Contratto di sale and lease back

Mattia Caputo

Inquadramento

Il c.d. sale and lease back o, letteralmente in italiano “vendita con leasing di ritorno”, costituisce una variante del contratto di leasing (immobiliare, mobiliare o di beni strumentali all'esercizio dell'attività di impresa) la cui particolarità risiede nel fatto che l'operazione è così articolata: l'utilizzatore (solitamente un imprenditore), al fine di procurarsi la liquidità che gli occorre, vende un bene di cui è proprietario ad un soggetto, il concedente, il quale a sua volta glielo concede in godimento in cambio del pagamento di un canone e con la facoltà, mediante pagamento del prezzo convenuto per il riscatto, di riacquistarlo.

Questa complessa operazione negoziale, assai frequente nella prassi, pone l'interprete di fronte al problema di capire se essa sia compatibile oppure no con il divieto del patto commissorio di cui all'art. 2744 del codice civile, norma che secondo la giurisprudenza consolidata colpisce con la più grave delle forme di patologia negoziale, la nullità, tutte quelle alienazioni realizzate a scopo di garanzia, tra cui ben può rientrare astrattamente anche il sale and lease back.

Formula

CONTRATTO DI SALE AND LEASE BACK 1

Con il presente contratto la banca/la società ...., iscritta nel R.I. il .... a .... e con sede legale in ...., alla ...., P.IVA .... (di seguito Concedente)

E

il/la Sig./Sig.ra/la società ...., nato/a/iscritta nel R.I. il .... a .... e residente/con sede legale in ...., alla ...., C.F./P.IVA .... (di seguito Utilizzatore)

convengono e stipulano quanto segue:

PREMESSO

- che con contestuale atto di compravendita del ...., l'Utilizzatore ha venduto il proprio bene mobile non registrato/registrato/immobile di seguito meglio descritto .... (di seguito il bene) a favore del Concedente;

- che, stante l'avvenuta cessione definitiva della proprietà del bene al Concedente, questo stipula il presente contratto di sale and lease back alle condizioni appresso descritte;

- che contestualmente alla compravendita il Concedente ha versato all'Utilizzatore l'importo descritto nell'atto di compravendita pari ad € .... con le seguenti modalità .... a saldo del prezzo del bene mobile non registrato/registrato/immobile, somma della quale l'Utilizzatore ha già dato quietanza, pur rimanendo quest'ultimo nel possesso del bene;

si conviene e si stipula quanto segue:

tutto ciò premesso è da considerarsi parte integrante e sostanziale del presente atto

ART. 1. DURATA DEL CONTRATTO

1.1 L'Utilizzatore è autorizzato a rimanere nel pieno e totale godimento del bene venduto per tutto il periodo in cui durerà il contratto di sale and lease back , ed esattamente per mesi ...., a partire dalla data di sottoscrizione del presente contratto fino al ....;

1.2 Il presente contratto di sale and lease back avrà la durata di mesi .... e pertanto l'Utilizzatore dovrà versare n. .... canoni mensili consecutivi entro il .... di ciascun mese così come sopra concordato, fino al termine del contratto, con le seguenti modalità .....

bonifici bancari da effettuarsi sul c/c n. ...., presso la banca ...., intestato alla società finanziaria ...., cab ...., abi .....

ART. 2 OBBLIGHI DELL'UTILIZZATORE - PAGAMENTO DEI CANONI

A titolo di canone per la disponibilità, il godimento e l'uso del bene l'Utilizzatore verserà ogni mese al Concedente la somma di € ...., oltre interessi nella misura del .... % 2 per tutta la durata del contratto fino alla scadenza;

A titolo di canone per la disponibilità, il godimento e l'uso del bene l'Utilizzatore verserà ogni mese al Concedente la somma di € ...., senza alcuna rivalutazione monetaria, per tutta la durata del contratto fino alla scadenza.

ART. 3 OBBLIGHI DELL'UTILIZZATORE - SPESE

3.1 Restano a carico dell'Utilizzatore tutti gli oneri inerenti il bene, vale a dire sia le spese di mantenimento di questo, ordinarie e straordinarie, sia gli eventuali oneri condominiali ove si tratti di immobili, ordinari e straordinari, sia gli oneri fiscali. In tal senso provvederà al pagamento direttamente il Concedente, emettendo di volta in volta ricevute bancarie a carico dell'Utilizzatore, che si obbliga a pagarle entro .... giorni dal ricevimento.

3.2 Restano altresì a carico dell'Utilizzatore tutte le riparazioni ordinarie e straordinarie del bene, nessuna esclusa o eccettuata.

ART. 4 OBBLIGHI DELL'UTILIZZATORE

Il Concedente si impegna per tutta la durata del rapporto a non rivendere il bene a terzi, né ad alienarlo ad alcun altro titolo o comunque gravarlo di pesi, vincoli, iscrizioni o trascrizioni pregiudizievoli, sempreché l'Utilizzatore risulti adempiente rispetto alle pattuizioni ivi contenute.

ART. 5 RESTITUZIONE DEL BENE - FACOLTÀ ALTERNATIVE DELL'UTILIZZATORE

5.1 Al termine del periodo indicato all'art. 1, l'Utilizzatore, con comunicazione da effettuarsi almeno .... giorni prima della scadenza con invio al Concedente di raccomandata con avviso di ricevimento, potrà optare per una di tali due soluzioni:

a) richiedere la prosecuzione del rapporto di finanziamento-locazione per l'ulteriore periodo di mesi ....: in tal caso i canoni dovuti dall'Utilizzatore verranno stabiliti secondo il seguente criterio: ....;

b) optare per l'acquisto del bene: in tal caso l'Utilizzatore dovrà versare al all'atto della comunicazione dell'opzione, l'importo di € ..... Con il versamento di tale somma a saldo, le parti concorderanno le modalità ed i tempi per la sottoscrizione del nuovo contratto di compravendita. Tutte le spese in questo caso resteranno a carico dell'Utilizzatore.

b) optare per l'acquisto del bene: in tal caso l'Utilizzatore dovrà versare al all'atto della comunicazione dell'opzione, l'importo di € ..... Con il versamento di tale somma a saldo, il Concedente convocherà l'Utilizzatore davanti ad un notaio di propria scelta per effettuare il rogito, ritrasferendo il bene a quest'ultimo. Le spese notarili, nessuna esclusa od eccettuata, in tale ipotesi rimarranno a carico dell'Utilizzatore.

ART. 6 INADEMPIMENTO DELL'UTILIZZATORE

6.1 Nel caso in cui al Concedente non pervenga alcuna comunicazione di cui all'art. 4 da parte dell'Utilizzatore in ordine alla volontà di quest'ultimo di chiedere la prosecuzione del rapporto di finanziamento-locazione o di optare per l'acquisto del bene, entro il termine previsto di mesi .... prima della scadenza del contratto, il rapporto si intenderà risolto con il pagamento dell'ultima rata ed il Concedente resterà proprietario del bene, che verrà a questo rilasciato o consegnato da parte dell'Utilizzatore al Concedente nei termini e con le modalità pattuite, mentre nessun altro obbligo graverà su quest'ultimo.

Il mancato rilascio o consegna del bene comporterà per l'Utilizzatore l'obbligo di risarcire i danni, patrimoniali e non patrimoniali, oltre il rimborso di tutte le spese legali fino al rilascio o alla consegna effettiva

3

 (in caso di patto marciano) Le parti convengono che in caso di risoluzione del contratto ai sensi del comma precedente, esse provvederanno ad effettuare la stima del valore economico del bene al momento dell'inadempimento in base al prezzo corrente del bene sul mercato (ove esistente) oppure nominando un estimatore indipendente di comune accordo o, in mancanza, mediante ricorso all'Autorità Giudiziaria, affinché stimi il valore del bene stesso.

Nel caso in cui a seguito della stima di cui al comma precedente dovesse risultare che il valore del bene è superiore rispetto all'ammontare dei canoni residui che l'Utilizzatore è tenuto a corrispondere al Concedente quest'ultimo, previa vendita o ricollocazione sul mercato del bene secondo il disposto dell'art. 1, comma 138, della l. n. 124/2017, dovrà corrispondere l'eventuale differenza in eccesso al Concedente.

Nel caso in cui a seguito della stima di cui al comma 3 dovesse risultare che il valore del bene è inferiore rispetto all'ammontare dei canoni residui che l'Utilizzatore è tenuto a corrispondere al Concedente, resta impregiudicato il credito di quest'ultimo per la differenza residua nei confronti dell'Utilizzatore.

ART. 7. CLAUSOLA RISOLUTIVA E DECADENZA DAL BENEFICIO DEL TERMINE

7.1 Il Concedente avrà la facoltà di risolvere anticipatamente il contratto senza necessità di preventiva costituzione in mora, nei seguenti casi:

a) mancato pagamento di almeno sei canoni mensili o due canoni trimestrali, anche non consecutivi, o un importo equivalente per i leasing immobiliari oppure di quattro canoni mensili, anche non consecutivi, o un importo equivalente per gli altri contratti di locazione finanziaria 4 ;

b) mancata rispondenza alla realtà dei dati e delle notizie forniti dall'Utilizzatore, ovvero scoperta da parte del Concedente, successivamente alla stipulazione del contratto, di un giustificato motivo che legittimi, anche per uno soltanto dei beni dedotti in contratto, la risoluzione del contratto di acquisto concluso con il Fornitore;

c) apertura di una procedura concorsuale a carico dell'Utilizzatore ovvero sostanziale modifica della sua situazione economica o cessazione della sua attività, messa in liquidazione ecc., salvo che l'Utilizzatore non presti idonea garanzia entro il termine di .... giorni dalla richiesta del Concedente;

7.2 In tutti i casi indicati la risoluzione opererà in forza di invio all'Utilizzatore di comunicazione a mezzo di lettera raccomandata, impregiudicata la facoltà del Concedente di non intimare la risoluzione e di procedere all'esecuzione coattiva del contratto.

7.3 Sempre nei casi di cui sopra il Concedente avrà altresì la facoltà alternativa di far decadere l'Utilizzatore dal beneficio del termine, intimando al medesimo, a mezzo di lettera raccomandata e senza necessità di previa costituzione in mora, di provvedere all'immediato pagamento in un'unica soluzione sia di ogni importo già scaduto a suo carico per canoni insoluti, interessi di mora e per qualsiasi altro titolo, sia anche del valore attuale di tutto il residuo corrispettivo contrattualmente previsto a suo carico nella Premessa, fatti salvi gli effetti dell'indicizzazione, ove prevista.

7.4 A seguito del pagamento da parte dell'Utilizzatore di quanto previsto dal precedente comma 3 del presente articolo, il medesimo Utilizzatore potrà proseguire nell'utilizzo del bene fino al termine previsto dal contratto ed esercitare poi l'opzione di acquisto del bene per l'importo all'uopo indicato nella Premessa.

ART. 8 OPPONIBILITÀ DEL CONTRATTO AI SUCCESSORI E AVENTI CAUSA

Il contratto obbliga le parti e, in via solidale ed indivisibile, anche i loro successori ed aventi causa a titolo generale e particolare 5 .

Ove l'Utilizzatore sia una società, in caso di modifiche della propria forma sociale, dovrà darne prontamente notizia al Concedente a mezzo di lettera raccomandata. Tale notizia, peraltro, anche se comunicata preventivamente, non comporterà in alcun caso la liberazione degli eventuali soci a responsabilità illimitata.

ART. 9 ADEMPIMENTI INTEGRATIVI - ELEZIONE DI DOMICILIO

8.1 Le clausole del presente contratto possono essere modificate o derogate soltanto per espresso atto scritto, con esclusione di qualsivoglia possibilità di presunzione di deroga tacita o verbale.

8.2 Le parti si impegnano peraltro ad addivenire agli atti aggiuntivi ed integrativi del contratto che si rendessero necessari ed opportuni per il buon fine dell'operazione.

8.3 L'Utilizzatore si obbliga altresì per tutta la durata del contratto:

a) a rendere edotto il Concedente di ogni variazione nella proprietà dell'azienda, di qualsivoglia progetto di modificazione, fusione, trasformazione, concentrazione o cessazione della propria attività;

b) a fornire, ove richiesto, al Concedente ed a qualsiasi altro Ente interessato, la documentazione richiesta dalla vigente normativa per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso;

8.4 L'Utilizzatore elegge domicilio – ad ogni effetto – presso la sede indicata in contratto. Eventuali variazioni del domicilio dell'Utilizzatore non avranno effetti nei confronti del Concedente e non potranno comunque esserle opposte fino a che non abbia ricevuto la relativa comunicazione a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento.

ART. 10 FORO COMPETENTE

Per ogni controversia che possa sorgere in dipendenza diretta ed indirettta del contratto, ove l'azione sia promossa dal Concedente o dall'Utilizzatore, è competente il Foro stabilito dalla legge.

Per ogni controversia che possa sorgere in dipendenza diretta ed indiretta del contratto, ove l'azione sia promossa dal Concedente o dall'Utilizzatore, è competente il Foro di ...., con esclusione di ogni deroga per ragioni di connessione o continenza di causa.

ART. 11 DISPOSIZIONI FINALI

Per tutto quanto non espressamente previsto nel presente contratto si applicheranno le norme del Codice Civile in materia di vendita con riserva di proprietà (artt. 1523-1526) e quelle di cui all'art. 1, commi 136-140 della l. n. 124/2017 (c.d. “legge concorrenza”).

Luogo e data ....

Il Concedente ....

L'Utilizzatore ....

[1] [1]La presente formula può riguardare tanto beni strumentali all'esercizio dell'impresa quanto beni che non lo siano.

[2] [2]La naturale fecondità del denaro comporta che, di regola, le parti stipulano il presente contratto prevedendo l'obbligo dell'Utilizzatore di corrispondere gli interessi corrispettivi al Concedente, attesa la funzione di finanziamento connaturata al leasing, anche nella sua variante di sale and lease back.

[3] [3]Appare preferibile per le parti inserire questa pattuizione, denominata “patto marciano”, all'interno del contratto di sale and lease back, dal momento che essa, ancorché facoltativa, assicura la liceità dell'operazione negoziale che esse pongono in essere, evitando che possano poi insorgere questioni in sede giudiziaria relativamente alla validità della stessa.

[4] [4]La clausola in oggetto è modellata sul disposto dell'art. 1, comma 137, della l. n. 124/2017 che ha “tipizzato” la nozione di “grave inadempimento” dell'utilizzatore nella locazione finanziaria.

[5] [5]Nel caso in cui l'utilizzatore sia una società e questa venga cancellata dal Registro delle Imprese, si applicherà il principio di diritto sancito dalle Sezioni Unite Civili n. 6070/2013 in base al quale tutti i debiti ed i crediti residui e che risultino dall'ultimo bilancio si trasmettono ai soci in una sorta di fenomeno successorio a carattere universale.

Commento

Nozione e struttura dell'operazione negoziale

Il contratto di sale and lease back o “vendita con leasing di ritorno” è un istituto di origine statunitense, diffusosi poi anche nelle pratiche commerciali del nostro paese grazie alla sua capacità di rispondere all'esigenza degli operatori economici di ottenere, con immediatezza, liquidità, e di fornire alle banche o alle società di leasing finanziatrici di ottenere un'adeguata garanzia per il caso di inadempimento dell'utilizzatore.

Secondo la definizione fornita dalla Suprema Corte (Cass. II, n. 10805/1995) si tratta di un contratto mediante il quale “un'impresa (o un lavoratore autonomo) vende un proprio bene (mobile o immobile), di natura strumentale per l'esercizio dell'impresa o dell'attività, ad una società di leasing, la quale lo concede contestualmente in leasing all'alienante, che corrisponde per l'utilizzazione del bene un canone ed ha la facoltà, alla scadenza del leasing, di riacquistare la proprietà esercitando un diritto di opzione, per un determinato prezzo”.

La peculiarità di quest'operazione negoziale risiede dunque nel fatto che un soggetto, normalmente un imprenditore, bisognoso di procurarsi la liquidità che gli occorre e che difficilmente potrebbe procurarsi diversamente (ad esempio perché già debitore nei confronti di più soggetti), aliena un bene di sua proprietà ad un soggetto, di regola una società di leasing oppure un Istituto di credito, il quale contestualmente glielo concede in godimento in cambio della corresponsione dei canoni periodici, con la pattuizione della possibilità per l'utilizzatore di riscattare il bene mediante pagamento del corrispettivo, ritornando così ad esserne il proprietario.

Il contratto di sale and lease back, evidentemente caratterizzato, come tutte le altre locazioni finanziarie, dall'essere volto a realizzare essenzialmente una funzione creditizia e di finanziamento, rischia però di entrare in rotta di collisione con il disposto dell'art. 2744 c.c., che sancisce il divieto del patto commissorio, ovvero di quel patto con cui le parti convengono che in caso di inadempimento del debitore alla propria obbligazione il bene dato in garanzia al creditore passerà definitivamente in proprietà di quest'ultimo.

Le ragioni sottese al divieto del patto commissorio di cui all'art. 2744 c.c. e della conseguente sanzione della nullità (assoluta) dell'intera pattuizione sono molteplici: la necessità di evitare approfittamenti da parte del ceto creditorio nei confronti dei debitori (specie ove si consideri che questi sono naturalmente in una posizione di difficoltà economica), la salvaguardia della par condicio creditorum di cui all'art. 2741 c.c., la volontà del legislatore di evitare forme di autotutela privata e, più in generale, l'obiettivo di garantire la proporzionalità tra i valori economici in gioco, ovvero il debito garantito ed il bene dato in garanzia al creditore.

Secondo l'interpretazione consolidata della giurisprudenza, poi, la norma divietante di cui all'art. 2744 c.c. non riguarda soltanto i casi in cui il debitore abbia costituito a favore del creditore una causa legittima di prelazione sub specie di pegno o ipoteca, ma più in generale tutte quelle alienazioni c.d. “a scopo di garanzia”, in cui cioè l'obiettivo concretamente perseguito dalle parti non è quello di trasferire la proprietà del bene all'acquirente, bensì di realizzare una causa cavendi, cioè di tacitare il debito nei confronti del creditore permettendo a quest'ultimo di incamerare, unilateralmente in via di autotutela, i beni che gli sono stati trasferiti in garanzia per il caso di inadempimento del debitore.

Secondo l'interpretazione espansiva di tale norma che la giurisprudenza ha dato in modo granitico, anche questi contratti saranno affetti da nullità non già per contrasto diretto con il disposto dell'art. 2744 c.c., bensì per l'illiceità della causa ai sensi dell'art. 1344 c.c., in quanto volti a realizzare una manovra di aggiramento del divieto del patto commissorio, integrando così un negozio in fraudem legis, ponendosi oggettivamente in frizione, sia pure indirettamente, con il divieto del patto commissorio.

Il sale and lease back e il divieto del patto commissorio

Così configurata la struttura del sale and lease back e la portata dell'art. 2744 c.c., si pone dunque il problema di verificare se il contratto di vendita con leasing di ritorno integri un'alienazione a scopo di garanzia e ricada pertanto sotto il divieto del patto commissorio, o costituisca piuttosto un'operazione negoziale lecita e volta a realizzare un interesse meritevole di tutela per l'ordinamento, ovvero quello di finanziamento tipico della locazione finanziaria.

Appare evidente, prima facie, come tale operazione costituisca astrattamente uno schema negoziale socialmente tipico, caratterizzato dal fatto che il trasferimento in proprietà del bene all'impresa di leasing rappresenta il presupposto necessario per la concessione del bene in “locazione finanziaria” e non è quindi preordinato, per sua natura, ad uno scopo di garanzia né all'elusione del divieto del patto commissorio, bensì a realizzare una funzione di finanziamento.

Tuttavia appare anche chiaro come proprio il meccanismo con cui è naturalmente conformata l'operazione negoziale del sale and lease back possa agevolmente prestarsi a realizzare la finalità tipica delle alienazioni a scopo di garanzia, ponendosi in questo modo in contrasto, sia pure indiretto, con il disposto dell'art. 2744 c.c.

La giurisprudenza in tema di sale and lease back ha avuto nel tempo orientamenti oscillanti.

Prima del révirement giurisprudenziale operato con la sentenza n. 3800/1983, con cui la Corte di Cassazione ha sancito il carattere di norma materiale dell'art. 2744 c.c., come tale volta a colpire il risultato perseguito dalle parti vietato dalla legge, indipendentemente dallo strumento giuridico utilizzato a tal fine, la giurisprudenza si era pronunciata per la validità del sale and lease back, basandosi soprattutto sull'orientamento tradizionale che dava rilevanza al momento dell'effetto traslativo della proprietà, immediato nella vendita con lease back – e risolutivamente condizionato all'adempimento dell'utilizzatore-debitore –, invece sospensivamente condizionato all'inadempimento del debitore nel patto commissorio.

Dopo la svolta della sentenza n. 3800/1983 si sono avute una serie di pronunce (cfr. Trib. Milano 19 giugno 1986) che, nel solco dei principi affermati dalla citata sentenza, hanno stabilito che nel contratto di sale and lease back la natura finanziaria del contratto, unitamente alla funzione di garanzia svolta dalla vendita del bene, costituiscono indici insuperabili di frode alla legge.

Vale a dire che il contratto di sale and lease back ben può rappresentare lo strumento per occultare una situazione preesistente e sottostante in cui un soggetto, l'utilizzatore, già debitore di un altro, il creditore-concedente, trasferisce un suo bene di varia natura in proprietà a quest'ultimo a garanzia del proprio adempimento.

Da ciò consegue che tale istituto ben può configurarsi quale mezzo cui l'autonomia delle parti può fare ricorso per eludere il divieto del patto commissorio, pertanto vietato dalla legge e colpito dalla sanzione civilistica della nullità totale ed a legittimazione assoluta.

Secondo la giurisprudenza più recente (ex multis Cass. III, n. 5438/2006) il sale and lease back configura un contratto d'impresa socialmente tipico, come tale astrattamente valido; resta comunque ferma la necessità di verificare in concreto, caso per caso, la sussistenza di elementi sintomatici dai quali è possibile desumere che la vendita è stata posta in essere in funzione di garanzia ed è volta, pertanto, ad aggirare il divieto del patto commissorio.

Tali indici presuntivi sono stati individuati dalla giurisprudenza nell'esistenza di una pregressa situazione di credito e debito tra la società finanziaria e l'impresa utilizzatrice-venditrice, nella sussistenza di una situazione di difficoltà economica di quest'ultima, tale da legittimare il sospetto di un approfittamento della condizione di debolezza da parte della società di leasing, nella sproporzione tra il valore del bene trasferito ed il corrispettivo versato dall'acquirente.

Soltanto ove sia accertata, in concreto, dal giudice, la sussistenza di uno o più di tali indici presuntivi, il contratto di sale and lease back potrà essere dichiarato nullo per contrasto indiretto con il divieto di cui all'art. 2744 c.c.

Tale principio è stato di recente ribadito dalla Suprema Corte (Cass., III, n. 8100/2020), secondo cui lo schema contrattuale dei sale and lease back è, in linea di massima e almeno in astratto, valido, in quanto contratto d'impresa socialmente tipico, ferma restando la necessità di verificare, caso per caso, l'assenza di elementi patologici, sintomatici di un contratto dl finanziamento assistito da una vendita in funzione di garanzia, volto ad aggirare, con intento fraudolento, il divieto di patto commissorio e, pertanto, sanzionabile, per illiceità della causa, con la nullità, ex art. 1344 c.c. Tale attività di accertamento del carattere fittizio di questo contratto, per la presenza di indizi sintomatici di un'anomalia nello schema causale socialmente tipico (quali possono essere l'esistenza di una situazione di credito e debito tra la società finanziaria e l'impresa venditrice utilizzatrice, le difficoltà economiche di quest'ultima, la sproporzione tra il valore del bene trasferito e il corrispettivo versato dall'acquirente), costituisce un'indagine di fatto, che è insindacabile in sede di legittimità, se adeguatamente e correttamente motivata.

È invece indubbio che il sale and lease back si atteggi quale operazione lecita nel caso in cui al contratto sia apposto il c.d. “patto marciano” in forza del quale il venditore-utilizzatore ha diritto a percepire l'eventuale supero derivante dalla differenza di valore tra il prezzo del bene ed ammontare del debito garantito (Cass. II, n. 10986/2013; Cass. I, n. 1625/2015).

Sarà peraltro necessario che al momento dell'eventuale inadempimento un soggetto terzo, imparziale, effettui una stima oggettiva del valore del bene, onde evitare che il concedente-creditore si appropri di un bene di valore maggiore rispetto al credito da lui vantato, arricchendosi in tal modo illegittimamente.

Il sale and lease back con il patto marciano integra infatti uno schema negoziale che, al pari del riporto finanziario e del pegno irregolare, è in grado di escludere in radice l'abuso e dunque l'illiceità della causa, garantendo la proporzione economica tra i valori in gioco, pur essendosi in presenza della costituzione di garanzie che presuppongono un trasferimento di proprietà.

Il sale and lease back è quindi da considerarsi un contratto valido, caratterizzato da una causa di finanziamento e, pertanto, non rientrante nel novero delle alienazioni a scopo di garanzia e quindi non riconducibile al divieto del patto commissorio. Rispetto a tale contratto il giudice dovrà verificare, attraverso un accertamento di fatto, se sussistano in concreto gli indici presuntivi individuati dalla giurisprudenza, dai quali è possibile desumere che il contratto sia stato stipulato dalle parti con funzione di garanzia e, di conseguenza sarà nullo per contrasto con l'art. 2744 c.c.

Il sale and lease back, inoltre, realizza un risparmio fiscale in capo al conduttore del bene concesso in godimento, rispetto ai costi che dovrebbe sostenere ove ne fosse proprietario, potendo imputare a costo i canoni della locazione finanziaria.

Per questo motivo l'Agenzia delle Entrate aveva ritenuto che questa fattispecie negoziale integrasse un'ipotesi di abuso del diritto; soluzione, questa, sconfessata dalla Suprema Corte con la sentenza n. 17175/2015.

Secondo la Corte di Cassazione, infatti, tenuto conto dell'interpretazione della giurisprudenza comunitaria sul punto, perché si possa parlare di pratica abusiva, occorre che si verifichino due condizioni.

Da un lato, le operazioni controverse devono, nonostante l'applicazione formale delle condizioni previste dalle pertinenti disposizioni della direttiva IVA e della legislazione nazionale che la traspone, procurare un “vantaggio fiscale” la cui attribuzione sia contraria all'obiettivo perseguito da queste disposizioni.

Dall'altro, deve risultare da un insieme di elementi oggettivi che lo “scopo essenziale” dell'operazione controversa è l'ottenimento di detto vantaggio fiscale.

Laddove non vi sia in concreto la prova di questi elementi, il sale and lease back dovrà essere considerato valido, non integrando di contro alcun abuso del diritto, bensì una pattuizione lecita diretta a realizzare una finalità di finanziamento.

Profili fiscali

L'operazione di sale and lease back assume rilevanza sul piano fiscale soprattutto perché potrebbe configurarsi quale pratica elusiva.

Sulla questione, la S.C. – premesso che la scelta di un'operazione fiscalmente più vantaggiosa non è sufficiente ad integrare una condotta elusiva, laddove sia lo stesso ordinamento tributario a prevedere tale facoltà, purché non si traduca in un uso distorto dello strumento negoziale o in un comportamento anomalo rispetto alle ordinarie logiche d'impresa, posto in essere per realizzare non la causa concreta del negozio, ma esclusivamente o essenzialmente il beneficio fiscale – ha chiarito che l'opzione per il sale and lease back di un bene strumentale, che comporta rispetto all'acquisto un'accelerata deducibilità dei costi, rientra nel libero esercizio dell'attività economica del contribuente, qualora risponda al suo specifico e concreto interesse economico di estinguere pregressi debiti mediante l'acquisizione di nuova liquidità a condizioni ritenute convenienti (Cass. trib., n. 17175/2015). Si è quindi ritenuto che non integra abuso del diritto un contratto di sale and lease back, caratterizzato dalla “clausola tandem”, in virtù della quale la banca finanziatrice subentra alla società di leasing nel credito per i canoni residui, in quanto tale operazione, pur procurando al contribuente un risparmio d'imposta, collegato all'accelerata deducibilità della prima maxi-rata, consente di realizzare un concreto interesse, che rientra nella libertà d'iniziativa economica, sostituendo un pregresso debito bancario con un finanziamento a condizioni migliori, e non risulta, pertanto, irragionevole rispetto alle ordinarie logiche d'impresa (Cass. sez. trib., n. 405/2015).

Diversamente, l'appartenenza di due società al medesimo gruppo d'imprese, pur non escludendo sul piano civilistico la liceità di un contratto di sale and lease back posto in essere tra le stesse, ed avente ad oggetto beni strumentali già ammortizzati dalla società venditrice, consente di ravvisare in tale operazione un comportamento elusivo, configurabile come abuso del diritto, potendosi escludere, proprio in virtù della rilevanza unitaria conferita dal legislatore al gruppo d'imprese, che tale contratto realizzi l'effetto economico proprio della locazione finanziaria, consistente nell'assicurare al locatore una maggiore disponibilità di denaro, e dovendo pertanto concludersi che esso è volto esclusivamente a realizzare un vantaggio fiscale, costituito per la società utilizzatrice dalla possibilità di portare in detrazione i canoni di locazione, e per la società locatrice di effettuare nuovamente l'ammortamento dei medesimi beni (Cass. sez. trib., n. 8481/2009).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario