Piani di risanamentoInquadramentoIl piano di risanamento è un istituto giuridico previsto dall'art. 67, comma 3, lett. d), della l. fall., così come introdotto dalla riforma fallimentare degli anni 2005/2006. La sua forma tipica e più semplice è rappresentata da un business plan che, dopo aver analizzato le cause della crisi e la natura dell'attività caratteristica esercitata dall'impresa, passa ad individuare e programmare una serie di correttivi volti a consentire il risanamento aziendale, che possono tendere al riequilibrio patrimoniale (ad es. aumento di capitale), ovvero al contenimento di costi (dismissioni, riduzioni del personale), oppure ancora alla eliminazione di ostacoli tecnologici o di mercato (rilancio dell'attività, partnership distributiva, ecc.), ovvero al ripristino più generale della marginalità positiva dell'attività stessa. Può tuttavia accompagnarsi ad uno o più accordi con i creditori idonei a consentire l'equilibrio finanziario del piano (ad es. remissioni di debito, rinunce ad interessi, rateizzazione del debito, rilascio di garanzie, ecc.). Al piano si deve accompagnare, quale elemento necessario, una relazione di attestazione circa l'idoneità dello stesso a consentire il risanamento dell'esposizione debitoria ed assicurare il riequilibrio della situazione finanziaria dell'imprenditore. Per questo si parla, più propriamente, di piano attestato di risanamento. È intuitivo evidenziare che il ricorso al piano di risanamento si giustifica nelle situazioni di crisi meno gravi, non ancora sfociate in casi di vera e propria insolvenza, o non ancora caratterizzate da un'accesa conflittualità con i creditori, posto che altrimenti possono risultare più adatti gli accordi di ristrutturazione dei debiti o il ricorso alla procedura concorsuale di concordato preventivo, per gli effetti protettivi che accompagnano questi istituti e che mancano, invece, nell'ipotesi dei piani di risanamento. Seguendo questa linea di pensiero, il piano attestato di risanamento è destinato ad aprire il Titolo IV del Codice della crisi e dell'insolvenza – d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14 (in vigore decorsi diciotto mesi dalla data della sua pubblicazione in G.U.) ponendosi quale strumento più light di perseguimento del risanamento da parte dell'imprenditore in crisi. A questo istituto (disciplinato sotto la rubrica “Accordi in esecuzione di piani attestati di risanamento”) sarà infatti dedicato l'art. 56 d.lgs. n. 14/2019, allo scopo di consentire di predisporre un piano per i creditori che abbia l'obiettivo di perseguire il risanamento dell'esposizione debitoria ed assicurare il riequilibrio della situazione finanziaria. Da notare che in sede di definitiva riformulazione della norma è stata espunta la possibilità di avvalersi del piano da parte dell'imprenditore non commerciale, mentre le caratteristiche di fondo restano sostanzialmente immutate e così possono in questa sede essere riepilogate: a) necessità della data certa; b) indicazione della situazione economico-patrimoniale e finanziaria dell'impresa (che deve ritenersi debba essere aggiornata anche al fine di consentire l'attestazione del piano da parte di un professionista indipendente e la verifica delle assunzioni che ne stanno alla base); c) cause della crisi e interventi richiesti con l'indicazione dei tempi necessari per assicurare il riequilibrio finanziario; d) indicazione dei creditori e dell'ammontare dei crediti oggetto di rinegoziazione; e) apporti di nuova finanza e indicazione degli strumenti da adottare in fase esecutiva, laddove si verifichino scostamenti fra obiettivi e situazione in atto; f) carattere facoltativo della pubblicazione sul registro delle imprese; g) forma scritta ad probationem e data certa per gli accordi e gli atti unilaterali destinati a dare esecuzione al piano. Formula
PIANO DI RISANAMENTO PREMESSO CHE la società .... con sede in .... C.F .... iscritta al Registro della CCIA di .... al n. ...., in persona del legale rappresentante Sig. .... nato a .... il .... C.F. ...., (di seguito l'impresa) HA INCARICATO il dott. ...., n. a ...., il ...., con studio a ...., via ...., C.F. .... iscritto nell'Albo dei revisori contabili di .... al n. ...., (di seguito il professionista) di effettuare una due diligence volta ad identificare, previa corretta analisi dei dati aziendali, l'esistenza di uno stato di crisi e l'individuazione delle sue cause; il dott. .... ha dichiarato come dichiara, sottoscrivendo per adesione il presente piano, di essere indipendente dall'impresa e, in particolare, come previsto dall'art. 67 comma 3, lett. d) l. fall., di non essere legato all'impresa da rapporti personali o professionale – salvo il presente – e di non aver prestato, neppure per il tramite di soggetti terzi o con i quali è unito da rapporti di associazione professionale, attività di lavoro autonomo o subordinato verso l'impresa nell'ultimo quinquiennio, né di aver partecipato agli organi gestori o di controllo della stessa 1 ; l'impresa ha successivamente individuato operazioni correttive dello stato di crisi da attuare nei prossimi .... anni che il professionista ha verificato come fattibili e, dopo averle sottoposte a stress test, ritenuto idonee a consentire il risanamento dell'esposizione debitoria dell'impresa e ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria, come da relazione di attestazione allegata quale doc. ....; il professionista si è servito di un team di esperti indipendenti di propria fiducia ai fini della verifica dei dati contabili e della stima degli assets e dichiara di essersi attenuto alle leges artis dell'attività professionale esercitata, fra l'altro facendo riferimento alle metodiche indicate nei Principi di attestazione dei piani di risanamento approvati dal CNDCEC il 3 settembre 2014; l'impresa intende sottoporre ai propri creditori il presente piano al fine di ottenere, in particolare dal ceto bancario individuato al successivo punto .... la rimodulazione temporanea del debito a breve-medio termine, previo consolidamento dello stesso; tutto ciò premesso, l'impresa delinea il seguente piano presentato ed approvato dalla propria assemblea con delibera del .... che pure si allega quale doc. ....: 1. Lo stato di crisi In sede di approvazione del bilancio relativo all'esercizio .... l'organo di controllo ha formulato molteplici osservazioni che possono così riassumersi .... 2 Gli amministratori hanno pertanto, come in premessa ricordato, affidato al professionista una due diligence che ha portato a far emergere l'esistenza di una situazione di crisi, così come si evince dai seguenti prospetti relativi agli ultimi tre bilanci approvati ed in questa sede opportunamente sottoposti a revisione: STATO PATRIMONIALE AL .... 3
CONTO ECONOMICO AL .... 4
Ad oggi è pertanto possibile così ricostruire la situazione economico-patrimoniale e finanziaria aggiornata al .... da intendersi data di riferimento del piano. 2. L'individuazione delle cause della crisi Sulla scorta dell'analisi dei bilanci che precedono si può evidenziare che .... Il capitale ammonta a .... L'oggetto sociale dell'impresa consiste nella realizzazione di ..... La produzione avviene presso lo stabilimento di .... via ....,acquistato dall'impresa con rogito a mezzo notaio .... in data .... attraverso la concessione di un mutuo ipotecario di € .... da parte della Banca .... Ad oggi il debito ipotecario residuo ammonta a .... Con piano di ammortamento prevedente rate semestrali di € .... sino al .... La situazione aggiornata evidenzia il mancato pagamento dell'ultima rata pari a € .... 5 Il prodotto .... viene realizzato in forza di brevetto .... licenza .... acquistando semilavorati pari a .... corrispondenti ad una percentuale del .... % del prezzo finale. La distribuzione avviene tramite .... Ciò posto si passa all'analisi dei fattori di condizionamento esterni (ad es.): - analisi del contesto economico, sociale, politico e giuridico in cui l'azienda opera (es. multinazionali con sedi in Paesi diversi); - mercato di sbocco e domanda del prodotto realizzato e/o commercializzato dall'impresa; - punti di forza e di debolezza dei concorrenti; - situazione del mercato del lavoro, della tecnologia e degli altri fattori produttivi necessari allo svolgimento dell'attività d'impresa (mercato di approvvigionamento); - situazione del mercato dei capitali (tassi/wacc/leva finanziaria). È poi possibile passare all'analisi dei fattori di condizionamento interni (ad es.): - Intangible asset: know how; brand; licenze; portafoglio clienti; altri; - analisi dei rendimenti dei fattori produttivi; - disponibilità di risorse finanziarie adeguate; - struttura organizzativa interna (procedure e capitale umano) Sulla scorta di tale analisi è possibile evidenziare che .... 3. Gli interventi correttivi (c.d. manovra) A questo punto le criticità più evidenti possono individuarsi in .... 6 La manovra volta ad assicurare il risanamento dell'esposizione debitoria ed il riequilibrio della situazione finanziaria passa attraverso (ad es.): 1) dismissioni immobiliari Immobile Valore in bilancio Valore di realizzo Anno Destinazione del ricavo .... 2) rinegoziazione del debito bancario - al fine di consolidare l'indebitamento e perfezionare le dismissioni immobiliari; - al fine di ottenere una nuova linea di credito per finanziare il capitale circolante Banca Brevetermine Medio - lungo termine Tot. Infatti, attraverso la manovra si propone di .... 7 4. Gli effetti attesi Il piano passa ad analizzare i seguenti punti pre e post interventi: a. stima dei ricavi di vendita; b. stima della capacità produttiva; c. stima del coefficiente di rotazione e determinazione delle attività operative nette; d. stima del margine di profitto; e. stima dell'entità dei componenti di reddito non ricorrenti; f. stima del cash flow operativo; g. stima degli oneri finanziari, dell'esposizione debitoria nonché dell'utile netto, da effettuarsi sulla base delle precedenti previsioni. 8 La manovra, la cui fattibilità è oggetto di attestazione allegata quale doc. ...., è destinata a produrre i sui effetti di risanamento e riequilibrio finanziario nel corso di .... anni a partire dalla data di riferimento. Gli effetti economici, patrimoniali e finanziari prevedibili sono destinati ad evolversi come segue: .... Inserire: - CONTO ECONOMICO PREVISIONALE; - STATO PATRIMONIALE PREVISIONALE; - CASH FLOW PREVISIONALE 9. 5. Verifica ed esecuzione del piano La credibilità della manovra e la sua attuabilità, peraltro verificata e giudicata come fattibile da un professionista indipendente, passa attraverso: .... 10 Luogo e data .... Firme .... Firme .... [1] La situazione di indipendenza e terzietà del professionista che attesta il piano (a differenza da chi ad es. lo predispone) è essenziale e va dichiarata dal professionista in modo espresso e per iscritto. [2] Può essere utile, seppure non indispensabile, allegare la relazione dei sindaci, se presenti. [3] Ripetere per ciascuno degli esercizi precedenti (di solito tre) presi in esame sino alla data di riferimento sulla scorta della quale il piano è elaborato. [4] Ripetere per ciascun esercizio analizzato, come da nota 3. [5] Clausola esemplificativa da adattare alle caratteristiche del caso concreto. [6] Inserire le disfunzioni e diseconomie o fattori di crisi evidenziati: es. sfavorevole rapporto fra fonti di finanziamento esterne ed interne, eccessivo indebitamento a breve, oppure cause produttive come decadimento tecnologico o commerciale del prodotto, costi eccessivi dovuti a .... [7] Indicare gli obiettivi attesi dall'attuazione del piano. [8] Ciascuno degli elementi elencati va analizzato. Occorre altresì inserire, per maggiore completezza, i conti economici e stati patrimoniali prospettici (anno per anno in base al compimento delle operazioni programmate) ed il budget, indicando le entrate (cash flow atteso) e le uscite connesse all'adempimento del piano. [9] La individuazione del budget ed il suo sviluppo – c.d. fabbisogno della manovra – deve interessare l'arco temporale ragionevolmente necessario ed ipotizzato per il conseguimento degli obiettivi di risanamento dell'esposizione debitoria nonché del riequilibrio della situazione finanziaria. [10] Inserire stress test – scenari alternativi – il c.d. worst case, eventuali up side del piano, ecc .... CommentoIl piano di risanamento rappresenta un istituto di superamento della crisi di impresa non concorsuale. La predisposizione del piano di risanamento può essere suddivisa nelle seguenti fasi: - ricerca delle cause della crisi; - definizione delle strategie; - valutazione comparata del risanamento e delle ipotesi alternative di cessione e di liquidazione; - interventi propedeutici alla redazione del piano di risanamento; - redazione del piano; - attuazione e verifica dell'esecuzione del piano. L'importanza delle tecniche professionali di redazione (e prima ancora di attestazione) dei piani di risanamento è da tempo riconosciuta, mirando in via pregiudiziale ad una verifica di veridicità dei dati aziendali, per poi individuare le operazioni o manovre correttive più idonee al superamento dello stato di crisi, che vanno attestate come fattibili. Al riguardo, è rilevante la raccolta delle leges artis approvata dal Consiglio Nazionale dei dottori Commercialisti ed Esperti contabili, con delibera del 3 settembre 2014, tradotta nei Principi di attestazione dei piani di risanamento, cui recentemente hanno fatto seguito i Principi di redazione dei piani di risanamento, presentati dal CNDCEC nel settembre 2017. Tali principi assumono rilevanza anche con riferimento ai piani ed alle attestazioni presenti in ambito concordatario. La natura non concorsuale dei piani è stata ribadita anche dalla più recente giurisprudenza di legittimità (cfr. Cass. n. 9087/2018), nella cui motivazione è dato leggersi che “il piano attestato di risanamento ex art. 67 l. fall. non è una “procedura concorsuale”, ma rientra nell'amplissimo genere delle “convenzioni stragiudiziali”, mancando di qualsivoglia intervento giudiziale (sia esso di valutazione o di controllo) e della partecipazione necessaria del ceto creditorio, essendo piuttosto frutto di una decisione dell'impresa, come attinente alla programmazione della propria futura attività e intesa al risanamento della relativa “situazione finanziaria” che nella sua traduzione operativa, poi, viene ad avvalersi dell'attività contrattuale di un professionista indipendente, per la funzione di attestatore, che può anche comportare, nel caso, la conclusione di convenzioni con i creditori o terzi in genere, come conferma la possibilità di scelta di pubblicarlo o meno nel registro delle imprese a mente dell'ultimo periodo dell'art. 67 comma 3 lett. d), che di per sé rappresenta una scelta propria dell'autonomia di impresa”. Non essendo una procedura concorsuale, la giurisprudenza dominante esclude la prededucibilità nel successivo fallimento del credito del professionista che abbia provveduto alla elaborazione del piano (cfr. Cass. 1895/2018). Uno degli effetti principali perseguiti attraverso i piani (attestati) di risanamento è quello della non revocabilità degli atti compiuti in esecuzione dello stesso (oltre alla esclusione della rilevanza penale dei medesimi, ai sensi dell'art. 217-bis l. fall.). Anche qui la giurisprudenza di legittimità, come già riconosciuto in sede penale, ha ammesso la sindacabilità del piano, affermando che “gli atti di esecuzione del piano attestato ai sensi dell'art. 67, terzo comma, lett. f) l. fall., non sono soggetti alla revocatoria fallimentare soltanto se risultano inserirti in un piano del quale emerga – sulla base di un giudizio compiuto ex ante dal giudice – la manifesta inattitudine al raggiungimento dei propri scopi di risanamento dell'impresa” (Cass. n. 13719/2016). La più recente Cass. I, n. 3018/2020 ha affermato che “sono esenti da revocatoria fallimentare gli atti esecutivi di un piano attestato di risanamento a norma dell'art. 67, comma 3, lett. d), l. fall. (nel testo vigente anteriormente alla modifica introdotta con d.l. n. 83/2012, conv., con modif., in l. n. 134/2012) a condizione che il piano appaia idoneo a consentire il risanamento della esposizione debitoria della impresa con una valutazione da effettuarsi dal giudice “ex ante”. Ai fini della valutazione costituisce elemento costitutivo della fattispecie l'attestazione sulla veridicità dei dati aziendali” (in motivazione rilevando che l'esenzione non riguarda la revocatoria ordinaria). Profili fiscali Anche nel caso del piano di risanamento il trattamento fiscale delle sopravvenienze attive è stato deteriore rispetto al concordato, preventivo o fallimentare. A seguito del d.lgs. n. 147/2015, l'art. 88 TUIR dopo aver riconfermato (cfr. comma 4-ter) che “non si considerano [.........] sopravvenienze attive le riduzioni dei debiti dell'impresa in sede di concordato fallimentare o preventivo liquidatorio o di procedure estere equivalenti”, ha tuttavia previsto che “in caso di concordato di risanamento, di accordo di ristrutturazione dei debiti omologato ai sensi dell' art. 182-bis del r.d. n. 267/1942, ovvero di un piano attestato ai sensi dell'art. 67 comma 3, lett. d), del citato r.d. n. 267/1942, pubblicato nel registro delle imprese, o di procedure estere a queste equivalenti, la riduzione dei debiti dell'impresa non costituisce sopravvenienza attiva per la parte che eccede le perdite, pregresse e di periodo, di cui all'art. 84, senza considerare il limite dell'ottanta per cento, la deduzione di periodo e l'eccedenza relativa all'aiuto alla crescita economica di cui all'art. 1, comma 4, del d.l. n. 201/2011, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 214/2011, e gli interessi passivi e gli oneri finanziari assimilati di cui al comma 4 dell'art. 96 del presente testo unico. Ai fini del presente comma rilevano anche le perdite trasferite al consolidato nazionale di cui all'art. 117 e non ancora utilizzate. Le disposizioni del presente comma si applicano anche per le operazioni di cui al comma 4-bis” (n.d.r. rinuncia dei soci a crediti verso la società di cui fanno parte). In questo modo è stata esclusa la tassazione della sopravvenienza attiva rappresentata dal c.d. bonus da falcidia (cioè il vantaggio economico rappresentato dalla rinuncia del ceto creditorio alla parte falcidiata dei propri crediti), con un forte incentivo di carattere fiscale per le imprese a ricorrere ai piani attestati di risanamento, purché pubblicati nel registro delle imprese. Viene in tal modo introdotta una differenza di possibile rilievo. In linea di principio i piani restano un “affare privato” dell'imprenditore, al più coinvolgenti i principali creditori (ad es. banche finanziatrici) ai fini della sostenibilità finanziaria del piano stesso. Tuttavia, l'imprenditore potrebbe oggi preferire, al fine di “lucrare” il ricordato beneficio fiscale, effettuare la pubblicazione del piano nel registro delle imprese, scontando però in questo modo la pubblicità che per la propria situazione di crisi ne deriva. Questo spiega perché la scelta di procedere alla pubblicazione del piano di risanamento sia, a tutt'oggi, non frequente, soprattutto se si considera che il piano è privo di effetti automatici protettivi, che vanno piuttosto pattuiti, caso per caso, con i creditori maggiormente coinvolti dal risanamento. Resta inoltre la differenza che nell'ipotesi di concordato la detassazione della sopravvenienza attiva è totale, mentre qui soltanto per la parte che eccede le perdite pregresse e di periodo. Riguardando invece il fenomeno dal lato attivo, cioè per i creditori, viene in rilievo la deducibilità delle perdite, che può rappresentare una utilità non indifferente a fronte della (parziale o totale) rinuncia al proprio diritto. L'art. 101 TUIR commi 5 e 5-bis stabilisce al riguardo che “Le perdite di beni di cui al comma 1, commisurate al costo non ammortizzato di essi, e le perdite su crediti, diverse da quelle deducibili ai sensi del comma 3 dell'art. 106, sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi e in ogni caso, per le perdite su crediti, se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali o ha concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato ai sensi dell'182-bis del r.d. n. 267/1942 o un piano attestato ai sensi dell'art. 67, comma 3, lett. d), del r.d. n. 267/1942 o è assoggettato a procedure estere equivalenti, previste in Stati o territori con i quali esiste un adeguato scambio di informazioni. Ai fini del presente comma, il debitore si considera assoggettato a procedura concorsuale dalla data della sentenza dichiarativa del fallimento o del provvedimento che ordina la liquidazione coatta amministrativa o del decreto di ammissione alla procedura di concordato preventivo o del decreto di omologazione dell'accordo di ristrutturazione o del decreto che dispone la procedura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi o, per le procedure estere equivalenti, dalla data di ammissione ovvero, per i predetti piani attestati, dalla data di iscrizione nel registro delle imprese. Gli elementi certi e precisi sussistono in ogni caso quando il credito sia di modesta entità e sia decorso un periodo di sei mesi dalla scadenza di pagamento del credito stesso. Il credito si considera di modesta entità quando ammonta ad un importo non superiore a 5.000 € per le imprese di più rilevante dimensione di cui all' art. 27, comma 10, del d.l. n. 185/2008, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 2/2009, e non superiore a 2.500 € per le altre imprese. Gli elementi certi e precisi sussistono inoltre quando il diritto alla riscossione del credito è prescritto. Gli elementi certi e precisi sussistono inoltre in caso di cancellazione dei crediti dal bilancio operata in applicazione dei principi contabili. Per i crediti di modesta entità e per quelli vantati nei confronti di debitori che siano assoggettati a procedure concorsuali o a procedure estere equivalenti ovvero abbiano concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti o un piano attestato di risanamento, la deduzione della perdita su crediti è ammessa, ai sensi del comma 5, nel periodo di imputazione in bilancio, anche quando detta imputazione avvenga in un periodo di imposta successivo a quello in cui, ai sensi del predetto comma, sussistono gli elementi certi e precisi ovvero il debitore si considera assoggettato a procedura concorsuale, sempreché l'imputazione non avvenga in un periodo di imposta successivo a quello in cui, secondo la corretta applicazione dei principi contabili, si sarebbe dovuto procedere alla cancellazione del credito dal bilancio. Pertanto, a seguito delle modifiche apportate con il d.lgs. n. 147/2015, anche il piano attestato diviene elemento atto a consentire la deducibilità automatica delle perdite, purché sia iscritto nel registro delle imprese. In difetto, la deducibilità resta assoggettata ai criteri ordinari (cioè dimostrazione dei criteri certi e precisi dell'avvenuta perdita, eventualmente avvalendosi delle presunzioni contenute nella parte finale della norma, per i crediti di modesta entità, quelli prescritti e quelli depurati dal bilancio). |