Consenso del terzo alla polizza di assicurazione sulla vita

Luca Caputo

Inquadramento

La possibilità di stipulare la polizza di assicurazione non solo sulla vita propria, ma anche del terzo, contemplata espressamente dall'art. 1919 c.c., pone il problema del ruolo che riveste il consenso del terzo in tale fattispecie. La citata norma del codice civile, lungi dal limitarsi a prevedere che l'assicurazione sulla vita possa essere stipulata anche considerando un evento attinente alla vita del terzo, prevede espressamente che, nel caso di polizza stipulata per il caso di morte, il terzo presti, ai fini della validità del contratto, il proprio consenso, per il quale è richiesta la forma scritta a fini probatori. L'espressa previsione della necessità del consenso del terzo pone, quindi, in primo luogo, il problema della “ratio” della stessa, da alcuni ricondotta a ragioni di ordine pubblico, da altri alla necessità di sopperire all'elemento dell'interesse del contraente, più difficile da decifrare in questa ipotesi. Alla esatta individuazione della ratio del consenso del terzo si correla anche la problematica concernente la delimitazione delle ipotesi in cui l'acquisizione del consenso del terzo è necessaria; ciò con particolare riferimento all'ipotesi in cui questi non assume la veste di “mero portatore del rischio”, ma concentri in sé anche la veste di beneficiario; in questo caso, infatti, si versa in una diversa fattispecie che appare riconducibile all'assicurazione a favore del terzo prevista dall'art. 1891 c.c.. La rilevanza del consenso ai fini della validità del contratto nel caso in cui il terzo assuma la veste di “mero portatore del rischio” comporta che particolare importanza venga attribuita in questi casi alla prestazione del consenso, la cui prova deve necessariamente essere fornita per iscritto. Sempre in tema di individuazione dell'esatta portata dell'obbligo di consenso del terzo, il dato letterale dell'art. 1919 c.c. ha indotto a ritenere che esso non sia invece necessario nel caso in cui l'evento dedotto nel contratto assicurativo non è il decesso del terzo ma la sua sopravvivenza oltre una certa età. La possibilità che il terzo assuma anche la veste di beneficiario del contratto rende opportuno richiamare la particolare attenzione che l'ordinamento attribuisce alla posizione del terzo beneficiario della prestazione tramite disposizioni, come quella di cui all'art. 1923 c.c., che tendono a salvaguardare il diritto del beneficiario anche nel caso di sottoposizione dell'assicurato a procedure esecutive o nella più controversa ipotesi delle procedure fallimentari. Inoltre, il ricorso nella prassi a forme di assicurazione sulla vita anche di un terzo che mettono in correlano la prestazione dovuta dall'assicuratore all'andamento di investimenti sul mercato mobiliare pone il problema dell'applicabilità a tali fattispecie della disciplina dell'assicurazione o piuttosto di quella sulla collocazione di prodotti finanziari sul mercato da parte degli intermediari mobiliari.

Formula

CONSENSO DEL TERZO ALLA POLIZZA DI ASSICURAZIONE SULLA VITA [1]

Il/La sig./sig.ra ... , nato/a a ... , il ... , residente in ... , alla via/piazza ... , CAP ... , C.F. ... (“Terzo Assicurato”),

in relazione al contratto di ASSICURAZIONE SULLA VITA DI UN TERZO,

Polizza n. ... , con decorrenza della copertura dalle ore 24,00 del gg/mm/aa, scadenza della copertura alle ore 24,00 del gg/mm/aa, e successive scadenze annuali ore 24,00 del gg/mm/aa di ogni anno, stipulato

TRA

Il/La sig./sig.ra/la società ... , nato/a a ... , iscritta nel R.I. ... n. ... , il ... , residente/con sede legale in ... , alla via/piazza ... , CAP ... , C.F./P.IVA ... (da ora in poi “il Contraente”)

E

la Compagnia Assicuratrice denominata ... , con sede legale in ... , alla piazza/via ... , P.IVA ... , iscritta nel registro delle imprese al n. ... capitale sociale ... , iscritta nell'Albo dei soggetti autorizzati dall'IVASS ... , in persona del legale rappresentante Sig./Sig.ra ... , nato/a a ... , il ... (da ora in poi “l'Assicuratore”)

AVENTE AD OGGETTO IL SEGUENTE TIPO DI RISCHIO ASSICURATO (qui riportato sinteticamente)

L'Assicuratore, in caso di decesso del Terzo Assicurato prima della scadenza contrattuale, garantisce ai Beneficiari designati, il pagamento immediato del capitale assicurato alle condizioni dettagliatamente descritte in polizza.

Con la presente dichiarazione, nel pieno delle proprie facoltà fisiche e mentali, ai sensi e per gli effetti dell'art. 1919 c.c.,

DICHIARA

di prestare il consenso alla stipulazione della predetta polizza specificamente conclusa con riferimento ad eventi attinenti alla sua vita.

La presente dichiarazione, che forma parte integrante della polizza predetta, ha effetto dalla comunicazione all'Assicuratore.

L'Assicurazione, alla quale la presente dichiarazione si riferisce è regolata dalle condizioni in essa specificamente contenute, alla quale si rinvia.

Si richiamano in questa sede, al fine di una più agevole comprensione delle conseguenze derivanti dalla presente prestazione di consenso, i seguenti punti salienti della predetta polizza.

SINTESI INFORMAZIONI PRINCIPALI RELATIVE ALL'ASSICURAZIONE SULLA VITA A CUI SI RIFERISCE LA PRESENTE DICHIARAZIONE DI CONSENSO

Prestazioni assicurative e garanzie offerte

La durata del contratto di è fissata da un minimo di 1 anno ad un massimo di ... anni.

Il contratto prevede le seguenti prestazioni assicurative principali:

Prestazione in caso di decesso: erogazione di un capitale costante o decrescente, a seconda della tariffa scelta dal Contraente.

L'assicurazione oggetto del presente contratto consiste nell'impegno dell'Assicuratore, in caso di decesso del Terzo Assicurato prima della scadenza contrattuale, a pagare al Beneficiario:

- in caso di tariffa a capitale costante: il capitale assicurato pattuito alla stipula del contratto;

- in caso di tariffa a capitale decrescente: il capitale assicurato decrescente in modo lineare in base alla periodicità (annua, semestrale, quadrimestrale, trimestrale o mensile) scelta dal Contraente;

- in caso di erogazione della prestazione pattuita sotto forma di rendita, ad erogare al Beneficiario l'importo dovuto a titolo di capitale secondo la formula prescelta sotto forma di rendita mensile fino ad un massimo di anni ... .

La presente polizza è stipulata solo per la copertura del rischio di morte; pertanto nessuna prestazione è prevista in caso di sopravvivenza del Terzo Assicurato alla scadenza del contratto [2] .

L'Assicuratore non riconosce alcuna prestazione in caso di decesso del Terzo Assicurato per i periodi di Carenza indicati nelle Condizioni Particolari di Polizza.

Inoltre, l'Assicuratore non riconosce la prestazione qualora il decesso del Terzo Assicurato sia conseguenza diretta di una delle cause riportate nelle Condizioni di Assicurazione.

Informativa in corso di contratto

È fatto obbligo in capo all'Assicuratore di comunicare al al Terzo Assicurato le eventuali variazioni delle informazioni contenute nel Fascicolo Informativo, anche per effetto di modifiche della normativa applicabile al Contratto successive alla conclusione dello stesso. In particolare, gli aggiornamenti del Fascicolo Informativo, non derivanti da innovazioni normative, saranno disponibili sul sito internet dell'Assicuratore ... .

Informazioni da parte del contraente

È fatto obbligo al Terzo Assicurato, in virtù di quanto previsto a carico del Contraente ai sensi dell'art. 1926 c.c., di comunicare al Contraenti i cambiamenti della propria professione o della propria attività che intervengono in corso di contratto.

Dichiarazioni del Contraente e dell'Assicurato

Le dichiarazioni rese dal Terzo Assicurato devono essere esatte e complete.

In caso di dichiarazioni inesatte e reticenti relative a circostanze tali che l'Assicuratore non avrebbe prestato il consenso alla stipula, o non lo avrebbe dato alle medesime condizioni conoscendo il reale stato delle cose, l'Assicuratore, in caso di malafede o colpa grave, ha diritto:

- di rifiutare, in caso di sinistro e in ogni tempo, qualsiasi pagamento;

- di contestare la validità del contratto entro ... mesi dal giorno in cui ha conosciuto l'inesattezza della dichiarazione o la reticenza;

quando non esiste malafede o colpa grave, ha diritto:

- di ridurre, in caso di sinistro, le somme assicurate in relazione al maggior rischio accertato;

- di recedere in ogni caso dal contratto entro ... mesi dal giorno in cui ha conosciuto l'inesattezza della dichiarazione o la reticenza.

L'inesatta indicazione dell'età e del sesso del Terzo Assicurato comporta in ogni caso la rettifica, delle somme dovute.

INFORMATIVA SULLA PRIVACY

Ai sensi del d.lgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e successive modifiche, in particolare operate con il d.lgs. n. 101/2018 (Decreto Privacy Italiano), il Terzo Assicurato acconsente al trattamento dei dati personali rilevabili dalla polizza o che ne derivino, per le finalità strettamente connesse agli adempimenti degli obblighi contrattuali da essa derivanti.

QUESTIONARIO ANAMNESICO (A CURA DEL TERZO ASSICURATO) [3]

Luogo e data ...

Firma del Terzo Assicurato ...

1. Il contratto di assicurazione sulla vita di un terzo costituisce una particolare fattispecie di assicurazione sulla vita. Esso, in particolare, scaturisce dall'espressa previsione contenuta nell'art. 1919 c.c., che dispone che l'assicurazione può essere stipulata oltre che sulla vita propria anche sulla vita di un terzo. La deduzione in contratto di un evento che attiene non alla vita del contraente ma di un soggetto terzo comporta la necessità che quest'ultimo presti, ai fini della validità del contratto, il proprio consenso per iscritto. Ciò può essere fatto all'interno dello stesso contratto, come previsto nella presente formula contrattuale, o con dichiarazione separata sottoscritta dal terzo.

2. È possibile stipulare l'assicurazione sulla vita anche per il caso vita, ossia facendo riferimento all'ipotesi in cui l'Assicurativo sopravviva oltre una certa data; è inoltre possibile la stipula di polizze miste, che comprendono entrambi gli eventi.

3. Alla dichiarazione di consenso è possibile allegare un questionario, contenente una serie di domande concernenti la sussistenza o meno di particolari patologie (diabete, ipertensione) in capo al Terzo Assicurato, l'eventuale condizioni di fumatore, l'esercizio di attività sportiva o professionale a rischio. L'inserimento è previsto di regola nei soli casi in cui la polizza sia stipulata senza preventiva visita medica dell'assicurato, di regola prevista ed eseguita prima della stipula. Nel caso di dichiarazione di consenso del Terzo Assicurato effettuata direttamente all'interno della polizza il questionario sarà contenuto all'interno di quest'ultima.

Commento

“Ratio” e disciplina del consenso del terzo alla polizza di assicurazione sulla vita.

Le assicurazioni sulla vita costituiscono una particolare categoria di contratti assicurativi caratterizzati dal fatto che, attraverso la relativa stipula, in cambio del pagamento di un premio da parte del contraente, l'impresa assicuratrice si impegna a corrispondere un capitale o una rendita al verificarsi di un determinato evento attinente alla vita umana.

All'art. 1919 c.c. il legislatore ha previsto espressamente la possibilità che l'assicurazione sulla vita sia stipulata oltre che sulla vita propria anche sulla vita di un soggetto terzo.

Più specificamente, gli eventi in correlazione ai quali può essere stipulata l'assicurazione sulla vita possono essere costituiti sia dalla morte, non solo dell'assicurato ma anche di un soggetto terzo, nel qual caso l'art. 1919, comma 2, c.c. richiede espressamente che sia prestato il consenso del terzo, sia dalla sopravvivenza dell'assicurato o di un terzo, nel qual caso l'impresa assicuratrice si impegna a corrispondere il capitale (o la rendita) al raggiungimento di una determinata età, sia entrambi gli eventi, nel caso delle c.d. polizze miste. In quest'ultima ipotesi, infatti, si concentrano all'interno della medesima polizza le caratteristiche e le finalità di entrambe le polizze (caso morte o caso vita) dal momento che l'assicuratore si impegna, in caso di morte del contraente assicurato (o del terzo) avvenuta prima di una certa età, a corrispondere il capitale o la rendita alle persone indicate come beneficiari e, nel caso di sopravvivenza oltre una certa età, a corrispondere il capitale o la rendita allo stesso contraente.

Nel prevedere la possibilità che l'assicurazione possa essere stipulata anche sulla vita di un terzo, l'art. 1919, comma 2 c.c. dispone espressamente che nel caso in cui l'assicurazione sulla vita sia stipulata per il caso di morte del terzo, deve essere acquisito il consenso di quest'ultimo. In base alla previsione normativa, infatti, in questo caso è necessario, ai fini della validità del contratto, che si acquisisca il consenso del terzo medesimo, sia personalmente, sia mediante il suo rappresentante legale nel caso di soggetto incapace.

Non del tutto pacifica è la ratio alla base della previsione dell'obbligo di prestazione del consenso da parte del terzo nell'assicurazione sulla vita stipulata per il caso di morte di quest'ultimo. Secondo la ricostruzione tradizionale essa va individuata in ragioni di ordine pubblico: infatti, poiché il contraente o i beneficiari conseguiranno la prestazione con il decesso del terzo, si intende evitare che tale strumento possa costituire un meccanismo che incentivi l'omicidio, come potrebbe avvenire se la polizza potesse essere stipulata sulla vita di un terzo senza che questi fosse interpellato tramite, appunto, la prestazione del proprio consenso.

Secondo una diversa e più recente ricostruzione, invece, poiché deve ritenersi che anche l'assicurazione sulla vita, al pari degli altri contratti assicurativi, assolve ad una funzione indennitaria, e richiede, quindi, la prova della sussistenza di uno specifico interesse da parte del contraente alla relativa stipula, il consenso del terzo assolverebbe al compito di sopperire alla necessaria prova dell'interesse del contraente alla stipulazione, in questo caso meno evidente e di più difficile individuazione.

Quanto alla natura giuridica del consenso del terzo, si tratta di una dichiarazione unilaterale di volontà, attraverso la quale il terzo acconsente alla stipula dell'assicurazione, determinando così la legittimità di una fattispecie che, altrimenti, sarebbe invalida. Si tratta, quindi, di un atto negoziale distinto dal contratto assicurativo perché esso, in sostanza, non si identifica con la prestazione del consenso alla conclusione dell'assicurazione, che deve essere prestato dalle parti di tale contratto, ossia il contraente e l'impresa assicuratrice, ma autorizza il compimento di questo atto, che diversamente il contraente non sarebbe legittimato a stipulare e che quindi, proprio per effetto del consenso prestato dal terzo, può essere considerato valido.

È evidente, allora, che in questo caso il consenso del terzo ha un ruolo determinate ai fini della validità del contratto di assicurazione sulla vita perché senza di esso il contraente non potrebbe ritenersi legittimato a sottoscriverlo e, conseguentemente, il contratto non potrebbe ritenersi validamente stipulato. In altri termini, mancando il consenso del terzo, il contratto deve ritenersi affetto da nullità perché stipulato da un soggetto non legittimato.

È espressamente previsto, inoltre, dall'art. 1919, comma secondo, c.c. che il consenso può essere prestato anche dal terzo che sia affetto da incapacità. La norma in questione, inoltre, prevede espressamente che la dichiarazione di volontà del terzo sia provata per iscritto, ai sensi dell'art. 2725 c.c. (c.d. forma ad probationem) e al fine di poter produrre gli effetti di cui all'art. 2702 c.c., in base al quale “La scrittura privata fa piena prova fino a querela di falso della provenienza delle dichiarazioni da chi l'ha sottoscritta, se colui contro il quale la scrittura è prodotta ne riconosce la sottoscrizione, ovvero se questa è legalmente considerata come riconosciuta”.

Quanto alla necessità o meno che il consenso sia prestato all'interno della polizza, in realtà ciò non è previsto espressamente: è quindi possibile che la prestazione del consenso del terzo sia resa all'interno del contratto assicurativo, mediante dichiarazione inglobata nel contratto assicurativo, o tramite atto distinto comunicato al contraente o all'assicuratore che provvederanno, poi, a rendere edotto la propria controparte contrattuale. Ad ogni modo è opportuno chiarire che la prestazione del consenso da parte del terzo non comporta che questi assuma gli obblighi derivanti dalla stipulazione del contratto e, a meno che non assommi in sé anche la qualità di beneficiario, egli non potrà vantare alcun diritto in relazione al contratto stipulato.

La previsione normativa che impone l'obbligo di acquisire il consenso del terzo nel caso di assicurazione sulla vita per l'ipotesi in cui l'evento dedotto in contratto sia proprio la morte del terzo ha indotto ad interrogarsi sulla necessità o meno di acquisire tale consenso anche nella diversa ipotesi in cui la polizza vita sia stipulata correlando la prestazione dell'assicuratore alla sopravvivenza del terzo oltre una certa età. L'espressa delimitazione della previsione del consenso all'assicurazione sulla vita per il caso di morte induce a ritenere che il consenso non sia necessario nella diversa ipotesi in cui l'assicurazione sulla vita è stipulata per il caso vita e non per il caso morte.

Tale soluzione appare in linea sia con il dato letterale della norma sia in considerazione della “ratio” del consenso, specie come ricostruita nella prospettiva della tesi tradizionale, secondo la quale essa va individuata nell'esigenza di assicurare che non vi siano incentivi all'omicidio dell'assicurato. Al contempo va osservato che, se si accede all'orientamento più recente che ravvisa la ratio del consenso del terzo nell'esigenza di sopperire alla funzione latamente indennitaria anche di questo tipo di polizza, che risulterebbe più difficile da riscontrare nel caso di assicurazione sulla vita di un terzo, allora non dovrebbe escludersi la necessità di ottenere il consenso del terzo ai fini della validità della stipulazione.

In ogni caso, per quanto concerne gli oneri formali, ed in particolare la previsione dell'obbligo di forma scritta a fini probatori della prestazione del consenso da parte del terzo richiesta dall'ultima parte del secondo comma dell'art. 1919 c.c., deve osservarsi che essa costituisce una deroga alla regola generale della libertà delle forme, con la conseguenza che deve essere interpretata in maniera restrittiva. Pertanto, qualora si acceda alla soluzione minoritaria che ritiene comunque necessario il consenso del terzo anche nell'ipotesi in cui l'assicurazione sia stata stipulata per la sua sopravvivenza, in questo caso comunque non troverà applicazione, per il principio generale di libertà delle forme, la disposizione che prevede l'obbligo di forma scritta per provare il consenso del terzo.

Altra ipotesi in cui si ritiene non necessaria la prestazione del consenso da parte del terzo è costituita da quella, di elaborazione giurisprudenziale, in cui il terzo non assume il ruolo di “mero portatore del rischio”, cioè non assume esclusivamente la veste di soggetto assicurato, in relazione alla cui vita viene stipulata la polizza, ma riveste anche il ruolo di beneficiario della polizza, o anche quando tale veste sia assunta comunque dai suoi eredi o da soggetti che esso è chiamato ad indicare. In questo caso, infatti, si afferma che non sussiste l'obbligo di acquisire il consenso del terzo (Cass. III, n. 1846/1973; Cass. I, n. 1883/1977; Cass. I, n. 2393/1977; Cass. III, n. 3707/2008). A ben vedere, in questi casi non si versa nell'ipotesi dell'assicurazione sulla vita di un terzo, disciplinata dall'art. 1919 c.c., ma in quella diversa dell'assicurazione a favore di un terzo, prevista in termini generali all'art. 1891 c.c. Infatti, nella fattispecie delineata dall'art. 1891 c.c. (assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta) - la cui diretta applicabilità anche all'assicurazione sulla vita non è pacifica ed è contestata in particolare da chi esclude che in quest'ultimo tipo di assicurazione ricorra la funzione indennitaria propria dei contratti assicurativi -, il terzo assume la veste di soggetto assicurato e non di mero portatore di rischio e pertanto, proprio per questo motivo, non è richiesta l'acquisizione del relativo consenso; in questa ipotesi, infatti, si realizza una scissione tra la persona dell'assicurato e del contraente che stipula la polizza, nel senso che i diritti derivanti dall'assicurazione spettano al primo, senza che questi però sia tenuto ad assumere le obbligazioni derivanti dalla stessa, che invece gravano sul contraente (art. 1891, comma 2 c.c.). Ciò spiega, quindi, perché in questa ipotesi, a differenza di quella delineata dall'art. 1919, comma 2, non occorre il consenso del terzo, che è il soggetto a favore del quale, direttamente, o indirettamente, mediante la facoltà di designare i terzi beneficiari, si producono gli effetti della polizza. La polizza, infatti, in questi casi finisce con il realizzare l'interesse di quest'ultimo in quanto contraente assicurato.

In altri termini, in questa diversa ipotesi, si rientra nell'ambito dell'assicurazione per conto altrui, per la cui validità non occorre la prestazione del consenso da parte del terzo il quale, in realtà è solo apparentemente tale, perché è il soggetto assicurato ai sensi dell'art 1891 c.c., cioè il soggetto nei cui confronti la polizza o direttamente, o indirettamente (attraverso la facoltà di designazione dei soggetti beneficiari) produrrà i propri effetti, con la conseguenza che in questi casi esso non assume certamente la veste di mero portatore del rischio al quale va ricondotta la previsione dell'art. 1919 c.c.

Quanto evidenziato rende tale fattispecie differente anche da quella dell'assicurazione stipulata a favore di un terzo, disciplinata dall'art. 1920 c.c.: in quest'ultimo caso, infatti, il terzo non è il soggetto assicurato ma è esclusivamente il beneficiario degli effetti della polizza, come accade nei casi di stipula di un contratto a favore del terzo.

Profili fiscali

Le plusvalenze, ossia la differenza tra capitale maturato e capitale versato, sono oggetto di imposizione al momento dell'incasso del capitale.

Pertanto il capitale liquidato non deve essere oggetto di dichiarazione IRPEF.

Peraltro, se i rendimenti derivano da titoli di stato (ed equiparati) l'aliquota è ridotta al 12,5%.

Questo può comportare che, a partire dalla data del 1° luglio 2014, l'aliquota prevista è quella del 26%, trattandosi di un regime sostitutivo rispetto a quello progressivo IRPEF del beneficiario della plusvalenza.

Le indennità percepite alla verificazione dell'evento morte non sono invece soggette a tassazione (art. 34 Tuir).

Parimenti, la prestazione per il caso di morte non concorre alla formazione dell'attivo ereditario e pertanto non è soggetta ad imposta di successione.

Ove si provveda alla liquidazione della rendita, la relativa erogazione non costituisce parimenti reddito IRPEF perché il capitale trasformato in rendita viene assoggettato alla tassazione sull'eventuale plusvalenza, così come la rivalutazione annua della rendita medesima.

Le polizze assicurative sono assoggettate, inoltre, all'imposta di bollo, ossia ad un'imposta proporzionale al valore dell'investimento alla data del 31 dicembre di ogni anno.

 Per altro verso, è ammessa la detrazione ai fini IRPEF dei premi versati annualmente per contratti aventi per oggetto il rischio morte, invalidità permanente non inferiore al 5% o non autosufficienza. Il limite massimo previsto è pari al 19% di 530 € (19% di 1.291,14 € per assicurazioni relative al rischio di non autosufficienza); ne deriva che l'importo massimo detraibile è di 100,70 euro (prima di tale soglia il limite di detraibilità era pari 1.291,14 €, 630 € per l'anno 2013). I premi versati possono essere detraibili anche se sostenuti nell'interesse di familiari fiscalmente a carico (soggetti con un reddito complessivo non superiore a certe soglie: 4 mila o 2.840,51 € a seconda dell'età fino a 24 anni ovvero superiore).

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