Finanziamento soci infruttifero

Rosaria Giordano

Inquadramento

I finanziamenti dei soci alla società sono uno strumento ampiamente utilizzato per fare affluire nella società nuove risorse finanziarie senza ricorrere ad un formale aumento del capitale sociale. La nozione è intesa in senso ampio, anche per meglio tutelare i creditori sociali, rientrando tra gli stessi sia le operazioni di credito tipiche sia le prestazioni di garanzie reali o personali dei soci sia i finanziamenti indiretti del socio erogati da terzi (Trib. Milano, VI, 23 luglio 2018, n. 8320).

Formula

LETTERE FINANZIAMENTO SOCI

Società ....S.p.a.

A mezzo PEC

Spett. Sig. ....

OGGETTO: finanziamento soci infruttifero

Con la presente, in qualità di Amministratore Unico della società ...., chiedo al socio ...., la disponibilità a finanziare la società per far fronte a necessità di liquidità in vista di pianificati impieghi a breve termine. In alternativa si dovrà ricorrere al finanziamento presso soggetti terzi.

La somma complessiva considerata adeguata agli obiettivi prefissati ammonta ad € ....

Qualora la proposta venga accettata, si prega di voler provvedere al versamento entro la data del ...., in base alle modalità ritenute più opportune in termini di importo e di tempi di esborso

I versamenti si riterranno effettuati alle seguenti condizioni: 1) rimborsabili a far data dal ....; 2) quali finanziamenti a titolo gratuito e pertanto infruttiferi, essi non saranno produttivi di interessi o spesa alcuna.

Resto in attesa di conferma e porgo distinti saluti.

Luogo e data ....

Società ....S.p.a.

L'amministratore unico

Spett. Società ....S.p.a.

A mezzo PEC

OGGETTO: finanziamento soci infruttifero

A seguito della richiesta di finanziamento per complessivi € ...., ricevuta con lettera del ...., sono con la presente ad informare circa la mia disponibilità a finanziare la società ....

S.p.a. a titolo di finanziamento infruttifero, al fine di evitare ogni ricorso al mercato del credito. Si conferma che le condizioni del finanziamento sono quelle proposte nella lettera di richiesta del medesimo.

Distinti saluti

Luogo e data ....

Firma ....

Commento

I finanziamenti dei soci alla società sono uno strumento ampiamente utilizzato per fare affluire nella società nuove risorse finanziarie senza ricorrere ad un formale aumento del capitale sociale.

La nozione è intesa nella prassi in senso molto ampio: di recente si è, ad esempio, affermato che rientrano tra gli stessi sia le operazioni di credito tipiche sia le prestazioni di garanzie reali o personali dei soci sia i finanziamenti indiretti del socio erogati da terzi (Trib. Milano, VI, 23 luglio 2018, n. 8320).

Peraltro, con la riforma di cui al d.lgs. n. 6/2003, tale forma di finanziamento, molto ricorrente nella prassi delle piccole e medie imprese, è stata disincentivata prevedendo, con l'art. 2467, comma 1 c.c. che il rimborso dei finanziamenti eseguiti, in qualsiasi forma, dai soci può avvenire solo quando sono stati pagati gli altri creditori, e in caso di fallimento l'eventuale rimborso avvenuto nell'anno precedente deve essere restituito. In merito, l'art. 383, comma 1 d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14, “Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza”, modificando l'art. 2467 c.c., ha disposto la soppressione delle parole «e, se avvenuto nell'anno precedente la dichiarazione di fallimento della società, deve essere restituito.». Tale disposizione, ai sensi dell'art. 389, comma 1, entrerà in vigore decorsi diciotto mesi dalla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 38 del 14 febbraio 2019).

Si vuole così evitare che i soci si sottraggano al rischio d'impresa apportando alla società un finanziamento quando sarebbe necessario conferire un maggiore capitale sociale.

Le nuove regole sono state dettate specificamente per le s.r.l., ma alcuni ritengono che possano essere applicate, in via interpretativa, anche alle società costituite nella forma di s.p.a., almeno quando sono rappresentative di una realtà imprenditoriale simile a quella tipica della s.r.l., cioè un'impresa di dimensione media o piccola con una base sociale ristretta.

La S.C. sembra aver avallato quest'ultima impostazione interpretativa, affermando il principio per il quale la ratio del principio di postergazione del rimborso del finanziamento dei soci posto dall'art. 2467 c.c. per le società a responsabilità limitata, consistente nel contrastare i fenomeni di sottocapitalizzazione nominale in società chiuse, determinati dalla convenienza dei soci a ridurre l'esposizione al rischio d'impresa, ponendo i capitali a disposizione dell'ente collettivo nella forma del finanziamento anziché in quella del conferimento, è compatibile anche con altre forme societarie, come desumibile dall'articolo 2497-quinquies c.c., visto che siffatta norma ne estende l'applicabilità ai finanziamenti effettuati in favore di qualsiasi società da parte di chi vi eserciti attività di direzione e coordinamento. Di conseguenza, il disposto dell'art. 2467 c.c. può applicarsi anche alle società per azioni a valle di una valutazione in concreto, dovendosi segnatamente valutare se la società, per modeste dimensioni o per assetto dei rapporti sociali (compagine familiare, o, comunque, ristretta) sia idonea di volta in volta a giustificare l'applicazione della disposizione citata (Cass. I, n. 16291/2018).

È stato affermato, poi, che l'assoggettamento dei finanziamenti effettuati dai soci alla disciplina legale della postergazione non viene meno automaticamente per effetto della fuoriuscita del socio-finanziatore dalla compagine sociale (Trib. Milano 23 ottobre 2017, n. 10683).

Le modalità con cui possono avvenire i finanziamenti da parte dei soci sono essenzialmente due.

Il finanziamento in conto capitale è un versamento eseguito dai soci e acquisito definitivamente dalla società, che non è tenuta a pagare alcun interesse. Il socio che ha eseguito il finanziamento in conto capitale non ha il diritto di chiederne la restituzione. Naturalmente, pur mancando un obbligo in tal senso, è possibile che la società deliberi la restituzione ai soci delle somme versate, sotto forma di distribuzione delle riserve disponibili risultanti dal bilancio. La restituzione, però, deve avvenire necessariamente in proporzione alle quote di capitale sottoscritto, anche se i finanziamenti sono stati eseguiti in modo difforme. La società può impiegare le somma ricevute dai soci per eseguire investimenti, per coprire delle perdite, o anche imputarle alla successiva sottoscrizione di un vero e proprio aumento del capitale sociale. Quando il versamento dei soci è preordinato proprio a questa operazione, si parla più propriamente di versamento in conto futuro aumento di capitale, a cui peraltro la giurisprudenza applica la stessa disciplina.

Altra forma è quella della concessione da parte del socio alla società di un vero e proprio prestito che dovrà essere restituito alla scadenza prevista e può essere, come un mutuo “tradizionale”, produttivo di interessi. Tuttavia, a tal fine è necessario, oltre che la relativa previsione statutaria, che il socio che effettua il prestito alla società sia titolare di almeno il 2% del capitale sociale e socio da almeno tre mesi. Inoltre l'atto costitutivo deve prevedere espressamente la possibilità di ricevere finanziamenti dai soci.

Nella pratica appare spesso difficile stabilire se il socio abbia voluto eseguire un versamento in conto capitale o concedere un prestito alla società, a causa dell'utilizzo di terminologie imprecise. In tal caso la giurisprudenza tiene conto del concreto atteggiarsi del rapporto e delle finalità che è diretto a soddisfare. La previsione di interessi rivela senza dubbio che si tratta di un mutuo, mentre la proporzionalità tra le quote sociali e le somme versate fa propendere per il versamento in conto capitale.

Profili fiscali

Il finanziamento in conto capitale non è di per sé soggetto ad alcuna imposta. Si paga l'imposta di registro in misura fissa solo se successivamente si delibera il passaggio a capitale del finanziamento, oppure la restituzione ai soci delle somme versate, sotto forma di distribuzione delle riserve disponibili risultanti dal bilancio.

Il prestito concesso alla società dal socio è invece soggetto all'imposta di registro con l'aliquota del 3% (art. 9 parte I Tariffa d.P.R. n. 131/1986). L'esenzione, infatti, si applica soltanto ai finanziamenti in conto capitale, ovvero senza obbligo di restituzione, perché solo quelli risultano equiparati, ai fini fiscali, al conferimento nella società di capitale di rischio. Per evitare la tassazione immediata si può però concordare il prestito mediante scambio di lettere raccomandate tra il socio e la società, da registrare solo in caso d'uso.Per quanto riguarda le imposte sul reddito, per evitare che i finanziamenti dei soci, di qualsiasi tipo, siano considerati produttivi di interessi (sui quali i soci dovrebbero pagare le tasse) occorre inserire nel bilancio la causale “Debiti verso soci per finanziamenti infruttiferi”.

Per altro verso, la concessione di un finanziamento alla società da parte del socio può rilevare ai fini dell'accertamento, con metodo sintetico, della capacità patrimoniale dello stesso, in quanto costituiscono “spesa per incrementi patrimoniali”, ai sensi dell'art. 38, commi 4 e 5 d.P.R. n. 600/1973, anche i finanziamenti soci e tutte le altre forme di capitalizzazione, ove comportino un esborso effettuato a tale scopo da parte del contribuente (Cass. T, n. 19613/2018).

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