Proposta di concordato preventivoInquadramentoIl concordato preventivo è un istituto disciplinato agli artt. 160 e ss. l. fall. che è stato profondamente inciso dalle modifiche normative susseguitesi negli ultimi anni. In linea generale può affermarsi che lo scopo del concordato preventivo è, appunto, quello di prevenire la dichiarazione di fallimento attraverso il raggiungimento di un accordo con i creditori volto alla ristrutturazione del debito. A differenza dell'accordo di ristrutturazione – in cui l'intervento giudiziale è solo successivo e si svolge in sede di omologazione – nel concordato si è di fronte ad una procedura concorsuale in cui la verifica giudiziale si svolge anche in fase di ammissione e prevede la nomina di un organo della procedura, come il Commissario giudiziale ed uno spossessamento “minore” del debitore, tenuto a richiedere l'autorizzazione giudiziaria per il compimento di atti di straordinaria amministrazione. Esistono diversi tipi di concordato: con continuità (cfr. art. 186-bis l. fall.) a sua volta distinta in diretta o soggettiva (quando l'attività caratteristica viene proseguita dallo stesso imprenditore/debitore) ed indiretta od oggettiva (quando l'attività prosegue, ma attraverso un soggetto terzo, affittuario o cessionario dell'azienda). Tale figura ha avuto un crescente successo negli ultimi anni, affiancandosi alle forme tradizionali di concordato: quello per garanzia e quello con cessione dei beni (o liquidatorio). Il legislatore più recente ha mostrato un crescente disfavore per la tipologia di concordato con cessione dei beni, giungendo con la riforma del 2015 operata con d.l. n. 83/2015 convertito con modificazioni dalla l. n. 132/2015, a richiedere soltanto per questa forma di concordato che la proposta debba assicurare ai creditori chirografari un soddisfacimento di almeno il 20%. La recente legge delega per la riforma della disciplina della crisi e dell'insolvenza, approvata con l. n. 155/2017, conferma tale disfavore nel momento in cui richiede ulteriormente, per i futuri concordati liquidatori, che oltre all'assicurazione della predetta percentuale minima di soddisfacimento, vi sia anche un apporto di risorse esterne che aumentino in misura apprezzabile tale soddisfacimento. In attuazione di tale criterio di delega, il recentissimo Codice della crisi e dell'insolvenza, d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14 (in vigore decorsi diciotto mesi dalla data della sua pubblicazione in G.U.), prevede all'art. 84 d.lgs. n. 14/2019, una nozione “ampliata” di concordato in continuità, volta ad abbracciare sia la continuità c.d. diretta che quella “indiretta”, nella quale – come anticipato - è prevista “la gestione dell'azienda in esercizio o la ripresa dell'attività da parte di un soggetto diverso dal debitore in forza di cessione, usufrutto, affitto, stipulato anche anteriormente, purché in funzione della alla presentazione del ricorso, conferimento dell'azienda in una o più società, anche di nuova costituzione, o a qualunque altro titolo, ed è previsto dal contratto o dal titolo il mantenimento o la riassunzione di un numero di lavoratori pari ad almeno la metà della media di quelli in forza nei due esercizi antecedenti il deposito del ricorso, per un anno dall'omologazione”. Il recepimento della nozione di continuità anche indiretta, del resto, costituisce l'approdo della più recente giurisprudenza di legittimità che, con la sentenza Cass. n. 29742/2018, si è per la prima volta espressa su questo profilo di rilevante impatto pratico, affermando che “il concordato con continuità aziendale disciplinato dall'art. 186-bis l. fall. è configurabile anche quando l'azienda sia già stata affittata o sia destinata ad esserlo, rivelandosi indifferente la circostanza che, al momento dell'ammissione alla suddetta procedura concorsuale o del deposito della relativa domanda, l'azienda sia esercitata dal debitore o, come nell'ipotesi dell'affitto della stessa, da un terzo, in quanto il contratto d'affitto - recante, o meno, l'obbligo dell'affittuario di procedere, poi, all'acquisto dell'azienda (rispettivamente, affitto cd. ponte oppure cd. puro) - può costituire uno strumento per giungere alla cessione o al conferimento dell'azienda senza il rischio della perdita dei suoi valori intrinseci, primo tra tutti l'avviamento, che un suo arresto, anche momentaneo, rischierebbe di produrre in modo irreversibile”. Da questo punto di vista, quindi, la riforma della legge fallimentare prosegue nella linea di potenziare e stimolare quelle soluzioni della crisi di carattere non liquidatorio, adottando una nozione ampia che finisce, su questo punto innovativamente e con un chiaro obiettivo di politica economico-giudiziaria anticiclica, per favorire la difesa del dato occupazionale. Per converso, al concordato liquidatorio, visto quasi in un'ottica residuale, viene richiesto un apporto di risorse esterne, che deve incrementare di almeno il dieci per cento, rispetto all'alternativa della liquidazione giudiziale, il soddisfacimento dei creditori chirografari, in ogni caso non inferiore al venti per cento dell'ammontare complessivo del credito chirografario (art. 84 ultimo comma, d.lgs. n. 14/2019). Sul tema del concordato liquidatorio va altresì ricordato come, recentemente, la S.C. si sia anche occupata della questione se lo stesso debba o meno ricomprendere nella liquidazione l'intero patrimonio del debitore: Cass. n. 26005/2018 ha fornito una risposta positiva, ritenendo altrimenti violata la regola fondamentale della responsabilità patrimoniale di cui all'art. 2740 c.c. Fra i contenuti più innovativi della disciplina del concordato preventivo del nuovo Codice, necessariamente schematizzando per ragioni di spazio, si possono inoltre ricordare: a) l'introduzione del “classamento” obbligatorio per i creditori titolari di crediti previdenziali o fiscali dei quali non sia previsto l'integrale pagamento, per i creditori titolari di garanzie prestate da terzi, per i creditori che vengono soddisfatti anche in parte con utilità diverse dal denaro e per i creditori proponenti il concordato e per le parti ad essi correlate; b) l'estensione della moratoria temporale per soddisfare i crediti privilegiati nel concordato con continuità aziendale, che passa da un anno a due anni (cfr. art. 86 d.lgs. n. 14/2019); c) una più razionale disciplina dei finanziamenti alle imprese in crisi (cfr. artt. 99 e ss. d.lgs. n. 14/2019); d) la votazione telematica, con conseguente superamento di una formale adunanza dei creditori, nonché l'introduzione della regola per cui nel caso in cui un unico creditore sia titolare di crediti in misura superiore alla maggioranza dei crediti ammessi al voto, il concordato è approvato se, oltre alla maggioranza per importo consenziente abbia riportato la maggioranza per teste dei voti espressi dai creditori ammessi al voto; e) la concessione della legittimazione a richiedere la risoluzione del concordato anche al Commissario giudiziale, purchè su richiesta di almeno un creditore (art. 119 d.lgs. n. 14/2019). FormulaTRIBUNALE CIVILE DI .... DOMANDA DI AMMISSIONE ALLA PROCEDURA DI CONCORDATO PREVENTIVO Il sottoscritto ...., nato a .... il .... e residente ...., non in proprio, ma nella sua qualità di liquidatore unico della società ...., con sede in ...., iscritta al Registro Imprese tenuto dalla CCIA di .... al n. ...., con C.F./p. IVA n. .... nominato liquidatore unico dall'assemblea straordinaria dei soci del .... con la quale sono stati attribuiti ex art. 152 l. fall. i poteri per la presentazione del presente ricorso CHIEDE che la suddetta società venga ammessa alla procedura di concordato preventivo ai sensi degli artt. 160 e seguenti del r.d. n. 267/1942, secondo un piano di ristrutturazione che prevede anche la cessione di tutti i beni esistenti nel patrimonio della società 1 . A tal fine espone quanto segue. I. CENNI STORICI, ORGANI SOCIETARI E NOTIZIE DI CARATTERE GENERALE La società è stata costituita con ..... In un primo tempo la composizione dei soci era la seguente .... ed organo amministrativo rappresentato da ..... La società si occupava di .... e la sede era stata fissata in .... via .... presso un capannone condotto in locazione. In seguito .... II. CAUSE CHE HANNO DETERMINATO LO STATO DI CRISI Esistono fattori di condizionamento esterni allo svolgimento dell'attività che hanno inciso come segue (ad es.): - analisi del contesto economico, sociale, politico e giuridico in cui l'azienda opera (es. multinazionali con sedi in Paesi diversi); - mercato di sbocco e domanda del prodotto realizzato e/o commercializzato dall'impresa; - punti di forza e di debolezza dei concorrenti; - situazione del mercato del lavoro, della tecnologia e degli altri fattori produttivi necessari allo svolgimento dell'attività d'impresa (mercato di approvvigionamento); - situazione del mercato dei capitali (tassi/wacc/leva finanziaria). Concausa (o causa esclusiva della crisi) può altresì derivare da fattori di condizionamento interni (ad es.): - Intangible asset: know how; brand; licenze; portafoglio clienti; altri; - analisi dei rendimenti dei fattori produttivi; - disponibilità di risorse finanziarie adeguate; - struttura organizzativa interna (procedure e capitale umano) Si ritiene pertanto, una volta analizzato tali fattori, che nella specie la società .... 2 III. MODALITÀ DI ADEMPIMENTO DELLA PROCEDURA La società intende onorare le proprie passività, che si vanno ad elencare nel paragrafo successivo, attraverso la presente procedura di concordato, che presenta indubbi vantaggi per i creditori rispetto all'alternativa fallimentare, sia in termini di tempo, che in termini di costi della procedura che, infine, in ragione dei maggiori valori che si ritiene possibile spuntare attraverso una liquidazione privatistica del patrimonio rispetto alla notoria dispersione di valore originata dalle vendite in ambito fallimentare. Più in particolare la società ritiene di poter pagare integralmente le spese di procedura e prededuttive, e pagare integralmente i creditori privilegiati, eccettuato il debito ipotecario vantato dalla banca .... sul bene .... che verrà onorato integralmente nei limiti di capienza del bene stesso, una volta alienato 3 ; il residuo debito, pari ad € .... giusti i valori di stima tratti dalla perizia redatta da .... saranno considerati in chirografo ed inseriti in una classe autonoma 4 . Il ceto creditorio chirografario, come consentito dall'art. 160 l. fall., verrà distinto in tre classi e soddisfatto come segue: classe 1 (porzione di debito ipotecario incapiente) pari ad € .... al 32%; classe 2 (creditori che vantano garanzie collaterali sul patrimonio dei soci o terzi) pari ad € .... al 22%; classe 3 (altri creditori chirografari privi di garanzie) al 25% 5 IV. ELENCAZIONE ANALITICO-ESTIMATIVA DELLE ATTIVITÀ E PASSIVITÀ La situazione economico-patrimoniale di riferimento è redatta al ..... Le variazioni intervenute tra la data di riferimento e la data di presentazione della proposta saranno evidenziate al termine del presente paragrafo. I dati contabili sono veridici come attestato da .... di cui si allega la relazione ex art. 161 comma 3 l. fall. Tale situazione patrimoniale prende le mosse da .... 6 V. INDICAZIONE DEL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE DEI DEBITI E/O CESSIONE DEI BENI ATTIVITÀ Le attività sono costituite da .... (inserire la riclassificazione a valori di liquidazione delle componenti dell'attivo distintamente considerate). Immobili Immobilizzazioni immateriali .... Attrezzature .... Rimanenze di magazzino .... Crediti .... Partecipazioni .... Altre attività .... PASSIVITÀ Costi di procedura .... Spese prededuttive (advisor, attestatore) .... Debito ipotecario .... Debiti privilegiati .... Debiti chirografari .... Fondo rischi e spese future e spese della procedura Fondo rischi .... 7 Fondo spese future .... 8 V. CONVENIENZA DELLA PROPOSTA DI CONCORDATO PREVENTIVO CON CESSIONE DEI BENI Come si è anticipato, la presente proposta concordataria risulta più conveniente per i creditori di un'alternativa fallimentare che determinerebbe dispersioni di valori, la vendita atomistica delle attrezzature, una maggiore perdita su crediti .... In particolare .... VI. RIEPILOGO ATTIVITÀ E PASSIVITÀ CONCORDATARIE E CONCLUSIONI Di seguito vengono esposte in sintesi le attività cedute ai creditori e le passività del concordato:
Il riepilogo dell'attivo e del passivo concordatario si presenta come segue:
Da quanto sopra emerge che i beni ceduti ai creditori consentono l'integrale pagamento dei privilegiati ed un pagamento dei chirografi distinti in tre classi come segue: classe 1 pari ad € .... al 32%; classe 2 pari ad € .... al 22%; classe 3 pari ad € .... al 25% 9 La fattibilità del concordato è attestata dal dott. .... di cui, come anticipato con riferimento alla certificazione della veridicità dei dati aziendali, si allega la relazione ex art. 161 comma 3 l. fall. quale doc. .... È altresì prodotta relazione di stima con la quale si attesta che il credito ipotecario sottoposto a falcidia non è trattato in modo deteriore rispetto all'alternativa fallimentare, ex art. 160 comma 2 l. fall. *** Visto quanto sopra P.Q.M. Si insiste nella suestesa proposta di concordato preventivo ex art. 160 l. fall., chiedendone, previa ammissione, la conseguente omologa. Si producono le scritture contabili e gli altri documenti di cui al separato indice restando a disposizione per fornire eventuali chiarimenti o documenti ritenuti necessari dall'Ill.mo Tribunale in epigrafe. Data/luogo .... / .... Il legale rappresentante .... Allegati - Situazione patrimoniale, economica e finanziaria aggiornata dell'impresa; - Stato analitico ed estimativo delle attività e l'elenco nominativo dei creditori (con indirizzi), con l'indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione; - Elenco dei titolari dei diritti reali o personali su beni di proprietà o in possesso del debitore; - Elenco e valore dei beni e dei creditori particolari degli eventuali soci illimitatamente responsabili. - Certificato della CCIAA attestante l'iscrizione al registro imprese; - Delibera della assemblea straordinaria che autorizza il legale rappresentante alla presentazione del ricorso; - Documentazione contabile e libri sociali obbligatori: - Libro giornale; - Libro inventari; - Libro soci; - Libro verbali assemblee; - Libro verbali consiglio d'amministrazione; - Libro verbali collegio sindacale; - Elenco dei creditori sociali con indirizzi - Piano aziendale di ristrutturazione (oppure eventuale indicazione delle modalità di attribuzione delle attività a un assuntore) - Relazione a cura di un professionista che attesti la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano stesso; - Relazione ex art. 160 comma 2 l. fall. (in caso di pagamento non integrale dei creditori privilegiati) [1] Clausola esemplificativa, da adottarsi alle caratteristiche del caso concreto: ad es. concordato in continuità diretta o indiretta (con o senza affitto d'azienda), oppure concordato con garanzia. [2] Indicare le ragioni esogene oppure endogene (molto spesso un mix di esse) che hanno determinato lo stato di crisi. Ad es. può accadere che l'impresa abbia subito una forte riduzione di fatturato dovuta alla profonda crisi di mercato che a partire dal 2008 ha attraversato il settore immobiliare; tale diminuzione di fatturato, evincibile dalle seguenti tabelle nelle quali sono riassunti i dati di bilancio degli ultimi 5 anni, a sua volta ha determinato la crisi finanziaria, rendendo insostenibile l'indebitamento esterno verso .... [3] La falcidia dei crediti privilegiati rende necessaria la produzione, quale allegato, della relazione ex art. 160 comma 2 l. fall. [4] Clausola esemplificativa, da adattarsi al caso concreto. È possibile la previsione di più classi entro le quali, tuttavia, i creditori devono essere raggruppati per posizione giuridica ed interessi economici omogenei. [5] Ai sensi dell'art. 160 ult. comma l. fall. il piano liquidatorio deve assicurare il soddisfacimento dei creditori chirografari per almeno il 20% dell'ammontare dei crediti chirografari È discusso se, in caso di divisione in classi, ciascuna di esse debba ricevere almeno il 20% o se, una volta destinato ai chirografari un importo pari ad almeno il 20% di tali crediti, lo stesso sia ripartibile anche in modo da prevedere che una o più delle classi previste possa ricevere un soddisfacimento percentuale inferiore. [6] Inserire i dati di bilancio dell'ultimo triennio e la situazione economico-patrimoniale e finanziaria aggiornata alla data di riferimento. [7] Ad es. spese legate ai contenziosi in corso. [8] Ad es. gli importi verosimilmente dovuti per IMU, costi pubblicitari connessi alle vendite programmate, costi di recupero crediti, costi amministrativi, collaborazioni, ecc .... [9] Percentuali esemplificative. CommentoLa proposta di concordato preventivo, al pari di quella di concordato fallimentare, a seguito della riforma degli anni 2006-2007, ha contenuto atipico, può infatti prevedere la suddivisione dei creditori in classi, purché ciò avvenga per posizione giuridica ed interessi economici di carattere omogeneo, prevedendo per le stesse dei trattamenti differenziati, nonché disponendo che la soddisfazione dei creditori avvenga attraverso qualsiasi forma, anche mediante cessione di beni, accollo od operazioni straordinarie, attribuzione ai creditori di azioni od obbligazioni, strumenti finanziari e titoli di debito. Sui criteri di formazione delle classi va ricordata la recente Cass. I, n. 5689/2017, per la quale la sussistenza di crediti oggetto di contestazione giudiziale non preclude il loro doveroso inserimento in una delle classi omogenee previste dalla proposta, ovvero in apposita classe ad essi riservata, assolvendo tale adempimento, ricadente sul debitore ed oggetto di controllo critico sulla regolarità della procedura che il tribunale deve assolvere direttamente, ad una fondamentale esigenza di informazione dell'intero ceto creditorio. Inoltre, la proposta di concordato può prevedere che i creditori privilegiati non siano soddisfatti integralmente purché il piano ne preveda la soddisfazione in termini non deteriori rispetto all'alternativa liquidatoria. A differenza che nel concordato fallimentare, quest'ultima evenienza deve essere attestata da un professionista nominato dallo stesso debitore e non dal tribunale, ex art. 160 comma 2 l. fall. Secondo Cass. I, n. 17461/2015, la regola generale è quella del pagamento non dilazionato dei creditori privilegiati, sicché l'adempimento con una tempistica superiore a quella imposta dai tempi tecnici della procedura (e della liquidazione, in caso di concordato cosiddetto “liquidativo”) equivale a soddisfazione non integrale degli stessi in ragione della perdita economica conseguente al ritardo, rispetto ai tempi “normali”, con il quale i creditori conseguono la disponibilità delle somme ad essi spettanti; la determinazione in concreto di tale perdita, rilevante ai fini del computo del voto ex art. 177, comma 3, l. fall., costituisce un accertamento in fatto che il giudice di merito deve compiere alla luce della relazione giurata ex art. 160, comma 2, l. fall., tenendo conto degli eventuali interessi offerti ai creditori e dei tempi tecnici di realizzo dei beni gravati in ipotesi di soluzione alternativa al concordato, oltre che del contenuto concreto della proposta nonché della disciplina degli interessi di cui agli artt. 54 e 55 l. fall. (richiamata dall'art. 169 l. fall.). La falcidia dei crediti fiscali può avvenire, nel concordato preventivo, unicamente attraverso il ricorso alla transazione fiscale, di cui all'art. 182-ter l. fall. novellato. Uno dei punti da sempre più discussi con riferimento alla procedura di concordato preventivo è quello dell'ambito delle valutazioni giudiziali consentite in sede di ammissione. A tale riguardo va ricordata la fondamentale presa di posizione di Cass. S.U., n. 1521/2013, che ha distinto fra valutazione di convenienza (riservata ai creditori) e valutazione di fattibilità giuridica, demandata al tribunale, cui pure spetterebbe la verifica della sussistenza della causa in concreto della proposta di concordato preventivo da individuare, pur nella libertà di redazione della proposta stessa, nel superamento della crisi e nel soddisfacimento, almeno minimale, dei creditori, specificando altresì che tale vaglio non è limitato alla verifica di coerenza delle dichiarazioni del professionista attestatore, ex art. 161 comma 3 l. fall. Tale arresto è stato seguito da Cass. n. 22045/2014, secondo cui “se è vero che il giudizio sull'attendibilità della previsione di realizzo dei crediti – in relazione alla solvibilità dei debitori, alle garanzie prestate, alla pendenza di eventuali controversie ed all'esistenza di altre circostanze idonee ad impedirne o ritardarne la riscossione – spetta in linea di principio al commissario giudiziale, nell'ambito della verifica che egli è tenuto a compiere, a seguito dell'apertura della procedura, in ordine all'osservanza da parte del debitore del principio di prudenza nell'esposizione dei dati aziendali, ai fini della predisposizione della relazione da sottoporre ai creditori, ai sensi della l. fall., artt. 172 e 175, ciò non esclude tuttavia il potere-dovere del tribunale (e della corte d'appello in sede di reclamo) di rilevare eventuali carenze informative della documentazione sottoposta al suo esame, ovvero incongruenze o contraddizioni emergenti dal piano stesso e dalla relazione del professionista attestatore, dovendo esso procedere, ai fini dell'ammissione alla procedura, ad una delibazione in ordine alla correttezza delle argomentazioni svolte e delle motivazioni addotte a sostegno del giudizio di fattibilità del piano, nonché in ordine alla coerenza complessiva delle conclusioni finali prospettate, alla possibilità giuridica di dare esecuzione alla proposta di concordato o all'inidoneità prima facie della stessa a soddisfare in qualche misura i crediti rappresentati, nel rispetto dei termini di adempimento previsti”. Proprio per superare in qualche modo l'aleatorietà delle procedure concordatarie con cessione dei beni, il legislatore della riforma del 2015 ha inserito una nuova disposizione con la quale ha espresso un evidente favor per le procedure con continuità aziendale. Il nuovo art. 160 ult. comma l. fall. prevede, infatti, all'ultimo comma che “in ogni caso la proposta di concordato deve assicurare il pagamento di almeno il venti per cento dell'ammontare dei crediti chirografari; la disposizione di cui al presente comma non si applica al concordato con continuità aziendale di cui all'art. 186-bis”. Tale favore è ulteriormente espresso dalla legge delega di riforma delle procedure sulla crisi e l'insolvenza, approvata con l. 19 ottobre 2017, n. 155, seguita dalla pubblicazione del relativo Codice della crisi e dell'insolvenza, d.lgs. n. 14/2019. La proposta, una volta ritenuta ammissibile, viene sottoposta a verificata dal Commissario giudiziale, che redige la propria relazione ex art. 172 l. fall., contenente una ricostruzione delle cause della crisi, la valutazione comparata dell'alternativa fallimentare, l'indicazione di eventuali responsabilità ed un parere in ordine alla fattibilità del piano concordatario. Tale relazione ha un evidente scopo informativo sia verso i creditori che per il tribunale; inoltre una copia della stessa deve essere trasmessa all'ufficio della Procura della Repubblica al fine di consentirne la partecipazione attiva al procedimento e l'accertamento di eventuali reati. Tali adempimenti sono altresì rilevanti ai fini dell'eventuale emersione di frodi ai creditori o altre cause di revoca, ex art. 173 l. fall. La proposta viene successivamente posta al voto dei creditori (chirografari e anche privilegiati per la parte degradata in chirografo, per rinuncia od incapienza del bene su cui si esercita la prelazione). A differenza che nel concordato fallimentare, per questa tipologia di procedura è previsto, dopo la riforma del 2015, che il voto favorevole debba essere reso in modo necessariamente espresso. In caso di approvazione da parte dei creditori si apre la fase della omologazione, nella quale possono inserirsi eventuali opposizioni. Uno dei principi fondamentali delle cessioni di beni e diritti in ambito concordatario è rappresentato dalla necessità di ricorrere a procedure competitive, volte anche qui a massimizzare le ragioni dei creditori (cfr. artt. 163-bis e 182 l. fall.), mentre della riforma del 2015 è, altresì, l'introduzione del principio di contendibilità della crisi mediante le c.d. proposte concorrenti. Di particolare interesse per la fase esecutiva del concordato, la recente Cass. I, n. 23139/2020, secondo cui “l'assegnazione dell'immobile al socio di una cooperativa, che avvenga in esecuzione di un piano gestionale teso all'ultimazione degli alloggi rimasti incompiuti, non può essere accompagnata dalla cancellazione ex art. 108 l. fall. delle iscrizioni pregiudizievoli, dal momento che i detti effetti purgativi si giustificano solo qualora la vendita si compia in esito ad una procedura competitiva ad evidenza pubblica secondo le regole di cui agli artt. 105 e ss. l. fall. richiamate dall'art. 182, comma 5, l. fall., non anche quando essa sia il frutto della continuazione dell'attività di impresa”. L'eventuale risoluzione del concordato fallimentare per inadempimento non comporta, anche qui a differenza del concordato fallimentare, l'automatica dichiarazione di fallimento, che deve essere oggetto di una domanda specifica (sull'assenza di criticità costituzionali per tale scelta legislativa si veda Corte cost. n. 222/2017). Da ricordare anche le recenti Cass. n. 1770/2017 e Cass. n. 29632/2017, le quali hanno legittimato la richiesta di fallimento c.d. omisso medio (cioè senza previa risoluzione del concordato preventivo già omologato), qualora il creditore faccia valere l'insolvenza del debitore attraverso il mancato pagamento della quota falcidiata del proprio credito. In tale situazione, la recente Cass. VI, n. 12085/2020, ha affermato che “se il fallimento sia stato dichiarato quando era ancora possibile la risoluzione ex art. 186 l. fall. del concordato preventivo omologato, il creditore istante non è tenuto a sopportare gli effetti esdebitatori e definitivi ex art. 184 l.fall., posto che l'attuazione del piano è resa impossibile per l'intervento di un evento come il fallimento che, sovrapponendosi al concordato medesimo, inevitabilmente lo rende irrealizzabile”. Profili fiscali Nella Risoluzione 27/2012 l'Agenzia delle Entrate, modificando la precedente impostazione esposta nella Risoluzione 28/2008, che aveva sollevato persino dubbi di legittimità costituzionale, si afferma che “il concordato con cessione dei beni non comporta il trasferimento dei beni, giustificativo dell'imposizione proporzionale” e quindi stabilisce che: - “i decreti di omologazione dei concordati con garanzia, così come quelli aventi ad oggetto i concordati con cessione dei beni, devono essere assoggettati ad imposta di registro in misura fissa, in quanto annoverabili tra gli atti di cui alla lettera g) dell'art. 8 della Tariffa, parte prima, allegata al TUR, relativa agli atti di omologazione”. - “la tassazione in misura fissa non trova, invece, applicazione nel caso di concordato con trasferimento dei beni al terzo assuntore. In tale ipotesi, infatti, il decreto di omologa del concordato che dispone la cessione dei beni al terzo assuntore assume natura traslativa”. Resta una differenza, in ordine alla tassazione delle sopravvenienze attive rappresentate dal c.d. bonus da falcidia, fra concordato per cessione dei beni e concordato in continuità. Infatti, l'art. 88 TUIR in tema di tassabilità delle sopravvenienze attive dopo aver riconfermato che (cfr. comma 4-ter) che “non si considerano ... sopravvenienze attive le riduzioni dei debiti dell'impresa in sede di concordato fallimentare o preventivo liquidatorio o di procedure estere equivalenti ...” ha invece aggiunto che “in caso di concordato di risanamento, di accordo di ristrutturazione dei debiti omologato ai sensi dell'art. 182-bis del r.d. n. 267/1942, ovvero di un piano attestato ai sensi dell'art. 67-terzo comma, lettera d), del citato r.d. n. 267/1942, pubblicato nel registro delle imprese, o di procedure estere a queste equivalenti, la riduzione dei debiti dell'impresa non costituisce sopravvenienza attiva per la parte che eccede le perdite, pregresse e di periodo, di cui all'art. 84, senza considerare il limite dell'ottanta per cento, la deduzione di periodo e l'eccedenza relativa all'aiuto alla crescita economica di cui all'art. 1, comma 4, del d.l. n. 201/2011, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 214/2011, e gli interessi passivi e gli oneri finanziari assimilati di cui al comma 4 dell'art. 96 del presente testo unico. Ai fini del presente comma rilevano anche le perdite trasferite al consolidato nazionale di cui all'art. 117 e non ancora utilizzate. Le disposizioni del presente comma si applicano anche per le operazioni di cui al comma 4-bis” (n.d.r. rinuncia dei soci a crediti verso la società di cui fanno parte). Viene inoltre in rilievo la deducibilità delle perdite, che può rappresentare una utilità non indifferente a fronte della (parziale o totale) rinuncia al proprio diritto. L'art. 101 TUIR comma 5 e 5-bis stabilisce al riguardo che “Le perdite di beni di cui al comma 1, commisurate al costo non ammortizzato di essi, e le perdite su crediti, diverse da quelle deducibili ai sensi del comma 3 dell'art. 106, sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi e in ogni caso, per le perdite su crediti, se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali o ha concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato ai sensi dell'art. 182-bis r.d. n. 267/1942 o un piano attestato ai sensi dell'art. 67, comma 3, lett. d), del r.d. n. 267/1942 o è assoggettato a procedure estere equivalenti, previste in Stati o territori con i quali esiste un adeguato scambio di informazioni. Ai fini del presente comma, il debitore si considera assoggettato a procedura concorsuale dalla data della sentenza dichiarativa del fallimento o del provvedimento che ordina la liquidazione coatta amministrativa o del decreto di ammissione alla procedura di concordato preventivo o del decreto di omologazione dell'accordo di ristrutturazione o del decreto che dispone la procedura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi o, per le procedure estere equivalenti, dalla data di ammissione ovvero, per i predetti piani attestati, dalla data di iscrizione nel registro delle imprese. Gli elementi certi e precisi sussistono in ogni caso quando il credito sia di modesta entità e sia decorso un periodo di sei mesi dalla scadenza di pagamento del credito stesso. Il credito si considera di modesta entità quando ammonta ad un importo non superiore a 5.000 € per le imprese di più rilevante dimensione di cui all' art. 27, comma 10, del d.l. n. 185/2008, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 2/2009, e non superiore a 2.500 € per le altre imprese. Gli elementi certi e precisi sussistono inoltre quando il diritto alla riscossione del credito è prescritto. Gli elementi certi e precisi sussistono inoltre in caso di cancellazione dei crediti dal bilancio operata in applicazione dei principi contabili. Per i crediti di modesta entità e per quelli vantati nei confronti di debitori che siano assoggettati a procedure concorsuali o a procedure estere equivalenti ovvero abbiano concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti o un piano attestato di risanamento, la deduzione della perdita su crediti è ammessa, ai sensi del comma 5, nel periodo di imputazione in bilancio, anche quando detta imputazione avvenga in un periodo di imposta successivo a quello in cui, ai sensi del predetto comma, sussistono gli elementi certi e precisi ovvero il debitore si considera assoggettato a procedura concorsuale, sempreché l'imputazione non avvenga in un periodo di imposta successivo a quello in cui, secondo la corretta applicazione dei principi contabili, si sarebbe dovuto procedere alla cancellazione del credito dal bilancio. |