Assicuratori non sono tenuti a pagare l'indennizzo.

Art. 3. Pagamento del Premio e decorrenza della garanzia

La garanzia decorre dalle ore 24.00 del giorno del pagamento del premio, unico e anticipato.

Art. 4. Aggravamento del Rischio

Il Contraente deve dare comunicazione scritta all'Assicuratore di ogni aggravamento del Rischio. Gli aggravamenti di Rischio non noti o non accettati dall'Assicuratore possono comportare la perdita totale o parziale del diritto all'Indennizzo nonché la stessa cessazione dell'Assicurazione ai sensi dell'art. 1898 c.c.

Art. 5. Diminuzione del Rischio

Nel caso di diminuzione del Rischio l'Assicuratore è tenuto a ridurre il Premio alla comunicazione del Contraente ai sensi dell'art. 1897 c.c., a meno che non si avvalga del diritto di recedere entro due mesi dalla comunicazione della diminuzione del rischio.

Art. 6. Recesso in caso di Sinistro

Dopo ogni Sinistro denunciato a termini di Polizza e fino al .... ° giorno dal pagamento o rifiuto dell'Indennizzo, ciascuna Parte può recedere dall'Assicurazione, dandone preavviso all'altra Parte mediante lettera raccomandata.

Il Recesso esercitato dal Contraente ha effetto dal .... ° giorno successivo al ricevimento della raccomandata da parte dell'Assicuratore, quello esercitato dall'Assicuratore ha efficacia decorsi .... giorni da quello di invio della raccomandata stessa. In tutti i casi, entro il .... ° giorno successivo alla data di efficacia del Recesso, l'Assicuratore rimborsa al Contraente il Premio relativo al periodo di Rischio non corso, escluse le imposte.

Art. 7. Durata dell'Assicurazione

L'Assicurazione, a scelta del Contraente ha durata da un minimo di anni .... ad un massimo di anni .... e cessa alla Scadenza annuale (o poliennale) prefissata senza tacito rinnovo. In nessun caso l'Assicuratore sarà obbligato a corrispondere alcun Indennizzo per i Sinistri che si verifichino oltre il Periodo di Durata dell'Assicurazione.3

L'Assicuratore è tenuto a corrispondere l'indennizzo per i Sinistri in relazione ai quali sia stata presentata da terzi la richiesta di risarcimento danni entro il Periodo di Durata dell'Assicurazione, anche se relativi a fatti dannosi verificatisi in precedenza alla stipula della presente polizza.

Le Parti sono in ogni caso vincolate per l'intero Periodo di Durata pattuito e l'Assicurazione si estingue automaticamente alla Scadenza, annuale o poliennale. Non è prevista per le Parti la facoltà di Recesso anticipato, fatto salvo quanto indicato al precedente art. 6.

Art. 8. Estensione territoriale

L'assicurazione vale per gli eventi dannosi che si verificano nel territorio della Repubblica italiana.

Art. 9. Forma delle comunicazioni

Ogni comunicazione deve essere fatta per iscritto a mezzo raccomandata A.R., posta elettronica certificata o fax.

Art. 10. Giurisdizione, Procedimento di Mediazione, Foro competente, Rinvio alle norme di legge

Tutte le controversie relative alla presente Assicurazione sono soggette alla giurisdizione italiana.

Qualora successivamente si ricorra all'Autorità Giudiziaria, foro competente è il luogo di residenza dell'Assicurato.

Le controversie riguardanti l'interpretazione e l'esecuzione del presente contratto sono soggette all'obbligo del preventivo esperimento della procedura di mediazione obbligatoria ai sensi dell'art. 5, comma 1, e comma 1-bis, del d.lgs. n. 28/2010, come reintrodotto dalla l. n. 98/2013, di conversione del d.l. n. 69/2013.

Clausola alternativa: Per le controversie riguardanti l'applicazione l'interpretazione e l'esecuzione del presente contratto è competente in via esclusiva il Foro di ...., salvo che il Contraente rivesta la qualifica di Consumatore ai sensi e per gli effetti del d.lgs. n. 206/2005.

CONDIZIONI PARTICOLARI DI ASSICURAZIONE

Art. 11. Oggetto dell'Assicurazione

L'Assicuratore, nei limiti dei Massimali indicati nella Proposta di Assicurazione ed in Polizza, assume a suo carico le somme (capitale, interessi e spese) che l'Assicurato e le persone appartenenti al relativo Nucleo Familiare, siano tenuti a pagare, a titolo di risarcimento, quali civilmente responsabili ai sensi di legge, per danni involontariamente cagionati a terzi per morte, lesioni personali e danneggiamenti a cose, in conseguenza di un Fatto Accidentale, verificatosi esclusivamente in relazione al Bene Assicurato indicata nella Proposta di Assicurazione ed in Polizza.

Con riferimento alle coperture di seguito descritte, la garanzia RC è prestata nei limiti e termini sotto riportati:

A) Conduzione del Bene Assicurato

La garanzia comprende la conduzione del Bene Assicurato, e dei relativi arredamenti, impianti e pertinenze, ad eccezione dei periodi in cui la Casa Assicurata sia locata a terzi o ceduta in comodato a terzi.

La suddetta copertura riguarda inoltre:

- uso di apparecchi radiotelevisivi, elettrodomestici, apparecchi ed impianti di riscaldamento;

- caduta di antenne non centralizzate installate sul tetto o balconi;

- caduta all'esterno di oggetti;

- attrezzature sportive (comprese piscine) e per il gioco, purché pertinenti la Casa Assicurata.

B) Spargimento d'acqua e rigurgito di fogna

I danni da spargimento d'acqua e da rigurgito di fogna sono compresi in garanzia, qualora derivanti da rottura accidentale od occlusione di impianti idrici, igienici o di riscaldamento, con un limite massimo di Risarcimento pari al .... % del Massimale indicato nella proposta di Assicurazione ed in Polizza, fermo, in ogni caso il limite assoluto di € .... per Sinistro e per Anno Assicurativo, e con una Franchigia di € .... per Sinistro.

C) Danni da Incendio

Sono compresi in garanzia i danni a cose altrui da Incendio, Esplosione, Implosione e Scoppio del Bene Assicurato e del suo contenuto.

Per tali eventi il Risarcimento verrà prestato con il limite del .... % del Massimale indicato nella proposta di Assicurazione ed in Polizza.

D) Lavori di ordinaria manutenzione

Sono compresi in garanzia i danni derivanti dalla committenza di lavori di ordinaria manutenzione del Bene Assicurato, esclusi comunque i danni subiti dalle persone preposte ai lavori stessi.

E) Rischio Locativo

L'Assicuratore, nel limite del .... % del Massimale per danni a cose, indicato nella Proposta di Assicurazione ed in Polizza, assume a suo carico le somme (capitale, interessi e spese) che l'Assicurato sia tenuto a pagare, a titolo di risarcimento, quale civilmente responsabile ai sensi degli artt. 1588,1589 e 1611 c.c. per danni materiali, direttamente cagionati da Incendio, Esplosione, Implosione e Scoppio, al Bene Assicurato. La responsabilità verso il Locatore/proprietario della Casa Assicurata e operante anche per i danni materiali e diretti causati da Incendio, Esplosione Implosione e Scoppio all'arredamento della stessa, qualora appartenga al proprietario della casa tenuta in locazione dall'Assicurato.

Art. 12. Massimale aggregato per Anno Assicurativo

Il Massimale indicato nella Proposta di Assicurazione ed in Polizza per singolo Sinistro deve intendersi anche quale massima esposizione dell'Assicuratore per uno o più Sinistri avvenuti nello stesso Anno Assicurativo.

I Massimali di un Anno Assicurativo non possono essere cumulati in nessun caso con quelli di un precedente o successivo Anno Assicurativo, né in conseguenze di proroghe, rinnovi o sostituzioni di contratto, né per il cumularsi dei Premi pagati o da pagare.

Art. 13. Massima esposizione

In caso di evento che involga contemporaneamente più garanzie, l'indennizzo dovuto dall'Assicuratore non potrà essere comunque superiore al Massimale per Sinistro e per Anno Assicurativo indicato nella Proposta di Assicurazione ed in Polizza.

Le garanzie sono prestate fino a concorrenza per ciascun Sinistro, del Massimale convenuto, indipendentemente dal numero di persone che abbiano riportato lesioni corporali o abbiano sofferto danni a cose ed animali di loro proprietà.

Art. 14. Vincolo di solidarietà

Nel caso in cui l'Assicurato e/o persona appartenente al suo Nucleo Familiare sia responsabile civilmente in solido con altri soggetti, l'Assicuratore risponderà soltanto per la quota di pertinenza dell'Assicurato e dei componenti del suo Nucleo Familiare, con esclusione, quindi, di quella parte di danno che dovesse ricadere su altri soggetti estranei al rapporto assicurativo in virtù del vincolo di solidarietà.

Art. 15. Persone non considerate terzi

Non sono considerati terzi:

a) il coniuge;

b) il convivente di fatto;

c) le persone appartenenti al Nucleo Familiare dell'Assicurato;

d) i figli minori dell'Assicurato e/o delle persone di cui ai punti a), b) e c), anche ove non indicati nel certificato anagrafico di stato di famiglia;

e) le altre persone del fatto delle quali l'Assicurato e/o le persone di cui ai punti a), b) e c) sono chiamate a rispondere civilmente ai sensi di legge.

Art. 16. Esclusioni

L'Assicurazione non comprende i seguenti danni:

a) derivanti dalla proprietà di beni immobili;

b) derivanti dalla conduzione o uso di beni immobili non rientranti nella categoria di Bene Assicurato o

Fabbricato, così come definiti nel Glossario, e comunque diversi da questi;

c) derivanti da fatti e circostanze che non presentino correlazione causale con l'uso normale della cosa;

d) da situazioni od eventi per i quali per legge, regolamenti od ordinanze sono previste obbligatoriamente

coperture assicurative;

e) a cose altrui derivanti da Incendio, Esplosione, Implosione o Scoppio, salvo quanto indicato, all'art. 11/C e

all'art. 11/E. Sono in ogni caso esclusi i danni alle cose di terzi da Incendio, Esplosione, Implosione o Scoppio,

conseguenti alla pratica di campeggio;

f) da inquinamento: dell'acqua, dell'aria o del suolo;

g) da interruzione o sospensione, totale o parziale, di attività professionali, commerciali, artigianali, industriali,

agricole o di servizi;

h) da atti di guerra, insurrezione, tumulti popolari, scioperi, sommosse, occupazione militare, invasione, atti di

terrorismo o sabotaggio;

i) da gelo, umidità, stillicidio, insalubrità, rottura o Occlusione di grondaie o di impianti di raccolta / deflusso di

acque piovane, salvo quanto indicato all'art. 11/B;

j) da Furto;

k) da esplosione nucleare e da qualsiasi forma di contaminazione derivante da radioattività o radiazione ionizzante che possa essere determinata da materiale nucleare;

l) da detenzione o impiego di sostanze esplosive nonché da campi elettromagnetici;

m)di qualunque natura e comunque occasionati, direttamente o indirettamente derivanti dall'amianto o da qualunque altra sostanza contenente in qualunque forma l'amianto;

n) da mancata e/o errata produzione o fornitura di energia, esclusa altresì la garanzia per i danni da interruzione e sospensione totale o parziale di attività di qualunque natura;

o) dalla proprietà e/o dalla conduzione o uso di Impianti Geotermici o Fotovoltaici;

p) da lavori di straordinaria manutenzione;

q) da proprietà, guida e uso di veicoli a motore su strade di uso pubblico o su aree ad esse equiparate;

r) da proprietà, guida e uso di natanti a motore e apparecchi per il volo;

s) dall'esercizio di attività professionali, industriali, commerciali, artigianali, agricole, di servizi o comunque retribuite;

t) dalla pratica di qualsiasi attività sportiva;

u) da uso e possesso di armi;

v) derivanti dalla proprietà e uso di animali;

w) causati da atti dolosi degli Assicurati;

x) determinati da inondazioni, alluvioni, allagamenti, esondazioni, mareggiate/maremoti, penetrazione di acqua marina, terremoti, eruzioni vulcaniche, cedimenti, franamenti e smottamenti del terreno, valanghe, slavine e spostamenti d'aria da questi provocati.

Inoltre non sono compresi in garanzia:

y) i danni derivanti da inadempimenti di natura contrattuale;

z) i Danni Indiretti, compresi i danni che comportano perdite pecuniarie ovvero non comportanti danni corporali e/o materiali;

 aa) i danni da: cambiamento di costruzione, mancanza di locazione, mancato godimento di beni;

 bb) connessi con l'utilizzo di internet;

 cc) da discriminazione psicologica, razziale, sessuale o religiosa;

 dd) da utilizzo di organismi geneticamente modificati, anche per l'alimentazione animale.

Art. 17. Obblighi in caso di Sinistro

In caso di Sinistro, il Contraente deve darne avviso all'Assicuratore, anche tramite l'agente assicurativo/o il broker entro .... giorni da quando si è verificato il Sinistro o ne ha avuto conoscenza specificando tutte le circostanze dell'evento ai sensi dell'art. 1913 c.c. Nel caso in cui sia stata presentata all'Assicurato una richiesta di risarcimento dei danni da terzi danneggiati, il Contraente è tenuto ad allegare tale richiesta alla comunicazione del sinistro effettuata all'Amministrazione. L'inadempimento dell'obbligo di avviso può comportare la perdita totale o parziale del diritto all'Indennizzo, ai sensi dell'art. 1915 c.c.

Art. 18. Gestione delle vertenze di danno

L'Assicuratore assume, fino a quando ne ha interesse, la gestione delle vertenze tanto in sede stragiudiziale che giudiziale, sia civile che penale, a nome dell'Assicurato, designando, ove occorra, legali o tecnici ed avvalendosi di tutti i diritti e di tutte le azioni spettanti all'Assicurato stesso.

L'Assicurato è tenuto a prestare la propria collaborazione per permettere la gestione delle suddette vertenze ed a comparire personalmente in giudizio ove la procedura lo richieda.

L'Assicuratore ha diritto di rivalersi verso l'Assicurato dal pregiudizio derivatogli dall'inadempimenti di tali obblighi.

Sono a carico dell'Assicuratore le spese sostenute per resistere all'azione di risarcimento dei danni promossa contro l'Assicurato, entro il limite di importo pari al .... % del Massimale stabilito in Polizza. Qualora la somma dovuta al danneggiato superi detto Massimale, le spese vengono ripartite fra Assicuratore e Assicurato in proporzione del rispettivo interesse.

L'Assicuratore non riconosce le spese incontrate dall'Assicurato per legali o tecnici che non siano da essa previamente individuati designati e non risponde di multe o ammende inflitte all'Assicurato né delle spese di giustizia penale.

Art. 19. Trattamento dei dati

Ai sensi del d.lgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e successive modifiche, in particolare operate con il d.lgs. n. 101/2018 (Decreto Privacy Italiano), ciascuna delle parti acconsente al trattamento dei dati personali rilevabili dalla polizza o che ne derivino, per le finalità strettamente connesse agli adempimenti degli obblighi contrattuali da essa derivanti.

Art. 20. Disposizione finale

Per tutto quanto non espressamente previsto dalle presenti condizioni si applicano gli artt. 1917 e ss. c.c.

Art. 21. Tracciabilità dei flussi finanziari

La Società, il Contraente, l'Assicurato, l'agente assicurativo e/o il broker si impegnano ad osservare gli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari in ottemperanza a quanto previsto dalla l. n. 136/2010 e successive modifiche.

Il mancato assolvimento degli obblighi previsti dall'art. 3 della citata l. n. 136/2010 costituisce causa di risoluzione del contratto, ai sensi dell'art. 1456 c.c. e dell'art. 3, comma 8 della legge.

MASSIMALI, FRANCHIGIE E PREMIO DI POLIZZA

In nessun caso l'Assicuratore sarà tenuto a pagare per singolo sinistro e per periodo assicurativo somma maggiore di:

Massimale per Sinistro e per Anno Assicurativo:

€ ....;

Con il limite per ogni persona di

€ ....;

Con il limite per danni a cose o animali di

€ .....

PREMIO UNICO ANTICIPATO

Imponibile

€ ....

Imposta

€ ....

Premio lordo

€ ....

Totale Premio Unico Anticipato

€ ....

POLIZZA-TIPO DI ASSICURAZIONE PER LA RESPONSABILITÀ CIVILE

DOCUMENTO DI SINTESI

TRA

Il/La Sig./Sig.ra/la società ...., nato/a a ...., iscritta nel R.I. .... n. ...., il ...., residente/con sede legale in ...., alla via/piazza ...., CAP ...., C.F./P.IVA .... (da ora in poi “il Contraente” o “l'Assicurato”)

E

la Compagnia Assicuratrice denominata ...., con sede legale in ...., alla piazza/via ...., P.IVA ...., iscritta nel registro delle imprese al n. .... capitale sociale ...., iscritta nell'Albo dei soggetti autorizzati dall'IVASS ...., in persona del legale rappresentante Sig./Sig.ra ...., nato/a a ...., il .... (da ora in poi “l'Assicuratore”),

DESCRIZIONE DEL RISCHIO

L'Assicuratore, alle condizioni tutte della presente Polizza, assicura la Responsabilità Civile derivante all'Assicurato a termini di legge, in relazione al rischio di seguito precisato:

RC ABITAZIONE - La garanzia è valida esclusivamente in relazione al Fabbricato adibito ad abitazione costituente la Prima Casa del Contraente/Assicurato, di seguito indicato:

Prima Casa Abitazione in locazione ubicazione in:

via .... n. .... scala .... piano .... int. ....

Comune di .... Prov. .... c.a.p. ....

DATI DI POLIZZA

Polizza n. ....

Decorrenza polizza: dalle ore 24,00 del .... / .... / ....

Scadenza polizza: alle ore 24,00 del .... / .... / ....

Luogo e data ....

Il Contraente/Assicurato ....

Ai sensi dell'art. 1341, comma 2 c.c., il Contraente/Assicurato dichiara di approvare specificamente le seguenti condizioni: Art. 6 - Recesso in caso di Sinistro; Art. 7 - Durata dell'Assicurazione; Art. 15 - Persone non considerate terzi; Art. 16 - Esclusioni; Art. 17 - Obblighi in caso di Sinistro; Art. 18 - Gestione delle vertenze di Danno.

Luogo e data ....

Il Contraente/Assicurato ....

[1] Una delle ipotesi più diffuse nella prassi di assicurazione della responsabilità civile è quella dei danni cagionati a terzi da un immobile condotto in locazione stipulata dal conduttore. La fattispecie riportata è comunque meramente esemplificativa e può, con gli opportuni accorgimenti, essere utilizzata per ogni ipotesi di assicurazione della responsabilità civile, sia che sia relativa ad altri contratti, come ad esempio quello di deposito o quello di trasporto, sia che sia relativa alla posizione di responsabile civile di determinati soggetti che trovi presupposto in specifiche norme di legge (si pensi all'art. 2048 c.c. in tema di responsabilità di tutori e precettori per fatto illecito dell'allievo o all'art. 2049 c.c. in tema di responsabilità di padroni e committenti per fatto illecito dei loro domestici e commessi).

[2] Nella presente parte della nota informativa si indicano i costi fissi e variabili applicati, le maggiorazioni (addizionali di frazionamento), di regola previste, e applicate sotto forma di percentuali sul premio in base ai periodi di frazionamento, spese per visita medica, costi per l'intermediazione ed eventuali sconti.

[3] È possibile per le parti convenire l'inserimento di clausole c.d. claims made, che rendano operativa la polizza anche per richieste risarcitorie intervenute durante la vigenza della polizza ma derivanti da fatti dannosi verificatisi in data anteriore alla relativa stipula (Cass. S.U., n. 22437/2018).

Commento

Nozione e funzione dell'assicurazione per la responsabilità civile

L'assicurazione della responsabilità civile costituisce una species dell'assicurazione contro i danni, che si caratterizza per il fatto che in questo caso l'assicuratore si obbliga a tenere indenne il contraente assicurato, nei limiti della somma prevista in contratto (c.d. “massimale di polizza”), in relazione a quanto l'assicurato deve corrispondere a terzi a titolo di risarcimento danni, in relazione alla specifica responsabilità, contrattuale o extracontrattuale, dedotta in contratto e con riferimento a fatti verificatisi sotto la vigenza del contratto assicurativo (art. 1917 c.c.).

In ciò, quindi, risiede la netta differenza tra questo tipo di contratto assicurativo e l'assicurazione contro i danni a beni materiali, caratterizzata dalla funzione di tenere indenne il contraente assicurato del danno ad esso prodotto da un sinistro in relazione al rapporto che lo lega con il singolo bene assicurato e danneggiato; diversamente, infatti, nel caso dell'assicurazione della responsabilità civile (art. 1917 c.c.), il danno che si intende indennizzare è quello causato proprio dal soggetto assicurato a terzi, purché non sia frutto di comportamento doloso, stante l'espressa previsione contenuta nell'art. 1917 c.c., mirando dunque a tenere indenne il patrimonio dell'assicurato nel suo complesso rispetto alle conseguenze pregiudizievoli che deriverebbero dall'insorgere dell'obbligo risarcitorio in capo allo stesso (c.d. “assicurazione di patrimoni”).

Netta è poi la differenza con l'assicurazione sulla vita (art. 1882 c.c.), la cui finalità è quella di garantire che sia erogato un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana.

L'assicurazione della responsabilità civile condivide con tutti gli altri contratti assicurativi, ed in particolare quello contro i danni a beni materiali, la funzione indennitaria: anche con questo contratto, infatti, si intende garantire che il contraente assicurato sia tenuto indenne dalle conseguenze sfavorevoli che possono derivagli dall'evento assicurato, che nel caso di specie, come si è osservato, è rappresentato dal fatto illecito cagionato dallo stesso assicurato. Scopo del contratto, quindi, è quello di trasferire un rischio dalla sfera giuridico patrimoniale del contraente assicurato a quella della impresa assicuratrice. Peraltro a tale scopo, per così dire individuale, possono ricollegarsi anche interessi di natura collettiva o pubblicistica, in quei casi in cui il legislatore ha previsto come obbligatoria la stipula di contratti di assicurazione della responsabilità civile, come nell'assicurazione per i danni derivanti dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, prevista e disciplinata dalla l. 24 dicembre 1990, e attualmente dal Codice delle Assicurazioni Private (d.lgs. n. 209/2005). In questi casi, quindi, la stipula di una polizza assicurativa della responsabilità civile non è conseguenza di una libera scelta del contraente assicurato, ma è frutto della previsione di un obbligo di legge.

Ancora, comune agli altri contratti assicurativi è la natura aleatoria di questo contratto, derivante dal fatto che il rischio rispetto al quale il contraente intende assicurarsi è costituito dal verificarsi di un evento la cui realizzazione è eventuale ed incerta. Dalla natura aleatoria dell'assicurazione della responsabilità civile, al pari di quella contro i danni a beni materiali, deriva, tra l'altro, che ad essa non si applichino i rimedi contrattuali della rescissione per lesione (artt. 1448 e ss. c.c.) e della risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta (artt. 1467 e ss. c.c.); ciò perché l'aleatorietà per natura del contratto in oggetto rende sin dall'inizio possibile e prevedibile per le parti che alcune delle prestazioni oggetto del contratto – in particolare quella della impresa assicuratrice di corrispondere l'indennizzo – non si verifichi, nonostante la corrispondente esecuzione durante la vigenza del contratto dell'obbligo di pagare il premio assicurativo da parte del contraente assicurato. Peraltro, va anche osservato che i contratti assicurativi possono essere considerati aleatori solo se sono considerati individualmente e nella prospettiva del singolo contratto; diversamente, invece, guardata del suo complesso, l'attività delle imprese assicuratrici, che proprio per tale motivo deve avere natura necessariamente imprenditoriale e professionale, implica l'assunzione di una moltitudine di rischi, omogenei o comunque accumulabili e differenziabili per tipologie omogenee, in ordine ai quali assume rilievo decisivo il momento della valutazione statistica effettuata a monte, attraverso il ricorso a metodi scientifico-matematici, del possibile verificarsi degli eventi assicurati; è proprio sulla base di quest'ultima, infatti, che le singole compagnie assicuratrici procedono a quantificare la misura del corrispettivo dovuto dal contraente assicurato, ossia del premio assicurativo. In questo senso si osserva allora che ad essere aleatori sono i contratti di assicurazione mentre non lo è l'attività assicurativa, che presuppone, invece, l'assunzione di un rischio “calcolato” da parte delle imprese assicurative, che ne distribuiscono il peso attraverso la stipula di una pluralità di contratti assicurativi, con conseguente possibilità, quindi, di conseguire un lucro scaturente dalla differenza tra i premi che sono corrisposti da tutti i contraenti assicurati e gli indennizzi, che sono invece erogati nei soli casi in cui si verificano gli eventi oggetto di copertura assicurativa.

Ciò spiega, quindi perché il contratto di assicurazione è un contratto di impresa (Cass. III, n. 3096/1972), che può essere svolta solo da determinati soggetti che assumano determinate vesti (artt. 1883 e 1884 c.c.) con conseguente assoggettamento all'osservanza di una disciplina speciale che attualmente trova la sua collocazione sistematica nel c.d. Codice delle Assicurazioni Private (d.lgs. n. 209/2005). Dalla rilevanza pubblicistica delle attività esercitate dalle imprese di assicurazione deriva, inoltre, che queste ultime sottoposte al controllo di un'apposita autorità amministrativa indipendente, l'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo (IVASS), la quale, tra l'altro, deve anche autorizzare preventivamente l'inizio dell'esercizio dell'attività di impresa.

La disciplina del contratto di assicurazione della responsabilità civile

Il tipo di rischio assicurato con l'assicurazione della responsabilità civile non comporta, per ciò solo, che il contratto debba essere inquadrato nella categoria dei contratti a favore di terzo; va osservato, infatti, che ad eccezione di alcune ipotesi (si pensi alla possibilità di esperire l'azione diretta nei confronti della compagnia assicuratrice da parte del soggetto danneggiato in caso di responsabilità civile da circolazione stradale), la stipula di un contratto di questo tipo non determina l'insorgenza di un rapporto diretto e immediato tra soggetto danneggiato ed assicuratore, trattandosi di un rapporto distinto rispetto a quello che intercorre tra assicurato e danneggiato, considerata anche la diversa natura delle obbligazioni che vengono in rilievo, la prima di natura indennitaria e la seconda di natura risarcitoria (Cass. III, n. 2012/1994; Cass. I, n. 2678/1996), con la conseguenza che il terzo, quindi, non ha di regola azione diretta nei confronti dell'assicuratore (Cass. III, n. 10418/2002).

Dal fatto che i due rapporti sono autonomi e distinti consegue, tra l'altro, che l'obbligo dell'assicuratore di corrispondere l'indennizzo al contraente assicurato sussiste, secondo un certo orientamento (Cass. III, n. 2051/1969), anche nel caso in cui quest'ultimo non sia già stato condannato a risarcire il danno al terzo, sempre che sussista un interesse concreto e attuale ad ottenere l'indennizzo, che diviene tale quando, ad esempio, il terzo danneggiato manifesti l'intenzione di essere risarcito in conseguenza di un fatto illecito la cui copertura sia prevista dal contratto assicurativo.

In termini parzialmente diversi, pur ribadendosi che l'accoglimento della domanda di indennizzo rivolta dall'assicurato nei confronti dell'assicuratore ai sensi dell'art. 1917 c.c. non presuppone che l'assicurato dia la prova di aver corrisposto a propria volta al danneggiato la somma richiesta, si è affermato che è necessario che la pretesa del terzo danneggiato risulti fondata, in quanto accertata giudizialmente, e sia divenuta attuale in conseguenza della intenzione manifestata dal danneggiato di essere risarcito (Cass. III, n. 3385/1988). Analogamente, si è chiarito che l'obbligazione dell'assicuratore di corrispondere l'indennizzo può divenire liquida ed esigibile soltanto nel momento in cui sia stata accertata, in via giudiziale o stragiudiziale (si pensi ad un accordo transattivo), la responsabilità dell'assicurato e siano state quantificate le somme dovute da quest'ultimo al terzo, senza che rilevi, a tal fine, che all'assicuratore sia stato intimato di provvedere al pagamento (Cass. III, n. 1193/1989; Cass. I, n. 3503/1991).

Quanto al requisito dell'interesse alla base della stipula dell'assicurazione della responsabilità civile, che accomuna tra loro tutti i contratti assicurativi e che si ricollega al principio indennitario, comportando, conseguentemente, la nullità del contratto in caso di sua assenza (art. 1904 c.c.), deve osservarsi che, mentre nell'assicurazione contro i danni l'interesse dell'assicurato consiste nell'essere reintegrato in conseguenza del danno subito da un determinato bene di cui è proprietario o titolare in relazione ad un sinistro, nell'assicurazione della responsabilità civile l'interesse è costituito dall'esigenza di cautelarsi rispetto ad un possibile peggioramento della propria situazione patrimoniale riconducibile alla sua responsabilità per fatti colposi (Cass. I, n. 7971/1993).

La non totale sovrapponibilità dell'interesse alla base dell'assicurazione contro i danni con quello posto a fondamento dell'assicurazione della responsabilità civile comporta che non tutte le norme dettate con riferimento alla prima trovino applicazione anche a quest'ultima; così, tra l'altro, si esclude che la previsione contenuta nell'art. 1906 c.c., in base alla quale, “Salvo patto contrario, l'assicuratore non risponde dei danni prodotti da vizio intrinseco della cosa assicurata, che non gli sia stato denunziato” trovi applicazione anche al contratto di assicurazione della responsabilità civile: in questo caso, infatti, manca, alla base della stipulazione del contratto assicurativo, una relazione tra il contraente assicurato e il bene e quest'ultimo, pur venendo in rilievo, lo fa però solo in maniera indiretta, nel senso che può costituire un elemento che concorre a delimitare la garanzia assicurativa, ma nel diverso senso di considerare il rapporto tra l'assicurato e quel bene come possibile fonte di un danno a terzi e, quindi, come possibile fonte di responsabilità risarcitoria (Cass. I, n. 797/1990). È evidente, allora, che la diversa rilevanza che la cosa riveste nell'assicurazione contro i danni e nell'assicurazione della responsabilità civile comporta anche che solo nel primo caso si giustifichi la limitazione di responsabilità dell'assicuratore per vizi intrinseci della cosa stabilita dall'art. 1906 c.c.; tale limitazione, infatti, non ha ragion d'essere nella diversa ipotesi della assicurazione della responsabilità civile, in cui la cosa rileva non in sé e per sé come oggetto dell'assicurazione ma come elemento che, in chiave per così dire dinamica, può comportare una responsabilità per danni del contraente assicurato. Per le medesime ragioni non trovano applicazione le norme relative a danni provocati da guerre e terremoti.

Controversa è invece la possibilità di applicare l'art. 1914 c.c. in tema di salvataggio all'assicurazione in esame; com'è noto, infatti, in base all'art. 1914 c.c. l'assicurato è tenuto a fare tutto quanto gli è possibile al fine di evitare o diminuire il danno.

Secondo l'impostazione dottrinale prevalente tale norma non trova applicazione nel caso dell'assicurazione della responsabilità civile, in considerazione del diverso tipo di rischio che costituisce l'oggetto dell'assicurazione.

Per una diversa ricostruzione, invece, di origine giurisprudenziale, l'art. 1914 c.c., in base al quale, dovendo attivarsi l'assicurato per evitare o ridurre il danno al momento del verificarsi del sinistro o nel momento iniziale del fatto generatore di quest'ultimo, con conseguente possibilità per l'assicurato medesimo di rivalersi nei confronti dell'assicuratore per le spese a tal fine affrontate, trova applicazione anche nel caso di assicurazione della responsabilità civile, atteso che quest'ultima è pur sempre una tipologia contrattuale ascrivibile in quella più ampia delle assicurazioni contro i danni, ferma restando, però, la necessità di considerare, in questi casi, al fine di quantificare l'oggetto della rivalsa il diverso criterio della somma assicurata (Cass. I, n. 11877/1991). Il principio ha poi trovato conferma anche in successive decisioni (Cass. III, n. 13958/2007) in cui si è ribadito che la norma in questione opera anche nell'assicurazione da responsabilità civile, attesa l'assenza di deroga espressa alla relativa applicazione e l'identità di ratio, consistente nell'esigenza di tutelare un interesse che può considerarsi comune a quello di entrambi i contraenti.

All'interno dell'obbligo di salvataggio latu sensu inteso può essere fatta rientrare l'attribuzione della gestione della lite; è, infatti, possibile che nel contratto assicurativo sia previsto che sia l'assicuratore a dover assumere la gestione della lite, con la conseguenza che, in questi casi, sarà l'impresa assicuratrice a gestire il contenzioso in relazione al quale si prospetta la responsabilità civile del contraente assicurato oggetto della polizza assicurativa.

In questi casi, a ben vedere, le parti stipulano un vero e proprio negozio atipico di carattere accessorio rispetto al contratto assicurativo sottostante e che integra uno strumento utilizzato per dare attuazione a quanto previsto da quest'ultimo (Cass. III, n. 1872/2006). L'operatività della specifica previsione che attribuisce all'assicuratore la gestione della lite comporta che l'assicuratore svolga la propria prestazione osservando la diligenza dovuta in base alle regole generali che presidiano l'adempimento delle obbligazioni e assumendo un comportamento conforme ai doveri di buona fede, con la conseguenza che, nel caso in cui l'assicuratore abbia assunto, sulla base di tali parametri, un comportamento negligente, egli sarà tenuto a rispondere per mala gestio anche oltre il limite del massimale. Si è, infatti, affermato che il patto di gestione della lite comporta che l'assicuratore assuma nei confronti dell'assicurato anche la posizione di mandatario senza rappresentanza, il che gli impone, quindi, di valutare, con la diligenza del caso, l'opportunità di resistere alla domanda proposta dal danneggiato e, in caso positivo, di elaborare difese a ciò adeguate; da ciò consegue che, al contempo, le conseguenze della gestione della lite opereranno nella sfera giuridica del mandante, a meno che le parti non abbiano concordato espressamente la garanzia da parte dell'assicuratore dell'esito vittorioso della lite, mentre ricadranno nella sfera del mandatario nel solo caso in cui si provi che questi ha violato, nella gestione della lite, i doveri di diligenza e buona fede che su di esso gravano (Cass. I, n. 10170/1993). Proprio in conseguenza dell'obbligo di osservare i doveri di buona fede, si è affermato che la responsabilità per mala gestio dell'assicuratore sussiste anche nei casi in cui questi, pur non contestando l'operatività della polizza e adeguando la propria condotta processuale alle difese svolte dall'assicurato, non si attivi ulteriormente nei confronti di quest'ultimo dimostrando concretamente sia la disponibilità a prestare la garanzia contrattualmente dovuta, sia rendendolo edotto del rischio che gli oneri finanziari si aggravino in conseguenza della ritardata definizione della controversia (Cass. III, n. 11597/2004). Analogamente, si è ravvisata la responsabilità dell'assicuratore nei confronti dell'assicurato per mala gestio nel caso in cui ricadono nella sfera patrimoniale di quest'ultimo le conseguenze riconducibili, ad esempio, all'ingiustificato ritardo con il quale l'obbligazione risarcitoria nei confronti del danneggiato è stata estinta, o derivanti dalla mancata accettazione di proposte transattive risultate più favorevoli rispetto a quelle poi accettate o alle conseguenze dell'esito giudiziale della lite. In termini più generali si afferma che la responsabilità per mala gestio dell'assicuratore trae origine dal non aver tenuto nei confronti del proprio assicurato un comportamento conforme ai doveri di buona fede, e in particolare nel non aver evitato aumenti ingiustificati dell'obbligazione risarcitoria a discapito del contraente assicurato (Cass. III, n. 15036/2004).

La conseguenza nel caso in cui l'assicuratore sia ritenuto responsabile per mala gestio è che questo risponde anche oltre il limite del massimale. Com'è noto, infatti, nei contratti assicurativi e in particolar modo nell'assicurazione della responsabilità civile è prevista l'indicazione di una somma assicurata, che costituisce il limite massimo, appunto il “massimale”, entro il quale l'impresa assicuratrice è tenuta a indennizzare il contraente assicurato. Nel caso di assicurazione della responsabilità civile è frequente l'individuazione non di un unico massimale, ma di una pluralità di massimali, a seconda che il sinistro produca, ad esempio, danni a cose o a persone; di regola nella polizza è anche specificamente indicato il massimale sia per ciascun evento (danno a cose-danno a persone) sia per questi ultimi globalmente considerati, di regola per ciascun anno assicurativo o per sinistri in serie. Ne consegue che, quindi, in caso di mala gestio, proprio al fine di tenere indenne il contraente assicurato rispetto alle conseguenze negative derivanti dal comportamento dell'assicuratore nella gestione della lite.

Le clausole limitative della responsabilità per fatti colposi dell'assicurato

L'art. 1917 c.c., nel disciplinare l'assicurazione della responsabilità civile, prevede espressamente che siano esclusi dall'operatività della polizza gli eventi dannosi che siano derivanti da fatti dolosi del comportamento dell'assicurato, salvo che si sia in presenza di comportamento doloso posto in essere dalle persone di cui il contraente assicurato è tenuto a rispondere (art. 1900, comma 2 c.c.). In base alla previsione contenuta nell'art. 1917 c.c., che prevede l'esclusione dall'ambito della assicurazione della responsabilità civile dei soli fatti dolosi, anche la responsabilità civile per fatti conseguenti a colpa grave o gravissima devono ritenersi oggetto della garanzia assicurativa, in mancanza di clausole delimitative del rischio assicurato (Cass. I, n. 6071/1983); ciò comporta che, ad esempio, anche gli eventi che presentino carattere di anormalità, e che tuttavia non siano riconducibili ad un comportamento doloso dell'assicurato ma pur sempre ad un comportamento di tipo colposo, rientrano nell'ambito di operatività della garanzia assicurativa, senza che, quindi, l'assicuratore possa ritenersi in questi casi esonerato da responsabilità; né quest'ultimo può invocare, in questi casi, l'art. 1898 c.c. in tema di aggravamento del rischio poiché non si tratta, in questo caso, di circostanze sopraggiunte che determinano un mutamento in termini peggiorativi del rischio inizialmente assicurato, ma di una situazione che, seppure anomala, è comunque conseguenza del comportamento soggettivo generatore della responsabilità civile e al quale si riferisce la polizza assicurativa (Cass. III, n. 55/1971, Cass. I, n. 1538/1983).

Da tale premessa, consegue che la clausola contrattuale che preveda invece l'esclusione della responsabilità dell'assicuratore per i sinistri derivanti da colpa lieve dell'assicurato determina una vera e propria limitazione della responsabilità dell'assicuratore, per cui essa deve essere oggetto di specifica approvazione per iscritto ai sensi e per gli effetti dell'art. 1341, comma 2 c.c. (Cass. I, n. 4041/1990); e parimenti è a dirsi nel caso in cui la clausola convenzionale, predisposta dall'assicuratore, determini l'esclusione di responsabilità per i sinistri derivanti da dolo o colpa grave dei dipendenti dell'assicurato, che, invece, ai sensi dell'art. 1900, comma 2 c.c., dovrebbero rientrare nella garanzia assicurativa, con la conseguenza che, anche in questo caso, ai fini della validità della clausola occorre la specifica approvazione per iscritto della stessa (Cass. I, n. 10170/1990).

Le clausole c.d. claims made tra clausole limitative dell'oggetto e clausole limitative della responsabilità

Dalle clausole che limitano o escludono la responsabilità, e che sono soggette all'obbligo di specifica approvazione per iscritto se predisposte dall'assicuratore, vanno invece distinte le clausole di delimitazione dell'oggetto del contratto: queste ultime, infatti, sono clausole che individuano il complessivo regolamento contrattuale e, in particolare, gli eventi sussumibili nell'ambito del rischio assicurato.

Si tratta, quindi, di due fattispecie distinte perché le clausole di esonero da responsabilità non attengono all'oggetto del contratto, ma prevedono una limitazione delle conseguenze scaturenti da un inadempimento imputabile ad una delle parti, con la conseguenza che producono effetti ex post, cioè nella fase di esecuzione del contratto, escludendo la responsabilità dell'assicuratore per determinati comportamenti dell'assicurato che, invece, sulla base della norme dettate dal codice civile, dovrebbero ritenersi coperti dalla garanzia assicurativa. Diversamente, invece, le clausole di delimitazione dell'oggetto del contratto, incidono ex ante, nel senso che attengono alla fase della predisposizione e della determinazione del contenuto del contratto.

Queste ultime, quindi, a differenza delle clausole di esonero da responsabilità, che sono sfavorevoli rispetto alla posizione dell'altro contraente, non necessitano di apposita approvazione per iscritto ai sensi dell'art. 1341, comma 2 c.c. e non sono soggette alla disciplina delle clausole vessatorie dettate dal c.d. Codice del Consumo (d.lgs. n. 206/2005 artt. 33, comma 2 lett. a) e q), art. 36, comma 2, lett. a), applicabile comunque per il solo caso in cui l'assicurato rivesta la qualifica di “consumatore”, quale persona fisica che agisce per scopi estranei alla propria attività imprenditoriale, professionale e commerciale.

Correlata alla problematica relativa alla distinzione tra clausole limitative della responsabilità e clausole che delimitano l'oggetto del contratto è la questione concernente la validità o meno delle c.d. clausole claims made, spesso inserite nei contratti di assicurazione della responsabilità civile: si tratta di pattuizioni con le quali si prevede che l'obbligazione dell'assicuratore di tenere indenne il contraente assicurato in relazione ai fatti per i quali è prevista la garanzia assicurativa è subordinata alla circostanza che la richiesta di risarcimento da parte del terzo danneggiato intervenga durante il periodo di copertura assicurativa e ciò anche quando tale richiesta concerna fatti che si sono realizzati prima di tale periodo. In altri termini, con questo tipo di clausole l'operatività della garanzia assicurativa viene condizionata non al fatto illecito produttivo di danni, né al verificarsi dell'evento dannoso, ma alla presentazione da parte dell'assicurato di una richiesta di risarcimento dei danni da parte del terzo danneggiato.

Il sempre maggiore ricorso nelle condizioni generali di contratto a clausole di questo tipo ha posto all'attenzione della dottrina e della giurisprudenza il problema della validità o meno delle stesse.

Secondo un primo orientamento questa tipologia di clausole deve considerarsi affetta da nullità, per contrasto diretto con la previsione contenuta nell'art. 1917, comma 1 c.c., in virtù del quale il trasferimento del rischio alla base dell'assicurazione della responsabilità civile si correla alle circostanze accadute “durante il tempo dell'assicurazione”. Ne consegue, quindi, che poiché questo tipo di clausole correlano l'operatività della polizza non al “fatto illecito”, come lascia intendere l'art. 1917 c.c., considerata quale norma imperativa, ma all'ulteriore condizione della presentazione di una richiesta risarcitoria, allora esso deve considerarsi affetto da nullità.

Altra ricostruzione, sempre di segno negativo circa l'ammissibilità e validità di questo tipo di clausole, rinviene il fondamento del relativo divieto nell'art. 1895 c.c.: in virtù delle clausole claims made, infatti, è ben possibile che si finisca per riconoscere la copertura assicurativa in relazione ad eventi che già si sono concretizzati, con la conseguenza che, in questo modo, difetta l'elemento del rischio indispensabile ai fini della stipula di un valido contratto assicurativo, per sua natura caratterizzato dalla presenza dell'alea contrattuale.

Secondo una diversa ricostruzione, invece, le clausole claims made sono valide, poiché l'espressione “fatto accaduto” prevista dall'art. 1917, comma 1 c.c. non va necessariamente riferita al verificarsi del fatto illecito, ma anche alla richiesta di risarcimento del danneggiato; il che troverebbe conferma nella previsione contenuta nell'art. 2952, comma 3 c.c. che prevede che la prescrizione in tema di assicurazione della responsabilità civile decorre dalla richiesta di risarcimento.

Con la decisione n. 5624 del 15 marzo 2005, la Corte di Cassazione, Terza Sezione Civile, ha optato per una soluzione intermedia; pur condividendo l'argomentazione secondo cui l'espressione “fatto accaduto” utilizzata dall'art. 1917, comma 1 c.c., deve essere riferita al fatto dannoso e non alla richiesta di risarcimento, ha ritenuto che ciò non comporta automaticamente che questo tipo di clausola debba ritenersi affetta da nullità, poiché l'art. 1917 c.c. non costituisce una norma inderogabile e, come tale, è consentito alle parti derogarvi. In questo modo, a ben vedere, le parti danno vita ad uno schema negoziale atipico, lecito e meritevole di tutela ai sensi dell'art. 1322, comma 2 c.c., anche se non pienamente sovrapponibile a quello codificato all'art. 1917 c.c.

La riconosciuta validità, quanto meno sotto il profilo astratto, delle clausole claims made, ha comportato che il problema interpretativo si sia spostato sul piano della natura giuridica delle clausole in questione e della vessatorietà o meno delle stesse.

Infatti, sulla scorta della distinzione, innanzi richiamata, tra clausole che delimitano l'oggetto del contratto e clausole che limitano la responsabilità, si è affermato che le clausole claims made finiscono per determinare, in pratica, una vera e propria limitazione di responsabilità dell'assicuratore, con la conseguenza che, se predisposte da quest'ultimo, necessitano di una specifica approvazione per iscritto da parte del contraente assicurato (App. Napoli, III, n. 5003/2001). Diversamente, secondo altra opzione ermeneutica, le clausole claims made concorrono a delimitare l'oggetto del contratto, prefissando contenuto e modalità della garanzia assicurativa (Trib. Catania, V, 30 aprile 2010, n. 1795; App. Roma, III, 18 gennaio 2012, n. 312). Tale ultima soluzione ha ricevuto anche l'avallo della Suprema Corte con le sentenze n. 2872/2015 e n. 3622/2014.

La risposta delle Sezioni Unite Civili con la sentenza n. 9140/2016

Rimessa la questione ai sensi dell'art. 376, comma 3 c.p.c., alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, queste ultime, con la sentenza n. 9140/2016 hanno affermato, in primo luogo, che occorre distinguere tra due tipologie di clausole claims made, quelle c.d. “miste o impure” e quelle c.d. “pure”.

Le prime sono quelle clausole che condizionano l'operatività della polizza assicurativa alla duplice circostanza che sia il fatto illecito che la richiesta risarcitoria avvengano durante la vigenza del contratto assicurativo.

Sono invece “pure” quelle pattuizioni che condizionano l'operatività della polizza alla presentazione, durante la vigenza della stessa, della sola richiesta risarcitoria da parte del danneggiato, senza che rilevi il momento in cui si è verificato il fatto illecito (eventualmente anche anteriore alla stipulazione dell'assicurazione).

Fatte questa premesse, la Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha accolto la tesi favorevole all'ammissibilità delle clausole c.d. claims-made, affermando la tendenziale validità di questo tipo di clausole, confutando, in particolare, l'argomento tradizionale di segno ostativo costituito dal fatto che con questo tipo di clausole verrebbe meno l'elemento di incertezza che deve necessariamente contraddistinguere i contratti assicurativi; per le Sezioni Unite Civili si tratta, infatti, di un argomentazione non condivisibile perché in realtà, anche se il sinistro si è già verificato al momento della stipula della polizza, vi è comunque incertezza in relazione alla circostanza che saranno presentate richieste di risarcimento dei danni da parte di soggetti che si assumono danneggiati. Un ulteriore argomento è stato poi individuato nel fatto che l'art. 1932 c.c. non prevede l'inderogabilità del primo comma dell'art. 1917 c.c., con ciò consentendo, quindi, ai contraenti di stipulare polizze assicurative che si discostino dal modello tipico delineato dal legislatore. Anche secondo le Sezioni Unite, quindi, il problema di fondo diviene piuttosto quello di stabilire se clausole di questo tipo devono ritenersi limitative della responsabilità dell'impresa assicuratrice e, quindi, se necessitano o meno, ai fini della validità, della specifica approvazione per iscritto da parte del contraente assicurato.

Sul punto le Sezioni Unite hanno precisato che clausole di questo tipo devono considerarsi clausole limitative dell'oggetto del contratto, il che, tuttavia, non comporta che esse debbano essere considerate per ciò solo valide, occorrendo piuttosto verificare, caso per caso, se esse siano volte oppure no a realizzare interessi meritevoli di tutela alla stregua del vaglio, proprio dei contratti atipici, di cui all'art. 1322, comma 2 c.c.

Proprio in questa prospettiva, quindi, assume rilievo la distinzione tra clausole claims made “pure” e quelle “impure”: poiché le prime, infatti, non pongono condizioni che ne limitino l'operatività sotto il profilo temporale, esse devono ritenersi ammissibili e valide; più problematica appare, invece, l'ipotesi delle clausole claims made “impure” o “miste”, poiché queste ultime finiscono col condizionare la garanzia assicurativa ad un duplice limite costituito non solo dalla presentazione della richiesta risarcitoria da parte del terzo danneggiato, ma anche dal fatto che questa si riferisca ad un sinistro verificatosi nelle more della vigenza contrattuale, con il rischio di penalizzare ingiustificatamente la posizione del contraente assicurato, e ciò specie nel periodo finale del rapporto assicurativo in cui risulta più difficile che si verifichino entrambe le condizioni.

In questi casi, però, precisa la Suprema Corte, il giudice è chiamato a compiere una verifica sulla validità e vessatorietà delle clausole in concreto, anche ai sensi del Codice del Consumo – nel senso di accertare se clausole di questo tipo determinino uno squilibrio significativo tra i diritti e gli obblighi derivanti dal contratto a carico del consumatore – e, nel caso in cui l'esito del giudizio di meritevolezza risulti negativo, allora dovrà procedersi ad una sorta di tutela di tipo reale o correttiva, con la sostituzione disposta dal giudice delle clausole claims made con quelle loss occurrence, facendo dunque salvo la pattuizione conclusa delle parti corretta ed integrata con le norme di legge che regolano l'assicurazione della responsabilità civile, attraverso il viatico degli obblighi integrativi derivanti dalla buona fede oggettiva quale valore di rilievo costituzionale in aura solidaristica, e ciò anche nell'ottica del progressivo ampliamento dei poteri d'ufficio del giudice.

Interventi normativi e dubbi giurisprudenziali successivi alla pronuncia delle Sezioni Unite del 2016

Successivamente all'intervento delle Sezioni Unite del 2016, deve osservarsi che il legislatore, con la l. n. 24/2017, sebbene limitatamente alle polizze stipulate da strutture sanitarie o da esercenti la professione medica in regime libero-professionale, ha previsto l'ammissibilità dell'inserimento delle clausole claims made in questo tipo di polizze, purché sia osservata la retroattività decennale, ossia un periodo temporale che coincide con la durata della prescrizione ordinaria della responsabilità contrattuale.

Nonostante l'intervento del 2016, alcune questioni concernenti le clausole claims made sono state oggetto di una nuova rimessione alle Sezioni Unite. Infatti, dapprima, la Cass. III, n. 10509/2017, ha dichiarato la nullità, perché considerata immeritevole di tutela, della clausola claims-made inserita in un contratto di assicurazione della responsabilità civile stipulato da un'azienda ospedaliera, che escludeva la copertura assicurativa dei danni richiesti dopo la vigenza del contratto; ciò in considerazione del fatto che tale tipo di pattuizione determina un vantaggio ingiusto e sproporzionato per l'assicuratore. Pur trattandosi di una soluzione in apparente contrasto con la decisione delle Sezioni Unite, si tratta, in realtà, di una decisione che applica i principi affermati dalla Suprema Corte, laddove questa lasciava dei margini per una valutazione di meritevolezza dell'accordo da condurre caso per caso.

Successivamente, con l'ordinanza n. 1465/2018, la Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione ha rimesso il ricorso pendente innanzi ad essa al Primo Presidente, per valutare l'opportunità di assegnarlo alle Sezioni Unite al fine di stabilire la correttezza o meno di due principi enunciati da tale Sezione, dalla cui soluzione possono derivare conseguenze rilevanti in ordine ai rapporti tra autonomia privata e contratto tipico di assicurazione.

Sul punto va osservato che il caso posto all'attenzione della Terza Sezione della Corte di Cassazione riguardava una fattispecie particolare: si trattava, infatti, di un caso in cui un soggetto stipulava in momenti diversi due distinti contratti di assicurazione (con franchigie diverse) contro i danni contenenti una clausola – detta appunto claims-made – in virtù della quale l'assicuratore si obbligava a tenere indenne l'assicurato non per i danni da questi causati ai terzi durante la vigenza del contratto, bensì per i danni il cui risarcimento fosse stato eventualmente richiesto all'assicurato durante la vigenza della polizza assicurativa. In primo grado era dichiarata la nullità di tale clausola, ritenuta vessatoria, ai sensi e per gli effetti dell'art. 1341 c.c.; in sede di gravame, invece, la clausola era ritenuta valida in quanto tesa a delimitare l'oggetto del contratto. Avverso la decisione della Corte d'Appello era proposto ricorso per Cassazione. La prima questione posta all'attenzione della Terza Sezione della Suprema Corte è rappresentata dall'individuazione della portata della nozione di “sinistro”, occorrendo, in particolare, stabilire se, nonostante l'art. 1917 c.c. in tema di assicurazione della responsabilità civile faccia specifico riferimento agli eventi dannosi verificatisi durante la vigenza del contratto, tale definizione possa essere estesa dall'autonomia negoziale al punto da ricomprendervi anche eventi che, in realtà, non costituiscono sinistri i senso proprio. In realtà, secondo l'ordinanza di rimessione, un'interpretazione di questo tipo non è possibile perché il termine sinistro va riferito necessariamente ad un evento dannoso futuro, incerto, possibile, eventuale, senza che, quindi, i contraenti privati possano considerare tale un evento che non presenta questo tipo di caratteristiche. Il vero rischio, qualora si ammettesse questo tipo di clausola, sarebbe quello di consentire di dare vita a dei contratti di assicurazione che non sono in realtà tali perché presentano i caratteri della creazione di un rischio di tipo artificiale propri della scommessa; ciò quindi creerebbe la possibilità concreta di “scivolamenti del contratto d'indennità verso il contratto di azzardo”, con il rischio di snaturare quella che è la funzione tipica dei contratti assicurativi, ossia quella di traslazione del rischio dall'assicurato all'assicuratore. Sulla scorta di questa premessa, quindi, secondo la Corte di Cassazione nell'ordinanza di rimessione un contratto di questo tipo non potrebbe essere qualificato come di assicurazione, bensì come di scommessa con conseguente nullità. Tali considerazioni varrebbero anche con riferimento all'assicurazione della responsabilità civile. Anche con riferimento a quest'ultima, infatti, la richiesta di risarcimento non può essere tecnicamente considerata alla stregua di un “fatto dannoso”. Inoltre, se si attribuisse la qualifica di “sinistro” alla richiesta risarcitoria del terzo allora non sarebbe possibile da parte dell'assicurato adempiere all'obbligo di salvataggio ex art. 1914 c.c., dal momento che, per adempiere a questo tipo di obbligo, l'assicurato dovrebbe rendersi irreperibile o rifiutare le notifiche delle richieste effettuate dal terzo.

Inoltre, qualora si considerasse lecita la possibilità per i contraenti di qualificare come “sinistro” la richiesta risarcitoria del terzo, si arriverebbe al risultato paradossale per cui anche una richiesta di risarcimento danni palesemente infondata costituirebbe un “sinistro” e, come tale, legittimerebbe l'assicuratore ad esercitare il recesso spesso pattiziamente previsto in questo tipo di contratti. Quanto infine all'argomento secondo cui l'art. 1932 c.c. non ha contemplato espressamente l'art. 1882 c.c. nelle norme inderogabili, si tratta di un argomento non decisivo: secondo la Terza Sezione, infatti, non è necessaria alcuna previsione esplicita di inderogabilità in questo caso poiché un contratto finalizzato ad assicurare la verificazione di un “sinistro” non dannoso e non volontario non darebbe luogo ad un'assicurazione della responsabilità civile.

Ciò premesso, la Terza Sezione esamina l'ulteriore questione relativa alla validità o invalidità delle clausole con le quali assicuratore e assicurato concordano l'esclusione dell'indennizzo per le richieste postume rispetto all'efficacia del contratto, soffermandosi, in particolare, sulla questione concernente la possibilità o meno di ritenere meritevoli di tutela ai sensi dell'art. 1322, comma 2 c.c., le predette clausole. Anche con riferimento a tale aspetto la Terza Sezione opta per la soluzione negativa, ciò sulla scorta di una nozione di “meritevolezza” ex art. 1322 c.c. che non si traduce in un mero duplicato del controllo di liceità del contratto, del suo oggetto o della sua causa, bensì in una più complessiva valutazione che guarda al contratto in una prospettiva dinamica e non solo statica. In questa prospettiva, che impone che la verifica sulla meritevolezza del contratto sia condotta verificando, se questo tenda a realizzare un risultato in contrasto con i principi di solidarietà, parità e non prevaricazione di cui agli art. 2 e 41, comma 2 della Costituzione, la Terza Sezione giunge ad affermare che devono ritenersi immeritevoli di tutela quei contratti che hanno lo scopo o l'effetto di attribuire ad una delle parti un vantaggio ingiusto o sproporzionato, non giustificato da alcuna contropartita per l'altra, o di porre una delle parti in una posizione di soggezione indeterminata rispetto all'altra, o di costringere una delle parti ad assumere comportamenti in contrasto con i doveri superiori di solidarietà costituzionalmente imposti.

Sulla scorta di questa premessa, quindi, la Terza Sezione afferma che le clausole claims-made che escludono l'idennizzabilità dei danni il cui risarcimento sia stato chiesto dopo che sia cessata l'efficacia del contratto di assicurazione devono considerarsi immeritevoli di tutela ai sensi dell'art. 1322, comma 2 c.c., in quanto attraverso esse l'assicuratore consegue un vantaggio ingiusto e sproporzionato non giustificato da un corrispondente vantaggio per l'assicurato. Si tratta, infatti, di clausole che di fatto riducono il periodo di copertura assicurativa, da cui risulteranno sostanzialmente esclusi i danni eventualmente causati dall'assicurato all'avvicinarsi della scadenza del contratto. Inoltre, questo tipo di clausola pone il contraente assicurato in una posizione di netta soggezione rispetto all'assicuratore, subordinando la prestazione dell'assicuratore non solo al verificarsi di un evento futuro ed incerto dovuto alla condotta dell'assicurato (ovvero la richiesta risarcitoria del danneggiato all'assicurato), ma anche all'ulteriore evento, del tutto indipendente dall'assicurato e dalla sua volontà, della richiesta di risarcimento dei danni da parte del terzo all'assicurato.

Sulla scorta di tale premessa argomentativa, la Terza Sezione ha quindi chiesto alle Sezioni Unite di confermare l'eventuale correttezza dei seguenti principi, ossia se nell'assicurazione contro i danni e nell'assicurazione della responsabilità civile ex art. 1917, comma 1 c.c., non è consentito alle parti elevare al rango di “sinistri” fatti diversi da quelli previsti dall'art. 1882 c.c. e se nell'assicurazione della responsabilità civile deve ritenersi sempre e comunque immeritevole di tutela, ai sensi dell'art. 1322 c.c., la clausola che stabilisca la spettanza, la misura ed i limiti dell'indennizzo non già in base alle condizioni contrattuali vigenti al momento in cui l'assicurato ha causato il danno, ma in base alle condizioni contrattuali vigenti al momento in cui il terzo danneggiato ha chiesto all'assicurato di essere risarcito. In ordine a tali questioni, quindi, si attende la decisione delle Sezioni Unite.

Con la recentissima sentenza Cass. n. 22437/2018, nel risolvere le questioni interpretative poste dall'ordinanza di rimessione alle Cass. S.U. n. 1465/2018, le Sezioni Unite hanno affermato il seguente principio di diritto: “Il modello dell'assicurazione della responsabilità civile con clausole on claims made basis, che è volto ad indennizzare il rischio dell'impoverimento del patrimonio dell'assicurato pur sempre a seguito di un sinistro, inteso come accadimento materiale, è partecipe del tipo dell'assicurazione contro i danni, quale deroga consentita al primo comma dell'art. 1917 c.c., non incidendo sulla funzione assicurativa il meccanismo di operatività della polizza legato alla richiesta risarcitoria del terzo danneggiato comunicata all'assicuratore. Ne consegue che, rispetto al singolo contratto di assicurazione, non si impone un test di meritevolezza degli interessi perseguiti dalle parti, ai sensi dell'art. 1322, comma 2 c.c., ma la tutela invocabile dal contraente assicurato può investire, in termini di effettività, diversi piani, dalla fase che precede la conclusione del contratto sino a quella dell'attuazione del rapporto, con attivazione dei rimedi pertinenti ai profili implicati, ossia (esemplificando): responsabilità risarcitoria precontrattuale anche nel caso di contratto concluso a condizioni svantaggiose; nullità, anche parziale, del contratto per difetto di causa in concreto, con conformazione secondo le congruenti indicazioni di legge o, comunque, secondo il principio dell'adeguatezza del contratto assicurativo allo scopo pratico perseguito dai contraenti; conformazione del rapporto in caso di clausola abusiva (come quella di recesso in caso di denuncia di sinistro)”.

A tale conclusione le Sezioni Unite giungono valorizzando la circostanza che le clausole claims made, lungi dall'essere un'anomalia nella disciplina dei contratti assicurativi, costituiscono ormai uno strumento utilizzato nella prassi contrattuale per la “copertura dei rischi per danni da eziologia incerta e/o caratterizzati da lungolatenza”. Inoltre, tramite le clausole claims made è possibile assicurare dei rischi già in parte concretizzatisi al momento della stipula, perché in realtà il rischio per il patrimonio del contraente assicurato che si intende tutelare con la stipula della polizza non può identificarsi con la sola condotta materiale alla base del danno, poiché si forma in modo progressivo, tant'è che per concretizzarsi effettivamente richiede necessariamente che il danneggiato manifesti la volontà di chiedere il risarcimento del danno. In questa prospettiva, quindi, le clausole claims made devono considerarsi lecita perché solo una componente del rischio assicurato può ritenersi verificato, ossia la condotta dell'assicurato, il che rende comunque incerta la verificazione degli ulteriori presupposti che fondano la responsabilità civile e in primo luogo la presentazione di una richiesta di risarcimento dei danni.

Le Sezioni Unite, inoltre, chiariscono che le clausole claims made non limitano la responsabilità, ma delimitano l'oggetto del contratto, il che ne esclude la natura vessatoria (da ultimo Cass. II, n. 1261/2024). Si tratta, quindi, di clausole che devono ritenersi legittime in quanto tramite esse si opera una deroga al rischio assicurato consentita sia dall'art. 1932 c.c. che alla luce delle recenti scelte normative che, ad esempio, in tema di responsabilità medica, hanno previsto come obbligatorio il ricorso a questo tipo di clausole. Ciò comporta, quindi, che in relazione a queste clausole è preclusa all'interprete la possibilità di esercitare il giudizio di meritevolezza ai sensi dell'art. 1322, comma 2 c.c. in ordine a tali clausole, che presuppone un'atipicità delle pattuizioni in questione, che invece deve escludersi, essendo ormai il modello di assicurazione integrato dalle clausole claims made tipizzato dal legislatore.

Il che, precisa la Suprema Corte, non esclude che in ordine al singolo contratto permanga il controllo da parte del giudice sia in ordine al regolamento contrattuale, di cui occorre comunque vagliare la legittimità, ai sensi dell'art. 1322, comma 1 c.c., tenuto conto anche dell'assetto di interessi concretamente scelto dai contraenti secondo la concezione della causa del contratto come causa in concreto; il controllo permane anche nella fase precontrattuale, al fine di verificare il rispetto da parte dell'impresa assicurativa degli obblighi informativi previsti dal d.lgs. n. 209/2005 e più in generale del dovere di buona fede ex artt. 1175 e 1375 c.c., con conseguente possibilità di affermare la responsabilità precontrattuale o un la sussistenza di un vizio del consenso.

Laddove, precisano le Sezioni Unite Civili, dovesse verificarsi una situazione di nullità dell'assicurazione con clausole claims-made, ad esempio per difetto di causa oppure per violazione di norme imperative, quali sono quelle di recente introdotte dal legislatore proprio per regolamentare le clausole c.d. “a prima richiesta” (ad esempio prevedendo l'obbligo di un periodo di retroattività decennale per i rischi anteriori alla stipulazione dell'assicurazione), non sia avrà però la riconduzione del negozio concluso dalle parti nel modello archetipico dell'assicurazione della responsabilità civile ex art. 1917 c.c. (c.d. loss occurrence), bensì una sua correzione ed eterointegrazione secondo il disposto delle norme imperative che regolano proprio le clausole claims-made, ad esempio nell'ambito sanitario o forense.

Nelle decisioni più recenti rese in tema di clausole claims-made, i Giudici di Legittimità ne hanno ribadito l'inquadramento nell'ambito delle clausole che delimitano l'oggetto del contratto e, quindi, la stessa operatività della garanzia. Si è così affermato che, in realtà, la clausola claims-made incide nel senso di circoscrivere la copertura assicurativa in dipendenza di un fattore temporale aggiuntivo rispetto al dato costituito dall'epoca in cui è stata realizzata la condotta lesiva, specificando, quindi, all'interno del modello delineato dall'art. 1917 c.c., quali sono i sinistri indennizzabili, con la conseguenza che essa determina una delimitazione dell'oggetto, piuttosto che la responsabilità (Cass. III, n. 8117/2020).

In applicazione di tali principi - e nella premessa che tale tipo di clausola non sia soggetta al controllo di meritevolezza ai sensi dell'art. 1322, comma 2, c.c., ma alla verifica, ai sensi del comma 1 del citato articolo, della rispondenza della conformazione al tipo contrattuale -, è stata dichiarata la nullità, per difetto di conformità al tipo, della clausola che limita a dodici mesi dalla cessazione della durata del contratto la possibilità di denunciare il sinistro e ciò per contrasto sia con l'art. 1341 c.c., che vieta, se non sottoscritte, le clausole che impongono decadenze, e con l'art. 2965 c.c., che commina la nullità delle clausole con cui si stabiliscono decadenze che rendono eccessivamente difficile, ad una delle parti, l'esercizio del diritto; questo tipo di clausola, infatti, subordina l'esercizio del diritto a una condotta del terzo, autonoma e non preventivabile (Cass. III, n. 8894/2020). Nella fattispecie sottoposta all'esame della Suprema Corte, in particolare, si prevedeva l'inserimento di una clausola che consentiva all'assicurato di fare denuncia dell'evento nei dodici mesi dalla cessazione del contratto di assicurazione, purché avesse ricevuto la richiesta di risarcimento del danno entro la scadenza del contratto stesso, con la conseguenza che a essere limitativa dell'esercizio di diritto è la previsione non del termine di dodici mesi in assoluto, ma del fatto che tale termine sia posto in correlazione alla condotta del terzo danneggiato che entro tale termine deve presentare la richiesta di risarcimento all'assicurato.

Quanto alla verifica della conformità del singolo schema contrattuale al tipo ai sensi dell'art. 1322, comma 1, c.c. si è anche precisato che tale valutazione deve essere fatta tenendo conto anche del quadro comprensivo delle norme di rango costituzionale e sovranazionale, occorrendo altresì che tale indagine, che investe, in primo luogo, la causa concreta del contratto, non si arresti al momento della genesi del regolamento negoziale, ma riguardi anche la fase precontrattuale (in cui occorre verificare l'osservanza, da parte dell'impresa assicurativa, degli obblighi di informazione sul contenuto delle "claims made") e quella dell'attuazione del rapporto (come nel caso in cui nel regolamento contrattuale "on claims made basis" vengano inserite clausole abusive), con la conseguenza che la tutela invocabile dall'assicurato può esplicarsi, in termini di effettività, su diversi piani, con attivazione dei rimedi pertinenti ai profili di volta in volta invocati (Cass. III, n. 29365/2019).

Profili fiscali

I premi versati per una polizza di responsabilità civile professionale sono deducibili ai fini della determinazione del reddito da lavoro autonomo.

La disposizione di riferimento è costituita dall'art. 54 d.P.R. n. 917/1986 (TUIR) per il quale il reddito derivante dall'esercizio di arti e professioni è costituito dalla differenza tra l'ammontare dei compensi percepiti nel periodo di imposta e quello delle spese sostenute nel periodo stesso.

Ai fini della deduzione dei costi in generale, compresi quelli afferenti la polizza in questione, opera il principio di cassa, nel senso che possono essere decurtati dal reddito prodotto nell'anno nel quale i costi stessi sono effettivamente sostenuti.

Peraltro, ai fini della deduzione dei costi correlati alla stipula di una polizza di responsabilità civile sussiste anche il presupposto della cd. inerenza all'attività professionale esercitata (sul quale si veda, di recente, Cass. Trib., n. 13882/2018), essendo la polizza volta a tutelare i soggetti che rispetto a tale attività subiscano danni.

Considerazioni analoghe devono effettuarsi con riguardo all'ipotesi di polizza di responsabilità civile stipulata da un'impresa, anche per i danni arrecati a terzi da propri dipendenti: peraltro, ai fini della deduzione dei costi dai redditi di impresa trova applicazione, ai sensi dell'art. 109 TUIR, il principio di competenza e non quello di cassa.

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