È valida la delibera che vieta l’attività di ristorazione anche quando il regolamento ammette le attività commerciali?

Redazione scientifica
10 Aprile 2019

In tema di limiti regolamentari, l'esigenza di chiarezza e di univocità comporta che il contenuto e la portata di detti divieti vengano determinati fondandosi in primo luogo sulle espressioni letterali usate.

Il caso in questione riguardava l'impugnazione di una delibera assembleare avente ad oggetto l'interpretazione del regolamento condominiale in merito alla possibilità, o meno, di svolgere l'attività di ristorazione; in particolare, sull'interpretazione di una clausola contenente il divieto di destinare gli immobili a determinati usi, al fine di tutelare l'interesse generale al decoro, alla tranquillità e all'abitabilità dell'intero edificio. In proposito, la Corte d'appello, in riforma della pronuncia resa in primo grado, ha evidenziato che l'art. 9 del regolamento condominiale vietava solo la destinazione dei negozi ad uso “diverso dal commercio regolarmente autorizzato dalle autorità competenti”; invero, pur ammettendosi, a determinate condizioni, l'attività commerciale, tuttavia, tra queste non era compresa l'attività di ristorazione.

Nel giudizio di legittimità, la S.C. conferma il ragionamento espresso dai giudici del merito. In particolare, in merito all'interpretazione della clausola del regolamento di condominio, è del tutto legittima la delibera che, pur sulla scorta della previsione del proprio regolamento che consente il commercio regolarmente autorizzato dalle competenti autorità, fa divieto di esercitare l'attività di ristorazione in un'unità immobiliare condominiale, perché l'attività di ristorazione è eterogenea rispetto all'attività propriamente commerciale, in quanto caratterizzata dalla creazione di un risultato economico nuovo rispetto alla materia prima trattata; quindi, piuttosto, da intendersi come attività industriale. Per le suesposte ragioni, il ricorso è stato rigettato.

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