Anticipazione bancariaInquadramentoL'anticipazione bancaria costituisce un tipico contratto bancario che riveste un ruolo di grande rilievo nella moderna economia. Attraverso questo contratto, infatti, le banche svolgono una delle loro funzioni essenziali, ovvero l'erogazione del credito, mettendo a disposizione dei clienti la disponibilità di una certa somma di denaro a fronte del conseguimento della garanzia reale mobiliare del pegno. In questa sede si analizzeranno le caratteristiche essenziali dell'anticipazione bancaria, la sua disciplina e funzione, nonché alcune delle principali problematiche ad essa afferenti, ed in particolare quella della disciplina del pegno irregolare. FormulaCONTRATTO DI ANTICIPAZIONE BANCARIA TRA Il/la Sig./Sig.ra ... nella qualità di ... domiciliato per la carica ove appresso, che si costituisce in rappresentanza della Banca ... (di seguito indicata come “Banca”) con sede legale in ... alla ... , capitale sociale deliberato ... , iscrizione nel Registro delle Imprese di ... n. ... ed iscritta al n.ro ... R.E.A. presso la C.C.I.A.A. di ... , P.IVA ... , iscritta all'Albo delle Banche di cui all'art. 13 d.lgs. 385/93 al n.ro ... , Codice ABI ... , E Il/la Sig./Sig.ra/la società ... , nato/a a ... il ... , c.f. ... , in proprio/nella qualità di legale rappresentante per la carica ove appresso, che sottoscrive in rappresentanza della ... (di seguito indicato come "Cliente”) con residenza/sede in ... Via ... , Cap. Soc. € ... interamente versato, c.f./P.IVA ... coincidente con il numero d'iscrizione al ... Registro delle Imprese di ... in virtù dei poteri conferitigli dallo Statuto, convengono e stipulano quanto segue: PREMESSO - che il Cliente intende ottenere la concessione di un'apertura di credito a fronte della costituzione della garanzia reale mobiliare del pegno su titoli o merci alla Banca; - che il Cliente consegna alla Banca i seguenti titoli/merci, che concede contestualmente in pegno: 1) ... ; 2) ... ; 3) ... . - che la Banca accetta a prende in consegna le cose sopra indicate, sul quale viene costituito il pegno; tutto ciò premesso è da considerarsi parte integrante e sostanziale del presente atto; 1. La Banca concede al Cliente la seguente linea di credito dell'importo di € ... proporzionale al valore dei titoli/merci così come indicati e meglio descritti in premessa ricevuti in pegno, con validità fino alla data del ... , utilizzabile mediante apertura di credito regolata sul conto corrente n. ... acceso presso la Filiale di ... , a tasso variabile, di mese in mese, in funzione del parametro ... .
[1]ConcederLe la seguente linea di credito dell'importo di € ... a tempo indeterminato, salvo il recesso delle parti ai sensi dell'art. 1845, comma 3 c.c., utilizzabile mediante apertura di credito regolata sul conto corrente n. ... acceso presso la Filiale di ... , a tasso variabile, di mese in mese, in funzione del parametro ... .
A livello indicativo si precisa che, alla data odierna, il valore del parametro ... è pari a ... % e che il parametro ... riferito al mese immediatamente precedente alla stipula del presente contratto (non essendo possibile l'indicazione della media relativa al mese in corso) è pari a ... %. Per effetto della capitalizzazione infrannuale il valore del Tasso rapportato su base Annua (T.A.N.), calcolato sulla base del valore della media relativa al mese precedente, è pari a ... % ed il Tasso Annuo Effettivo Globale (T.A.E.G.) è pari al ... %. In caso di cessazione, a qualunque causa dovuta, della facilitazione creditizia e del conto corrente sul quale la stessa è utilizzabile, per il periodo intercorrente dal primo giorno del mese in corso alla data di effettiva cessazione, verrà applicato il tasso relativo al mese immediatamente precedente. Il tasso suddetto sarà applicato in caso di utilizzo dell'affidamento entro i limiti concessi. In ipotesi di utilizzo dell'accordato oltre il limite concesso (c.d. “extra-fido”) sarà applicato il tasso di “extra fido” nominale annuo del ... %. Pertanto il valore del Tasso rapportato su base Annua è pari al ... %. Nel caso di sconfinamento (c.d. “extra fido”), ferma la piena discrezionalità della Banca nella relativa autorizzazione, è dovuta alla Banca una “Commissione di istruttoria veloce per rapporti affidati”, il cui ammontare è pari alla misura sotto indicata. Tale Commissione è determinata in misura fissa, espressa in valore assoluto e commisurata ai costi che la Banca mediamente sostiene per l'attività d'istruttoria comunque necessaria per valutare correttamente la concessione dello sconfinamento. In conformità alle procedure organizzative della Banca, la Commissione è percepita per ogni attività istruttoria effettuata per la valutazione della concessione dello sconfinamento, anche se ulteriore rispetto ad altri in precedenza accordati; a fronte di più sconfinamenti nella stessa giornata viene applicata una sola Commissione con riferimento al saldo finale. Resta fermo che la Commissione non è dovuta alla ricorrenza delle esenzioni previste dalla vigente normativa, applicate dalla Banca a tutti i clienti, nonché nelle altre ipotesi convenzionalmente pattuite e di seguito riportate. CONDIZIONI ECONOMICHE Commissione di Istruttoria Veloce per rapporti affidati (per fasce di sconfinamento) Fino a € ... € ... Da € ... a € ... € ... Oltre i € ... € ... Franchigia giornaliera di sconfinamento € ... Commissione di istruttoria ... % Minimo € ... Max € ... Commissione di revisione ... % Minimo € ... Max € ... Commissione di nuove concessioni/modifiche concessioni ... % Minimo € ... Max € ... Il T.A.E.G. è comprensivo del Corrispettivo sull'accordato (di seguito C.A.), che sarà applicato in ragione del ... % per periodo ... . Tale corrispettivo omnicomprensivo è da computarsi in base all'importo ed all'effettiva durata dell'affidamento stesso. Pertanto, in caso di risoluzione anticipata del rapporto di apertura di credito, il C.A. viene calcolato soltanto per la durata del periodo di concessione dell'affidamento ed in funzione dell'entità dello stesso. Il C.A. omnicomprensivo (che non si calcola, comunque, sull'eventuale sconfinamento che dovesse essere autorizzato) sarà oggetto di apposite evidenziazioni nell'ambito delle rendicontazioni periodiche inviate al Cliente, con indicazione dell'importo dell'affidamento concesso e della sua durata. Restano regolate dalle relative disposizioni eventuali ulteriori facilitazioni creditizie concesse con atti separati. Si precisa altresì che, nei casi in cui le concessioni siano regolate con tassi variabili in funzione di un dato parametro, nell'ipotesi in cui non sia possibile effettuare la rilevazione del detto parametro nel giorno previsto, verrà preso a riferimento il parametro rilevato nell'ultimo giorno utile antecedente al quale la rilevazione è avvenuta. 2. Resta inteso che l'operatività delle linee di credito sopra indicate è subordinata, oltre che al perfezionamento del contratto specifico destinato a regolare le condizioni economiche e giuridiche delle aperture di credito, ove diversa dall'apertura di credito in conto corrente, dagli anticipi salvo buon fine su effetti e documenti e dal fido per disponibilità assegni di terzi (fermo restando che, anche in caso di fido promiscuo, l'intera concessione sarà operativa solo una volta che siano state adeguatamente contrattualizzate tutte le relative forme tecniche di utilizzo), alla costituzione e persistenza nel corso del rapporto contrattuale delle garanzie di seguito indicate: a) garanzia in pegno dei beni ... del valore di € ... prestata da ... per la linea di credito di cui sopra; b) garanzia in pegno dei beni ... del valore di € ... prestata da ... per la linea di credito di cui sopra; I rapporti con la Banca saranno inoltre regolati dalle seguenti: CONDIZIONI GENERALI ART. 1 – DISCIPLINA 1.1 Le linee di credito concesse, oltre che dalle presenti condizioni, se ed in quanto applicabili, sono disciplinate dalle clausole dei singoli contratti che il Cliente abbia stipulato o stipulerà con la Banca, ivi comprese, per quanto concerne le aperture di credito, le “Condizioni giuridiche – Sezione affidamenti in conto corrente”, eventualmente sottoscritte dal Cliente nel contratto di conto corrente. 1.2 Quanto trovino regolamento in conto corrente, le linee di credito sono altresì regolate dalle disposizioni che regolano il conto corrente bancario intrattenuto dal Cliente presso la Banca, disposizioni che devono intendersi qui integralmente richiamate ed approvate, inclusa la sezione “Condizioni giuridiche – Sezione servizio di incasso o di accettazione degli effetti, documenti ed assegni”. 1.3 Per tutto quanto non espressamente regolato nel presente contratto, all'apertura di credito si applicano, in quanto compatibili, le norme contenute nel Codice Civile e nelle leggi speciali. ART. 2 – POTERE DI DISPOSIZIONE DELLA BANCA IN CASO DI PEGNO “REGOLARE” La Banca non avrà facoltà di disporre delle cose ricevute in pegno di cui in premessa laddove il Cliente abbia rilasciato un documento in cui le cose stesse sono individuate. [2]Le parti convengono che la Banca avrà facoltà di disporre delle cose ricevute in pegno di cui in premessa, ancorché il Cliente abbia rilasciato un documento in cui le cose stesse sono individuate. ART. 3 – POTERE DI DISPOSIZIONE DELLA BANCA IN CASO DI PEGNO “IRREGOLARE” Per il caso in cui a garanzia di uno o più crediti della Banca derivanti dall'apertura delle linee di credito, siano stati vincolati depositi di danaro, merci o titoli che non siano stati individuati o per i quali sia stata comunque conferita alla Banca la facoltà di cui all'art. 2 di disporre, la Banca sarà tenuta a restituire soltanto la somma o la parte delle merci o dei titoli eccedenti l'ammontare dei crediti garantiti. L'eventuale eccedenza è determinata in relazione al valore delle merci o dei titoli al tempo della scadenza dei crediti. ART. 4 – ASSICURAZIONE SULLE MERCI La Banca sarà tenuta a provvedere per conto del Cliente ad assicurare le merci date in pegno, per un ammontare e con una Compagnia Assicurativa di suo gradimento, laddove per la natura, il valore o la loro ubicazione, l'assicurazione risponde alle cautele d'uso. ART. 5 – SPESE DI CUSTODIA La Banca avrà diritto al pagamento del corrispettivo dovutole ed al rimborso delle spese che ha sostenuto per la custodia delle merci e dei titoli, fatta salva l'ipotesi in cui ne abbia acquistato la disponibilità. ART. 6 - RITIRO DEI TITOLI O DELLE MERCI / RIMBORSO PARZIALE 6.1 Anche prima della scadenza del contratto, il Cliente ha facoltà di ritirare in parte i titoli o le merci dati in pegno, previo rimborso proporzionale alle somme anticipate e delle altre somme spettanti a vario titolo alla Banca, ivi comprese quelle di cui all'art. 4. 6.2 La facoltà di cui al comma precedente è comunque esclusa laddove il ritiro parziale delle cose e delle merci determina una situazione in cui il credito della Banca risulti insufficientemente garantito. ART. 7 – DIMINUZIONE DELLA GARANZIA 7.1 Se il valore della garanzia costituita a favore della Banca diminuisce di almeno un decimo rispetto a quello della data di conclusione del presente contratto, la Banca potrà chiedere un supplemento di garanzia nei termini d'uso con l'avvertimento al Cliente che, in mancanza, si procederà alla vendita dei titoli o delle merci dati in pegno ai sensi dell'art. 2797, co. 4, c.c. 7.2 Nel caso di cui al comma precedente la Banca avrà diritto al rimborso immediato del residuo non soddisfatto con la vendita coattiva dei titoli o delle merci dati in pegno. ART. 8 – PATTO DI ANNOTAZIONE IN CONTO E COMPENSAZIONE In caso di linea di credito utilizzabile ed utilizzata, in tutto o in parte, per anticipazione di crediti di qualunque genere vantati dal Cliente verso terzi, comprese quelli al salvo buon fine di effetti e ricevute bancarie ed anche se contabilizzate su conti di appoggio, resta inteso ed espressamente pattuito che la Banca è autorizzata ad annotare in conto e comunque a compensare – a soddisfazione del proprio credito per le anticipazioni erogate al cliente – le somme da essa incassate in esecuzione delle suddette operazioni di anticipazione. ART. 9 – CAPITALIZZAZIONE DEGLI INTERESSI 9.1 Gli interessi sono riconosciuti al correntista o dallo stesso corrisposti nella misura pattuita ed indicata nelle condizioni economiche applicate al rapporto. I rapporti di dare e avere relativi al conto, sia con saldo debitore o creditore, vengono regolati con identica periodicità annuale. Il calcolo degli interessi ha luogo il 31 dicembre di ogni anno, anche laddove il presente contratto sia stato stipulato nel corso dell'anno. 9.2 Gli interessi maturati a debito del correntista sono contabilizzati separatamente rispetto al capitale e scadono il 1° marzo dell'anno successivo a quello di maturazione; essi divengono esigibili solo quando è trascorso il termine di 30 giorni dall'estratto conto periodico. 9.3 Il cliente estingue il debito nei confronti della banca per gli interessi passivi maturati con le modalità di cui sopra mediante versamento in contanti oppure mediante bonifico.
Le parti convengono che quando gli interessi diventano esigibili le somme confluite sul conto del cliente siano utilizzate per estinguere il debito del cliente.
Il cliente autorizza la banca ad addebitare gli interessi di cui sopra sul conto corrente; in questo caso la somma addebitata è considerata sorte capitale e, dunque, produce ulteriori interessi con capitalizzazione annuale. Il cliente può revocare l'autorizzazione all'addebito in conto fino al momento dell'addebito stesso.
ART. 10 – MODIFICA DEI TASSI DI INTERESSE E DELLE ALTRE CONDIZIONI ECONOMICHE E CONTRATTUALI 10.1 La Banca, qualora sussista un giustificato motivo, si riserva la facoltà di modificare le condizioni economiche e contrattuali del presente contratto ai sensi dell'art. 18 d.lgs. n. 385/1993. Se il contratto è a tempo determinato ed il Cliente non ha la qualifica di consumatore o microimpresa ai sensi e per gli effetti del d.lgs. n. 206/2005, la modifica del tasso di interesse, in tutte o in alcune delle sue componenti, è possibile qualora ricorra uno dei seguenti eventi o condizioni: a) aumento dei costi di provvista sostenuti dalla Banca relativamente alla forma di finanziamento contrattualizzata conseguente a decisioni di politica monetaria o rilevabile, a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, da un incremento significativo dei seguenti indicatori: - valore medio dei CDS (Credit Default Swap) delle principali Banche italiane per capitalizzazione o analoghi indici rappresentativi dello spread di credito di principali emittenti bancari italiani; - differenziale di rendimento tra i titoli di Stato della Repubblica Italiana ed i titoli di Stato della Repubblica Federale di Germania (c.d. “spread BTP-BUND”); - rendimento all'emissione (c.d. “asta”) dei titoli di Stato della Repubblica Italiana aventi durata equivalente o similare alla durata residua del contratto di finanziamento; b) modifica della normativa (legislativa e regolamentare) o formulazione di interpretazioni da parte di autorità competenti, determinanti un aggravio del costo di provvista della Banca dal punto di vista degli obblighi di riserva o del trattamento fiscale; c) aumento dei costi operativi sostenuti dalla Banca a seguito dell'aumento dell'inflazione rilevato dall'ISTAT per mezzo dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) o altro indice equivalente; d) peggioramento nel tempo del grado di affidabilità (c.d. “merito creditizio”) del cliente con conseguente necessità di maggiori accantonamenti di capitali da parte della Banca a copertura del maggior rischio di credito; e) mancata canalizzazione verso la Banca dei flussi finanziari/commerciali eventualmente pattuiti tra le parti. 10.2 Le modifiche saranno rese note al Cliente mediante una comunicazione recante la scritta “Proposta di modifica unilaterale del contratto” con un preavviso di almeno 60 giorni, in forma scritta o mediante altro supporto durevole preventivamente concordato ed accettato dal Cliente, nel rispetto di quanto previsto dall'art. 118 d.lgs. n. 385/1993. La modifica si intende approvata ove il Cliente non receda, senza spese, entro la data prevista per la sua applicazione. In caso di recesso, in sede di liquidazione del rapporto, il Cliente ha diritto all'applicazione delle condizioni economiche e contrattuali precedentemente applicate. ART. 11 – RECESSO DAL CONTRATTO 11.1 Nel caso di apertura di credito con termine finale, la Banca non potrà recedere prima della scadenza del termine pattuito, se non per giusta causa.
[3] Le parti convengono che, in caso di apertura di credito con termine finale, la Banca potrà recedere prima della scadenza del termine pattuito, anche in assenza di una giusta causa.
11.2 Il recesso della Banca sospende immediatamente l'utilizzo del credito concesso, ma la Banca è tenuta a concedere al Cliente un termine di almeno 15 giorni per la restituzione delle somme utilizzate e dei relativi accessori. 11.3 Se l'apertura di credito è a tempo indeterminato, la Banca ed il Cliente hanno facoltà di recedere dal contratto, con il preavviso di ... .
[4] Se l'apertura di credito è a tempo indeterminato, la Banca ed il Cliente hanno facoltà di recedere dal contratto, in caso di mancata previsione contrattuale di un termine minimo, con il preavviso stabilito dagli usi o, in mancanza, in quello di 15 giorni.
ART. 12 - COMUNICAZIONI, INVIO DELLA CORRISPONDENZA DELLA BANCA AL CLIENTE 12.1. L'invio al Cliente di tutte le comunicazioni (p.e. lettere, rendiconti, variazioni contrattuali), le eventuali notifiche e qualunque altra dichiarazione o comunicazione della Banca relative al presente contratto avviene a tutti gli effetti all'ultimo indirizzo comunicato dal Cliente alla Banca per iscritto, secondo la modalità di invio convenuta. 12.2. Il Cliente ha il diritto di cambiare in qualsiasi momento anche successivamente alla stipula del presente contratto la forma di comunicazione salvo che ciò sia incompatibile con la natura dell'operazione o del servizio. 12.3. Anche se viene convenuta una forma di comunicazione elettronica, la Banca si riserva la facoltà di inviare le comunicazioni e le notifiche al Cliente in forma cartacea all'ultimo indirizzo comunicato, se ritenesse ciò utile o necessario per garantire l'effettiva ricezione della comunicazione da parte del Cliente. Il Cliente accetta sin d'ora le spese a suo carico legate all'invio in forma cartacea. 12.4. Il Cliente si impegna a comunicare tempestivamente e per iscritto eventuali modifiche dell'indirizzo. Eventuali modifiche di indirizzo non sono opponibili alla Banca finché questa non abbia ricevuto la relativa comunicazione a mezzo di lettera raccomandata o allo sportello. Quando il rapporto è intestato a più persone, tutte le comunicazioni e notifiche da parte della Banca vengono inoltrate solo ad uno/a di esse con pieno effetto nei confronti di tutti/e gli/le altri/e. 12.5. Se le comunicazioni avvengono attraverso il servizio online banking è convenuto che la Banca, nell'ambito delle sue capacità tecniche, metterà a disposizione del Cliente tutte le comunicazioni relative al presente contratto attraverso tale servizio, e cioè su supporto durevole non modificabile. Le comunicazioni saranno messe a disposizione in forma cifrata e saranno accessibili utilizzando le credenziali d'accesso consegnate al Cliente. Rimane inoltre inteso, che: - il Cliente provvederà a scaricare personalmente tali comunicazioni; - i termini per l'esercizio del diritto di recesso dal contratto e per ogni eventuale contestazione decorreranno dalla data della messa a disposizione della corrispettiva comunicazione attraverso il servizio; - sarà cura del Cliente conservare in luogo sicuro le credenziali di autenticazione, visionare regolarmente, se vi siano comunicazioni da scaricare, comunicando tempestivamente alla Banca ogni irregolarità del servizio; - sarà cura del Cliente memorizzare le informazioni trasmesse in modo tale da garantirne un agevole e sicuro recupero in qualsiasi momento, essendo le comunicazioni disponibili attraverso il servizio solo per un periodo limitato. - ad avvenuto scarico delle comunicazioni il Cliente stesso resta responsabile di ogni dannosa conseguenza che potesse risultare dall'abusivo o illecito uso delle informazioni scaricate/memorizzate. 12.6. Se le comunicazioni avvengono via internet all'indirizzo e-mail/PEC, è convenuto che la Banca, nell'ambito delle sue capacità tecniche, trasmetterà tutte le comunicazioni relative al presente contratto unicamente con questa modalità. Rimane inoltre inteso, che: - sarà cura del Cliente, visionare regolarmente la posta elettronica in entrata, comunicando tempestivamente alla Banca ogni irregolarità del servizio. - sarà cura del Cliente memorizzare le informazioni trasmesse in modo tale da garantirne un agevole e sicuro recupero in qualsiasi momento. - i termini per l'esercizio del diritto di recesso dal contratto e per ogni eventuale contestazione decorreranno dalla data della ricezione della corrispettiva comunicazione mediante posta elettronica. - ad avvenuta trasmissione delle comunicazioni alla mail box/ all'indirizzo PEC del Cliente lo stesso resta responsabile di ogni dannosa conseguenza che potesse risultare dall'abusivo o illecito uso delle informazioni ricevute. ART. 13 - PROCEDURE ALTERNATIVE PER LA COMPOSIZIONE DELLE CONTROVERSIE CON LA CLIENTELA 13.1. Nel caso in cui sorga una controversia tra il Cliente e la Banca, relativa all'interpretazione ed applicazione del presente contratto, il Cliente - prima di adire l'autorità giudiziaria - ha la possibilità di utilizzare gli strumenti di risoluzione delle controversie previsti nei successivi commi. 13.2. Il Cliente può presentare un reclamo alla Banca, anche per lettera raccomandata con ricevuta di ritorno all'indirizzo ... oppure per via telematica all'indirizzo ... . La Banca risponde entro ... giorni. 13.3. Se il Cliente non è soddisfatto o non ha ricevuto risposta, può rivolgersi all'Arbitro per le Controversie finanziarie (ACF) presso la Consob. L'arbitro offre possibilità dirette a risolvere controversie in materia di servizi di investimento fino ad un valore di euro 500.000, insorte tra investitori e intermediari per la violazione degli obblighi di diligenza, informazione, correttezza e trasparenza previsti nei rapporti contrattuali con la clientela. Sono esclusi dalla cognizione dell'arbitro i danni che non sono conseguenza immediata e diretta dell'inadempimento o della violazione da parte dell'intermediario degli obblighi suddetti e quelli che non hanno natura patrimoniale. Per avere ulteriori informazioni su come rivolgersi all'Arbitro, sull'avvio e sullo svolgimento del procedimento si può consultare il sito istituzionale www.acf.consob.it oppure chiedere alla Banca. Il diritto di ricorrere all'Arbitro non può formare oggetto di rinuncia da parte del Cliente ed è sempre esercitabile, anche in presenza di clausole di devoluzione delle controversie ad altri organismi di risoluzione extragiudiziale contenute nei contratti. 13.4. Il Cliente può inoltre - singolarmente o in forma congiunta con la Banca - attivare una procedura di conciliazione finalizzata al tentativo di conciliazione. Detto tentativo è esperito dall'Organismo di conciliazione Bancaria costituito dal Conciliatore BancarioFinanziario - Associazione per la soluzione delle controversie Bancarie, finanziarie e societarie - ADR (www.conciliatorebancario.it). Rimane in ogni caso impregiudicato il diritto del Cliente di rivolgersi in qualunque momento alla Banca d'Italia e all'autorità giudiziaria competente. 13.5. Qualora il Cliente intenda, per una controversia relativa all'interpretazione ed applicazione del presente contratto, rivolgersi all'autorità giudiziaria, deve preventivamente, pena l'improcedibilità della relativa domanda, esperire la procedura di mediazione innanzi all'organismo Conciliatore BancarioFinanziario di cui al comma 5, ovvero attivare il procedimento innanzi all'Arbitro per le controversie finanziarie presso la Consob di cui al comma 3 o il procedimento innanzi all'Arbitro Bancario Finanziario (ABF) di cui al comma 4; ciò ai sensi dell'articolo 5 comma 1-bis d.lgs. n. 28/2010. Rimane fermo che le parti possono concordare, anche successivamente alla conclusione del contratto, di rivolgersi ad un organismo di mediazione diverso dal Conciliatore BancarioFinanziario purché iscritto nell'apposito registro ministeriale. La procedura di mediazione si svolge davanti all'organismo territorialmente competente e con l'assistenza di un avvocato. ART. 14 - LINGUA ADOTTATA, FORO COMPETENTE E LEGGE REGOLATRICE 14.1. Il presente rapporto è regolato dalla legge italiana. 14.2. Il presente contratto, gli ordini e le comunicazioni fra le parti sono redatti in lingua italiana, salvo diverso specifico accordo con il Cliente. 14.3. Per qualunque controversia che dovesse sorgere in dipendenza del presente contratto è competente il Foro stabilito per legge ... .
CLAUSOLA ALTERNATIVA: Per qualunque controversia che dovesse sorgere in dipendenza del presente contratto è competente in via esclusiva il Foro di ... ove si trova la Filiale della Banca presso la quale è in essere il rapporto. Nel caso in cui l'Utente rivesta la qualifica di consumatore ai sensi dell'art. 3 d.lgs. n. 206/2005, sarà competente il Foro nella cui circoscrizione si trova la residenza o il domicilio elettivo dell'Utente stesso.
Luogo e data ... La Banca ... Il Cliente ... Il Cliente dichiara di aver preso visione e di approvare mediante sottoscrizione per iscritto, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1341 c.c., le pattuizioni relative al “Corrispettivo sull'Accordato” e di “Commissione di istruttoria veloce per rapporti affidati”, nonché l' art. 2 (Potere di disposizione della banca in caso di pegno “regolare”), l'art. 3 (Potere di disposizione della banca in caso di pegno “irregolare”), l'art. 6 (Ritiro dei titoli o delle merci / rimborso parziale), l'art. 7 (Diminuzione della garanzia), l'art. 8 (patto di annotazione in conto e compensazione), l'art. 9 (Capitalizzazione degli interessi), l'art. 10 (Modifica dei tassi di interesse e delle altre condizioni economiche e contrattuali) e l'art. 13 (Procedure alternative per la composizione delle controversie con la clientela) Luogo e data ... Il Cliente ... 1. La presente clausola dovrà essere prevista nel caso in cui l'apertura di credito sia a tempo indeterminato. 2. Laddove i contraenti intendano consentire alla Banca di disporre delle cose ricevute in pegno anche nel caso in cui il Cliente abbia rilasciato un documento in cui le stesse sono individuate nelle loro caratteristiche, occorre prevedere espressamente tale pattuizione, dal momento che l'art. 1846 c.c. richiede che il patto contrario alla regola dell'indisponibilità dei beni costituiti in pegno regolare deve essere provato per iscritto. 3. La pattuizione in oggetto dovrà essere inserita nel corpo del contratto laddove si intenda attribuire alla Banca il diritto potestativo di recedere “ad nutum” nell'apertura di credito a tempo determinato. 4. La clausola ricalca la disciplina di cui all'art. 1845, comma 3 c.c. prevista per l'apertura di credito ed applicabile analogicamente anche all'anticipazione bancaria, che è norma suppletiva per il caso in cui le parti non abbiano previsto un termine di preavviso per il recesso. CommentoStruttura e funzione dell'anticipazione bancaria L'anticipazione bancaria, disciplinata dagli artt. 1846-1851 c.c., pur nell'assenza di una definizione legislativa, può essere definita come il contratto con cui la banca (detta “anticipante”) eroga o mette a disposizione del cliente (detto “anticipato”) una certa somma di denaro in misura proporzionata al valore dei titoli o delle merci ad essa date in pegno. L'anticipazione su titoli può avere ad oggetto azioni, obbligazioni ed altri titoli di credito, l'anticipazione su merci beni di facile commercializzazione e quella su titoli rappresentativi di merci la fede di deposito, la polizza di carico o la copia della lettera di vettura. La diversa natura giuridica del bene che costituisce oggetto del pegno – garanzia reale essenziale perché possa ritenersi integrato lo schema legale dell'anticipazione bancaria – incide sulle modalità di costituzione della causa legittima di prelazione: nel caso in cui il pegno sia costituito su merci, esso sarà concluso mediante la “traditio rei”, atteggiandosi quindi quale contratto reale ex art. 2786 c.c., mentre laddove riguardi titoli o titoli rappresentativi delle merci si concluderà come il pegno su crediti e, dunque, ai sensi dell'art. 2800 c.c. , ovvero consensualmente, mediante l'accordo delle parti e la notifica dell'avvenuta cessione al terzo debitore. La nozione del contratto di anticipazione bancaria dimostra chiaramente come questa svolga una funzione di finanziamento a favore dei clienti, trattandosi quindi di una fattispecie negoziale con cui gli Istituti di credito realizzano un'operazione c.d. “passiva”, che si risolve nell'esplicazione della tipica attività riservata alla banca dagli artt. 10 e 11 TUB di erogazione del credito a vantaggio dei clienti. L'elemento caratteristico del contratto in esame è rappresentato della indefettibile costituzione della garanzia reale mobiliare pignoratizia da parte del cliente a favore della banca, cui si accompagna il canone della proporzionalità tra il bene concesso in pegno ed il valore del credito garantito. La necessità della sussistenza – nonché della permanenza per tutta la durata del rapporto contrattuale - di una relazione di equilibrio e proporzione tra valori economici si evince dal reticolo di norme che regolamenta il contratto di anticipazione bancaria. L'art. 1849 c.c., infatti, attribuisce al cliente la facoltà, anche prima della scadenza del contratto, di ritirare i titoli o le merci dati in pegno, ma solo previo rimborso proporzionale delle somme anticipate e delle altre somme spettanti alla banca ai sensi dell'art. 1848 c.c. (ovvero le spese di assicurazione delle merci), sempre che lo “svincolo” dei beni oppignorati non comporti che il credito della banca risulti insufficientemente garantito. Anche il disposto dell'art. 1850 c.c. risulta ispirato alla logica della proporzione tra valore economico dei beni pignorati e del credito concesso dalla banca. Tale norma, che costituisce un'applicazione specifica della regola generale di cui all'art. 2743 c.c., stabilisce che in caso di diminuzione della garanzia di almeno un decimo (ad esempio per l'oscillazione al ribasso dei titoli pignorati) rispetto al loro valore iniziale al momento della conclusione del contratto, la banca può chiedere al debitore un supplemento di garanzia nei termini d'uso (c.d. “supplemento di scarto”), con la diffida che, in mancanza, si procederà alla vendita in danno del cliente dei titoli o delle merci date in pegno. Le due norme ora esaminate esprimono chiaramente il principio della proporzionalità insito nel contratto di anticipazione bancaria, principio ispirato alla logica di tutelare l'Istituto di credito affidante, del quale il legislatore non vuole che vengano pregiudicate in alcun modo le ragioni creditorie per il caso di diminuzione della garanzia reale mobiliare concessa a suo vantaggio. Diversamente, invece, l'art. 1851 c.c. che disciplina l'anticipazione bancaria “impropria”, cioè assistita da pegno irregolare, al fine di tutelare il cliente “anticipatario” a fronte del potere unilaterale della banca di appropriarsi dei beni ad essa dati in garanzia reale (individuati soltanto nella loro appartenenza ad un “genus”) e dei possibili abusi che ne potrebbero derivare, prevede che nel caso in cui il valore dei beni pignorati sia superiore a quello del credito che con essi si garantisce, la banca è tenuta a restituire l'eccedenza. L'anticipazione bancaria e le figure affini: profili comuni e differenziali Vista sotto l'angolo visuale del profilo funzionale, l'anticipazione bancaria può essere agevolmente accostata ad altri contratti bancari, quali quello di apertura di credito o di mutuo, qualora a questo acceda la costituzione di un pegno a vantaggio della banca: tutti questi contratti, infatti, hanno il minimo comune denominatore di essere diretti all'erogazione del credito da parte delle banche a favore dei clienti. Per questo motivo, dunque, si ritiene comunemente che l'anticipazione bancaria costituisca un “species”, un mero sottotipo del contratto di apertura di credito (così Cass. I, n. 8089/2000), dal quale si distingue soltanto per la circostanza che la struttura della prima operazione è inscindibilmente connessa alla concessione da parte del cliente a di una garanzia reale mobiliare, il pegno, a favore dell'anticipante. Garanzia reale mobiliare che è invece assente nell'apertura di credito. Altri autori evidenziano però che l'anticipazione bancaria, pur essendo accomunata all'apertura di credito dalla medesima funzione di finanziamento, sarebbe comunque dotata di una propria autonomia, tale da consentire di considerarla alla stregua di un contratto tipico. Ciò si desumerebbe in primo luogo dall'argomento della “ratio legis”, atteso che nei lavori preparatori del codice civile del 1942 si evidenziava proprio come i due contratti fossero tra loro autonomi e distinti, perché se l'apertura di credito è semplicemente volta a finanziare i clienti, l'anticipazione bancaria persegue invece lo scopo di finanziare soltanto le operazioni su merci. In secondo luogo assume rilevanza il dato legislativo, poiché il legislatore ha predisposto una disciplina “ad hoc”, differente, per entrambi gli schemi contrattuali, rispettivamente agli articoli 1842-1845 c.c. per l'apertura di credito e agli artt. 1846-1851 c.c. per l'anticipazione bancaria. La funzione di finanziamento tipica dell'anticipazione bancaria rende poi quest'ultima potenzialmente suscettibile di essere confusa con la figura simile del contratto di mutuo assistito da pegno, pure non infrequente nella prassi dei traffici economici. È opportuno evidenziare che qualificare una fattispecie negoziale come anticipazione bancaria piuttosto che come mutuo accompagnato da una garanzia pignoratizia e viceversa non costituisce una questione soltanto dogmatica, poiché da questa dipende l'applicazione delle norme che regolano la prima (artt. 1846-1851 c.c.) oppure il secondo (artt. 1813-1822 c.c.). In particolare, con riferimento alla garanzia pignoratizia nell'anticipazione bancaria il legislatore, derogando alla disciplina generale sul pegno, che prevede l'indivisibilità dello stesso, sancisce all'art. 1849 c.c. la divisibilità della garanzia che accompagna tale contratto bancario permettendo al cliente in qualsiasi momento durante il corso del rapporto di restituire le somme ricevute sia anche solo “pro quota” e, nella misura corrispondente agli importi già restituiti alla banca, di ritirare i beni da egli concessi in garanzia pignoratizia. Di contro, nel mutuo cui accede il pegno, vigerà la regola di cui all'art. 2799 c.c. dell'indivisibilità della garanzia reale mobiliare che, pertanto, non potrà essere divisa o ridotta fino a che il credito non sia stato integralmente soddisfatto. Un'altra notevole differenza di disciplina sta nel fatto che mentre nell'anticipazione bancaria ai sensi dell'art. 1850 c.c. la banca anticipante può chiedere un supplemento di garanzia ogni qual volta il valore dei beni pignorati diminuisca di oltre un decimo rispetto al loro valore iniziale, nel mutuo assistito da pegno la banca in virtù dell'art. 2743 c.c. può chiedere l'integrazione della garanzia reale soltanto laddove si verifichino eventi che incidono sul bene nella sua materialità – ovvero il deterioramento o deperimento dello stesso – e non nel suo valore economico e sempre che questi accadimenti rendano la garanzia originariamente prestata insufficiente a garantire il suo credito. Al fine di distinguere correttamente in concreto l'anticipazione bancaria rispetto a figure affini quali l'apertura di credito oppure il mutuo pignoratizio conclusi tra la banca ed il cliente che, dà in pegno alcuni beni mobili a favore della prima, deve tenersi in considerazione quanto segue. I connotati essenziali dell'anticipazione bancaria sono due: il primo consiste nell'esistenza di un nesso di inscindibilità che intercorre tra l'erogazione del credito ad opera della banca e la concessione della garanzia pignoratizia a favore di quest'ultima. Il secondo elemento coessenziale all'anticipazione bancaria è che essa, “propria” o “impropria” che sia, deve essere sempre proporzionale all'ammontare del credito concesso dalla banca al cliente: la fattispecie contrattuale in oggetto, infatti, è governata da un criterio di stretta proporzionalità tra l'ammontare del credito erogato dall'anticipante ed il valore dei beni mobili (depositi di denaro, titoli, merci ecc.) ad essa dati in pegno. Alla luce di quanto esposto nei casi dubbi l'interprete, onde pervenire ad una corretta qualificazione contrattuale ad essa sottoposto, dovrà valutare in concreto, caso per caso, che qualora il pegno sia costituito dal cliente per ottenere l'erogazione del finanziamento da parte della banca, rientrando pertanto la concessione della garanzia pignoratizia nella conformazione strutturale e genetica dello schema negoziale, allora si tratterà con ogni probabilità di un'anticipazione bancaria. Analogamente, laddove si accerti che le parti hanno regolamentato l'assetto negoziale in modo da mantenere una relazione di proporzionalità tra i beni dati in pegno ed il credito concesso dalla banca, che costituisce uno degli aspetti tipici del contratto di anticipazione bancaria, potrà in linea di massima correttamente escludersi che si tratti di un'apertura di credito o di un mutuo assistiti da pegno. Qualora, invece, da un'attenta analisi dell'assetto negoziale e di ogni altro elemento utile emerga che le parti hanno inteso prevedere la costituzione della garanzia pignoratizia soltanto per rafforzare la vincolatività dell'accordo o per innalzare il grado di tutela della banca, trasformandola da creditrice “chirografaria” in creditrice “privilegiata” in caso di inadempimento del debitore, dovrà ritenersi che ci si trovi al cospetto di un'apertura di credito o di un mutuo garantito da pegno. Allo stesso risultato interpretativo si approderà laddove manchi in concreto una stretta proporzione tra i valori economici coinvolti, con la garanzia reale mobiliare che superi, per eccesso o per difetto, il valore del credito che essa mira a garantire. Tipologie di anticipazione bancaria La dottrina ha elaborato varie classificazioni in relazione al contratto di anticipazione bancaria, distinguendo innanzitutto tra l'anticipazione bancaria “semplice” o “a scadenza fissa” e l'anticipazione bancaria “in conto corrente”. L'anticipazione si dice “semplice” allorquando la banca consegna al cliente una certa somma di denaro, con l'obbligo in capo al cliente di restituire tale somma alla scadenza pattuita, ma con la facoltà di restituire, in tutto o in parte, tale importo anche prima della scadenza, ritirando contestualmente, in tutto o in parte, le merci o i titoli dati in pegno. L'anticipazione è invece “in conto corrente” laddove la banca metta a disposizione del cliente una determinata somma di denaro, con la facoltà per il cliente di prelevarla in una o più soluzioni e di ricostituire, attraverso versamenti successivi, la provvista originaria per poi poterla utilizzare nuovamente. L'anticipazione bancaria può poi essere propria o impropria. Essa può dirsi “propria” nel caso in cui le merci o i titoli concessi in garanzia siano stati costituiti in pegno regolare, per cui alla banca ex è fatto divieto ai sensi dell'art. 1846 c.c. di disporre delle cose ricevute in pegno e alla scadenza dovrà provvedere a restituire al cliente non già il “tantundem eiusdem generis” di quanto le è stato dato in garanzia, ma esattamente gli stessi titoli e le stesse merci che ha ricevuto. L'anticipazione bancaria “propria” costituisce la regola legale, poiché il disposto dell'art. 1846 c.c. sancisce che nell'anticipazione bancaria su pegno di titoli o merci la banca non può disporre delle cose ricevute in pegno se ha rilasciato un documento – la c.d. “polizza di anticipazione” - in cui le cose stesse sono individuate.; ciò salvo che le parti abbiano stabilito diversamente con un patto contrario per il quale è richiesta la forma scritta ad probationem. Ai sensi dell'art. 1847 c.c. la banca accreditante deve provvedere per conto del cliente all'assicurazione delle merci date in pegno se, per la natura, il valore o la loro ubicazione, l'assicurazione risponde alle cautele d'uso. L'anticipazione bancaria è invece “impropria” quando i depositi di denaro, i titoli o le merci dati in garanzia sono costituiti in pegno irregolare, con l'effetto che, ai sensi dell'art. 1851 c.c., al momento della consegna da parte del cliente la proprietà dei depositi di denaro, delle merci o dei titoli concessi in garanzia pignoratizia passa immediatamente alla banca, la quale può pertanto disporne liberamente. Alla scadenza convenuta, però, l'Istituto di credito dovrà restituire cose dello stesso genere di quelle ricevute in garanzia, laddove vi sia un'eccedenza a favore dell'anticipatario. Ci si è poi interrogati sui criteri distintivi tra pegno regolare ed irregolare e, di conseguenza, idonei a permettere all'interprete di qualificare correttamente se sia stata conclusa un'anticipazione bancaria c.d. “propria” oppure “impropria”. L'opinione largamente prevalente ritiene che per distinguere tra i due tipi di pegni occorre valutare la volontà delle parti, da interpretare in base ad indici esteriori, come l'origine del credito garantito, i rapporti precedenti tra le parti, la qualifica soggettiva del creditore, il tipo di beni dati in pegno e la loro maggiore o minore specificazione. Ulteriore elemento che consente di distinguere tra i due pegni si rinviene nella diversa natura dei beni che ne costituiscono l'oggetto, fungibili ed individuati soltanto nella loro appartenenza ad un certo “genus” in quello regolare, infungibili ed individuati nelle loro specifiche caratteristiche e nella loro individualità in quello irregolare. Anche la giurisprudenza della Suprema Corte (ex multisCass. I, n. 2120/2014) considera di fondamentale importanza il criterio dell'interpretazione della volontà negoziale delle parti, desunta dai canoni ermeneutici di cui agli artt. 1362-1371 c.c. La Corte di Cassazione Civile con la sentenza n. 3674/2014 ha però evidenziato come, ancorché le parti nell'esplicazione della loro autonomia negoziale abbiano il potere di determinare l'oggetto, la durata del pegno, ed eventualmente la possibilità di sostituzione mediante il meccanismo rotativo, esse non hanno anche la facoltà di qualificarlo come “regolare” o “irregolare”, poiché la natura giuridica del pegno è una conseguenza giuridica che discende direttamente dalle norme del codice civile in tema di diritti reali di garanzia opponibili ai terzi, che hanno carattere indisponibile per i privati. L'anticipazione bancaria ha poi posto non pochi problemi in dottrina e in giurisprudenza, come si vedrà meglio infra. L'anticipazione bancaria “impropria”, il pegno irregolare ed i suoi rapporti col divieto del patto commissorio Un'ipotesi particolarmente interessante e al contempo problematica di anticipazione bancaria è quella impropria che, come si è visto, risulta caratterizzata dal fatto che il pegno costituito dal cliente è “irregolare”, anche detto deposito cauzionale, o “pegno della moneta”. La particolarità di questo tipo di pegno deriva dalla natura dei beni che ne formano l'oggetto, che sono fungibili e per i quali, dunque, non sono rilevanti la loro individualità o le loro caratteristiche, ma soltanto il loro “genus” di appartenenza ed il numero. La fungibilità dei beni concessi in garanzia comporta che la loro proprietà passi immediatamente al momento della consegna al creditore privilegiato, cioè la banca anticipante, dei beni dedotti in garanzia, poiché essi non sono individuati né individuabili e, pertanto, si confondono con gli altri cespiti presenti nel patrimonio dell'Istituto di credito. Il pegno irregolare produce al contempo effetti di natura traslativa, obbligatoria e satisfattoria. L'effetto traslativo della proprietà, proprio del pegno irregolare, implica il potere della banca di disporre liberamente dei beni pignorati; esso si deve, come visto poc'anzi, alla natura giuridica dei beni dati in pegno all'Istituto di credito anticipante, che ne comporta la confusione con gli altri beni del patrimonio di quest'ultimo. Dal punto di vista dell'efficacia obbligatoria, il pegno irregolare può dare vita a due situazioni: se il cliente dovesse adempiere il proprio debito, in capo alla banca sorgerà l'obbligo di restituire al primo il tantundem eiusdem generis dei beni pignorati. Laddove invece il debitore dovesse risultare inadempiente, la banca creditrice dovrà restituire soltanto l'eventuale superfluo rispetto al valore del debito garantito, valore da valutare in modo oggettivo al momento in cui scade dell'obbligazione garantita. Il potere della banca creditrice di incamerare definitivamente le cose ricevute in pegno per il caso di inadempimento del debitore ha fatto sorgere più di un dubbio in dottrina ed in giurisprudenza sull'operatività del suddetto meccanismo. Il pegno irregolare svolge, però, anche un'innegabile funzione di garanzia o, meglio, di rafforzamento della garanzia pignoratizia concessa alla banca. In questo tipo di operazione, infatti, il creditore risulta maggiormente tutelato rispetto a quanto accade normalmente per un qualsiasi creditore pignoratizio, perché in caso di inadempimento del debitore non deve procedere all'esecuzione forzata mediante espropriazione oppure a domandare l'assegnazione dei beni pignorati, potendo direttamente incamerare unilateralmente, senza la mediazione di alcuno, quanto già ricevuto a titolo di pegno dal concedente. Dalla prospettiva della causa cavendi il pegno irregolare può essere ricondotta nell'alveo delle alienazioni a scopo di garanzia, come tale suscettibile di incorrere in concreto nel divieto del patto commissorio di cui all'art. 2744 c.c. e, dunque, di essere colpita dalla più grave forma di patologia civilistica, ovvero la nullità. Tuttavia il pegno irregolare, pur nella sua (ulteriore) funzione di alienazione a scopo di garanzia, risulta conforme all'ordinamento e, dunque, valido, per due ordini di motivi: da una parte perché esso è legislativamente previsto, dall'altra perché la sua caratteristica intrinseca della proporzionalità tra valori economici (cioè beni dati in garanzia e credito garantito), specie con l'obbligo legale per la banca di restituire al cliente inadempiente l'eventuale valore in eccesso dei beni pignorati, fa sì che non venga violato l'art. 2744 c.c., atteggiandosi l'operazione in termini di patto c.d. “marciano”. L'anticipazione bancaria “impropria”, quindi, costituisce una ipotesi legalmente disciplinata di forma di autotutela a favore della banca, la quale in modo celere e semplificato, senza passare per l'intervento dell'autorità giudiziaria, potrà in caso di inadempimento del cliente trattenere quanto le è stato trasferito a titolo di pegno al momento della conclusione del contratto. Di questo avviso è anche la giurisprudenza prevalente a partire dalla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione Civile n. 201/2002, secondo cui nel pegno irregolare lo spostamento patrimoniale dei beni dal debitore al creditore si giustifica in ragione della funzione di garanzia di tale pegno. Secondo la giurisprudenza più recente la naturale conseguenza delle modalità con cui opera il meccanismo di autotutela del pegno irregolare è che la banca anticipante può, una volta insinuatasi al passivo fallimentare, soddisfarsi in autotutela anche durante la procedura concorsuale in virtù del disposto dell'art. 53 della legge fallimentare. L'Istituto di credito titolare del pegno, infatti, in caso di inadempimento del debitore potrà incamerare direttamente ed immediatamente i beni ad esso dati in garanzia senza passare per la procedura concorsuale fallimentare. Secondo l'orientamento consolidato della giurisprudenza (Cass. II, n. 2479/2015), infatti, “la natura giuridica del pegno irregolare comporta che le somme di denaro o i titoli depositati presso il creditore diventano – diversamente che nell'ipotesi di pegno regolare – di proprietà del creditore stesso, che ha diritto di soddisfarsi, pertanto, non secondo il meccanismo di cui agli artt. 2796-2798 del c.c. (che postula l'altruità delle cose ricevute in pegno), bensì direttamente sulla cosa, al di fuori del concorso con gli altri creditori, per effetto di un'operazione contabile, parimenti estranea all'ambito di operatività della compensazione” . Al contempo la relazione osmotica che lega tra loro pegno irregolare e credito garantito implica che quest'ultimo si estingue per una mera operazione contabile di conteggio aritmetico (Cass. I, n. 2456/2008), con conseguente inoperatività della compensazione, poiché nell'anticipazione “impropria” ben possono sorgere a carico della banca creditrice obblighi di restituzione dell'eccedenza che sono invece inconfigurabili nella compensazione in senso stretto. Dal momento che nell'anticipazione bancaria non si verifica tecnicamente alcuna compensazione (intesa come modo di estinzione dell'obbligazione a carattere satisfattorio), allora ad essa non può neanche applicarsi l'art. 56 della legge fallimentare relativamente alla compensabilità tra crediti vantati dai creditori e quelli spettanti al fallito. Per la giurisprudenza prevalente i principi in esame si applicano anche in caso di concordato preventivo in virtù dell'esistenza della “eadem ratio legis” (Trib. Bergamo 22 ottobre 2015). La disciplina fallimentare dell'anticipazione bancaria Si è visto poc'anzi come in caso di anticipazione bancaria “impropria”, cioè assistita da pegno irregolare, la banca anticipante possa appropriarsi dei beni pignorati in modo unilaterale in base alla previsione di cui all'art. 53 della legge fallimentare, una volta che si sia insinuata con successo al passivo fallimentare e, dunque, concorrere con gli altri creditori dell'accreditato fallito eventualmente esistenti. Diversamente accade invece nel caso in cui l'anticipazione bancaria sia “propria” cioè accompagnata da un pegno “regolare” in cui la banca non può cioè né disporre né tantomeno fare propri i beni ad essa concessi in garanzia nel caso in cui l'anticipato non adempia alla sua obbligazione restitutoria. In quest'ipotesi l'Istituto di credito dovrà quindi presentare tempestivamente domanda di ammissione al passivo fallimentare ai sensi dell'art. 53 l. fall., fornendo la prova del proprio credito e della causa legittima di prelazione concorrendo, così, con gli altri creditori del fallito e senza poter incamerare i beni che ha ricevuto in garanzia pignoratizia. L'art. 67, comma 3, lett. a) della legge fallimentare stabilisce poi l'esenzione dalla revocatoria fallimentare, ove effettuate dall'anticipato-fallito, delle rimesse in conto corrente o dei rimborsi avvenuti in un'unica soluzione, come nel caso dell'anticipazione bancaria “semplice” o non regolata in conto corrente, rientrando questi atti nella nozione legale di “pagamenti di ... servizi effettuati nell'esercizio dell'attività d'impresa nei termini d'uso”. Questa norma ha, con ogni evidenza, la finalità di tutelare il ceto creditorio bancario rispetto agli altri creditori, stabilendo una presunzione “iuris et de iure” della natura non fraudolenta degli atti sopra indicati che il cliente abbia posto in essere a vantaggio della banca anticipante. Inoltre il legislatore prevede all'art. 78 della legge fallimentare che nel caso in cui venga dichiarato il fallimento del cliente-anticipato l'anticipazione si scioglie automaticamente, “ipso facto et ipso iure”, se è regolata in conto corrente, fatta salva l'eventualità dell'autorizzazione ai sensi dell'art. 104 della l. fall. all'esercizio provvisorio dell'impresa del fallito. Profili fiscali Occorre segnalare che le imprese che vantino crediti nei confronti dell'Erario possono accedere a nuove formule di finanziamento messe a disposizione dal sistema bancario, a seguito di accordi tra l'ABI e l'Agenzia delle Entrate, che consentono l'anticipazione bancaria dei crediti IVA, sino all'importo del 90% degli stessi (mediante quindi plafond rotativi). Per conseguire tale anticipazione le imprese interessate hanno l'onere di: - presentare alla banca un'attestazione di certezza e liquidità del credito IVA, appositamente rilasciata dall'Agenzia delle Entrate (Direzione Centrale Amministrazione); - domiciliare il proprio conto fiscale presso la banca prescelta; - dare disposizione irrevocabile al Concessionario della riscossione delle imposte e all'Ufficio locale di pagare il credito tramite la banca prescelta. Resta ferma per la Banca erogante la valutazione del merito creditizio ai fini della richiesta anticipazione. |