Clausola compromissoria per arbitrato rituale amministrato

Rosaria Giordano

Inquadramento

Mediante la convenzione d'arbitrato le parti possono devolvere una controversia già insorta o controversie che potrebbero insorgere in relazione ad una vicenda negoziale alla decisione di uno o più arbitri. In quest'ultima ipotesi, come nell'esemplificazione proposta, la convenzione assume la formula di una clausola compromissoria all'interno di un contratto. Le parti possono decidere, come nell'esemplificazione proposta, mediante tale clausola di demandare la decisione delle eventuali controversie insorte ad una camera arbitrale sottoponendosi alle regole procedimentali previste all'interno della stessa.

Formula

Tutte le controversie derivanti dal presente contratto, comprese quelle inerenti la sua formazione,

interpretazione, esecuzione, validità e giuridica esistenza, modificazione ed estinzione, purché

compromettibili in arbitri [1] , saranno sottoposte ad arbitrato, in conformità al regolamento della

Camera arbitrale di ... , che sarà in vigore al momento in cui il procedimento

arbitrale avrà inizio, ed al quale fanno rinvio anche per le norme procedurali in esso stabilite, che si

intendono quindi dettate dalle parti stesse, per gli effetti di cui all'art. 832, ed all'art. 816-bis c.p.c.

Si applicheranno, al procedimento arbitrale, le disposizioni procedurali contenute nel suddetto

regolamento. In particolare, la nomina degli arbitri avverrà con le modalità indicate nel

regolamento.

L'organo arbitrale deciderà in via rituale e secondo diritto.

La sede dell'arbitrato è fissata in ... .

Nel caso in cui la Camera arbitrale di ... rifiuti di amministrare l'arbitrato, le controversie in

oggetto saranno devolute alla cognizione di un collegio arbitrale, composto da tre membri, di cui i

primi due saranno nominati uno da ciascuna parte in lite, ed il terzo di comune accordo dagli arbitri

così nominati, ovvero, in difetto, dal Presidente del Tribunale di ... [2] . Lo stesso Presidente del Tribunale nominerà l'arbitro per la parte in lite che non vi avrà provveduto nel termine previsto dall'art. 810, comma 1 c.p.c.

Si applicano, per quanto espressamente non disposto nella presente clausola e nel suddetto regolamento, le disposizioni degli articoli 806 e seguenti del codice di procedura civile in tema di arbitrato rituale.

Luogo e data ...

Sottoscrizione [3] ...

Sottoscrizione ...

1. In un recentissimo precedente, la S.C. si è pronunciata sulla questione afferente i limiti entro i quali possono essere devolute ad arbitri le opposizioni esecutive. In particolare, si è ritenuto che la clausola compromissoria riferita genericamente a qualsiasi controversia nascente da un determinato rapporto giuridico cui essa inerisce può essere interpretata - con giudizio riservato al giudice di merito - nel senso che rientrano nella competenza arbitrale anche le opposizioni all'esecuzione forzata, salvo che si controverta di diritti indisponibili, mentre non sono compromettibili in arbitri le opposizioni agli atti esecutivi, in quanto la verifica dell'osservanza di regole processuali d'ordine pubblico riguarda diritti di cui le parti non possono mai liberamente disporre (Cass. III, n. 7891/2018).

2. Il Presidente del Tribunale competente per la nomina dell'arbitro è quello del luogo indicato dall'art. 810, comma 2 c.p.c., ossia quello nella cui circoscrizione ha sede l'arbitrato ovvero, se la stessa non è stata prevista, dove è stata stipulata la convenzione di arbitrato. La Corte di legittimità ha recentemente chiarito che è inammissibile il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. avverso il decreto di nomina o di sostituzione di un arbitro, essendo provvedimento privo di carattere decisorio ed insuscettibile di produrre effetti sostanziali o processuali di cosa giudicata (Cass. I, n. 18004/2018).

3. Nell'ipotesi di clausola compromissoria contenuta in condizioni generali di contratto, le parti sono tenute ad approvare specificamente la stessa ai sensi dell'art. 1341 c.c.

Commento

L'arbitrato si fonda sulla volontà delle parti che si manifesta mediante la convenzione d'arbitrato che ha le proprie forme principali nel compromesso, disciplinato dall'art. 807 c.p.c., e relativo ad una determinata controversia già insorta tra le stesse, e la clausola compromissoria, inserita in un contratto con riferimento, in genere, a tutte le controversie derivanti dall'interpretazione ed esecuzione del medesimo.

In entrambe le ipotesi, la convenzione d'arbitrato è un negozio mediante il quale le parti deferiscono ad arbitri la decisione di una o più controversie che tra di esse siano insorte o possano insorgere in relazione ad un determinato rapporto giuridico sostanziale, di natura contrattuale o non contrattuale, e che preclude loro la possibilità far ricorso alla giurisdizione statale per la risoluzione delle controversie che ne sono oggetto.

La convenzione di arbitrato deve essere redatta in forma scritta ad substantiam.

La determinazione delle controversie che si intendono deferire agli arbitri, è anch'essa richiesta a pena di nullità, al fine di poter individuare i limiti della cognizione arbitrale, sebbene le parti possano limitarsi ad un'indicazione generica, purché inequivoca, dell'oggetto della controversia e quindi specificarne la portata con la sola domanda di arbitrato.

Vi è pertanto che, in caso di clausola compromissoria inesistente, il successivo comportamento delle parti non vale a sanare il vizio di carenza di potere degli arbitri (cfr. Cass. n. 2066/2022, la quale ha precisato che in senso contrario non può essere invocato il disposto dell'art. 829, comma 1, n. 4, c.p.c., in relazione all'art. 817 c.p.c., atteso che tale disposizione si riferisce al superamento, da parte degli arbitri, dei limiti loro imposti dal compromesso e non alla diversa ipotesi di originaria e totale carenza di potere, e dovendo escludersi la possibilità di una sua applicazione analogica, ponendosi la competenza arbitrale come derogatoria alla competenza del giudice naturale).

Le parti che sottoscrivono la convenzione d'arbitrato, oltre a dover coincidere con quelle titolari del rapporto controverso, devono essere titolari della capacità giuridica di esercitare il diritto sostanziale oggetto della lite e capaci di prendere parte all'eventuale e successivo procedimento arbitrale.

È stato peraltro chiarito che, in tema di arbitrato, l'istituto della ratifica è applicabile anche alla clausola compromissoria inserita in un contratto da un soggetto che non ne aveva il potere, costituendo espressione di autonomia negoziale, in quanto tale meritevole di tutela, atteso che comporta, sul piano funzionale, la valutazione positiva da parte dell'ordinamento dell'interesse del soggetto legittimato a recuperare, nella propria sfera giuridica, il risultato dell'attività da altri compiuta senza esserne legittimato, così realizzando anche un'esigenza di economia giuridica, salvi i limiti desumibili dal sistema a tutela delle parti originarie e dei terzi (Cass. II, n. 21221/2014).

Inoltre, come previsto dall'art. 806 c.p.c., le controversie demandabili alla decisione degli arbitri sono esclusivamente quelle concernenti diritti disponibili.

È stato osservato che la disponibilità va riferita al diritto azionato e non alle questioni che possono porsi nell'iter logico-giuridico che conduce alla decisione, tranne il caso in cui si tratti di questioni che per legge devono essere decise con efficacia di giudicato (MERONE, Arbitrato rituale, in Ilprocessocivile.it).

Tuttavia, in tema di arbitrato, l'indisponibilità del diritto che costituisce il limite al ricorso alla clausola compromissoria non va confusa con l'inderogabilità della normativa applicabile al rapporto giuridico, la quale non impedisce la compromissione in arbitrato, con il quale si potrà accertare la violazione della norma imperativa senza determinare con il lodo effetti vietati dalla legge (Cass. VI-1, n. 9344/2018).

La clausola compromissoria, come quella proposta nella formula in esame, riferita genericamente alle controversie nascenti dal contratto cui essa inerisce va interpretata, in mancanza di espressa volontà contraria, nel senso che rientrano nella competenza arbitrale tutte e solo le controversie aventi causa petendi nel contratto medesimo.

Peraltro, la clausola compromissoria contenuta in un determinato contratto non estende i propri effetti alle controversie relative ad altro contratto, ancorché collegato a quello principale (Cass. III, n. 941/2017).

La questione, tradizionalmente discussa, afferente la natura dell'arbitrato rituale appare superata dalla riforma realizzata dal d.lgs. n. 40/2006, la quale ha previsto, mediante l'introduzione dell'art. 824-bis c.p.c., che il lodo rituale acquista, dalla data della sua ultima sottoscrizione, gli effetti della sentenza pronunciata dall'autorità giudiziaria. In dottrina si è osservato che pertanto l'arbitrato rituale è attività che hanatura oggettivamente giurisdizionale e sostitutiva della funzione dell'autorità giudiziaria (Merone, Arbitrato rituale, cit.).

Nell'ipotesi considerata, la scelta delle parti è per un arbitrato “amministrato” da una Camera arbitrale, in forza del regolamento della quale saranno nominati gli arbitri e determinate le regole applicabili al procedimento.

Soltanto in subordine, ossia per il caso in cui la Camera arbitrale indicata nella clausola compromissoria non accetti il mandato a decidere troveranno applicazione le regole “canoniche” di cui agli artt. 806 e ss. c.p.c.

Profili fiscali

Il compromesso e la clausola compromissoria assumono rilevanza sia ai fini dell'imposta di registro sia ai fini dell'imposta di bollo.

Con riferimento all'imposta di registro, occorre fare riferimento, in mancanza di una specifica disciplina, alle norme generali del TU sull'imposta di registro.

In virtù di tali previsioni, non avendo natura patrimoniale, compromesso e clausola compromissoria sono soggetti a tassazione in misura fissa. Inoltre, in base alla forma dell'atto in questione, varia la modalità con cui adempiere all'imposta (in misura fissa se l'atto è contenuto in una scrittura privata autenticata o in un atto pubblico; oppure, in caso d'uso se l'atto è contenuto in scrittura privata, formato per corrispondenza o in un atto formato all'estero).

Quanto invece all'imposta di bollo, occorre distinguere tra compromesso e clausola compromissoria. Infatti, sul compromesso, l'imposta è dovuta in generale, fin dall'origine e in misura fissa (artt. 1-2, Allegato A, Tariffa, parte I d.P.R. n. 642/1972), ma solo in caso d'uso se formato all'estero (art. 30, Allegato A, Tariffa, parte II d.P.R. n. 642/1972) o mediante corrispondenza (art. 24, Allegato A, Tariffa, parte II d.P.R. n. 642/1972). Invece, la clausola compromissoria è soggetta all'imposta in base alla disciplina applicabile all'atto in cui è inserita (art. 13, comma 3, n. 15 d.P.R. n. 642/1972).

Gli atti del procedimento redatti dalle parti e dagli arbitri rilevano esclusivamente ai fini dell'imposta di bollo, senza essere considerati atti giudiziari.

Gli atti del procedimento non rilevano invece ai fini dell'imposta di registro, in quanto consistono in atti privati non aventi contenuto patrimoniale.

Nel caso in cui la nomina dell'arbitro venga effettuata con atto autonomo, deve essere assoggettata all'imposta di bollo quale atto del procedimento arbitrale.

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