La figlia minore non vuole avere rapporti con il padre: confermata la decisione di sospendere le visite

Redazione Scientifica
12 Giugno 2019

Va favorita attraverso i servizi sociali la normalizzazione dei rapporti padre-figlia, in quanto sussiste l'esigenza di non imporre rapporti affettivi, per loro natura incoercibili.

Il caso. La Corte di Appello di Roma confermava il provvedimento pronunciato dal Tribunale, con cui veniva rigettata l'istanza - avanzata da un padre - di affidamento ad entrambi i genitori della figlia minore. L'uomo proponeva ricorso per cassazione, in quanto il giudice territoriale, basando la propria decisione su una perizia nulla e con gravi violazioni del contraddittorio, ha annullato ogni rapporto ed omesso di disciplinare ogni occasione di incontro tra la minore ed il padre basandosi sul presunto rifiuto della minore, manipolata dalla madre, di vedere il padre.

Confermata la decisione di sospendere le visite padre e figlia. La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, osserva come la Corte di Appello abbia dato atto che «la minore, ormai sedicenne, nel corso della CTU espletata dal giudice territoriale, si è ripetutamente espressa nel senso di non voler intrattenere un rapporto continuativo con il padre. Per tale motivo il giudice ha confermato la decisione di sospendere le visite padre e figlia, demandando ai servizi sociali il compito di monitorare la situazione e favorire la ripresa dei rapporti con il genitore».

Pertanto, secondo la Suprema Corte, l'orientamento del giudice territoriale «appare correttamente motivato dall'esigenza di non imporre rapporti affettivi per loro natura incoercibili ma di favorire attraverso i servizi sociali una normalizzazione dei rapporti padre-figlia».

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.