Contratto di distribuzione commercialeInquadramentoCon il contratto di distribuzione commerciale (altrimenti detto contratto di concessione di vendita), una parte (detta distributore) assume verso l'altra (detta fornitore) l'obbligo di commercializzare i prodotti di quest'ultima, che vengono acquisiti mediante stipulazione di singoli contratti d'acquisto, oltre che di incrementare la commercializzazione di detti prodotti in base alle direttive impartite dal fornitore e di pagare al fornitore un prezzo, generalmente consistente in una parte del ricavato delle vendite. Trattasi di un contratto atipico, in quanto non espressamente disciplinato dalla legislazione vigente, bensì elaborato dalla prassi commerciale e riconosciuto ormai da tempo dalla giurisprudenza. Si ritengono applicabili al contratto di distribuzione commerciale le disposizioni relative al contratto di somministrazione e al contratto di mandato. Finalità del contratto di distribuzione commerciale è quello di far fronte all'esigenza di potenziare la vendita dei prodotti del fornitore facilitando, allo stesso tempo, l'attività di impresa del distributore. Di seguito viene riportata la formula di un contratto di distribuzione commerciale, comprensivo di clausole tipiche di tale figura contrattuale, quali sono la clausola di esclusiva e il patto di non concorrenza. Formula
CONTRATTO DI DISTRIBUZIONE COMMERCIALE TRA - Ditta ...., con sede legale in .... via .... n. ...., P.IVA n. ...., in persona del legale rappresentate, Sig. ...., nato a ...., il .... residente in ...., via .... n. ...., C.F. ...., - Fornitore - E Ditta ...., con sede legale in .... via .... n. ...., P.IVA n. ...., in persona del legale rappresentate, Sig. ...., nato a ...., il .... residente in ...., via .... n. ...., C.F. ...., - Distributore - PREMESSO CHE - Il Fornitore è una ditta operante nel settore della produzione e della vendita dei seguenti prodotti: .... contraddistinti con il marchio .... meglio identificati all'Allegato A del presente contratto; - Il Fornitore intende commercializzare i propri prodotti sul mercato nazionale; - Il Distributore è un'impresa commerciale che garantisce di essere adeguatamente organizzata per la vendita, promozione e distribuzione dei prodotti .... in tutto il territorio nazionale e che desidera accettare la nomina a distributore nel territorio, alle condizioni e nei termini qui di seguito stabiliti. Quanto sopra premesso, che costituisce parte integrante e sostanziale del presente contratto, le parti CONVENGONO E STIPULANO QUANTO SEGUE 1. Oggetto del contratto 1 1.1. Il Fornitore conferisce al Distributore, ed il Distributore accetta, l'incarico di agire in qualità di distributore dei prodotti così come indicati e descritti nel catalogo/listino (allegato A del presente contratto) nel territorio nazionale e per la durata e alle condizioni di seguito stabilite.
Se le Parti intendono inserire una clausola di esclusiva 2 in favore del Distributore, deve aggiungersi la clausola che segue: “L'incarico della distribuzione dei prodotti viene concesso al Distributore in via esclusiva in tutto il territorio nazionale”; se, invece, essa opera in favore del Fornitore deve aggiungere la clausola che segue: “Il Distributore si obbliga ad acquistare i prodotti solo ed esclusivamente dal Fornitore e a non distribuire, trattare e vendere, sullo stesso territorio e in concorrenza con quelli del Fornitore, altri prodotti che, per natura, qualità, provenienza o prezzo, possano ingenerare confusione sul mercato e/o indurre in inganno il pubblico circa la provenienza degli stessi”; ulteriore variante potrebbe aversi se la clausola di esclusiva è bilaterale, ossia opera sia verso il Fornitore che verso il Distributore, e in tal caso si consiglia di adottare la seguente formula: “L'incarico della distribuzione dei prodotti viene concesso al Distributore, in via esclusiva, in tutto il territorio nazionale. Il Distributore, d'altro canto, si obbliga ad acquistare i prodotti solo ed esclusivamente dal Fornitore e a non distribuire, trattare e vendere, sullo stesso territorio e in concorrenza con quelli del Fornitore altri prodotti che, per natura, qualità, provenienza o prezzo, possano ingenerare confusione sul mercato e/o indurre in inganno il pubblico circa la provenienza degli stessi”.
1.2. Il Distributore avrà il diritto di definirsi ‘Distributore Autorizzato' dei prodotti nel territorio ma non potrà agire in qualità di agente del Fornitore per la vendita dei prodotti né potrà vincolare il Fornitore in alcun altro modo. 2. Iniziativa del Fornitore Il Fornitore si riserva la facoltà in talune circostanze di adottare le iniziative che ritenga necessarie od opportune per promuovere autonomamente la vendita dei prodotti nel territorio, nonché di vendere direttamente a clienti di particolare prestigio e importanza, previa comunicazione al Distributore. In tal caso, il Distributore avrà diritto ad un compenso da stabilirsi di volta in volta in funzione della collaborazione che gli sarà richiesta dal Fornitore. 3. Diligenza del buon padre di famiglia del Fornitore 3.1. Per tutta la durata del contratto, il Distributore promuoverà attivamente le vendite dei prodotti nel territorio e si adopererà con la diligenza del buon padre di famiglia per incrementarne il numero. 3.2. Il Distributore si asterrà altresì dall'intraprendere azioni suscettibili di impedire le vendite o interferire con lo sviluppo delle vendite dei prodotti nel territorio. 4. Agenti e subdistributori Per lo svolgimento della sua attività ai sensi del contratto, il Distributore potrà avvalersi di agenti e/o subdistributori previo gradimento di questi da parte del Fornitore, che non sarà negato senza giustificato motivo. Il Distributore sarà esclusivamente responsabile dell'attività dei suoi agenti e/o subdistributori nei confronti del Fornitore.
Le parti possono altresì inserire la seguente clausola che impone al Distributore l'acquisto di un dato quantitativo di prodotti del fornitore: “Il Distributore si impegna ad acquistare quantitativi minimi di prodotti del Fornitore in particolare quantificabili in .... nell'arco di .... Laddove il Distributore non ottemperi a tale obbligo, il Fornitore avrà la facoltà di recedere il contratto per giusta causa entro dieci giorni dalla scadenza del termine pattuito”.
5. Obiettivi di fatturato minimo 5.1 Le parti concordano che il presente contratto è ancorato e subordinato al raggiungimento di obiettivi di fatturato trimestrali. 5.2. A tale scopo è concordato un primo obiettivo di € .... (Euro .... / ....) trimestrali di vendite al netto di IVA. 5.3. Sono ammesse fluttuazioni di fatturato in relazione all'andamento generale del mercato. 6. Modalità di effettuazione di ordini Gli ordini dei prodotti potranno essere effettuati secondo le seguenti modalità: .... 7. Prezzo imposto 7.1. I prezzi da praticarsi sono quelli indicati nel listino allegato al presente contratto. 7.2. Il Distributore potrà praticare sconti e riduzioni a seconda delle condizioni di mercato, previa valutazione delle parti. 8. Responsabilità esclusiva del Distributore Il Distributore rimane esclusivo responsabile per il rispetto delle leggi, regolamenti e prescrizioni in vigore nel territorio nazionale relative a imballaggio, etichettatura, pubblicità, promozione immagazzinaggio e vendita dei prodotti, assumendosi l'onere di richiedere e ottenere eventuali licenze, permessi e autorizzazioni necessarie per la importazione, promozione, vendita e distribuzione dei Prodotti nel territorio. 9. Comunicazioni del Distributore In conformità all'obbligo di cui sopra il Distributore dovrà comunicare tempestivamente al Fornitore eventuali istruzioni in ordine ad adempimenti a carico dello stesso Fornitore, inderogabili ai sensi della normativa vigente nel territorio. 10. Durata del contratto Il presente incarico decorre dal .... e si intende conferito per il periodo di .... Le parti saranno libere di recedere dal rapporto mediante disdetta di una delle parti da comunicarsi con .... di preavviso all'altra parte per iscritto mediante lettera raccomandata a./r. o posta elettronica certificata 2 . 11. Clausole risolutive espresse 11.1. Qualora una delle parti non adempia a una delle obbligazioni indicate ai punti: .... il contratto si intenderà risolto di diritto. 11.2. A tal fine la parte interessata dovrà dichiarare che intende avvalersi della clausola risolutiva espressa mediante comunicazione scritta da inviare all'altra parte a mezzo lettera raccomandata a/r o posta elettronica certificata. 12. Obbligo di segretezza Le parti si impegnano reciprocamente a non divulgare o svelare a terzi informazioni e documenti riservati di carattere commerciale, tecnico e amministrativo, di cui sono venuti a conoscenza in costanza del presente contratto. 13. Foro competente Qualsiasi controversia che dovesse insorgere tra le parti in ordine alla validità, interpretazione ed esecuzione del presente contratto, sarà devoluta alla competenza esclusiva del Foro di ..... 14. Rinvio al codice civile Per quanto non espressamente previsto nel presente contratto, le parti fanno rinvio alle norme del Codice civile. Letto, confermato e sottoscritto. Luogo e data .... Firma il Fornitore .... Firma il Distributore .... Si approvano specificamente ai sensi e per gli effetti di cui agli artt. 1341, comma 2 c.c. le seguenti clausole: art. 5 (Obiettivi di fatturato minimo) art. 7 (Prezzo imposto); art. 11 (Clausole risolutive espresse); art. 12 (Obbligo di segretezza); art. 13 (Foro competente). Firma il Fornitore .... Firma il Distributore .... [1] La concessione di vendita è un contratto atipico, non inquadrabile tra quelli di scambio con prestazioni periodiche, ma qualificabile come contratto-quadro, in forza del quale il concessionario assume l'obbligo di promuovere la rivendita di prodotti che gli vengono forniti mediante la stipulazione a condizioni predeterminate di singoli contratti di acquisto, ovvero l'obbligo di concludere contratti di puro trasferimento dei prodotti alle condizioni fissate nell'accordo iniziale. Ne consegue che l'eventuale previsione, nel testo contrattuale, di un patto di riservato dominio produce fra le parti soltanto effetti obbligatori, dovendo la relativa clausola essere inserita nei contratti di vendita da stipularsi in epoca successiva (Cass. I, n. 3990/2010; sul patto di riservato dominio si veda di recente Trib. Padova II, n. 487/2024). [2] In materia di distribuzione di autovetture, in contrasto con il precedente orientamento (Cass. III, n. 20106/2009), la più recente giurisprudenza di legittimità ha ritenuto che la riduzione del numero dei concessionari operanti sul territorio italiano, mediante legittimo esercizio della facoltà di recesso dal contratto di concessione di vendita, non costituisce abuso né di posizione dominante né di dipendenza economica, trattandosi di una legittima scelta imprenditoriale giustificata da ragioni di competizione sul mercato, atteso che la tutela del contraente-distributore non può arrivare ad attribuirgli un diritto a essere parte della rete distributiva a tempo indeterminato (Cass. I, n. 20688/2016). CommentoPremessa Il nostro ordinamento non disciplina espressamente il contratto di distribuzione, affidando alla giurisprudenza il compito di delinearne le caratteristiche e i contenuti. Sono infatti descritte, nel codice civile, figure contrattuali che presentano elementi in comune ai contratti di distribuzione, come è il caso del contratto di somministrazione (art. 1559 c.c. e ss.) e del contratto estimatorio (art. 1556 c.c. e ss.), ma il contratto distribuzione non è oggetto di disciplina puntuale. La prassi commerciale ha nel tempo fatto emergere tipologie di contratti di distribuzione molto diverse e che si differenziano, essenzialmente, per il livello di partecipazione del distributore nel sistema predisposto dal fornitore. Dunque vi sono contratti in cui il fornitore non può incidere in maniera significativa sull'attività commerciale del distributore (come è il caso del contratto di distribuzione commerciale qui preso in esame) o, al contrario, vi sono contratti in cui il distributore è fortemente legato alla figura del fornitore (es. il franchising). Con specifico riferimento al contratto di distribuzione commerciale, anche detto contratto di concessione di vendita, la Corte di Cassazione lo ha definito come “un contratto atipico, non inquadrabile tra quelli di scambio con prestazioni periodiche, avente natura di contratto normativo, dal quale deriva l'obbligo per il concessionario sia di promuovere la formazione di singoli contratti di compravendita, sia di concludere contratti di puro trasferimento dei prodotti, che gli vengono forniti, mediante la stipulazione a condizioni predeterminate nell'accordo iniziale”, specificandosi altresì che “tale contratto differisce da quello di agenzia perché in esso la collaborazione tra concedente e concessionario, pur prevista, non assurge ad elemento determinante” (v. Trib. Firenze III, n. 1538/2021; Trib. Busto Arsizio III, n. 816/2021; Trib. Perugia II, n. 932/2020; Cass. II, n. 4948/2017; Cass. I, n. 3990/2010; Cass. III, n. 20106/2009; Cass. III, n. 6819/1994). Di recente, nello stesso senso, Cass. S.U., n. 19176/2020, secondo cui dal contratto di concessione di vendita, avente natura di “contratto normativo”, consegue per il concessionario, sia l'obbligo di promuovere la conclusione di singoli contratti di compravendita, sia di concludere contratti di puro trasferimento dei prodotti che gli vengono forniti alle condizioni fissate nell'accordo quadro. Si veda inoltre Cass. III, n. 19315/2023, la quale ha ribadito che la concessione di vendita è un contratto atipico, non inquadrabile tra quelli di scambio, con prestazioni periodiche, e ha natura di contratto "normativo", dal quale deriva a carico del concessionario il duplice obbligo di promuovere la formazione di singoli contratti di compravendita (o rivendita) e di concludere contratti di puro trasferimento dei prodotti che gli vengono forniti alle condizioni fissate nell'accordo iniziale. La giurisprudenza oggi prevalente, quindi, tende a qualificare il contratto di distribuzione come un “contratto quadro”, nell'ambito del quale il concedente e il concessionario concludono una serie di contratti di vendita. In ogni caso è fuor di dubbio che in ogni contratto di distribuzione le parti sono tenute all'osservanza delle disposizioni di cui all'artt. 1341 c.c., in ordine all'approvazione per iscritto delle clausole reputate come vessatorie (ossia a vantaggio di una sola parte), nonché dell'art. 1375 c.c., relativamente all'obbligo di dare esecuzione al contratto secondo buona fede. Il contratto di distribuzione internazionale Quando il contratto di distribuzione coinvolge imprenditori di differenti paesi, ovvero ha ad oggetto un territorio diverso da quello ove opera il distributore, si parla di contratto di distribuzione internazionale. Nella celebre sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea 19 dicembre 2013 C-9/12 (Corman-Collins/La Maison du Whisky) è stato chiarito che, al fine di configurare un contratto come distribuzione internazionale, è necessario l'impegno del distributore ad ampliare la diffusione dei prodotti del concedente, nonché la previsione di un corrispettivo che non deve essere necessariamente in denaro, ben potendo essere rappresentato da differenti vantaggi economici quali, ad esempio, la concessione della distribuzione dei prodotti del fornitore in esclusiva in un determinato territorio, la possibilità di godere di periodi di formazioni (così da avere accesso al know-how del concedente), oppure eventuali agevolazioni di pagamento per l'acquisto dei prodotti del concedente. Tale sentenza è di fondamentale importanza se si considera che non è obbligatoria la forma scritta per i contratti di distribuzione commerciale, conseguendone che talvolta può essere arduo qualificare giuridicamente i comportamenti delle parti nel dare esecuzione agli accordi verbali. Un altro aspetto essenziale concerne la legge applicabile al contratto di distribuzione, atteso che le discipline normative al riguardo potrebbero essere molto diverse da un paese all'altro. Si pensi, a mero titolo di esempio, che in Portogallo e in Belgio è previsto l'obbligo, a carico del fornitore, di corrispondere al distributore un'indennità di fine rapporto in seguito alla cessazione del contratto, in quanto si intende valorizzare l'impegno del concessionario nel periodo di vigenza contrattuale, anche considerato il suo apporto in un'ottica di promozione pubblicitaria dei segni distintivi del fornitore. Ebbene, nulla quaestio se le parti pattuiscono in un contratto scritto, con un'apposita clausola, la legge che intendono applicare al rapporto giuridico. Se invece niente è previsto, ovvero non esiste un contratto scritto, il regolamento (CE) n. 593/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 giugno 2008, sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (Roma I), stabilisce che la legge applicabile sarà, in caso di non scelta delle parti, quella del distributore. Le stesse problematiche riguardano il foro competente a conoscere le eventuali controversie tra imprenditori stranieri: infatti, nel caso in cui un contratto internazionale di distribuzione non preveda esplicitamente la scelta del foro competente, esso sarà sottoposto alla giurisdizione del Paese nel quale i beni forniti giungono nell'effettiva disponibilità del distributore (normalmente, lo stesso Paese in cui ha sede il distributore, a prescindere dal termine di resa prescelto), così come sancito a livello comunitario dal Regolamento (CE) n. 1215/2012. Le clausole più ricorrenti nei contratti di distribuzione commerciale. La clausola di esclusiva Clausola ricorrente è quella di esclusiva, che riduce l'indipendenza economica delle parti e che può assumere un carattere bilaterale oppure essere pattuita soltanto a favore del fornitore o del distributore. Quando essa è a favore del fornitore, è previsto che il distributore si impegni a non vendere prodotti dello stesso settore merceologico del fornitore nella zona indicata nel contratto, né a produrli in proprio per la vendita. Laddove invece la clausola di esclusiva risulti a favore del distributore, in questo caso è il fornitore che assume l'impegno di non concedere a terzi, per la medesima zona, la rivendita dei suoi prodotti ad altri distributori. Come ha avuto modo di chiarire la giurisprudenza di legittimità, in ogni caso non troverà applicazione il disposto dell'art. 2596 c.c., con le sue limitazioni in termini di forma, durata e contenuto (in particolare il divieto di limitare la concorrenza per più di cinque anni), atteso che la clausola di esclusiva è da reputarsi accessoria al più ampio rapporto di distribuzione e, in quanto tale, non autonoma in termini di regolamentazione della concorrenza (v. Cass. III, n. 1238/2000, seppur in riferimento al similare contratto di somministrazione). Sul punto occorre inoltre rammentare che la clausola di esclusiva dovrà essere espressamente prevista nel contratto in tutti i suoi contenuti, rilevato che l'attribuzione del diritto di esclusiva al concessionario, costituendo un elemento accidentale e non essenziale del contratto, non può ricavarsi implicitamente dalla predeterminazione di una zona al concessionario medesimo, non essendovi alcun necessario collegamento tra zona ed esclusiva (Trib. Milano VII, 15 gennaio 2018, n. 348; Cass. III, n. 6819/1994). Con riguardo, più in generale, agli effetti del contratto intercorso tra il distributore e il cliente di recente la Corte di giustizia, con sentenza n. 680/2023, ha concluso nel senso che i comportamenti adottati da distributori facenti parte della rete di distribuzione dei prodotti o dei servizi di un produttore che gode di una posizione dominante possono essere imputati a quest'ultimo, qualora sia dimostrato che tali comportamenti non sono stati adottati in modo indipendente da detti distributori, ma fanno parte di una politica decisa unilateralmente da tale produttore e attuata tramite tali distributori. Durata e cessazione del contratto Qualora l'efficacia del contratto di concessione sia limitata a un arco di tempo determinato, le parti non potranno recedere prima della scadenza, salva la diversa regolamentazione pattizia del rapporto e fatto salvo, inoltre, il diritto di risolvere il contratto per inadempienze di gravità tale da far venir meno la fiducia nei successivi adempimenti (art. 1564 c.c.). Per un caso recente, relativo alla previsione convenzionale del diritto di recesso, Cass. I, n. 8585/2022, chiamata precisamente a verificare la sua abusività, poi esclusa. Laddove il contratto sia stato convenuto a tempo indeterminato, invece, le parti potranno sempre recedere, dando un congruo preavviso all'altra parte mediante una formale comunicazione. Si osservi, però, che in caso di mancato preavviso il recesso è comunque efficace, fatto salvo il risarcimento del danno (art. 1569 c.c.) spettante alla parte che non ha ricevuto il regolare preavviso. In ogni caso, le parti possono pattuire che il preavviso non sia necessario qualora sussista una giusta causa di recesso (come, ad esempio, la violazione della clausola di esclusiva). Gli obblighi a carico del distributore Rispetto agli obblighi gravanti sul distributore, va innanzitutto osservato che egli è tenuto a promuovere e sviluppare la commercializzazione dei prodotti del fornitore. Per quanto in particolare concerne gli aspetti pubblicitari di tali prodotti, il distributore dovrà seguire le direttive impartite dal fornitore (per un esempio giurisprudenziale recente si veda Cass. II, n. 29053/2022). Il Distributore, inoltre, sarà tenuto ad agire con diligenza nell'esercizio della propria attività, contribuendo attivamente a garantire l'immissione sul mercato di prodotti sicuri. Al riguardo il distributore dovrà evitare di fornire prodotti di cui conosce o avrebbe dovuto conoscere la pericolosità, alla luce delle informazioni in suo possesso, nonché della sua qualità di operatore professionale. In virtù di ciò, egli potrà partecipare al controllo di sicurezza del prodotto immesso sul mercato, trasmettendo al produttore e alle autorità competenti, se da esse richiesto, ogni informazione in ordine ai rischi del prodotto e anche la documentazione idonea a rintracciare l'origine dei prodotti. Un'ulteriore clausola, ricorrente nei contratti di distribuzione commerciale, è poi quella che costringe il distributore ad applicare il prezzo imposto dal fornitore. Essa è stata ritenuta lecita, purché destinata ad operare entro limiti di durata del rapporto cui accede e non si ponga in contrasto con la libertà di scelta del consumatore. Allo stesso modo, il preponente può autorizzare il distributore a svolgere attività pubblicitaria e promozionale o può pretendere che vi siano dei quantitativi minimi di acquisto o di vendita o, addirittura, ancorare la regolare prosecuzione del contratto al raggiungimento di obiettivi minimi di fatturato periodici. È ricorrente, infine, che il contratto di distribuzione contenga una clausola che impone al distributore l'acquisto di quantitativi minimi di prodotti del fornitore nell'arco di periodi predeterminati (ad esempio annuali) e che, in caso di violazione di tale clausola, permette al fornitore di esercitare il diritto di recesso per giusta causa. Obblighi del fornitore Rispetto agli obblighi del fornitore, non sussiste alcun obbligo a suo carico di rifornire il distributore, a meno che ciò non sia espressamente previsto nel contratto di distribuzione. Il fornitore, infatti, non sarà tenuto ad evadere le singole richieste, anche se un suo rifiuto ingiustificato potrebbe contrastare con l'obbligo di eseguire il contratto secondo buona fede. In ogni caso, deve essere esclusa qualsiasi responsabilità del distributore per non aver promosso le vendite, in special modo nell'ipotesi in cui il fornitore abbia omesso di fornire tempestivamente i prodotti ordinati. È ricorrente, inoltre, in tale figura contrattuale, che il fornitore si riservi la facoltà di adottare, in talune circostanze, le iniziative che ritenga necessarie o opportune per promuovere autonomamente la vendita dei prodotti in un dato territorio, nonché di vendere direttamente a clienti di particolare prestigio e importanza senza rivolgersi al distributore e previa comunicazione al distributore medesimo. Sarà compito del fornitore, infine, mettere in atto gli adempimenti individuati e segnalati dal distributore, al fine di garantire l'osservanza delle normative in tema di imballaggio, etichettatura, pubblicità, promozione immagazzinaggio e vendita dei prodotti, assumendosi al riguardo l'onere di richiedere e ottenere eventuali licenze, permessi e autorizzazioni necessarie per l'importazione, promozione, vendita e distribuzione dei prodotti nel territorio. Patto di non concorrenza Al termine del contratto, si ritiene che il distributore possa liberamente vendere i prodotti ancora in suo possesso, purché tale attività non sia svolta in modo da ingenerare nel pubblico l'erronea convinzione circa la persistenza di un rapporto di concessione. Anche per evitare ciò, è usuale che le parti, nel contratto di distribuzione commerciale, pattuiscano un patto di non concorrenza che rinviene la sua disciplina normativa nell'art. 2956 c.c. Esso, infatti, consente di regolare l'attività del distributore per il periodo successivo alla cessazione del rapporto e dovrà essere redatto in osservanza del citato disposto normativo che, tra le altre cose, vieta di estendere tale divieto a un periodo di tempo superiore ai cinque anni. Profili fiscali I corrispettivi in capo al distributore (cd. accipiens) devono essere qualificati come redditi d'impresa, a prescindere che l'attività sia svolta in forma organizzata o meno. Per la determinazione dei corrispettivi del distributore di beni occorre considerare distintamente due situazioni: a) trasferimento della proprietà al cliente finale direttamente da parte del tradens (il corrispettivo del tradens è costituito dall'intero prezzo di vendita, mentre il corrispettivo dell'accipiens (che costituisce un costo per il tradens) è costituito semplicemente dall'aggio applicato in sede di vendita al cliente finale); b) trasferimento della proprietà al cliente finale da parte dell'accipiens (si realizzano, in sostanza, due trasferimenti, ciascuno con un proprio corrispettivo autonomo: il primo dal tradens all'accipiens; il secondo, dall'accipiens al cliente finale) I corrispettivi per la distribuzione di beni costituiscono oneri deducibili dal reddito fiscalmente imponibile: i) del cliente in caso di impostazione con “doppio passaggio”; ii) del tradens, in caso di impostazione con passaggio singolo. Sul versante dell'IVA occorre considerare che ai sensi dell'art. 3, comma 1 d.P.R. n. 633/1972, le prestazioni derivanti da contratti di distribuzione ove si realizzino mediante il cd. doppio passaggio costituiscono cessioni di beni. Diversamente, quelli configurati con passaggio singolo oppure i contratti di distribuzione di servizi, costituiscono prestazioni di servizi. |