Contratto costitutivo dell'impresa agricolaInquadramentoIl contratto costitutivo dell'impresa agricola, nell'individuare la veste attraverso la quale le parti intendono esercitare l'attività agricola, costituisce lo strumento contrattuale mediante il quale è possibile cogliere l'evoluzione che ha subito l'istituto dell'impresa agricola, non solo sotto il profilo dell'oggetto, e quindi delle attività in cui questa può concretamente manifestarsi, ossia dell'esercizio dell'impresa, ma anche sotto il profilo della forma che può assumere tale tipologia di impresa. Anche in questa diversa prospettiva, che investe maggiormente il profilo della struttura che assume l'impresa agricola, assume, quindi, un ruolo centrale l'evoluzione normativa segnata dal d.lgs. n. 228/2001 che, nell'ampliare le maglie dell'istituto dell'impresa agricola recependo l'evoluzione di quest'ultima nella direzione della sua industrializzazione, ha inteso al contempo anche ampliare le possibilità di ricorrere, nella costituzione di tale tipo peculiare di impresa, alla veste societaria, nonché ad ulteriori forme di aggregazioni come i consorzi. L'evoluzione progressiva dell'istituto dell'impresa agricola e la possibilità di ricorrere a molteplici forme societarie per il relativo esercizio impone, anche in questa prospettiva, la necessità di una verifica attenta tesa a stabilire se l'impresa esercitata possa considerarsi effettivamente agricola e non piuttosto commerciale, considerata la non assoggettabilità della prima allo statuto dell'imprenditore commerciale. FormulaRep. ... Racc. ... ATTO COSTITUTIVO DI SOCIETÀ ... CON CONFERIMENTO DELL'AZIENDA AGRICOLA DI IMPRENDITORE INDIVIDUALE REPUBBLICA ITALIANA L'anno ... il giorno ... del mese di ... in ... , nel mio studio, ... , Avanti a me Notaio ... , iscritto nel Ruolo del Collegio Notarile dei Distretti Riuniti di ... sono presenti: - il/la sig./sig.ra ... , nato/a a ... il ... , residente in ... alla ... ì, C.F. ... (di seguito denominato anche "Conferente"); - il/la sig./sig.ra ... , nato/a a ... il ... , residente in ... alla ... ì, C.F. ... (di seguito denominato anche “Conferente”); Detti comparenti, cittadini italiani, della cui identità personale io Notaio sono certo, premesso che: - il Conferente è titolare dell'omonima impresa agricola individuale, corrente in ... , alla ... , Codice Fiscale ... e numero di iscrizione nel Registro delle Imprese di ... : ... , P.IVA ... , REA numero ... , numero GR ... , esercente in via esclusiva l'attività agricola ex art. 2135 c.c. e segnatamente le attività di ... ; - dette attività sono esercitate dal Conferente mediante l'unica azienda di cui è titolare, corrente in ... , alla ... di sua esclusiva proprietà; - il Conferente è giunto nella determinazione di adottare per l'esercizio della propria attività la forma societaria, onde perseguire il rafforzamento della medesima dal punto di vista gestionale, patrimoniale ed organizzativo; - a tale scopo, il medesimo intende costituire una società agricola, nella forma della società ... , nella quale conferire l'intera propria azienda agricola sopra citata in regime di valore di perizia ai sensi di quanto disposto dagli artt. 176 e ss. del TUIRn. 917/1986; - l'altro Conferente ... è titolare dell'omonima impresa agricola individuale, corrente in ... , alla ... , Codice Fiscale ... e numero di iscrizione nel Registro delle Imprese di ... : ... , P.IVA ... , REA numero ... , numero GR ... , esercente in via esclusiva l'attività agricola ex art. 2135 c.c. e segnatamente le attività di ... ; - dette attività sono esercitate dal Conferente mediante l'unica azienda di cui è titolare, corrente in ... , alla ... di sua esclusiva proprietà; - il Conferente è giunto nella determinazione di adottare per l'esercizio della propria attività la forma societaria, onde perseguire il rafforzamento della medesima dal punto di vista gestionale, patrimoniale ed organizzativo; - a tale scopo, il medesimo intende costituire una società agricola, nella forma della società ... , nella quale conferire l'intera propria azienda agricola sopra citata in regime di valore di perizia ai sensi di quanto disposto dagli artt. 176 e ss. del TUIRn. 917/1986; Tutto ciò premesso e ritenuto parte integrante e sostanziale del presente atto, i comparenti con- vengono e stipulano quanto segue in vari articolati formanti fra loro unico contesto. - Articolo 1 - I comparenti ... costituiscono fra loro una società ... sotto la seguente ragione sociale "SOCIETA' AGRICOLA ... ". - Articolo 2 - La Società ha per oggetto esclusivo l'esercizio dell'attività agricola così come definita [1] dall'art. 2135 c.c. e delle attività connesse ed accessorie; precisamente, a titolo esemplificativo e non esaustivo, l'esercizio delle attività di: - agricoltura, silvicoltura e attività connesse; potrà quindi effettuare coltivazioni viticole, olivicole, agrumicole e frutticole in genere; attività vitivinicola, coltivazioni di cereali e di altri seminativi, di ortaggi, specialità orticole, fiori e prodotti di vivai, allevamento di animali di ogni genere e specie, coltivazioni agricole associate all'allevamento di animali; allevamento, cattura e rivendita di animali per l'allevamento e ripopolamento di selvaggina, compresi i servizi connessi; silvicoltura e utilizzazione di aree forestali e servizi connessi. Nell'ambito dei servizi connessi all'agricoltura potrà in particolare effettuare l'esercizio e il noleggio di mezzi e macchine agricole e di movimento terra per conto terzi, con o senza personale, l'approvvigionamento e la distribuzione di mezzi tecnici necessari all'esercizio dell'agricoltura; - manipolazione, lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli; macellazione, lavorazione e vendita dei prodotti di allevamento e precisamente di animali di ogni genere e specie; la società potrà pertanto effettuare la lavorazione e vendita di prodotti agricoli; dei prodotti del sottobosco e dei prodotti ortofrutticoli; potrà manipolare, trasformare e commercializzare prodotti della pescicoltura; produrre e commercializzare sementi ed alimenti per il bestiame; potrà, inoltre, acquistare, vendere, permutare, dare e ricevere in locazione, uso e comodato, condurre e gestire terreni, fabbricati rurali ed aziende agricole, nonché aziende industriali che lavorino prodotti agricoli, della pesca e dell'allevamento; effettuare trasporto per conto proprio di qualsiasi genere e natura; - l'attività di agriturismo e del turismo rurale, l'apicoltura, l'equiturismo e tutte le attività a quest'ultime connesse fra le quali: l'attività di ristorazione e catering, l'attività di preparazione e somministrazione al pubblico di pasti, bevande ed alimenti, la prestazione dei servizi di soggiorno, pernottamento ed ospitalità in generale, ivi compreso l'esercizio dell'attività di agricampeggio e la gestione in generale di aree attrezzate per il campeggio; - attività volte alla promozione ed alla incentivazione delle attività di cui all'art. 2135 c.c., comprese l'organizzazione di corsi e seminari, attività culturali e ricreative. La società può svolgere, altresì, ai sensi dell'art. 1, comma 423 della l. n. 266/2005, le attività di produzione e cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche nonché di carburanti ottenuti da produzioni vegetali provenienti prevalentemente dal fondo e di prodotti chimici derivanti da prodotti agricoli. La società potrà compiere qualsiasi operazione mobiliare, immobiliare, commerciale, finanziaria che sia utile o necessaria per il conseguimento dell'oggetto sociale. Essa potrà anche assumere partecipazioni ed interessenze in altre imprese o società aventi un oggetto analogo, affine o connesso al proprio. La società potrà compiere, nell'interesse proprio e delle società ed imprese nelle quali ha assunto partecipazioni ed interessenze, tutte le operazioni commerciali e finanziarie, sia mobiliari che immobiliari, ritenute necessarie ed utili per il raggiungimento dello scopo sociale, ivi comprese la concessione di avalli, fideiussioni ed altre garanzie anche reali. È comunque escluso l'esercizio nei confronti del pubblico delle attività regolamentate dall'art. 106 del d.lgs. n. 385/1993, nonché di ogni altra attività che per disposizione di legge o di regolamento è riservata o vietata. - Articolo 3 – La società ha sede nel Comune di ... . Ai fini dell'iscrizione presso il registro delle Imprese, ai sensi dell'art. 111-ter delle disposizioni di attuazione del codice civile, i soci dichiarano che l'attuale indirizzo della società è fissato in ... , alla ... . - Articolo 4 – La durata della società è fissata sino al 3 ... (in lettere ... ). Essa si intenderà tacitamente prorogata di anno in anno qualora almeno 6 (sei) mesi prima della scadenza come sopra convenuta, o di quella delle eventuali proroghe, non venga data disdetta da un socio agli altri soci mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento. La società potrà essere anticipatamente sciolta con il consenso di tutti i soci oppure laddove sia stato raggiunto l'oggetto sociale oppure sia divenuto impossibile il suo conseguimento. - Articolo 5 – Il capitale sociale viene fissato in € ... (in lettere ... ) che viene sottoscritto dai soci nelle seguenti rispettive misure: - ... , quota del valore nominale di € ... (in lettere ... ) pari al ... % (in lettere ... ); - ... , quota del valore nominale di € ... (in lettere ... ) pari al ... % (in lettere ... ). Esso potrà essere aumentato una o più volte con futuri conferimenti previo consenso di tutti i soci. Le quote sottoscritte da ... vengono liberate in denaro, mentre la quota sottoscritta da ... viene liberata mediante il conferimento in natura di cui al successivo art. 19 (di seguito anche "Conferimento"). - Articolo 6 – Eventuali finanziamenti effettuati dai soci a favore della società, si intenderanno improduttivi di interessi salvo diversa pattuizione deliberata all'unanimità dai soci. - Articolo 7 – La gestione, l'amministrazione sia ordinaria che straordinaria, nonché la rappresentanza, anche in giudizio, della società spetteranno, in forma disgiunta, a tutti i soci ... e ... , i quali vengono investiti della firma sociale di fronte ai terzi e in giudizio, parimenti in forma disgiunta. I suddetti soci ... e ... accettano la carica dichiarando che non sussistono a loro carico cause di ineleggibilità o di decadenza. - Articolo 7-bis – Ai fini del conseguimento della qualifica di imprenditore agricolo professionale, ai sensi dell'art. 1 d.lgs. n. 99/2004 e successive modificazioni ed integrazioni, il socio ... attesta: - di essere imprenditore agricolo professionale; - di essere iscritto nell'apposita gestione previdenziale ed assistenziale. - Articolo 8 – Per atti di ispezione e di sorveglianza della gestione sociale e per l'esame dei libri e degli altri documenti della società, i soci potranno avvalersi dell'opera di professionista di loro fiducia, il cui nominativo verrà comunicato agli altri soci. - Articolo 9 – L'esercizio sociale si chiude il trentuno dicembre di ogni anno di durata della società. Il primo si chiude il ... . - Articolo 10 – Alla fine di ogni esercizio i soci redigeranno l'inventario delle attività e delle passività sociali, sulla scorta del quale e della contabilità sociale formeranno il bilancio ed il conto perdite e profitti, il tutto con i criteri della più oculata prudenza. Il bilancio si intenderà approvato quando non vengano notificate alla società opposizioni da parte di un socio entro trenta giorni dalla comunicazione di cui sopra. - Articolo 11 – Gli utili risultanti dal bilancio saranno ripartiti tra i soci in proporzione alla loro partecipazione al capitale sociale. Nelle stesse proporzioni verranno ripartite eventuali perdite. - Articolo 12 – Le quote di partecipazione non sono trasferibili per atto tra vivi, se non con il consenso di tutti i soci. In caso di cessione, ai soci spetta il diritto di prelazione in proporzione alla quota posseduta da ciascuno di essi ed a parità di condizioni. A tal fine il socio che intende alienare la propria quota a favore di terzi, dovrà darne comunicazione agli altri soci, e per conoscenza alla società, mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento; la comunicazione deve contenere le generalità del cessionario e le condizioni della cessione fra le quali, in particolare, il prezzo e le modalità di pagamento. I soci che intendono esercitare il diritto di prelazione devono darne comunicazione scritta, sempre con lettera raccomandata con avviso di ricevimento, nel termine di giorni 30 (trenta) dal ricevimento della proposta. Nel caso di morte del socio, agli eredi dovrà essere liquidata la quota loro spettante sulla base di un inventario o bilancio da erigersi con riferimento alla situazione della società al giorno del decesso, a meno che gli altri soci non preferiscano sciogliere la società ovvero continuarla con gli eredi stessi e questi vi acconsentano. - Articolo 13 – Il socio che voglia recedere dalla società dovrà darne preavviso di almeno 3 (tre) mesi. Il socio recedente avrà diritto alla liquidazione della propria quota sulla base di un inventario o bilancio da redigersi con riferimento alla situazione della società al giorno del recesso. - Articolo 14 – In caso di scioglimento della società per decorrenza del termine o per qualsiasi altra causa, la società verrà messa in liquidazione e questa affidata ad uno o più liquidatori nominati da tutti i soci, che ne determineranno i poteri e gli emolumenti. In mancanza di accordo vi provvederà il Presidente del Tribunale nella cui circoscrizione ha sede la società, su ricorso anche di un solo socio. La fase di liquidazione potrà essere omessa, con l'accordo di tutti i soci, qualora non risultino passività o attività da ripartire tra i soci. - Articolo 15 – Qualunque controversia dovesse insorgere tra i soci ovvero tra i soci e la società che abbia ad oggetto i diritti disponibili relativi al rapporto sociale verrà rimessa al giudizio di un arbitro amichevole compositore nominato dal Presidente del Tribunale di ... su istanza della parte più diligente e che giudicherà inappellabilmente e senza formalità di procedura. Si applicano comunque le disposizioni di cui al d.lgs. n. 5/2003. - Articolo 16 - Agli amministratori e legali rappresentanti spetta il rimborso delle spese sostenute per ragioni del loro ufficio; i soci possono stabilire, inoltre, di corrispondere agli stessi una indennità annuale o mensile. - Articolo 17 – Per quanto non previsto dai presenti patti le parti fanno espresso riferimento alle norme sancite dal Codice Civile che regolano la materia. - Articolo 18 - Le spese del presente atto e dipendenti sono a carico della società. - Articolo 19 - - Conferimento in natura da parte di ... - Articolo 19.1 (Oggetto) - Ad integrale e contestuale liberazione della quota di capitale sociale dallo stesso sottoscritta della costituenda società, pari a nominali € ... (in lettere ... ), il Conferente conferisce nella società "SOCIETÀ AGRICOLA TE ... " (di seguito anche "Società conferitaria") l'intera azienda agricola di cui è titolare (di seguito "Azienda Agricola") [2] . Per quanto attiene agli elementi, al valore ed al modo di valutazione dell'azienda conferita, il Conferente dichiara di fare riferimento alla perizia di stima redatta, con riferimento alla data del ... , dal Dottor ... , nato a ... il ... , iscritto all'Albo dei Dottori Commercialisti di ... con il n. AA ... , nonché nel Registro dei Revisori Legali con il n. ... , con D.M. ... (pubblicato in G.U. n. ... del ... ), asseverata di giuramento con verbale da me Notaio ricevuto in data ... , Rep. n. ... , che, in originale, al presente atto si allega sub " ... ". Sono fatte salve le variazioni eventualmente intervenute nella consistenza aziendale per effetto della gestione intercorsa tra la data cui si riferisce la perizia e la data odierna. - 19.2 (Liberazione della quota sottoscritta) - A tal riguardo il Conferente dichiara di far proprie tutte le risultanze della perizia redatta dal Dottor ... , allegata al presente atto sub " ... ", nella specie in ordine alla descrizione, al valore ed al modo di valutazione dell'Azienda Agricola e mi dichiarano che, in conformità a quanto attestato dalla precitata perizia e con riferimento alla data del ... cui la stessa si riferisce: - il valore del patrimonio netto dell'azienda conferita risulta pari ad € ... (in lettere ... ); - detto importo di € ... (in lettere ... ) è almeno pari al valore nominale della quota di capitale sociale, come sopra interamente sottoscritta ed assunta dal Conferente; - pertanto, detta quota deve intendersi con l'effettuato conferimento integralmente e contestualmente liberata dal Conferente senza altro effetto dello stesso verso la Società conferitaria. La società "SOCIETA' AGRICOLA ... " iscriverà nel primo bilancio tra le riserve, l'eccedenza del patrimonio netto contabile rispetto al valore sopra attribuito alla quota del capitale sociale liberata con il presente conferimento. - 19.3 (Elementi dell'azienda conferita) - Sono ricompresi nell'Azienda Agricola esclusivamente i titoli amministrativi, beni, rapporti, contratti, debiti, crediti e/o diritti in genere, come meglio individuati nella perizia di stima allegata al presente atto sub " ... ", restando inteso che dal suddetto conferimento sarà escluso ogni titolo, bene, rapporto, contratto, debito, credito e/o diritto in genere che non sia espressa- mente indicato nel presente atto e/o nella perizia di stima. In particolare, ai fini degli adempimenti pubblicitari conseguenti al presente atto e del subingresso nelle posizioni contrattuali facenti capo al Conferente, i comparenti ... e ... dichiarano e danno atto che nell'Azienda Agricola sono compresi: - bene ... ; - bene ... ; - bene ... ; - bene ... . I beni immobili di cui sopra risultano meglio individuati nelle planimetrie depositate in catasto che, previo controllo ed approvazione delle parti e loro sottoscrizione con me Notaio, si allegano al presente atto sub “_”per farne parte integrante e sostanziale. Dichiara e garantisce il Conferente di essere pieno ed assoluto proprietario degli Immobili, di averne la libera disponibilità e che non vi gravano pesi, vincoli, iscrizioni, trascrizioni pregiudizievoli o privilegi fiscali, fatta eccezione per le seguenti formalità: (a) ... ; (b) ... . - 19.4 (Effetti - immissione nel possesso) - Gli effetti del Conferimento e l'immissione nel possesso giuridico e materiale dell'Azienda Agricola come sopra conferita decorrono a partire dalla data odierna, dalla quale saranno imputabili alla Società conferitaria tutti gli effetti attivi e passivi inerenti all'azienda medesima. In particolare, da oggi la Società conferitaria viene immessa nel pieno e reale dominio e possesso degli Immobili, completi degli arredi secondo quanto tra le Parti convenuto e liberi da persone, con tutti gli effetti utili ed onerosi che si dichiarano immediati. 19.5 (Garanzie - Volture - Obblighi di Comunicazione) - Il Conferente: — si obbliga a prestare il proprio consenso ad ogni voltura, a sottoscrivere istanze, comunicazioni e documenti, e a compiere ogni altra formalità, come dovesse eventualmente risultare necessario e/o opportuno per la corretta intestazione in capo alla Società conferitaria delle licenze, delle autorizzazioni e di ogni altra documentazione amministrativa relativa all'azienda conferita; — si obbliga a compiere senza indugio ogni comunicazione necessaria al corretto trasferimento di tutti i rapporti contrattuali in corso; — garantisce di essere pieno ed assoluto titolare dell'azienda conferita, di averne la libera disponibilità e che non vi gravano pesi, vincoli, iscrizioni o trascrizioni pregiudizievoli (fatta eccezione per le formalità gravanti sopra gli immobili aziendali sopra descritte), volendo rispondere in caso contrario della evizione ed emenda degli eventuali danni come per legge; — garantisce che non esistono a proprio carico procedure fallimentari o di concordato preventivo; — garantisce che, ad eccezione dei contratti sopra rispettivamente indicati, nessun contratto con terzi viene trasferito alla Società conferitaria con l'azienda conferita; — garantisce che le uniche passività dell'azienda conferita sono quelle risultanti dalla perizia di stima allegata al presente atto sub " ... ", nonché dal presente atto. ***** I comparenti mi dispensano dalla lettura degli allegati. Ed io Notaio richiesto ho ricevuto questo atto che ho letto ai comparenti i quali lo hanno approvato. Viene sottoscritto alle ore ... (a numero ... ). Scritto da persona di mia fiducia e da me completato in ... fogli di cui occupa ... pagine intere e quanto di questa. Notaio ... 1. L'indicazione dell'oggetto è formulata in termini ampli al fine di recepire l'evoluzione della nozione di impresa agraria. 2. Considerato l'oggetto dell'impresa è plausibile che il conferimento abbia ad oggetto l'azienda agricola. CommentoIl contratto costitutivo dell'impresa agricola: tracce di una evoluzione. Il codice civile, nell'originaria formulazione del 1942, nel definire l'imprenditore agricolo come colui che “esercita un'attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicultura, all'allevamento del bestiame e attività connesse”, postulava implicitamente che l'esercizio di quest'attività di impresa avvenisse in forma individuale. Ciò, del resto, costituiva una conseguenza inevitabile della più generale visione dell'impresa considerata come attività generalmente esercitata in forma individuale, il che spiega anche perché l'art. 2082 c.c., pur incentrato sulla definizione dell'attività di impresa come attività economica organizzata per la produzione o lo scambio di beni o servizi, è intitolato “Imprenditore” e fornisce la nozione appena richiamata ricollegandola alla figura del soggetto che la esercita. Nell'originaria prospettiva del codice civile, quindi, la forma “naturale” attraverso la quale doveva esercitarsi l'attività di impresa era quella individuale. E ciò valeva ancora di più per la figura dell'imprenditore agricolo, rispetto al quale assumeva rilievo l'espletamento di una serie di attività, quali la coltivazione del fondo, la cura del bosco e l'allevamento del bestiame, svolte in prima persona dall'imprenditore, definito, appunto, agricolo, e che era visto quasi come una sorta di figura che esercitava la propria attività in totale isolamento dal più generale contesto economico; del resto, nella originaria concezione e nell'immaginario collettivo, il lavoro agricolo si caratterizza per essere prevalentemente espressione del lavoro umano, ossia del singolo soggetto che, sia esso coltivatore diretto o imprenditore agricolo, dedica la quasi totalità del suo tempo e delle sue risorse alla cura del fondo finalizzata alla produzione agricola. In questa prospettiva, allora, l'esercizio in forma collettiva dell'attività di impresa agricola era considerata come una vera e propria eccezione, tant'è che la forma di esercizio collettivo tendenzialmente prevista per tale tipo di attività era costituita dalla società semplice, disciplinata dagli artt. 2251 e seguenti del c.c. Tanto si desume dalla previsione contenuta nell'art. 2249 del c.c., in base alla quale “Le società che hanno per oggetto l'esercizio di un'attività commerciale devono costituirsi secondo uno dei tipi regolati nei capi III e seguenti di questo titolo”. Le società che hanno per oggetto l'esercizio di un'attività diversa da quella commerciale e, dunque, per esclusione, quella “agricola”, sono regolate dalle disposizioni sulla società semplice, a meno che i soci abbiano voluto costituire la società secondo uno degli altri tipi regolati nei capi III e seguenti di questo titolo. Tale soluzione è comprensibile: atteso che l'attività di impresa agricola era considerata come una forma di attività da esercitare in forma tendenzialmente individuale e rispetto alla quale l'incidenza dell'attività personale del singolo imprenditore era assolutamente determinante, risultava una conseguenza naturale di tale premessa la scelta di consentirne l'esercizio collettivo nella forma della società semplice, ovvero l'archetipo delle società di persone in cui, dunque, l'elemento personalistico assume un rilievo nevralgico e risulta centrale la posizione dei singoli soci rispetto alla società, sia nei rapporti interni fra loro, sia specialmente nella prospettiva della responsabilità per le obbligazioni assunte nei confronti dei terzi, in relazione alle quali sono obbligati non solo il patrimonio sociale, ma anche personalmente e solidalmente i soci che hanno agito in nome e per conto della società, nonché, salvo diversa previsione, tutti gli altri soci (art. 2267 c.c.). In altri termini, la generalizzata responsabilità dei soci della società semplice per le obbligazioni contratte dalla società, limitata solo attraverso la previsione del meccanismo del beneficio dell'escussione previsto dall'art. 2268 c.c. rispetto al patrimonio sociale, appariva senz'altro la più adatta rispetto alle caratteristiche dell'attività di impresa agricola, in cui, lo si ribadisce, era centrale il ruolo dell'imprenditore persona fisica. Al contempo, tale soluzione appariva anche la più corretta, in un'ottica di bilanciamento dei diversi interessi confliggenti, in considerazione del particolare statuto dell'imprenditore agricolo che, a differenza di quello commerciale, tra l'altro, non poteva essere assoggettato alle procedure concorsuali; tale esenzione si spiega in virtù della particolare natura dell'attività svolta dall'imprenditore agricolo che, essendo legata alla natura, è fortemente soggetta alle difficoltà dei cicli avversi e dei singoli periodi temporali, per cui si ritiene opportuno sottrarla alla procedura concorsuale fallimentare. Prevedere la costituzione di una società di capitali finalizzata all'esercizio di un'impresa agricola, infatti, oltre a risultare in contrasto con la visione tradizionale dell'attività agricola come attività frutto prevalentemente del lavoro “umano” svolto con l'ausilio di pochi mezzi e di ridotta incidenza, avrebbe determinato un ulteriore potenziale aggravamento della posizione dei creditori, i quali, oltre a non poter ricorrere alla procedura fallimentare per vedere salvaguardate le proprie ragioni creditorie, avrebbero visto le rispettive obbligazioni tutelate soltanto ed esclusivamente agendo nei confronti del patrimonio della società, posta l'autonomia patrimoniale perfetta che caratterizza questo tipo di società. Deve però osservarsi che, a ben vedere, il combinato disposto del primo e del secondo comma dell'art. 2249 c.c. non escludeva la possibilità per gli imprenditori di esercitare anche attività diverse da quelle commerciali, tra cui deve ritenersi certamente anche quella agricola, nelle forme previste dagli artt. 2291 e seguenti c.c., ossia non solo nelle forme delle altre società di persone (società in nome collettivo e società in accomandita semplice), ma anche nelle forme delle società di capitali. La logica conseguenza dell'adozione di queste forme societarie era l'applicazione dello statuto delle società commerciali, con tutto ciò che ne consegue, come, ad esempio, l'iscrizione obbligatoria nel registro delle imprese, poi comunque generalizzata dall'art. 2 del d.lgs. n. 228/2001, l'obbligo di regolare tenuta delle scritture contabili, mentre anche in questi casi persisteva la non assoggettabilità alla procedura fallimentare, desumibile a contrario dal combinato disposto degli artt. 1 l. fall. e 2221 c.c. che fanno espresso riferimento al solo imprenditore commerciale. È evidente, tuttavia, che la possibilità di ricorrere alla veste societaria, e segnatamente non solo a quella della società semplice, comportava la necessità di verificare che in concreto il tipo di attività esercitata fosse, per caratteristiche strutturali ed organizzazione, effettivamente sussumibile nella tipologia dell'impresa agricola come definita dall'art. 2135 c.c., atteso che soltanto tale circostanza giustificava la rilevante deroga allo statuto dell'imprenditore commerciale costituita dalla non operatività della procedura fallimentare in caso di insolvenza secondo i parametri individuati dal r.d. n. 267/1942. In questo tipo d'indagine quindi, assume rilievo decisivo l'individuazione dell'oggetto sociale, nel senso che se quest'ultimo è costituito dall'esercizio di un'attività agricola, deve escludersi, anche se si sia al cospetto di una società a responsabilità limitata, che si tratto di un'impresa commerciale suscettibile come tale di essere soggetta alla dichiarazione di fallimento (Cass. I, n. 17397/2015). L'ipotesi più problematica, in questa prospettiva, è costituita dall'esercizio in forma societaria di attività agricole “connesse”. Ciò, in particolare, alla luce del significativo ampliamento di queste ultime operato dal legislatore con la riforma del 2001: se, infatti, l'originaria formulazione dell'art. 2135 c.c. definiva, al secondo comma come attività agricole connesse quelle dirette “alla trasformazione o all'alienazione dei prodotti agricoli, quando rientrano nell'esercizio normale dell'agricoltura”, con ciò determinando una correlazione strutturale ed inscindibile tra le prime e l'attività agricola strettamente intesa, anche se di fatto resa elastica e suscettibile di interpretazione evolutiva attraverso l'uso del criterio della c.d. “normalità agricola” per definirle tali, l'attuale formulazione dell'articolo 2135 c.c., frutto delle innovazioni operate dall'articolo 1 del d.lgs. n. 228/2001, utilizza invece una formula estremamente più ampia, definendo come connesse quelle attività “esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge”. L'attuale formulazione della norma ha comportato, in primo luogo, l'eliminazione del riferimento al criterio della c.d. normalità agricola ed ha previsto un elenco di attività considerate connesse dal contenuto piuttosto eterogeneo, comprensive di tutta una serie di attività che vengono svolte, per così dire, a valle di quella agricola propriamente intesa; si pensi ad attività come quelle non solo di manipolazione e conservazione di prodotti agricoli, ma anche di commercializzazione, di valorizzazione. All'ampliamento del tipo di attività connesse, certamente in linea con la più moderna organizzazione di tipo industriale dell'attività agricola, fa da contraltare la previsione che impone che esse abbiano pur sempre ad oggetto prodotti ottenuti, in misura prevalente, attraverso la coltivazione del fondo o gli altri supporti naturali indicati nel primo comma dell'art. 2135 c.c. (ossia attraverso le tradizionali attività di coltivazione del fondo, cura del bosco e allevamento di animali). Analogamente, anche la seconda parte di tale disposizione, nel prevedere come attività connesse anche ulteriori attività dirette alla fornitura di beni e servizi come in particolare quelle di valorizzazione del territorio e di recezione ed ospitalità (nel cui ambito sono state, ad esempio, ricomprese le attività degli agriturismi), richiede che queste ultime siano svolte attraverso l'utilizzo non di prodotti agricoli, ma della stessa struttura aziendale e/o delle relative attrezzature. È evidente, allora, che l'originaria possibilità di costituire imprese agricole in forma societaria, considerata come ipotesi tendenzialmente eccezionale, stante l'espressa previsione a tal fine soltanto della forma della società semplice, si è progressivamente ampliata fino a divenire “ordinaria”: e ciò non soltanto per la facoltà, prevista dallo stesso art. 2249, comma 2 c.c., di esercitare tale attività anche nelle altre forme societarie (diverse da quella della società semplice), ma anche e soprattutto per la stessa evoluzione dell'ambito dell'attività imprenditoriale agricola, e in particolar modo delle attività agricole connesse, che, per come attualmente definite, sono più facilmente suscettibili di essere esercitate in forma societaria o anche attraverso associazioni di tipo consortili tra imprenditori agricoli. In questa prospettiva il criterio elaborato dalla giurisprudenza per stabilire se, concretamente, si fosse in presenza o meno di attività di impresa agricola o piuttosto di attività di impresa commerciale (e quindi solo apparentemente agricola) è rimasto sostanzialmente immutato nel corso del tempo, pur tenendo chiaramente conto dell'evoluzione del concetto di attività agricole connesse. E così, sulla base della formulazione dell'art. 2135 c.c. antecedente alla novella del 2001, si è affermato che, affinché operi lo statuto speciale dell'imprenditore agricolo anche in presenza di lavorazioni connesse, complementari ed accessorie dirette alla trasformazione ed alienazione dei prodotti agricoli, occorre pur sempre che si riscontri uno stretto collegamento fra l'attività agricola principale e quella di trasformazione dei prodotti, nel senso che quest'ultima deve apparire come finalizzata all'integrazione od al completamento dell'utilità economica derivante dalla prima; con la conseguenza che tale vincolo di tipo strumentale o di complementarietà funzionale non sussiste quando l'attività dell'imprenditore, oltre a perseguire finalità inerenti alla produzione agricola, risponda soprattutto ad altri scopi, commerciali o industriali, e realizzi quindi utilità del tutto indipendenti dall'impresa agricola o comunque prevalenti rispetto ad essa (Cass. S.U., n. 265/1997). In termini analoghi si è espressa anche Corte di Cassazione, Sez. I, n. 6853/2011, secondo cui: “È qualificabile come attività agricola quella diretta alla coltivazione del fondo e costituente forma di sfruttamento del fattore terra, sia pure con l'ausilio delle moderne tecnologie, nonché quella connessa a tale coltivazione, che si inserisca nel ciclo dell'economia agricola; ha, invece, carattere commerciale o industriale ed è, quindi, soggetta al fallimento, se esercitata sotto forma di impresa grande e media, quell'attività che, oltre ad essere idonea a soddisfare esigenze connesse alla produzione agricola, risponda a scopi commerciali o industriali e realizzi utilità del tutto indipendenti dall'impresa agricola o, comunque, prevalenti rispetto ad essa”. In altri termini, secondo l'orientamento giurisprudenziale consolidato della giurisprudenza di legittimità, il criterio distintivo, indipendentemente dalla veste societaria assunta per l'esercizio dell'attività imprenditoriale agricola, è costituito dalla verifica in ordine all'oggetto sociale, nel senso che si sarà in presenza di un'impresa agricola sempre che l'attività agricola costituisca l'oggetto esclusivo o comunque prevalente rispetto a quella commerciale propriamente intesa. Altra ipotesi frequente di esercizio in forma collettiva dell'attività di impresa agricola è costituita dalla possibilità di costituire società e/o cooperative consorzi tra imprenditori agricoli con la finalità di trasformare, lavorare e vendere prodotti agricoli; basti pensare alle frequenti ipotesi delle cantine sociali, in cui l'attività agricola di impresa si incentra sulla trasformazione dell'uva fornita dai soci o a quella dei caseifici sociali, in cui analogamente viene svolta una attività di lavorazione e trasformazione del prodotto latte fornito dai soci. In questi casi si è posto il problema del se la scissione, almeno formale, tra il soggetto che commercializza dopo averlo lavorato il prodotto finale, ossia la società, o la cooperativa, ed i singoli soci che hanno fornito la materia prima, consenta o meno di considerare comunque come connessa l'attività agricola esercitata dal primo, ai sensi dell'art. 2135 c.c. La soluzione assolutamente prevalente è nel senso che il dato della forma societaria (o consorziata o altra affine) utilizzata sia sostanzialmente irrilevante, nel senso che essa non assume rilievo per escludere che si sia in presenza di attività agricole connesse ai sensi dell'art. 2135, comma 3 c.c. atteso il generale principio di neutralità delle forme societarie: in questo caso, infatti, secondo la ricostruzione prevalente, l'attività che svolge l'ente collettivo corrisponde sostanzialmente a quella che i singoli soci potrebbero svolgere nelle loro aziende agricole, con la conseguenza che l'attività può essere considerata come agricola connessa a quella primaria nonostante provenga da un soggetto formalmente distinto. Nell'ambito di tale attività interpretativa che, come evidenziato, ha significative ricadute pratiche in punto di statuto imprenditoriale applicabile, deve anche osservarsi che non assume rilievo la verifica relativa al perseguimento o meno di finalità mutualistiche. In questo senso, infatti, si è affermato che “Ai fini dell'esenzione dal fallimento di una cooperativa avente ad oggetto attività agricole, è dovere del giudice, oltre che verificarne le clausole statutarie ed il loro tenore, esaminare anche in concreto l'atteggiarsi dell'attività d'impresa svolta dal sodalizio mutualistico, valutando le attività economiche dalla stessa effettivamente svolte, alla luce della disciplina introdotta dall'art. 1 del d.lgs. n. 228/2001, senza che su tale esame si sovrapponga la considerazione dell'effettività dello scopo mutualistico, rilevante a diversi fini, ma non assorbente della verifica dei presupposti di legge, previsti dall'art. 2135 c.c., per il riconoscimento (o l'esclusione) della qualità di impresa agricola esentata dal fallimento.” (Cass. VI, n. 9788/2016). La neutralità della veste societaria rispetto alla verifica sulla effettiva natura agricola dell'attività esercitata è stata poi ribadita in decisioni più recenti, in cui si afferma, tra l'altro, come anche la verifica relativa all'oggetto sociale non assuma rilievo decisivo, risultando, al contrario, determinante l'indagine svolta sull'attività concretamente esercitata (Cass. I, n. 17343/2017). In quest'ottica sembra spingersi in una direzione ancora più spinta nel senso di estendere l'ambito di operatività dell'impresa agricola esercitata in forma associata, il d.lgs. n. 228/2001, all'art. 1, comma 2, laddove ha previsto che “si considerano imprenditori agricoli le cooperative e i consorzi quando utilizzano per lo svolgimento delle attività di cui all'art. 2135 c.c. del c.c., come sostituito dal comma 1 del presente articolo, prevalentemente prodotti dei soci, ovvero forniscono prevalentemente ai soci beni e servizi diretti alla cura ed allo sviluppo del ciclo biologico”. Questa previsione va intesa nel senso che con essa, derogando alla disciplina generale, il legislatore ha considerato come agricola anche la cooperativa che, pur costituendo soggetto distinto dai singoli soci, svolga comunque attività connessa, nel senso che in questo caso l'attività agricola è connessa rispetto a quella svolta dai soci che forniscono i prodotti/materie prime utilizzati e lavorati dalla cooperativa; in altri termini, in quest'ipotesi, è consentita una deroga rispetto all'ipotesi delle attività connesse di cui all'art. 2135, comma 3 c.c., che postulano necessariamente l'identità tra il soggetto che svolge l'attività agricola principale e quella connessa. In questa prospettiva, quindi, quella realizzata con l'art. 1, comma 2, del d.lgs. 228/2001 è una vera e propria deroga rispetto alla disciplina dell'imprenditore agricolo che pur muovendosi, peraltro, da tempo nella direzione dell'ulteriore ampliamento della categoria dell'impresa agricola, deroga alla stessa previsione contemplata dal primo comma nel definire le attività connesse come necessariamente svolte dal soggetto che esercita quello principale, con limitato riferimento alle società cooperative fra imprenditori agricoli e consorzi tra di esse. La soluzione scelta dal legislatore del 2001 sembra rispondere alla necessità di considerare l'importanza sempre crescente che va assumendo nell'ambito dell'impresa agricola l'organizzazione e cooperazione tra produttori, funzionale, per certi versi, ad accrescere il potere contrattuale degli imprenditori agricoli sul mercato, di regola estremamente ridotto per la struttura tendenzialmente sottodimensionato delle imprese agricole rispetto alle corrispondenti imprese industriali. Dal che deriva la scelta di favorire forme di associazione tra imprese agricole. Con la conseguenza che anche in questo caso, quindi, diviene essenziale l'indagine sulla natura dell'attività di impresa concretamente esercitata, che va condotta considerando, peraltro, non solo le clausole statutarie, ma anche elementi come il bilancio, il patrimonio della società, il tipo e la frequenza delle operazioni commerciali compiute dalla stessa, restando irrilevante il dato formale della veste assunta per l'esercizio dell'attività agricola (cooperativa di imprenditori agricoli e/o consorzi tra queste ultime). In quest'ottica si è così affermato che “Ai fini dell'esonero dal fallimento delle società cooperative fra imprenditori agricoli e dei consorzi di produttori che commercializzano i prodotti degli associati, occorre procedere alla verifica: a) della forma sociale e della qualità dei soci; b) dello svolgimento di attività agricole in senso proprio o di attività “connesse” alle prime, anche in via esclusiva, da parte della società o del consorzio, ai sensi dell'art. 2135, comma 3, c.c.; c) dell'apporto prevalente dei soci o della destinazione prevalente a questi ultimi di beni e servizi diretti alla cura ed allo sviluppo del ciclo biologico, ai sensi dell'art. 2, comma 2, d.lgs. n. 228/2001” (Cass. I, n. 831/2018). Ciò conferma, quindi, l'interpretazione assolutamente prevalente in materia, in virtù della quale l'indagine tesa alla verifica della natura agricola o meno dell'impresa dev'essere svolta esclusivamente sulla base della verifica in concreto dell'attività esercitata che presuppone, a propria volta, che questa scaturisca dal contributo prevalente dato dai soci alla produzione agricola o, analogamente, dalla destinazione prevalente ai soci di beni e servizi funzionali alla cura e allo sviluppo del ciclo biologico. Distinta dalla figura dell'imprenditore agricola è poi quella dell'imprenditore agricolo professionale, istituita con il d.lgs. n. 99/2004, recante disposizioni in materia di soggetti e attività, integrità aziendale e semplificazione amministrativa in agricoltura. Secondo l'articolo 1 del d.lgs. n. 99/2004 è imprenditore agricolo professionale l'imprenditore agricolo che “in possesso di conoscenze e competenze professionali ai sensi dell'art. 5 del regolamento (CE) n. 1257/1999 del Consiglio, del 17 maggio 1999, dedichi alle attività agricole di cui all'art. 2135 del c.c., direttamente o in qualità di socio di società, almeno il cinquanta per cento del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavi dalle attività medesime almeno il cinquanta per cento del proprio reddito globale da lavoro”. In base all'espressa previsione della medesima norma la qualità di imprenditore agricolo professionale può essere attribuita anche alle società sempre che, nelle società di persone, almeno uno dei soci sia in possesso della qualifica di imprenditore agricolo professionale o coltivatore diretto, potendo gli altri soci anche non essere agricoltori, nelle società in accomandita semplice sia imprenditore agricolo professionale almeno un socio accomandatario, nelle società di capitali sia imprenditore agricolo professionale o coltivatore diretto almeno un amministratore e nelle società cooperative almeno un socio amministratore abbia la qualifica di imprenditore professionale agricolo o di coltivatore diretto. La qualifica di imprenditore agricolo professionale ha però rilievo esclusivamente nel senso di attribuire al soggetto che sia in possesso dei requisiti alcune agevolazioni fiscali (come, ad esempio, l'applicazione dell'imposta catastale dell'1% in caso di acquisti di terreni e l'applicazione di imposta di registro ed ipotecaria in misura fissa in caso di imprenditore agricolo professionale iscritto all'INPS), nonché la possibilità di conseguire alcune prestazioni di natura previdenziale. Va osservato che, secondo la ricostruzione dottrinale prevalente, la riconosciuta qualità di imprenditore agricolo professionale o di società agricola assimilata a quest'ultima assume rilievo esclusivamente in relazione alle disposizioni speciali che in materia previdenziale e tributaria operano in favore degli imprenditori che abbiano tale qualifica, senza, quindi, che da essa derivi automaticamente l'esonero dagli obblighi e dalle conseguenze scaturenti dallo statuto dell'imprenditore commerciale, atteso che la verifica della sussistenza di un'attività qualificabile come di impresa agricola o commerciale va sempre condotta in concreto secondo le modalità innanzi descritte. Profili fiscali Il reddito agrario esprime la redditività media derivante dall'esercizio di attività agricole nei limiti della potenzialità del terreno ed è determinato mediante l'applicazione di tariffe d'estimo stabilite dalla legge catastale per ciascuna coltivazione e deve essere rapportato al capitale d'esercizio e al lavoro di organizzazione della produzione impiegati dal soggetto che esercita l'attività agricola. Il reddito delle attività agricole svolte da società di persone e di capitali e da enti commerciali viene determinato secondo le ordinarie regole del reddito di impresa. Sono tenuti a dichiarare il reddito agrario i contribuenti che esercitano su un fondo un'attività agricola di coltivazione, di silvicoltura o di allevamento, a prescindere dal presupposto giuridico che li lega al fondo, sia esso un diritto di proprietà, un altro diritto reale, ovvero lo conducano sulla base di un contratto di locazione. In quest'ultimo caso, l'obbligo di dichiarare il reddito agrario decorre dalla data di effetto del contratto. Ai fini fiscali, la qualificazione del reddito come agrario, dipende esclusivamente dall'attività svolta. Titolare del reddito agrario è, infatti, colui che esercita l'impresa agricola, svolgendo un'attività diretta: alla coltivazione del fondo; alla silvicoltura; all'allevamento degli animali e attività connesse (cd. attività agricole principali). La l. n. 350/2003 (finanziaria per il 2004) ha introdotto nuove regole per la determinazione del reddito agrario, ampliando l'ambito delle attività considerate agricole per connessione e prevedendo una nuova modalità di determinazione del reddito di impresa per le attività che eccedono i limiti di reddito agrario. Tale reddito viene quindi calcolato non facendo riferimento alla nozione di “esercizio normale dell'agricoltura”, ma sulla base del criterio di “prevalenza”, in forza del quale si devono considerare attività agricole per connessione tutte quelle attività dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione, ancorché non svolte sul terreno, di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, con riferimento a particolari beni individuati ogni due anni con apposito decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze. La Finanziaria per il 2004 ha poi introdotto una nuova disposizione nel Tuir (art. 56-bis del d.P.R. n. 916/1987), che prevede una specifica disciplina per le attività agricole, diverse dall'allevamento di animali, che eccedono i limiti del reddito agrario. In particolare, è stata prevista una nuova modalità di determinazione del reddito di impresa per le seguenti attività agricole: attività dirette alla produzione di vegetali - per le attività dirette alla produzione di vegetali, che eccedono i limiti del reddito agrario, in quanto esercitate tramite l'utilizzo di strutture fisse o mobili, anche provvisorie, con una superficie adibita alla produzione che eccede il doppio di quella del terreno su cui la produzione stessa insiste, il reddito relativo alla parte eccedente concorre a formare il reddito nell'ammontare corrispondente al reddito agrario relativo alla superficie sulla quale la produzione insiste in proporzione alla superficie eccedente; attività connesse - per le attività dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, valorizzazione e commercializzazione di prodotti diversi da quelli ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, il reddito è determinato applicando all'ammontare dei corrispettivi delle operazioni registrate o soggette a registrazione ai fini Iva, conseguiti con tali attività, il coefficiente di redditività del 15%; attività dirette alla fornitura di servizi - per le attività dirette alla fornitura di servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità, il reddito è determinato applicando all'ammontare dei corrispettivi delle operazioni registrate o soggette a registrazione ai fini Iva, conseguiti con tali attività, il coefficiente di redditività del 25%. |