TIAP: quale è la data della trasmissione degli atti digitalizzati dal pubblico ministero al Tribunale del riesame?

16 Luglio 2019

In tema di procedimento di riesame, ai fini del rispetto dei termini per la trasmissione al Tribunale degli atti posti a fondamento della misura cautelare e per la decisione da parte del collegio, la cui osservanza è prevista a pena di inefficacia della misura, qualora gli atti siano stati digitalizzati mediante il sistema di trattamento informatico degli atti processuali (TIAP), la data di trasmissione è attestata dal cancelliere del tribunale del riesame, che certifica il momento in cui il collegio può visualizzare gli atti.
Massima

In tema di procedimento di riesame, ai fini del rispetto dei termini per la trasmissione al Tribunale degli atti posti a fondamento della misura cautelare e per la decisione da parte del collegio, la cui osservanza è prevista a pena di inefficacia della misura, qualora gli atti siano stati digitalizzati mediante il sistema di trattamento informatico degli atti processuali (TIAP), la data di trasmissione è attestata dal cancelliere del tribunale del riesame, che certifica il momento in cui il collegio può visualizzare gli atti.
Nel caso in cui il procedimento riguardi diversi indagati, i quali abbiano proposto l'impugnazione, tuttavia, il termine di dieci giorni per la decisione decorre dalla ricezione degli atti concernenti lo specifico indagato ricorrente (o dall'espressa notizia data dalla segreteria del pubblico ministero alla cancelleria del riesame della già intervenuta disponibilità degli atti inerenti allo specifico ricorrente, in quanto trasmessi in data anteriore, con riferimento alla posizione di altri indagati).

Fonte: ilprocessotelematico.it

Il caso

Il Tribunale del riesame di Palermo ha confermato l'ordinanza di custodia cautelare adottata dal Giudice delle indagini preliminari nei confronti dell'indagato per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso.

Avverso questo provvedimento, l'indagato ha proposto ricorso per cassazione, deducendo, tra l'altro, la violazione dell'art. 309, comma 5 e 9, c.p.p., in quanto il tribunale ha emesso l'ordinanza solo in data 1° giugno 2018, oltre il termine di 10 giorni dalla ricezione degli atti, che erano pervenuti in cancelleria in data 16 maggio 2018 mediante il sistema TIAP.

La questione

Nel caso in cui il pubblico ministero trasmetta al tribunale gli atti posti a fondamento della misura a mezzo Tiap, come si verifica il rispetto dei termini previsti dall'art. 309 cod. proc. pen. a pena di inefficacia del provvedimento cautelare? Qualora il procedimento riguardi più indagati che hanno impugnato la medesima ordinanza, quale è la data della trasmissione degli atti?

Le soluzioni giuridiche

La Corte ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso illustrato.

Secondo la difesa del ricorrente, in particolare, l'inosservanza dei termini di cui all'art. 309, commi 5 e 9, c.p.p. sarebbe stata provata dall'attestazione rilasciata dalla cancelleria del Tribunale del riesame di Palermo, recante la data del 16 maggio 2018. Tale attestazione è relativa alle posizioni di altri indagati, dunque, soggetti diversi dal ricorrente, nei cui confronti è stata emessa la medesima misura cautelare, che si fonda sullo stesso compendio indiziario acquisito nei confronti del ricorrente.

La Corte ha osservato che tale attestazione di cancelleria, non riguardando la specifica posizione del ricorrente, ma quelle di altri indagati, non consente di ritenere violati i termini di cui all'art. 309, commi 5 e 9, cod. proc..
Per il ricorrente, infatti, i termini di efficacia decorrono dalla trasmissione degli atti presentati nei suoi confronti mediante il sistema di trattamento informatico degli atti processuali (TIAP).

Ne discende che, essendo stata celebrata l'udienza di riesame relativa alla posizione del ricorrente il 30 maggio 2018, tenuto conto della data di trasmissione degli atti relativa alla sua posizione, che non è assimilabile a quella degli altri, nessuna violazione dei termini di cui all'art. 309, commi 5 e 9, cod. proc. è riscontrabile nel caso di specie.

Osservazioni

La tempestiva trattazione del giudizio di riesame avverso l'applicazione di una misura cautelare, come è noto, è assicurata dalla previsione di rigidi termini nel corso del procedimento, la cui inosservanza è sanzionata con l'inefficacia del provvedimento.

L'art. 309, comma 5, cod. proc. pen., in particolare, prevede che, entro il quinto giorno dal deposito della richiesta di riesame, il pubblico ministero debba trasmettere al tribunale gli atti presentati al Gip a sostegno della richiesta di misura cautelare ai sensi dell'art. 291 cod. proc. pen., oltre a tutti gli elementi sopravvenuti a favore della persona sottoposta alle indagini. Il rispetto di questo termine è previsto a pena di inefficacia della misura cautelare (art. 309, comma 10, cod. proc. pen.).

L'art. 309, comma 9, cod. proc. pen., inoltre, stabilisce che il tribunale debba decidere sulla richiesta di riesame entro dieci giorni dalla trasmissione degli atti, se non deve dichiarare l'inammissibilità della pronuncia. Anche questo termine è posto a pena di inefficacia del provvedimento cautelare (art. 309, comma 10, cod. proc. pen.)

Nel caso in cui il fascicolo sia stato dematerializzato e gli atti siano stati “scannerizzati” ed inseriti nell'applicativo Tiap, la trasmissione degli atti è notevolmente semplificata, tanto nel caso di invio al Gip, a sostegno di una richiesta cautelare o di rinvio a giudizio (o anche di decreto di giudizio immediato), quanto nel caso di invio al Tribunale, a seguito della proposizione di riesame avverso una misura cautelare.

Il pubblico ministero, infatti, trasmette gli atti al Tribunale del riesame attivando una specifica funzione denominata “INVIA ATTI AL RIESAME”. In tal modo, sono inviati in tempo reale gli atti del “sotto-fascicolo virtuale” già trasmesso al Gip ai quali sono aggiunti l'ordinanza applicativa della misura cautelare e gli eventuali atti compiuti dal Gip.

Uno degli obiettivi perseguiti con la digitalizzazione degli atti cartacei, invero, è rappresentato proprio dalla semplificazione della procedura di comunicazione degli atti tra uffici che, per procedimenti particolarmente consistenti, comportava oneri notevoli e spese molto significative.

La trasmissione degli atti al Tribunale del riesame, d'altra parte, costituisce uno dei più evidenti “benefici processuali” offerti dal sistema informatico in esame. Per mezzo del suo impiego, di fatto, sono state cancellate le ipotesi di declaratoria di inefficacia delle misure cautelari personali per mancata trasmissione degli atti. Si tratta di un risultato molto significativo, anche perché la riforma delle misure cautelari operata con la legge 16 aprile 2015, n. 47, ha introdotto il divieto di rinnovare la misura personale divenuta inefficace, salvo che sussistano “eccezionali esigenze cautelari specificamente motivate”.

Le norme del codice di rito, peraltro, sono state scritte presupponendo la trasmissione degli atti presentati ai sensi dell'art. 291 cod. proc. pen. in forma cartacea. Su tali atti, numerati e foliati, il cancelliere in servizio presso il tribunale del riesame è tenuto ad apporre la data in cui sono pervenuti, documentando, in tal modo, il rispetto dei termini di cui all'art. 309, comma 5, cod. proc. pen..

Questo meccanismo non è applicabile quando gli atti sono digitalizzati.

L'attestazione del rispetto dei termini di trasmissione, quando gli atti sono in Tiap, deve necessariamente avvenire diversamente.

Nel caso in cui il fascicolo sia informatizzato, difatti, la data di trasmissione è attestata dal cancelliere del tribunale del riesame, che certifica il momento in cui il collegio può visualizzare gli atti.

Il sistema, peraltro, riconosce un ulteriore vantaggio. È agevole verificare il rispetto della data di trasmissione, perché l'applicativo registra ogni accesso, sicché è facile accertare quale è la data in cui il cancelliere ha verificato che gli atti sono visibili al collegio giudicante.

Colui che intende eccepire l'inefficacia della misura cautelare perché gli atti sono stati trasmessi in ritardo, pertanto, non può limitarsi ad una generica eccezione, di tono esplorativo. Questi ha l'onere di richiedere una specifica attestazione che certifichi epoca ed orario di inserimento di determinati atti e soprattutto della possibilità per il collegio di visualizzarne il contenuto. Ne consegue che «in difetto di prova siffatta ed a fronte della certificazione fide facente apposta dal cancelliere sulla data in cui gli atti risultano pervenuti ogni conclusione a smentita del contenuto relativo sarebbe sorretta da pura congettura» (Cass. Sez. 1, 29 aprile 2016, n. 44424).

Secondo un indirizzo giurisprudenziale, inoltre, «la sanzione d'inefficacia della misura coercitiva opera nei soli casi in cui gli atti non siano stati trasmessi tempestivamente al Tribunale del riesame e non nel caso in cui la difesa non abbia avuto per altre ragioni possibilità di visualizzarne il contenuto integrale, attraverso l'applicativo TIAP» (Cass. Sez. 1, 29 aprile 2016, n. 44424).

La decisione in esame si segnala perché ha calato il principio espresso nel caso, molto frequente, di procedimento cumulativo nel quale più indagati abbiano proposto richiesta di riesame.

In tale ipotesi, la Corte ha affermato che l'osservanza dei termini entro cui deve intervenire la trasmissione degli atti al Tribunale da parte del pubblico ministero e la decisione dello stesso Tribunale deve essere verificata tenendo conto della trasmissione degli atti concernenti la posizione del singolo ricorrente e non quella degli altri indagati nel medesimo procedimento.

Talvolta, tale trasmissione si risolve nella mera comunicazione da parte della segreteria del pubblico ministero alla cancelleria del Tribunale del riesame che gli atti sono in Tiap e sono comuni alla posizione di altri indagati. Dalla ricezione di questa comunicazione decorre il termine per la decisione da parte del Tribunale.

Il principio espresso è conforme all'indirizzo giurisprudenziale che si è formato con riferimento alla trasmissione cartacea degli atti (cfr. ad esempio Cass. Sez. 1, n. 2134 del 9 maggio 1994).

Appare opportuno segnalare, inoltre, che l'applicativo TIAP non dispone di un “meccanismo di allarme”, che renda nota la comunicazione degli atti all'ufficio destinatario. Il sistema, infatti, consente di mettere in condivisione i documenti, ma non permette di avvisare i destinatari dell'avvenuta trasmissione.

Fino a quando non sia data informazione alla cancelleria del Tribunale del riesame, dell'avvenuta condivisione in Tiap, gli atti non possono considerarsi “ricevuti” nel senso di pervenuti nell'ufficio giudiziario e, dunque, non può iniziare a decorrere il termine di dieci giorni per la decisione, che l'art. 309, comma 9, cod. proc. pen. collega proprio al momento della “ricezione” degli atti da parte dell'ufficio richiedente.

Per tale motivo, nei protocolli d'intesa, stipulati su base locale tra la Procura della Repubblica, il Tribunale, il Consiglio dell'ordine degli avvocati e la Camera penale, si onera l'ufficio di Procura di inviare al Tribunale, con fax o altro mezzo di trasmissione che ne certifichi la ricezione, una comunicazione scritta in cui si informa che gli atti relativi ad una determinata procedura di riesame sono consultabili in Tiap.

Appare opportuno anche segnalare che la semplificazione della trasmissione che è permessa dall'utilizzo del fascicolo informatizzato ha generato anche un'altra questione.

In particolare, in un procedimento il pubblico ministero ha trasmesso ai sensi dell'art. 291, comma 1, cod. proc. pen., al Gip alcuni verbali di dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia in cui erano stati apposti alcuni “omissis”, per poi autorizzare il tribunale alla visione degli stessi verbali in forma integrale. Dinanzi all'eccezione difensiva, la Corte di Cassazione ha rilevato che «il disposto dell'art. 291 cod. proc. pen., comma 1, nella sua formulazione letterale, non consente di ritenere sussistente un obbligo del pubblico ministero di presentare, al giudice competente ad applicare la misura cautelare richiesta, tutti gli atti in suo possesso, imponendo viceversa di ritenere che il Pubblico Ministero sia pienamente legittimato a selezionare, con ampia discrezionalità sottratta a controllo, quelli tra detti atti che, a suo giudizio, vanno sottoposti alla decisione del giudice nelle distinte scansioni procedimentali» (Cass., Sez. 1, 29 aprile 2016, n. 44424). Ed inoltre, «la circostanza che il Pubblico Ministero abbia inteso, successivamente, trasmettere al Tribunale della libertà anche le dichiarazioni integrali, sia pur parziali, non realizza alcuna violazione di legge; al più, risulta aver offerto al giudice del controllo cautelare materiale di maggiore spessore, rispetto a quello che, eventualmente, l'organo inquirente era tenuto a rimettere, secondo il disposto dell'art. 309, comma 5, cod. proc. pen.» (Cass., Sez. 1, 29 aprile 2016, n. 44424).

Per mera completezza, va aggiunto che la trasmissione da parte del pubblico ministero al tribunale del riesame di atti d'indagine ulteriori rispetto a quelli trasmessi tramite Tiap (nella specie, atti acquisiti dopo l'esecuzione della misura e non ancora inseriti nell'applicativo) non incide sulla legittimità della misura coercitiva, ove la stessa sia stata applicata nel pieno rispetto delle condizioni di legittimità (Cass., Sez. 6, 15 maggio 2018, n. 32064).

Nonostante l'utilizzo del sistema Tiap, del resto, alle parti, non è preclusa la possibilità di depositare atti anche nel corso dell'udienza camerale dinanzi al Tribunale del riesame (Cass. Sez. 5, 23 ottobre 2017, n. 57783).

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