Merchant banking

Caputo Mattia

Inquadramento

L'espressione “merchant bank” o “banca d'affari” anticamente indicava le banche specializzate nel credito sulle merci, che progressivamente sono poi passate ad occuparsi degli investimenti mobiliari. Il “merchant banking” costituisce invece l'attività tipicamente svolta dagli Istituti di credito che, diversamente dalle banche commerciali, non permettono depositi e non erogano credito ai clienti, ma offrono servizi di consulenza e di gestione di grandi patrimoni privati.

Di seguito si analizzerà sinteticamente la regolamentazione del “merchant banking” in Italia.

Formula

CONTRATTO DI GESTIONE SU BASE INDIVIDUALE DI PORTAFOGLIO [1]

TRA

Il/la Sig./Sig.ra/la società, nato/a a ...., residente/con sede legale in .... alla ...., iscritto nel R.I. di .... n. ...., C.F./P.IVA: .... (il Cliente)

E

La Banca ...., con sede in .... alla ...., P.IVA: .... iscritta al Registro delle Imprese di .... n. ...., dell'albo ...., n. ...., capitale sociale .... Euro (di seguito congiuntamente le “Parti”)

PREMESSO CHE

a) La Banca ...., è soggetto autorizzato all'esercizio dei servizi di gestione del risparmio ai sensi dell'art. 18 del d.lgs n. 58/1998;

b) Al fine di realizzare gli obiettivi di adeguata redditività e di conservazione del patrimonio indicato nel successivo Allegato n° 1, il Cliente conferisce alla Banca, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 24 d.lgs. n. 58/1998, un incarico di gestire la liquidità e gli strumenti finanziari individuati nell'allegato n. 1;

c) Con la sottoscrizione del presente mandato, il Cliente richiede alla Banca di essere classificato come “cliente non professionale”;

Clausola alternativa: c) Con la sottoscrizione del presente mandato, il Cliente richiede alla Banca di essere classificato come “cliente al dettaglio”;

d) Alla luce della richiesta di cui sopra la Banca ha provveduto a consegnare in data .... al Cliente la Nota Informativa di cui agli artt. 29-32 del Regolamento Consob n. 20307/2018 al fine di informarlo circa la natura, i rischi, le implicazioni del servizio di gestione di portafogli. In particolare è stata fornita al Consiglio regionale l'informativa circa la politica di gestione dei conflitti di interesse della Banca, sulla strategia di esecuzione e trasmissioni ordini, nonché sugli incentivi percepiti dalla Banca;

e) Il Cliente ha provveduto a fornire le informazioni di cui all'art. 39 del Regolamento Consob n. 20307/2018 relative alla conoscenza ed esperienza nel settore di investimento rilevante per il servizio di gestione, alla sua situazione finanziaria e ai suoi obiettivi di investimento. Sulla base di tali informazioni la Società ha valutato adeguato ai sensi dell'art. 40 del Regolamento Consob n. 20307/2018 le scelte di investimento/disinvestimento connesse alle caratteristiche di gestione di cui all'allegato n. 2 al presente contratto;

Tutto ciò premesso Si conviene e si stipula quanto segue:

ART. 1 - PREMESSE ED ALLEGATI

Le premesse e gli allegati costituiscono parte integrante ed essenziale del presente contratto.

ART. 2 - CONFERIMENTO DELL'INCARICO

2.1 Con il presente contratto il Cliente conferisce alla Banca l'incarico di gestire su base individuale, in nome e per conto del Cliente stesso, il portafoglio indicato nell'art. 3 e rappresentato dalla liquidità e dagli strumenti finanziari riportati nell'allegato n. 1 al presente contratto.

2.2 Nell'esecuzione del presente incarico, la Banca investirà in strumenti finanziari, effettuando scelte congruenti con le caratteristiche della gestione concordate con il Cliente e riportate nell'allegato n. 2 al presente contratto.

ART. 3 - PATRIMONIO IN GESTIONE

3.1 Integrano il patrimonio in gestione di pertinenza e di proprietà del Cliente sia gli strumenti finanziari e la liquidità affidati inizialmente e nel perdurare dell'incarico, sia quelli derivanti da operazioni di investimento e disinvestimento poste in essere successivamente, con i relativi diritti, proventi e frutti comunque maturati, al netto dei prelievi effettuati dal Cliente.

3.2 Gli strumenti finanziari ed il denaro affidati in gestione dal Cliente costituiscono patrimonio distinto a tutti gli effetti da quello della Banca e da quello degli altri clienti. Su detto patrimonio non sono ammesse azioni dei creditori della Banca o nell'interesse degli stessi, né quelle dei creditori dell'eventuale depositario o subdepositario o nell'interesse degli stessi. Le azioni dei creditori dei clienti sono ammesse nei limiti del patrimonio di proprietà degli stessi. Per i conti relativi a strumenti finanziari e a somme di denaro che siano depositati presso terzi non operano le compensazioni legale e giudiziale e non può essere pattuita la compensazione convenzionale rispetto ai crediti vantati dal depositario o dal subdepositario nei confronti della Banca o viceversa.

ART. 4 - DEPOSITO DEGLI STRUMENTI FINANZIARI E DELLE DISPONIBILITÀ FINANZIARIE

4.1 Gli strumenti finanziari affidati in gestione alla Banca saranno depositati in uno o più conti titoli aperti a proprio nome dal Cliente presso la banca indicata nell'allegato n. 3 di cui al presente contratto nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge.

4.2 Le disponibilità liquide verranno accreditate su conti in Euro/divisa aperti a proprio nome dal Cliente presso la banca di cui al suddetto allegato n. 3, nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge.

4.3 Tali conti saranno dedicati esclusivamente al compimento delle operazioni connesse con la prestazione da parte della Banca del servizio di gestione su base individuale di portafogli di investimento oggetto del presente contratto.

4.4 Il Cliente potrà disporre dei valori presenti in tali conti unicamente dandone preventiva informazione scritta alla Banca con preavviso di almeno 7 giorni.

4.5 Il Cliente provvederà altresì a dare comunicazione preventiva alla Banca dei successivi depositi di liquidità o di strumenti finanziari effettuati sugli stessi conti sopra indicati con preavviso di 7 giorni.

4.6 Con la sottoscrizione del presente contratto il Cliente conferisce delega alla Banca a movimentare tutti i conti/depositi di cui al presente articolo, nell'ambito del mandato gestorio e nei limiti delle caratteristiche concordate con il Cliente stesso e riportate nell'allegato n. 2 al presente contratto e delle istruzioni vincolanti che potranno essere impartite dal Cliente alla Banca.

4.7 È onere del Cliente comunicare alla banca depositaria l'esistenza della delega conferita alla Banca nei termini sopra riportati.

ART. 5 - CARATTERISTICHE DELLA GESTIONE

5.1 Le caratteristiche della gestione prescelta dal Cliente sono indicate nell'allegato n. 2.

5.2 Fermo restando quanto indicato nell'allegato n. 2 gli strumenti finanziari oggetto di investimento possono essere:

a) azioni e altri titoli rappresentativi di capitale di rischio negoziabili sul mercato dei capitali;

b) obbligazioni, titoli di Stato e altri titoli di debito negoziabili sul mercato dei capitali;

c) quote e azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio;

d) titoli normalmente negoziati sul mercato monetario;

e) qualsiasi altro strumento finanziario normalmente negoziato che permetta di acquisire gli strumenti indicati nelle precedenti lettere, e i relativi indici;

f) contratti “futures” su strumenti finanziari, su tassi di interesse, su valute e relativi indici, anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti;

g) contratti di scambio a pronti e a termine (swaps) su tassi di interesse, su valute nonché su indici azionari (equity swaps), anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti;

h) contratti a termine collegati a strumenti finanziari, a tassi d'interesse, a valute e ai relativi indici anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti;

i) contratti di opzione per acquistare o vendere gli strumenti indicati nelle precedenti lettere e i relativi indici, nonché contratti di opzioni su valute, su tassi d'interesse e sui relativi indici, anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti;

j) combinazioni di contratti o di titoli indicati nelle precedenti lettere.

5.3 Gli strumenti finanziari oggetto di investimento possono inoltre essere:

a) denominati in divise di Stati appartenenti all'Unione Europea, agli Stati Uniti d'America, al Giappone, agli altri Stati appartenenti all'Ocse;

b) negoziati in un mercato di uno Stato appartenente all'Unione Europea, all'Ocse;

c) emessi da organismi di investimento collettivo assoggettati alle direttive dell'Unione Europea;

d) per i titoli di debito, con riferimento all'emittente, quelli emessi o garantiti da Stati appartenenti all'Ocse o emessi da enti internazionali di carattere pubblico, quelli emessi da altri emittenti, nell'ambito di quest'ultimi, i titoli dovranno essere distinti in base al rating ottenuto da agenzie di valutazione indipendenti;

e) per i titoli di debito, con riferimento alla durata finanziaria, quelli con durata finanziaria non superiore all'anno, quelli con durata superiore all'anno e non superiore a 36 mesi ovvero con durata finanziaria superiore.

5.4 Nell'ambito degli strumenti finanziari suddetti, la Banca è autorizzata a compiere – senza restrizioni ulteriori rispetto a quelle derivanti da norme di legge o regolamentari – le seguenti operazioni:

– compravendite a pronti; compravendite a termine;

– compravendite a premio;

– operazioni di prestito titoli e di riporto;

– pronti contro termine;

– esercizio di qualsivoglia diritto, anche accessorio, di carattere patrimoniale;

– sottoscrizioni dirette presso gli Enti emittenti o le Casse incaricate;

– sottoscrizioni e rimborsi, acquisti e vendite, di quote e azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio nel rispetto del Regolamento di ciascun O.I.C.R.;

– acquisti, vendite, sottoscrizioni, cessioni degli strumenti finanziari di cui alle lettere f), g), h) i), j) del presente articolo.

ART. 6 - ESECUZIONE DEL CONTRATTO ED ISTRUZIONI SPECIFICHE

6.1 La banca agisce nell'espletamento dell'incarico, conformemente alle caratteristiche della gestione prescelta dal Cliente, con la più ampia discrezionalità ed autonomia operativa, che può essere limitata solo da specifiche istruzioni eventualmente impartite per iscritto dal Cliente stesso ai sensi del presente articolo.

6.2 Le percentuali di investimento in singole categorie di strumenti finanziari riportate nell'allegato n. 2 al presente contratto, possono essere superate esclusivamente in via transitoria e per effetto di vicende connesse alla composizione del portafoglio (assegnazioni gratuite, fluttuazioni dei corsi, ecc.) o all'esercizio di diritti connessi agli strumenti finanziari detenuti in portafoglio. Qualsiasi ulteriore superamento dei limiti indicati nell'allegato n. 2, dovrà essere immediatamente eliminato mediante la cessione o il disinvestimento della percentuale di strumenti finanziari eccedenti i limiti stessi. Ogni eventuale effetto patrimoniale negativo derivante da tale operazione di cessione o disinvestimento – quali, in via meramente esemplificativa, i costi di intermediazione ovvero le minusvalenze relative agli strumenti finanziari oggetto di dismissione – sarà integralmente a carico della Banca.

6.3 La Banca può effettuare operazioni aventi a oggetto contratti a premio e strumenti finanziari derivati nel rispetto delle caratteristiche di gestione prescelte dal Cliente e riportate nell'allegato n. 2 al presente contratto.

6.4 Salvo diverso ed esplicito accordo tra le Parti, la Banca non è autorizzata a far uso della leva finanziaria e, dunque, non potrà contrarre obbligazioni che impegnino il Cliente oltre l'entità del patrimonio affidato determinato in base al valore di mercato del momento in cui sono preordinate.

6.5 Il Cliente prende atto che, nel caso sia convenuta una leva finanziaria in misura superiore all'unità, questa può provocare, in caso di risultati negativi della gestione, perdite anche eccedenti il patrimonio conferito e che pertanto esso può venirsi a trovare in una situazione di debito nei confronti della Banca. La Banca si riserva, in qualunque momento, di riportare ad uno il valore della leva finanziaria.

6.6 Ai sensi dell'art. 21, comma 2 d.lgs. n. 58/1998, con la sottoscrizione del presente contratto, il Cliente autorizza la Banca a gestire il patrimonio conferito in nome proprio e per conto del Cliente stesso.

6.7 La banca depositaria è autorizzata in via generale, ai sensi dell'art. 1717, comma 2 c.c., a sostituire a sé, per il compimento di atti relativi ai titoli subdepositati, i soggetti subdepositari o loro corrispondenti ovvero, per l'esecuzione di ordini su mercati esteri, propri corrispondenti.

6.8 La Banca è autorizzata dal Cliente, ai sensi dell'art. 38) del regolamento CONSOB n. 20307/2018 a conferire con apposito contratto di delega scritta ad intermediari autorizzati ed in possesso dei requisiti fissati dalla competente Autorità di vigilanza deleghe al compimento di specifiche scelte di investimento nel quadro di criteri di allocazione del risparmio definiti nell'allegato 2. Le deleghe possono riguardare anche l'intero portafoglio in gestione.

6.9 Resta inteso che la delega, in ogni caso non implica alcun esonero o limitazione della responsabilità della Banca delegante, anche con riferimento alle operazioni compiute dall'intermediario delegato.

6.10 La Banca provvederà a comunicare al Cliente ogni successiva variazione del delegato o della portata della delega.

6.11 Il Cliente ha facoltà di impartire alla Banca in ogni tempo, esclusivamente per iscritto ed inviate per via di lettera raccomandata RR/PEC, nell'ambito delle caratteristiche della gestione concordate e riportate nell'allegato 2 al presente contratto, istruzioni specifiche per l'esecuzione di particolari operazioni.

6.12 La Banca, quando riceve dal Cliente disposizioni relative ad un'operazione non adeguata per tipologia, oggetto, frequenza o dimensioni, ne dà comunicazione immediata al Cliente stesso esponendo le ragioni per cui non è possibile procedere all'esecuzione.

6.13 La Banca informerà prontamente e per iscritto il Cliente nel caso in cui il patrimonio affidato in gestione si sia ridotto per effetto di perdite, effettive o potenziali, in misura pari o superiore al 5% del controvalore totale del patrimonio a disposizione alla data di inizio anno ovvero, se successiva, a quella di inizio del rapporto, tenuto conto di eventuali conferimenti o prelievi. Analoga informativa verrà inviata in occasione di ogni ulteriore riduzione pari o superiore al 3% di tale controvalore.

6.14 La Banca non potrà costruire e implementare posizioni aperte scoperte su operazioni che possano determinare passività effettive o potenziali superiori al costo di acquisto degli strumenti finanziari; il Cliente è, comunque, consapevole che l'attività di gestione non consente alcuna garanzia di mantenere invariato il patrimonio.

ART. 7 - ESERCIZIO DEL DIRITTO DI VOTO

La Banca è esonerata dall'obbligo di informare il Cliente circa la convocazione di assemblee di soci indette da società emittenti gli strumenti finanziari presenti nel portafoglio. Il diritto di voto relativo agli strumenti finanziari in portafoglio è esercitato esclusivamente in presenza di istruzioni specifiche del Cliente – impartite mediante procura e ai sensi delle disposizioni di legge e regolamentari in materia tempo per tempo vigenti – nel rispetto e nei limiti delle indicazioni dallo stesso impartite, che dovranno pervenire alla Banca entro e non oltre il decimo giorno anteriore alla data fissata per le assemblee medesime.

ART. 8 - OPERAZIONI IN CONFLITTO Dl INTERESSI

8.1 Nelle operazioni poste in essere con o per conto del Cliente nelle quali la Banca abbia direttamente o indirettamente un interesse in conflitto in relazione a rapporti di gruppo, alla prestazione congiunta di più servizi o ad altri rapporti di affari propri o di società del gruppo, la Banca si attiene a quanto riportato nella Nota Informativa di cui alle premesse.

8.2 Il Cliente autorizza preventivamente la Banca ad eseguire operazioni di acquisto o sottoscrizione di strumenti quando la Banca abbia in dette operazioni direttamente o indirettamente un interesse in conflitto.

ART. 9 - OPERAZIONI SU STRUMENTI FINANZIARI NON NEGOZIATI IN MERCATI REGOLAMENTATI

a) Compatibilmente con le caratteristiche della gestione indicate nell'allegato 2, la Banca può inserire nel portafoglio del Cliente strumenti finanziari non negoziati in mercati regolamentati in misura non superiore al 10% del controvalore del patrimonio stesso; le relative operazioni dovranno essere concluse con intermediari mobiliari a ciò autorizzati e soggetti a vigilanza di stabilità.

b) La percentuale di cui alla precedente lettera a) può essere superata, a condizione che il Cliente rilasci, a seguito di motivata proposta della Banca, la propria preventiva e specifica autorizzazione scritta diretta all'esecuzione di ogni singola operazione. Nel richiedere l'autorizzazione, la Banca comunicherà al Cliente i seguenti elementi, i quali andranno riportati nella premessa all'autorizzazione medesima:

- lo strumento finanziario oggetto dell'operazione, con la specificazione che trattasi di strumento finanziario non negoziato in alcun mercato regolamentato;

- la quantità ed il prezzo prevedibilmente applicato all'operazione, nonché il suo prevedibile controvalore complessivo;

- le ragioni per le quali l'operazione è ritenuta opportuna o comunque utile per il Cliente.

c) I singoli strumenti finanziari di cui alla lettera a) non possono superare il limite del 10% del controvalore del patrimonio gestito per conto del Cliente.

d) Nel caso di superamento dei limiti di cui alle lettere a) e c) per cause diverse dagli acquisti effettuati sulla base delle autorizzazioni di cui alla lettera b), la posizione deve essere riportata entro i limiti nel più breve tempo possibile tenuto conto dell'interesse del Cliente.

e) Le presenti disposizioni non si applicano ai seguenti strumenti finanziari:

- titoli di debito emessi o garantiti da Stati appartenenti all'OCSE;

- titoli di debito emessi da Enti Internazionali di carattere pubblico.

f) Ai fini dell'applicazione dei limiti di cui al presente articolo, gli strumenti finanziari oggetto di collocamento finalizzato all'ammissione alle negoziazioni in mercati regolamentati sono trattati alla stessa stregua degli strumenti finanziari ammessi alle negoziazioni in detti mercati.

ART. 10 - OPERAZIONI AVENTI AD OGGETTO STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI

a) Gli strumenti finanziari derivati di cui al precedente art. 5 lett. f), g), h), i), j), non possono essere utilizzati per finalità diverse da quelle di copertura dei rischi connessi alle posizioni detenute in gestione.

b) Il Cliente prende atto che la Banca deve, ove previsto dalla normativa regolamentare del mercato di riferimento, versare per conto dello stesso margini di garanzia per le operazioni previste nel presente articolo.

ART. 11 - RENDICONTO

11.1 Entro 10 giorni lavorativi dalla fine di ciascun trimestre solare, la Banca invia al Cliente un rendiconto trimestrale riferito all'ultimo giorno lavorativo del periodo, redatto ai sensi delle disposizioni regolamentari tempo per tempo vigenti.

11.2 Entro 10 giorni lavorativi dalla fine dei mesi di gennaio, febbraio, aprile, maggio, luglio, agosto, ottobre, novembre, la Banca invia altresì al Cliente un rendiconto mensile riferito all'ultimo giorno lavorativo del periodo, sempre redatto ai sensi delle disposizioni regolamentari tempo per tempo vigenti.

11.3 I rendiconti si compongono dei seguenti documenti:

1. prospetto riassuntivo;

2. estratto conto dei movimenti in Euro;

3. estratto conto dei movimenti degli strumenti finanziari e valutazione del portafoglio;

4. eventuale estratto conto dei finanziamenti concessi.

11.4 Nei rendiconti verrà evidenziato il rendimento di gestione, sia al lordo che al netto di commissioni ed effetti fiscali, con riferimento al periodo rapportato all'andamento del benchmark relativo alle caratteristiche della gestione di cui all'allegato 2 al presente contratto.

11.5 La Banca si dichiara disponibile a predisporre a proprie spese, dietro richiesta del Cliente, l'invio di un flusso telematico settimanale riportante le informazioni di cui ai sopra riportati punti da 1 a 3.

11.6 Nell'eventualità che le fosse richiesto la Banca dovrà inviare tali informazioni in appositi moduli predisposti dal Cliente.

11.7 Il Cliente comunicherà alla Banca il nominativo del soggetto che verrà incaricato di operare le verifiche di conformità degli investimenti e l'attività di controllo sull'andamento della gestione, la Banca è autorizzata sino da ora a fornire al predetto soggetto le necessarie informazioni allo svolgimento di tali controlli.

11.8 Il rendiconto si intenderà tacitamente approvato in tutte le sue parti dal Cliente in mancanza di reclamo scritto motivato, che dovrà essere trasmesso alla Banca entro e non oltre 60 giorni di calendario dalla data del rendiconto stesso.

11.9 In aggiunta al rendiconto verrà anche inviata, con spedizione separata:

1. una relazione riguardante l'attività di gestione posta in essere nel periodo con particolare riferimento alle scelte attive (scostamenti significativi rispetto al benchmark) ed alle motivazioni sottostanti (analisi macroeconomica, analisi fondamentale, etc), all'analisi della performance ed alle sue determinanti (analisi di contribuzione);

2. un rendiconto riguardante i volumi, e le commissioni generate dalle operazioni di negoziazione poste in essere con intermediari appartenenti allo stesso Gruppo della Banca.

ART.12 - CRITERI Dl VALUTAZIONE

12.1 Nel rendiconto gli strumenti finanziari sono valutati in base ai seguenti criteri dettati dalle vigenti disposizioni di legge e regolamentari:

a) per gli strumenti finanziari negoziati in mercati regolamentati (mercati di Stati appartenenti all'Ocse istituiti, organizzati e disciplinati da disposizioni adottate o approvate dalle Autorità competenti in base alle leggi in vigore nello Stato in cui detti mercati hanno sede) il prezzo è quello ivi rilevato nell'ultimo giorno di mercato aperto del periodo di riferimento. Nel caso di strumenti finanziari negoziati presso più mercati, il prezzo da prendere a riferimento è quello del mercato su cui i titoli risultano maggiormente trattati. Nel caso in cui nell'ultimo giorno di mercato aperto del periodo di riferimento non sia rilevato alcun prezzo, sono adottati i criteri di valutazione di cui alla lettera b);

b) per gli strumenti finanziari non negoziati nei mercati di cui alla lettera a) e per gli strumenti finanziari illiquidi il prezzo è determinato con riferimento al presumibile valore di realizzo sul mercato, individuato su un'ampia base di elementi di informazione, oggettivamente considerati dalla Banca, concernenti sia la situazione dell'emittente sia quella del mercato; per gli strumenti finanziari derivati non negoziati nei mercati (c.d. O.T.C.), la valutazione è effettuata con riferimento alle condizioni di mercato (c.d. “mark to market”);

c) per i titoli trattati al “corso secco”, il prezzo è espresso al “corso secco” con separata evidenziazione del rateo di interesse maturato;

d) per i titoli zero coupon il prezzo è comprensivo dei ratei di interesse maturati;

e) per i titoli negoziati sui mercati di cui alla lettera a) del presente articolo e sospesi dalle negoziazioni in data successiva all'acquisto, l'ultimo prezzo rilevato è rettificato sulla base del minore fra tale prezzo e quello di presunto realizzo, calcolato secondo il motivato e prudente apprezzamento della Banca. Trascorso un anno dal provvedimento di sospensione i titoli sospesi sono valutati sulla base dei criteri previsti per quelli non negoziati in mercati regolamentati; analoga valutazione deve essere effettuata per i titoli sospesi acquisiti dopo la data di sospensione;

f) per le quote e le azioni emesse da organismi di investimento collettivo il valore coincide con l'ultima valorizzazione rilevata nel periodo di riferimento;

g) per gli strumenti finanziari denominati in valuta estera il prezzo, individuato per le diverse categorie secondo i criteri sopra indicati, è espresso in valuta nazionale applicando i relativi cambi rilevati nello stesso giorno di chiusura del rendiconto. Per i titoli espressi in valute diverse da quelle di conto valutario, il controvalore è determinato arbitrando sui cambi accertati in mercati aventi rilevanza e significatività internazionale;

h) nel caso di operazioni in strumenti finanziari con regolamento differito, il prezzo deve essere attualizzato al tasso d'interesse di mercato, privo di rischio, corrispondente alla stessa scadenza di quella di regolamento.

ART. 13 - COMMISSIONI E SPESE

13.1 La Banca è autorizzata a prelevare dal patrimonio le spese, le commissioni e quant'altro dovuto, compresi gli eventuali oneri fiscali diretti e indiretti conseguenti all'espletamento dell'incarico.

13.2 Le commissioni e le spese sono indicate in dettaglio nell'allegato 4 facente parte integrante del presente contratto.

13.3 Eventuali commissioni riconosciute alla Banca da società emittenti quote e/o azioni di OICR di Gruppo e non saranno retrocesse a favore del patrimonio gestito mediante riaccredito trimestrale sul conto corrente di gestione.

ART. 14 - DURATA DEL CONTRATTO E RECESSO

14.1 Il presente contratto ha durata di anni .... dalla sua sottoscrizione e sarà rinnovabile previo accordo tra le parti.

14.2 Il Cliente può recedere in ogni momento senza alcun preavviso dal contratto, mediante comunicazione inviata a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno/PEC, e disporre in tutto o in parte delle somme e degli strumenti finanziari di cui è titolare, tenuto conto delle operazioni disposte ma non ancora eseguite. Il recesso è efficace dal momento in cui la Banca ne riceve comunicazione, così come le disposizioni di smobilizzo totale o parziale.

14.3 La Banca provvederà, dal momento di efficacia del recesso del Cliente ad interrompere le operazioni di gestione con esclusione di quelle disposte anteriormente a tale momento e non ancora eseguite e compirà solamente gli atti che si rendano necessari per la conservazione del patrimonio gestito.

14.4 La Banca avvierà, perfezionatosi il recesso del Cliente, le operazioni necessarie per la riconsegna del patrimonio al Cliente stesso, previo soddisfacimento di tutti i diritti da essa vantati per commissioni maturate, spese ed oneri sostenuti. La liquidità e gli strumenti finanziari saranno resi nella piena disponibilità del Clientesecondo modalità consensualmente definite con lo stesso e tenuto conto dei tempi tecnici necessari.

14.5 La Banca ha facoltà, ai sensi dell'art. 1727 c.c., di recedere, con un preavviso non inferiore a 60 giorni, dal contratto mediante comunicazione inviata a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno; il suddetto termine avrà decorrenza dalla ricezione della raccomandata da parte del Cliente.

14.6 Al cessare dell'efficacia del presente contratto, comunque determinatasi, la Banca invierà al Cliente un rendiconto di fine rapporto.

ART. 15 - MODIFICAZIONI AL CONTRATTO. COMUNICAZIONI TRA LE PARTI

15.1 Il presente contratto può essere modificato in ogni momento sulla base del consenso delle Parti.

15.2 Ogni modifica e/o integrazione del presente contratto deve essere apportata in forma scritta e deve recare la sottoscrizione di entrambe le Parti.

15.3 Le modifiche al presente contratto derivanti da variazione di norme di legge o regolamentari si intenderanno recepite di diritto. La Banca provvederà ad informare tempestivamente il Cliente delle modifiche apportate.

15.4 L'invio di ogni comunicazione al Cliente sarà validamente effettuato all'indirizzo indicato dal Cliente stesso nel presente contratto o successivamente comunicato con lettera raccomandata con ricevuta di ritorno.

15.5 L'invio di ogni comunicazione alla Banca sarà validamente effettuato all'indirizzo indicato dalla Banca stessa nel presente contratto o successivamente comunicato con lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. Per eventuali contestazioni in ordine ai rapporti intrattenuti con la Banca, il Cliente può rivolgersi all'Ufficio Reclami della stessa.

ART. 16 - CONCLUSIONE DEL CONTRATTO

16.1 Il contratto si ha per concluso, in caso di sottoscrizione contestuale da parte dei soggetti titolati, alla data della stessa sottoscrizione.

16.2 Il contratto si ha per concluso, nel caso in cui una parte sottoscriva prima dell'altra, nel momento nel quale il primo firmatario avrà notizia certa dell'avvenuta sottoscrizione da parte del secondo firmatario. È onere del secondo firmatario comunicare al primo firmatario, secondo le modalità indicate nell'art. 15, l'avvenuta sottoscrizione, entro il giorno lavorativo successivo a quello della firma.

16.3 Le Parti si danno reciprocamente atto della circostanza che il presente contratto, indipendentemente dalle modalità di conclusione adottate, è frutto dell'elaborazione comune delle Parti stesse.

ART. 17 - LEGGE APPLICABILE. FORO COMPETENTE

17.1 Il presente contratto è regolato, interpretato ed eseguito ai sensi della legge italiana.

17.2 Tutte le controversie che dovessero insorgere tra le Parti in ordine a interpretazione, validità, esecuzione e risoluzione del presente contratto sono devolute al Tribunale competente per legge.

Clausola alternativa: 17.2 Tutte le controversie che dovessero insorgere tra le Parti in ordine a interpretazione, validità, esecuzione e risoluzione del presente contratto sono devolute al Tribunale di .....

ART. 18 - DISPOSIZIONI FINALI

18.1 Il presente contratto costituisce l'intero accordo tra le Parti e, contestualmente alla sua sottoscrizione, le stesse risolvono per mutuo consenso ogni altro accordo in essere tra loro avente lo stesso oggetto o avente ad oggetto rapporti di consulenza.

18.2 Le parti dichiarano che sono state assunte le necessarie deliberazioni per stipulare e dare esecuzione al presente accordo e che questo è vincolante ed impegnativo per ciascuna di esse e non viola disposizioni di altri contratti da esse stipulati o altri divieti cui esse incorrono. Dichiarano, inoltre, che la sottoscrizione del presente accordo è effettuata da persone debitamente autorizzate.

ART. 19 - ALLEGATI AL CONTRATTO E LORO EFFICACIA

Oltre agli allegati espressamente menzionati negli articoli del presente contratto, fanno parte integrante dello stesso:

- Allegato “A” Nota Informativa Preliminare;

- Allegato “B” Informativa sulla politica di gestione dei conflitti di interesse;

- Allegato “C” Informativa sulla strategia di trasmissione ed esecuzione ordini le disposizioni contenute nell'articolato, nelle clausole e negli allegati da 1 a 6 del presente contratto prevalgono su analoghe o discordanti disposizioni contenute negli allegati A, B, C.

Luogo e data ....

Il Cliente ....

La Banca ....

ALLEGATO N. 1A

PORTAFOGLIO IN GESTIONE

Il Cliente, in relazione all'incarico di gestione con le caratteristiche della Linea di gestione di cui al seguente allegato 2A, conferisce alla Banca il patrimonio di seguito indicato: Euro .... (in lettere ....) Presso il c/c n. .... acceso presso ....,

Luogo e data ....

ALLEGATO N. 2A

CARATTERISTICHE DELLA GESTIONE

La valuta di riferimento è l'Euro.

Leva finanziaria concordata .....

LIMITI DI INVESTIMENTO

Nel caso in cui il Cliente si avvalga della facoltà di cui all'art. 6 del presente contratto, le compravendite di titoli o OICR effettuate in ossequio a tali disposizioni specifiche non concorreranno al computo dei limiti di seguito indicati. Sarà comunque cura del gestore adattare la gestione in maniera tale da rispettare le finalità del mandato. Qualora gli acquisti effettuati a seguito di disposizioni specifiche di cui all'art. 6 comportino l'impossibilità di conseguire i livelli di rischio rendimento di seguito indicati sarà cura della Banca procedere a richiedere il disinvestimento dei medesimi motivandone le ragioni.

1. Azioni e OICR di natura azionaria massimo .... %;

2. Obbligazioni di emittenti privati e OICR che investano in questo tipo di obbligazioni massimo .... %.;

3. OICR, comprensivi di quelli previsti ai precedenti punti 1 e 2, massimo .... %;

4. Rischio valutario – posizione in strumenti finanziari denominati in valute diverse da quella di riferimento al netto delle operazioni di copertura massimo .... %;

5. I titoli di debito dovranno avere un rating minimo BBB+ secondo la scala di valutazione di Standard&Poor's o equivalente per le altre agenzie di rating. I titoli del debito pubblico italiano non sottostanno a detta previsione di rating minimo. Anche nel caso vengano utilizzati degli OICR, il predetto limite di rating dovrà essere rispettato, curando che nel prospetto dello stesso venga riportata una analoga previsione.

6. Limiti di concentrazione: sono previsti distinti limiti di concentrazione in funzione della tipologia di strumento finanziario ed emittente, gli stessi debbono essere calcolati avuto a riferimento il controvalore totale del portafoglio. La struttura dei limiti di seguito esposti non si applica ai soli titoli di debito emessi dalla Repubblica italiana. I livelli di rating previsti sono riferiti alla scala di valutazione di Standard&Poor's o equivalente per le altre agenzie di rating:

a. OICR ed ETF di qualsiasi natura:

- massimo .... % del portafoglio;

- massimo .... % nel patrimonio totale dell'OICR o ETF;

b. Titoli di capitale liquidi e trattati in mercati regolamentati:

- massimo .... % del portafoglio;

c. Titoli strutturati od aventi componente derivativa:

- non previsti;

d. Investimenti in “private placement”:

- non previsti;

e. Titoli di debito, vedasi la seguente tabella:

LIMITI

RATING max per singolo titolo max su

Minimo Massimo Su portafoglio su singola emissione portafoglio

.... .... .... .... ....

.... .... .... .... ....

STRUMENTI DERIVATI

La società potrà utilizzare i seguenti strumenti derivati, quotati su mercati regolamentati e contraddistinti da elevata liquidità:

1. contratti future su tassi, valute o indici sia azionari che obbligazionari;

2. contratti di opzione su tassi, valute o indici sia azionari che obbligazionari; unicamente con finalità di copertura delle posizioni in portafoglio. Non è ammesso l'utilizzo dei seguenti strumenti derivati:

1. contratti swap;

2. derivati di credito;

ULTERIORI LIMITI

La Banca non potrà costruire o implementare posizioni aperte scoperte su operazioni che possano determinare passività effettive o potenziali superiori al costo di acquisto degli strumenti finanziari; il Cliente è, comunque, consapevole che l'attività di gestione non consente alcuna garanzia di mantenere invariato il patrimonio.

BENCHMARK

Il benchmark della gestione è composto dal seguente indice:

Variazione percentuale dell'indice ....

al netto della variazione dei .... su base annua.

Luogo e data ....

Il Cliente ....

La Banca ....

ALLEGATO N. 3

BANCA DEPOSITARIA

La Banca depositaria è .....

Per l'esecuzione del presente contratto ai sensi dell'art. 4 gli strumenti finanziari e le disponibilità liquide verranno rispettivamente depositati e accreditati nei seguenti:

conto titoli ....

conto euro/divisa ....

aperti a nome del Cliente.

Eventuali tasse, bolli ed imposte di varia natura sono a carico del Cliente.

Luogo e data ....

Il Cliente ....

La Banca ....

ALLEGATO N. 4

COMMISSIONI E SPESE COMPENSI

Per quanto attiene al pagamento delle commissioni dovute alla banca depositaria e corrisposte direttamente dalla Banca, quest'ultima è espressamente autorizzata dal Cliente a pagare tali commissioni, che la banca depositaria fatturerà mensilmente, prevelevando la liquidità necessaria dal relativo c/c di gestione.

Luogo e data ....

Il Cliente ....

La Banca ....

ALLEGATO N. 5

INFORMATIVA E CONSENSO AI SENSI DEL REGOLAMENTO EUROPEO GENERALE SULLA PROTEZIONE DEI DATI N. 2016/679

Il Regolamento Europeo Generale sulla Protezione dei Dati n. 2016/679 (di seguito “Regolamento” o “GDPR”), volto a proteggere i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche, ed in particolare il diritto alla protezione dei dati personali, stabilisce che i trattamenti e le comunicazioni di dati personali possono essere effettuati solo con il consenso espresso dell'interessato il quale deve essere preventivamente informato in merito all'utilizzo dei dati che lo riguardano, nonché in presenza delle condizioni previste dall'art. 6, co. 1, del “Regolamento”. A tal fine, la Banca fornisce al Cliente l'informativa richiesta dalla legge e chiede allo stesso di esprimere il consenso al trattamento e alle comunicazioni connessi con il servizio di gestione su base individuale di portafogli di investimento per conto terzi prestato dalla Banca.

1. Finalità e modalità del trattamento.

I dati personali forniti dal Cliente sono trattati dalla Banca per finalità strettamente correlate alla instaurazione e alla gestione del rapporto contrattuale ovvero per finalità correlate a obblighi imposti da leggi, regolamenti e dalla normativa comunitaria (ad esempio obblighi imposti dalle Autorità di Vigilanza).

Per taluni servizi, la Banca si avvale di società di propria fiducia che, in qualità di autonomi titolari del trattamento, svolgono compiti di natura tecnica od organizzativa, quali: la prestazione di servizi di stampa, imbustamento, trasmissione, trasporto e smistamento di comunicazioni al Cliente; la prestazione di servizi di archiviazione della documentazione relativa ai rapporti intercorsi con il Cliente; la prestazione di servizi di acquisizione, registrazione e trattamento di dati rivenienti da documenti o supporti forniti o originati dagli stessi clienti; l'attività di intermediazione bancaria e finanziaria; l'attività di revisione contabile e certificazioni di bilancio. L'elenco delle predette società è costantemente aggiornato e può essere richiesto gratuitamente, anche telefonicamente al Responsabile del trattamento indicato al successivo paragrafo 4.

I suddetti trattamenti avvengono mediante elaborazioni manuali o strumenti elettronici o comunque automatizzati, secondo logiche strettamente correlate alle finalità stesse e comunque in modo tale da garantire la riservatezza e la sicurezza dei dati personali.

Senza i dati del Cliente, la Banca non potrebbe dare esecuzione al Contratto di gestione su base individuale di portafogli di investimento per conto terzi.

2. Categorie di soggetti ai quali i dati possono essere comunicati.

I dati personali in possesso della Banca potranno essere comunicati alle società che svolgono compiti di natura tecnica od organizzativa indicate nel paragrafo precedente nonché a intermediari bancari e finanziari, al fine di eseguire le operazioni relative al contratto stipulato. I dati potranno essere comunicati anche alle Autorità di Vigilanza, all'Autorità Giudiziaria e a professionisti esterni di cui si avvale la Banca.

I destinatari delle comunicazioni descritte nella presente informativa operano in totale autonomia, in qualità di distinti titolari del trattamento.

I dati personali trattati dalla Società non sono oggetto di diffusione.

3. Diritti di cui agli articoli 15-22 del Regolamento Europeo Generale sulla Protezione dei Dati n. 2016/679 (GDPR).

Gli articoli 15-22 del Regolamento Generale Europeo sulla Protezione dei Dati n. 2016/679 riconoscono all'interessato specifici diritti. In particolare, l'interessato ha il diritto di conoscere in ogni momento quali sono i suoi dati e come gli stessi vengono utilizzati; ha, inoltre, il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento.

Si precisa che la cancellazione è ammessa nei casi tassativamente previsti dall'art. 17, co. 1, del Regolamento Europeo sulla Privacy n. 2016/679; l'integrazione è consentita allorquando i dati personali siano incompleti, anche mediante dichiarazione integrativa. Il diritto di opposizione può sempre essere esercitato nel caso di trattamento dei dati personali per finalità di marketing diretto; negli altri casi l'opposizione presuppone l'esistenza di motivi connessi alla situazione particolare del titolare.

4. Titolare e Responsabile del trattamento.

Titolare del trattamento è ...., iscritta al n .... dell'Albo delle .... tenuto dalla Banca d'Italia con sede legale in ...., alla .....

Luogo e data ....

Il Cliente ....

La Banca ....

ALLEGATO N. 6

REGIME FISCALE

Con riferimento al presente contratto di gestione su base individuale di portafogli di investimento per conto terzi nel rispetto delle disposizioni normative contenute nel d.lgs. n. 461/1997, art. 7, vogliate prendere nota che i beni affidati in gestione sono/non sono relativi ad un'attività di impresa commerciale e che per la tassazione dei redditi realizzati/maturati per effetto della gestione, il Cliente opta per il regime .....

La suddetta opzione avrà effetto per tutto il periodo d'imposta e potrà essere revocata espressamente per iscritto, con lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, entro la scadenza di ciascun anno solare, con effetto per il periodo d'imposta successivo.

Resta inteso che, ove richiesto dalla vigente disciplina fiscale, per i proventi che non concorrono alla formazione del risultato della gestione, la Banca applica l'imposta sostitutiva di cui al comma 1-ter dell'art. 2 d.lgs. n. 239/1996. Le parti convengono che la Banca provvederà a effettuare il versamento delle imposte inerenti e conseguenti il presente contratto, mediante provvista, in parti eguali, su conti correnti accesi presso filiali di banche domiciliate in .....

Luogo e data ....

Il Cliente ....

La Banca ....

[1]Poiché il “merchant banking” non costituisce una fattispecie negoziale, bensì una peculiare tipologia di Banca e di attività bancaria, si è ritenuto opportuno redigere la formula del contratto di gestione di portafoglio individuale, che rappresenta una tipica modalità con cui si manifesta l'attività delle “merchant banks”.

Commento

Origine e nozione dell'istituto

La locuzione “Merchant bank” rivela l'origine anglosassone di quelle che, con terminologia italiana, possono essere definite come “Banche d'affari”. Questa tipologia di Istituto finanziario nacque intorno al 1800 quale figura tipica del sistema bancario inglese, che in origine svolgeva essenzialmente compiti quali l'accettazione di cambiali, l'emissione e il collocamento di prestiti e titoli, l'amministrazione di portafogli.

In tempi più remoti l'espressione “Merchant bank” veniva usata per distinguere le banche tradizionali, c.d. “commerciali”, fondate da singole famiglie o da gruppi ristretti di persone, rispetto a quelle c.d. “d'affari”, che si strutturavano con la veste di società per azioni e, dunque, si caratterizzavano per essere rivolte al grande pubblico (costituito dagli azionisti), raccogliendo i depositi ed il capitale presso i privati.

Successivamente alla storica crisi del 1929 che colpì gli Stati Uniti d'America, in questo come in altri Paesi si procedette a sancire normativamente una netta separazione tra le due categorie di banche, con la prima (c.d. “banche commerciali” o “commercial banks”) che raccoglievano i depositi con possibilità però di reimpiegarli soltanto in titoli di stato, e la seconda (c.d. “banche d'affari” o “investment banks”) che non potevano raccogliere depositi dei risparmi, ma potevano agire liberamente sui titoli e sulle partecipazioni societarie.

Pertanto, al fine di evitare che i risultati economici e finanziari negativi delle attività “d'affari” svolte dagli Istituti di credito potessero contagiare negativamente anche i depositi ed i risparmi dei risparmiatori, si scelse di non consentire ad un medesimo soggetto di svolgere sia attività di “commercial bank” che di “investment bank”.

Il merchant banking è oggi conosciuto e sviluppato in tutti i paesi economicamente più avanzati e si caratterizza essenzialmente attraverso le seguenti attività: consulenza e assistenza nelle problematiche della finanza d'impresa; organizzazione delle operazioni per il reperimento di fondi, a titolo sia di capitale di rischio sia di capitale di credito, in favore di imprese; assunzione, anche mediante l'adesione a sindacati di collocamento e garanzia, di obbligazioni e azioni (e valori mobiliari in genere), normalmente in via temporanea e finalizzata al loro classamento, in particolare nel mercato ufficiale di borsa.

Pertanto sinteticamente la “Banca d'affari” può essere definita come un Istituto che svolge una molteplicità di attività tra loro eterogenee, quali la gestione dei servizi alla clientela, la gestione di portafogli, l'accettazione di credito, di consulenza e di assicurazione.

Il merchant banking in Italia

Nel nostro ordinamento il “merchant banking” costituisce una realtà piuttosto recente, se non sul piano economico, quanto meno su quello giuridico.

In via di estrema sintesi deve evidenziarsi che la disciplina legale italiana del settore finanziario è da sempre stata fortemente orientata alla netta separazione tra banca e industria.

La disamina della regolamentazione dell'attività bancaria in Italia permette di individuare quattro fasi, ad ognuna delle quali corrisponde anche un differente modo di regolamentare il rapporto tra banca e industria.

La prima fase: dall'unificazione nazionale alla prima legge bancaria

La prima tappa della disciplina del “merchant banking” nel nostro ordinamento comprende il lasso di tempo che va dall'inizio del processo di unificazione dell'Italia all'emanazione della prima legge bancaria.

Può dirsi che in questa fase mancava una disciplina speciale per l'impresa bancaria, non occupandosi della stessa il Codice Civile ed il Codice del Commercio del 1965, né tantomeno il Codice del Commercio del 1882: da qui, dunque, l'assoggettamento dell'impresa bancaria, quale impresa commerciale, alle regole del diritto comune applicabile a tutte le imprese commerciali, per cui l'attività bancaria, in quanto commerciale ed esercitata iure privatorum, finiva per essere sottratta a qualsiasi forma di controllo pubblico.

Ciò posto, l'ordinamento contemplava comunque tre eccezioni a questa regola generale, quali le discipline speciali ed i controlli pubblici previsti per le attività bancarie “specializzate”, per le attività bancarie “di emissione” e per quelle “di esercizio del credito in favore delle classi meno abbienti” poste in essere dalle casse di risparmio e dai monti di pietà.

Pertanto, se è certamente corretto affermare che nella prima fase l'attività bancaria “non era oggetto di uno statuto disciplinatorio ad hoc, è altrettanto corretto dire che già prima del 1926 (anno dell'entrata in vigore della prima legge bancaria italiana) esisteva una regolamentazione speciale – sia pure per alcuni ambiti limitati – dell'attività bancaria, che anticipavano la normativa che sarebbe seguita, avente natura “speciale” per tutta l'attività bancaria.

La mancanza di una regolamentazione bancaria a carattere generale rendeva comunque questa prima fase priva di una disciplina dei rapporti tra banca ed industria, permettendo così in un'economia di mercato libera una relazione stretta ed osmotica tra il settore bancario e quello industriale.

Tanto risulta confermato dalla circostanza che il modello di banca inizialmente prevalente fu rappresentato dalla banca di credito mobiliare (come ad esempio la Banca Generale e la Società Generale di Credito Mobiliare).

Tuttavia negli anni '80 e '90 del diciannovesimo secolo vi fu una forte crisi del settore industriale italiano che comportò importanti ripercussioni negative anche per quello bancario, fino a condurre al fallimento delle due banche di credito mobiliare di cui sopra.

La reazione del sistema bancario a questo rinnovato quadro economico e finanziario portà all'insorgenza di un nuovo modello di Istituto di credito, ovvero la c.d. “banca mista”, con le banche che instauravano ancora una volta rapporti stretti con il settore industriale, non svolgendo però più direttamente ed in prima persona anche attività non finanziaria.

La seconda fase: dalla prima alla seconda legge bancaria

A seguito degli eventi di cui sopra si ebbero quindi una serie di riforme, dirette a riordinare il quadro economico e bancario, riforme sfociate nell'emanazione della “prima legge bancaria” del 1926 (r.d. n. 1511/1926 conv. in l. n. 1107/1927 e r.d. n. 1830/1926 conv. in l. n. 1108/1927).

La legge bancaria del 1926 recò una prima, sia pur minima, disciplina generale del settore bancario, creando una forma di controllo pubblico sul settore creditizio affidando la vigilanza prudenziale al Ministero delle Finanze e la vigilanza informativa ed ispettiva alla Banca d'Italia.

Al contempo la legge bancaria coniò uno statuto speciale dell'imprenditore bancario: vennero introdotti una serie di istituti differenziati e derogatori rispetto alla disciplina comune per l'imprenditore bancario, come le regole in materia di autorizzazione creditizia, di capitale sociale minimo e di riserve obbligatorie.

Tuttavia queste regole avevano quali destinatarie le “banche raccoglitrici di depositi”, cioè quelle banche che esercitavano il credito raccogliendo risparmio tra il pubblico ricorrendo principalmente allo strumento dei depositi. Pertanto ne restavano sottratte quelle banche che esercitavano il credito attraverso la raccolta risparmio presso il pubblico e ricorrendo allo strumento dei prestiti obbligazionari a medio-lungo termine.

Dalla nuova disciplina, dunque, scaturiva la possibilità di distinguere tra Istituti di credito soggetti a regole più restrittive e, dunque, con minore libertà operativa (le c.d. “banche di deposito”), ed Istituti di credito dotati di maggiori margine di operatività (ovvero le banche non di deposito).

Ciò comportava l'importante risultato pratico per cui, sebbene l'introduzione di una legge bancaria, la nuova disciplina non comportava alcun cambiamento rispetto ai rapporti tra banca ed industria, che non risultavano in alcun modo regolati dalla nuova normativa né, tantomeno, sottoposti a limiti legali di sorta.

L'unica regolamentazione dei rapporti banca-industria si ebbe in relazione ai c.d. “grandi fidi”, prevedendosi il limite al singolo “grande fido” pari al quinto della somma di capitale versato e di riserve della banca.

Ad eccezione dei “grandi fidi”, dunque, la seconda fase della vita giuridica del settore bancario non presentava nessun elemento di novita relativamente alle dinamiche relazionali tra banche ed imprese e, dunque, per il “merchant banking”. Veniva quindi confermata la tendenziale libertà del sistema bancario e del mercato, con il ceto bancario che proseguiva nell'instaurazione di strette relazioni con il settore industriale.

Tuttavia l'assoluta libertà di cui godevano le banche nell'assumere partecipazioni, anche direttamente, nelle imprese industriali, non fu senza conseguenze: già alcuni anni prima della crisi economica internazionale del 1929, infatti, la recessione del 1907 in Italia comportò effetti economici e finanziari negativi sugli Istituti di credito a causa del cattivo andamento del mercato e, dunque, delle imprese in cui le banche detenevano delle interessenze.

Da quim una situazione di grave difficoltà per il settore industriale italiano e, con esso, del settore bancario che, essendo intimamente e connesso al primo, cerò di supportarlo attraverso finanziamenti di lunga durata ed acquisizioni di capitale e passività a breve termine.

Scelte che si rivelarono dal punto di vista finanziario inappropriate, come dimostra la crisi Società Bancaria Italiana, tanto da dover essere fatta oggetto di un'operazione di salvataggio nel 1907.

La terza fase: la seconda legge bancaria

La terza fase ebbe inizio con l'emanazione della c.d. “legge bancaria del 1936-1938” (r.d.l. n. 375/1936 convertito in l. n. 141/1938 e r.d.l. n. 1400/1937 convertito in l. n. 636/1938).

La seconda legge bancaria diede inizio ad un processo di “specializzazione” e “pubblicizzazione” del settore creditizio che diviene un settore con forti connotati dirigistici o comunque fortemente pubblicistici.

La scelta normativa si spiega alla luce dell'ideologia politica del periodo storico, in cui l'intervento dello Stato nell'economia veniva considerato come il mezzo per accentrare l'economia nazionale nelle mani del regime fascista, nonché del contesto economico – anche internazionale – che individuava nell'intervento dello Stato nell'economia lo strumento per risolvere i problemi derivanti dalla crisi del ‘29 e per mantenere nettamente separate tra loro banca ed industria, fino a quel momento fortemente compenetrate.

Così innanzitutto la seconda legge bancaria modificò la precedente conformazione del controllo pubblico, sottraendo la vigilanza nel settore finanziario al Ministro delle Finanze ed alla Banca d'Italia, per consegnarla alla Banca d'Italia affiancata dal CICR (a sua volta presieduto dal Ministro del Tesoro).

Inoltre venne attribuito alla Banca d'Italia il potere di autorizzare la costituzione e l'inizio delle operazioni degli enti creditizi subordinando quindi l'accesso al mercato bancario a quei soggetti che secondo l'autorità di vigilanza (appunto la Banca d'Italia) ne avevano i requisiti.

Infine, la nuova legge bancaria introdusse la cosiddetta “specializzazione” o “segmentazione” dell'attività bancaria, grazie al quale le banche si divisero in base alla diversa tipologia di attività che erano abilitate ad esercitare: da qui la distinzione legislativa tra le “aziende di credito”, che raccoglievano il risparmio ed esercitavano il credito a breve termine e gli “Istituti di credito”, che raccoglievano il risparmio ed esercitavano credito a medio-lungo termine. La novella normativa finì per negare il carattere dell'imprenditorialità alle banche, configurandole come “servizio pubblico in senso oggettivo”, in quanto adempimento ai sensi dell'articolo 1, di una “funzione di interesse pubblico”.

Relativamente ai rapporti tra banca ed industria, la nuova legge bancaria mantenne una disciplina dei c.d. “grandi fidi” sostanzialmente analoga a quella previgente.

Ad ogni modo la legge bancaria rispose anche alle istanze, maturate nel frattempo, di dare vita ad una netta separazione tra attività bancaria ed industriale, tra banca e mercato.

La disciplina del rapporto tra banca ed industria risultante dalla seconda legge bancaria si rinveniva essenzialmente nell'art. 33, comma 1 e nell'art. 35 comma 2, lettera a).

La prima norma attribuiva al CICR la facoltà “di stabilire che determinate forme di impiego debbano essere preventivamente autorizzate dalla Banca d'Italia”, mentre la seconda attribuiva alla Banca d'Italia la facoltà di “disciplinare il rapporto tra patrimonio dell'ente creditizio ed investimenti in (.....) titoli azionari”.

In questo modo venne progressivamente introdotta una regolamentazione della detenzione da parte delle banche di partecipazioni industriali, che era il frutto dell'attribuzione alla Banca d'Italia del potere di subordinare l'acquisto di partecipazioni industriali da parte di banche al rilascio di un'autorizzazione e, al contempo, del riconoscimento alla stessa Banca d'Italia della facoltà di determinare il rapporto tra ammontare della partecipazione industriale e ammontare del patrimonio della banca che doveva essere rispettato al fine del rilascio dell'autorizzazione.

Dunque la legge non andò nella direzione di vietare in modo assoluto le partecipazioni delle banche nell'industria, bensì di autorizzare l'autorità di vigilanza (cioè la Banca d'Italia) e fissare regole prudenziali che disciplinassero quelle partecipazioni, nonché di prevedere dei limiti a cautela dei pericoli di commistioni gestorie.

Le istruzioni di vigilanza impartite dalla Banca d'Italia in attuazione della disciplina primaria prevedevano una disciplina differente della detenibilità delle partecipazioni industriali da parte delle banche a seconda che la banca fosse un'azienda di credito oppure un istituto di credito.

Alle prime, infatti, era di fatto preclusa la possibilità di detenere partecipazioni industriali, mentre per le seconde era subordinata alla circostanza che l'investimento doveva avvenire in settori nei quali l'istituto era specializzato nella sua attività di finanziamento e congiuntamente alla circostanza che l'investimento non doveva determinare l'acquisizione di partecipazioni di controllo.

La “ratio” sottesa a questa normativa, così come a quella di altri Stati esteri, era proprio quella di evitare nuovi dissesti bancari simili a quelli accaduti negli anni '30, vietando agli Istituti di credito ordinari di assumere una partecipazione diretta nel capitale di imprese no finanziarie e, dunque, di assumere i rischi connessi alle attività di queste ultime.

La quarta fase: verso il Testo Unico Bancario

Ad ogni modo il fenomeno delle “merchant banks” era piuttosto limitato nel nostro Paese: infatti alla fine degli anni ‘70 in Italia esisteva soltanto un Istituto di credito che operava ufficialmente come “banca d'affari”, “Mediobanca”, che agiva di fatto in condizioni di monopolio e senza dover osservare particolari limiti o discipline di sorta.

Tuttavia durante i primi anni del 1980 furono create rapidamente una serie di finanziarie di investimento private e finanziarie di investimento di proprietà di istituti di credito a medio-lungo termine, le quali operavano in qualità di “merchant banks”; contemporaneamente molte banche di Stati esteri aprirono le loro filiali in Italia, al fine di fornire quei servizi finanziari avanzati che alle banche italiane era precluso fornire in virtù della legge bancaria del 1936, rendendo in tal modo sempre più impellente la necessità di permettere anche agli Istituti di credito italiani la facoltà di operare nel settore e, comunque, di regolare questa particolare tipologia di attività bancaria.

Tanto accadde anche a causa di un ulteriore elemento di grande novità, ovvero la comparsa nello scenario ordinamentale delle direttive comunitarie, che nell'ottica di realizzare un processo di progressiva armonizzazione delle normative nazionali anche in ambito bancario, comportò appunto il nascere di una situazione di concorrenza tra le banche italiane e quelle straniere.

L'inizio della quarta fase della vita del sistema bancario italiano può qundi essere individuato nel 1985, ovvero nell'anno di emanazione del primo dei provvedimenti di attuazione delle direttive comunitarie in materia bancaria, che comportò importanti modifiche anche in punto di regolamentazione del rapporto banca-industria.

Con il d.P.R. n. 350/1985 di attuazione nell'ordinamento italiano della prima direttiva comunitaria, ebbe luogo il riconoscimento del diritto di accedere al mercato bancario a tutti quei soggetti che presentavano “qualità oggettive” che le autorità di vigilanza dovevano accertare in sede di concessione dell'autorizzazione, con conseguente perdita di alcuni connotati di discrezionalità e della rimozione del blocco delle autorizzazioni e con la rinnovata definizione dell'attività bancaria non più come adempimento di una funzione di pubblico interesse, bensì come attività di impresa.

Occorre attendere quindi ancora qualche anno per avere un'ulteriore regolamentazione delle “banche d'affari”; fu infatti soltanto nel 1987 che il Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio (c.d. “CICR”) con la delibera del 6 febbraio 1987 introdusse le disposizioni normative che consentivano agli Istituti di credito di svolgere questo tipo di attività non già direttamente, bensì attraverso la costituzione di apposite società, “di intermediazione finanziaria” (S.I.F.).

Secondo le norme contenute nella suddetta delibera CICR e nelle relative disposizioni attuative della Banca d'Italia del 9 marzo 1987, erano autorizzate ad operare in tre ambiti di attività: consulenza ed assistenza circa i programmi finanziari delle aziende, organizzazione delle operazioni di reperimento del capitale di rischio e di credito ed assunzione di azioni ed obbligazioni emesse dalle imprese, a condizione che la loro sottoscrizione – per rispettare il principio di separazione tra banca ed industria, avesse carattere temoraneo.

La normativa introdotta in Italia sanciva poi il divieto per le “merchant banks” per tramite delle società di intermediazione finanziaria di assumere il controllo delle imprese individuali partecipate.

In particolare, le “merchant banks” potevano assumere partecipazioni entro i limiti di un importo complessivamente non eccedente il loro patrimonio, purché la singola partecipazione non superasse comunque il quinto del patrimonio stesso ed avesse comunque carattere minotiratio e tale da non attribuire neanche un controllo “di fatto”.

Infine le eventuali partecipazioni che le “merchant banks” potevano assumere dovevano riguardare aziende che presentavano “valide prospettive economiche”, con esclusione tassativa di tutte quelle operazioni che, per le loro caratteristiche, avevano natura di salvataggio o erano finalizzate alla tutela delle ragioni di credito delle banche.

Nel 1993 vi fu però una parziale modifica di questi provvedimenti e venne però introdotta una nuova disciplina in materia di partecipazioni bancarie, permettendo agli Istituti di credito di acquistare partecipazioni nelle imprese industriali.

Tuttavia tale possibilità venne assoggettata dalla legge a molteplici e stringenti limiti, poiché fu intesa quale forma di credito mobiliare (e non come uno strumento cui le banche potevano fare ricorso per operare in nuovi settori produttivi), dunque per sua natura più rischiosa rispetto ai tradizionali contratti di prestito.

Fu dunque innanzitutto ribadito che le banche non potevano assumere all'interno delle imprese produttive partecipazioni a carattere diretto, dunque acquistando interessente, azioni o quote delle società stesse, bensì soltanto forme di collegamento indiretto, mediante l'acquisizione di partecipazioni per il tramite di società finanziarie “di partecipazione” oppure attraverso società di intermediazione finanziaria (c.d. “S.I.F.”).

Inoltre alle banche venne fatto divieto di impegnare più del 20% del loro patrimonio in una singola partecipazione, di acquistare partecipazioni “di controllo” (essendo invece ammesse quelle di minoranza), nonché di effettuare finanziamenti diretti alle imprese.

Soltanto gli Istituti di credito speciale videro riconosciuta la possibilità di un intervento diretto nelle imprese produttive e non finanziarie.

Fu soltanto con l'introduzione del d.lgs. n. 385/1993 (c.d. “Testo Unico in materia di intermediazione bancaria e creditizia”) che si ebbe però una regolamentazione stabile, razionale ed unitaria del settore bancario.

Nel corpo del TUB – ed in particolare nel Titolo dedicato alla vigilanza – l'art. 53, comma 1, lettera b) attribuisce alla Banca d'Italia il potere di emanare, in conformità delle deliberazioni del CICR, disposizioni di carattere generale aventi ad oggetto “il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni”. Questa norma va letta però in combinato disposto con il successivo quarto comma che stabilisce che “la Banca d'Italia disciplina condizioni e limiti per l'assunzione, da parte delle banche, di attività di rischio nei confronti di coloro che possono esercitare, direttamente o indirettamente, un'influenza sulla gestione della banca o del gruppo bancario nonché dei soggetti ad essi collegati”.

Anche il TUB, dunque, continua a porre una regolamentazione soltanto minimale del rapporto banca-industria.

Confermando le scelte del passato, inoltre, il TUB all'art. 53, comma 1, lettera c) stabilisce che la Banca d'Italia emana disposizioni di crango secondario di carattere generale aventi ad oggetto “le partecipazioni detenibili” dalle banche, anche in imprese non finanziarie, cioè industriali.

In particolare, le Istruzioni di vigilanza adottate dalla Banca d'Italia in attuazione della predetta disciplina prevedono limiti particolarmene stringenti per “le partecipazioni detenibili”.

Esse prevedono infatti tre discipline: una prima, di carattere generale, per le banche che c.d. “ordinarie”, una speciale per le banche cosiddette “abilitate” ed una altrettanto speciale per le banche c.d. “specializzate”.

La disciplina generale fissa tre limiti: un limite complessivo all'ammontare del totale delle partecipazioni industriali detenibili pari al 15% dei fondi propri della banca; un limite di concentrazione all'ammontare della singola partecipazione industriale detenibile pari al 3% dei fondi propri della banca; un limite di separatezza all'ammontare della singola partecipazione industriale pari al 15% del capitale dotato di diritto di voto dell'industria partecipata.

Pertanto una banca può ora detenere direttamente partecipazioni industriali, ma deve fare in modo che la singola partecipazione industriale non superi né la soglia del 3% del patrimonio della banca né la soglia del 15% del capitale dell'industria e che il complesso delle partecipazioni industriali detenute non superi la soglia del 15% del patrimonio della banca.

Oltre alle suddette regole generali, esistono poi due normative speciali, che si caratterizzano per un maggiore margine di autonomia operativa delle banche, dovuta per effetto delle maggiori garanzie che esse forniscono.

La prima normativa speciale concerne le banche c.d. “abilitate”, ovvero quelle dotate di un patrimonio di vigilanza superiore ad un miliardo di euro e rispettose dei requisiti di adeguatezza patrimoniale. Rispetto ad esse il limite complessivo si innalza dal 15% al 50% dei fondi propri, quello di concentrazione dal 3% al 6% dei fondi propri; il limite di separatezza rimane fermo al 15% del capitale dell'industria, ma viene stabilito che “possono essere acquisite quote di capitale anche superiori a detto limite purché il valore della partecipazione sia contenuto entro l'ammontare del 2% del patrimonio di vigilanza del partecipante”, con conseguente possibilità di acquisizione da parte della banca anche di una partecipazione industriale di controllo che viene consentita in ragione della circostanza che, essendo di ammontare inferiore al 2% dei fondi propri della banca, comporterà un coinvolgimento della banca nel rischio dell'impresa industriale di misura solo marginale.

Il secondo complesso di norme speciali riguarda invece le c.d. “banche “specializzate”, che sono quelle con struttura del passivo dello stato patrimoniale caratterizzata prevalentemente dalla raccolta del risparmio a medio-lungo termine: per loro il limite complessivo si innalza dal 15% al 60% dei fondi propri, quello di concentrazione si innalza dal 3% al 15% dei fondi propri. Il limite di separatezza rimane fermo al 15% del capitale dell'industria, con possibilità di un suo superamento nelle modalità e con i limiti sopra esposti per le banche “abilitate”.

In linea di principio, dunque, la disciplina di rango primario e secondario consentono, allo stato, una partecipazione delle banche al capitale industriale: tuttavia la partecipazione deve essere contenuta entro certi limiti e, comunque, non deve mai essere tale da consentire alla banca di controllare l'industria partecipata.

Ancora una volta, quindi, la regolamentazione è diretta a separare banca e industria per “la preoccupazione che un'industria controllata da una banca diventi una semplice sezione industriale di quest'ultima” e sia “sottratta allo scrutinio del merito di credito e quindi in condizioni di ingiustificato vantaggio anche nei confronti delle imprese industriali concorrenti”.

L'ordinamento bancario ha quindi consentito la partecipazione della banca al capitale industriale onde assicurare un maggior apporto di capitali e di competenze manageriali ma al contempo da una parte ha posto dei limiti per prevenire problemi di smobilizzo e liquidità e, dall'altra, ha voluto impedire radicalmente la possibilità di controllo, per evitare distorsioni nell'allocazione del credito bancario ed il coinvolgimento degli Istituti di credito nel rischio di impresa industriale.

Pertanto può dirsi che il “merchant banking” riceve oggi una regolamentazione, sia pure minima, anche nell'ordinamento giuridico italiano, attraverso un complesso di norme di livello primario e secondario (queste ultime adottate dalla Banca d'Italia) che, nell'ottica della separazione tra banche ed industria, nonché tra attività finanziarie ed industriali, consente agli Istituti di credito di svolgere attività di “banca d'affari”, che non si risolve né nell'erogazione del credito né nella raccolta del risparmio, bensì nell'acquisizione di partecipazioni di imprese e nelle connesse attività.

Profili fiscali

Gli interessi maturati sulle somme oggetto di investimento finanziario costituiscono, ai sensi dell'art. 42 del d.P.R. n. 917/1986, redditi di capitale e sono tassati al lordo (con conseguente indeducibilità delle relative spese), secondo il principio di cassa.

La tassazione, tuttavia, prevede sia per la tutela costituzionale del risparmio che per la concorrenza tra gli Stati rispeto ai capitali investiti, diversi regimi sostitutivi che sono di favore per il contribuente sotto diversi aspetti e, in particolare, perché di regola l'imposta è sostitutiva, di carattere proporzionale.

In particolare l'aliquota è del 26% ed è ridotta ulteriormente al 12,50% in alcune ipotesi, ad esempio, agli interessi dei titoli di Stato e di altre obbligazioni pubbliche.

Frequente è peraltro la scelta del regime del “risparmio amministrato” nell'ipotesi di cui alla formula in esame nella quale il soggetto abbia in deposito presso una banca o altro intermediario titoli, quote etc. In questa ipotesi il risparmiatore è libero da ogni onere fiscale, assumendo l'intermediario la veste di sostituto di imposta.

Per altro verso, i cd. capital gain, ossia le plusvalenze realizzate dalla cessione di azioni o di altre partecipazioni sociali, o con la cessione di titoli obbligazioni o di altre attività finanziarie, rientrano nella categoaria dei redditi diversi.

Le plusvalenze derivanti da partecipazioni cd. qualificate scontano un'imposizione nella misura del 49,72% del loro ammontare, mentre le altre soggiaciono ad un'imposta sostitutiva del 26%.

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