Condanna in solido alle spese di lite dell'agente della riscossione

Daniela Longo
07 Agosto 2019

In caso di accertamento della illeggittimità dell'esecuzione esattoriale per causa dell'ente impositore.
Massima

Nel giudizio di opposizione a cartella di pagamento, l'agente della riscossione risponde in solido con l'ente impositore, entrambi opposti, delle spese processuali nei confronti dell'opponente vittorioso, in base al principio di causalità, mentre la circostanza che la lite tragga origine da un atto dovuto, compiuto dall'agente della riscossione nell'ambito del servizio di riscossione, rileva nei soli rapporti interni (nel caso di specie, era stata proposta opposizione alla cartella di pagamento relativa a sanzione amministrativa, notificata dall'esattore per dedurre il vizio di notifica del verbale di accertamento presupposto, eseguita dall'ente impositore).

Il caso

Nel caso di specie, il tribunale in sede di appello, proposto contro Roma Capitale ed Equitalia Sud s.p.a., aveva annullato una cartella di pagamento relativa a sanzione per violazione del codice della strada, condannando in solido gli appellati al rimborso delle spese legali.

La Suprema corte è stata investita della censura di tale condanna alle spese, avendo Equitalia sud s.p.a. dedotto la violazione e/o falsa applicazione dell'art. 91 c.p.c.: adduceva l'esattore di aver agito come mero riscossore, restando del tutto estraneo alla fase prodromica all'iscrizione a ruolo, senza avere il potere di indagare sulla liceità o sul merito della sottostante pretesa impositiva. Sicché, appariva ingiustificata la condanna, pur in solido, alle spese di lite, dal momento che l'unico responsabile del comportamento contestato doveva individuarsi nell'ente impositore.

La questione

Nonostante la numerosità delle pronunce conformi sul punto, la Cassazione è insistentemente adita dagli agenti della riscossione, che ritengono illegittime le proprie condanne, eventualmente in solido, alle spese di lite dei giudizi di opposizione avverso la cartella di pagamento ovvero di opposizione all'esecuzione ex art. 615 c.p.c. in combinato disposto con l'art. 57 d.P.R. 29 settembre 1973, n. 602.

In particolare, la ragione ostativa della condanna è indicata dall'agente della riscossione nella circostanza che l'illegittimità della cartella e dell'esecuzione derivi esclusivamente da un error imputabile all'ente. Diversamente, l'agente della riscossione avvia l'attività di attuazione coattiva del titolo in adempimento di un dovere, derivante, appunto, dagli atti dell'ente impositore.

Le soluzioni giuridiche

La Corte ha fatto applicazione del consolidato principio per il quale in tema di esecuzione esattoriale, ove, a seguito di opposizione, la cartella di pagamento sia annullata, le spese di lite vanno poste a carico dell'ente impositore e dell'agente della riscossione in solido tra loro ed in base al principio di causalità; essi sono entrambi soccombenti rispetto all'opponente, mentre questi resta estraneo alla circostanza, rilevante solo nei rapporti interni, per cui l'agente pone in essere atti dovuti su richiesta dell'ente titolare del credito: così, Cass. civ., ord. 21 febbraio 2019, n. 5226; ord. 31 luglio 2018, n. 20326; Cass. civ., ord. 9 maggio 2018, n. 11029, relativa a fattispecie di opposizioni esecutive; Cass. civ., ord. 4 maggio 2018, n. 10614; Cass. civ., ord. 10 aprile 2018, n. 8736; Cass. civ., ord. 17 ottobre 2017, n. 24418.

Nel senso che, se è vero che l'esattore agisce su richiesta dell'ente impositore ponendo in essere atti dovuti, tale circostanza rileva solo nei rapporti interni, mentre rispetto all'opponente vige il principio di causalità, che giustifica la condanna in solido, v. anche Cass. civ. 4 ottobre 2018, n. 24174; Cass. civ., ord., 23 marzo 2018, n. 7294; Cass. civ., ord., 16 gennaio 2018, n. 809, la quale ha ritenuto che la tardività della notificazione della cartella non costituisce vizio proprio di questa, di modo che la legittimazione passiva spetta all'ente titolare del credito tributario e non già al concessionario, ma questi è legittimamente condannato in solido per le spese legali, secondo il principio di causalità, essendosi difeso nel merito; Cass. civ., ord., 27 settembre 2017, n. 22507; Cass. civ., ord., 22 settembre 2017, n. 22147; Cass. civ., 12 maggio 2017, n. 11948; Cass. civ., ord., 11 maggio 2017, n. 11744; Cass. civ., ord., 5 maggio 2017, n. 11056.

Osservazioni

D'altro canto, in altre pronunce, la Suprema Corte ha altresì affermato che l'unico soggetto nei confronti del quale è necessario dispiegare l'opposizione alla cartella di pagamento è l'agente della riscossione, che ha dato luogo o ha minacciato di dar luogo all'esecuzione. Questi ha, poi, l'onere di chiamare in causa l'ente creditore interessato ai sensi dell'art. 39 d.lgs. 13 aprile 1999 n. 112, nelle liti che non riguardano esclusivamente la regolarità o la validità degli atti esecutivi, al fine di essere manlevato. Sicché, l'agente risponde delle spese di lite imposte dalla sua condotta pur doverosa, «in forza non già o non solo (come avverrebbe se la contestazione ritenuta fondata riguardasse fatti o atti ad esso ascrivibili) del principio di soccombenza, ma allora e quanto meno del principio di causalità».

Nel senso che nella controversia con cui il debitore contesta l'esecuzione esattoriale, iniziata o minacciata, la circostanza che l'illegittimità dell'azione esecutiva sia da ascrivere all'ente creditore interessato non integra ragione di esclusione della condanna alle spese di lite dell'agente della riscossione, né, di per sé sola considerata, di compensazione delle stesse: cfr., ex multis, Cass. civ., ord., 21 giugno 2019, n. 16764; Cass. civ.,ord., 23 aprile 2019, n. 11157; Cass. civ., ord., 22 gennaio 2019, n. 1580; Cass. civ., ord., 7 dicembre 2018, n. 31816. Nella giurisprudenza di merito, v. Trib. Roma 28 dicembre 2017, www.lanuovaproceduracivile.com, 2018.

La pronuncia in esame rileva che legittimati passivi del giudizio con il quale sia contestata la mancata notifica del verbale di accertamento dell'infrazione sono tanto l'ente impositore quanto l'esattore: il primo, in quanto titolare della pretesa contestata, il secondo quale litisconsorte necessario, in quanto soggetto che ha emesso l'atto opposto, sicché ha interesse a resistere, in ragione dell'incidenza che un'eventuale pronuncia di annullamento della cartella può avere sul rapporto esattoriale. In tal senso, anche Cass. civ., ord. 26 giugno 2017, n. 15900; Cass. civ., ord., 31 gennaio 2017, n. 2570 Contra, Cass. civ. 24 giugno 2004, n. 11746, per la quale legittimato passivo, nel giudizio di opposizione avverso la cartella esattoriale emessa dal concessionario, è soltanto il comune impositore e non anche il soggetto incaricato della riscossione, in quanto soltanto il comune è titolare della situazione sostanziale dedotta in giudizio, mentre il concessionario può considerarsi un mero destinatario del pagamento.

Diversamente, Cass. civ., ord., 21 maggio 2013, n. 12385, la quale, pur condividendo l'affermazione della legittimazione passiva dell'esattore, esclude che questo possa essere condannato in solido per la rifusione delle spese di lite. Ciò sul medesimo presupposto del principio di causalità diversamente interpretato: non può aversi la condanna alle spese in danno della parte che, pur avendo dovuto indispensabilmente partecipare al giudizio per motivi riconducibili alla ritenuta sussistenza di un'ipotesi di litisconsorzio processuale necessario, abbia posto in essere una fase procedimentale ulteriore (nell'esercizio della pretesa sanzionatoria amministrativa) su istanza di altro ente, malgrado la formazione illegittima a monte del titolo esecutivo, addebitabile esclusivamente all'ente richiedente l'emissione della cartella esattoriale. Cfr. Cass. civ., ord., 10 novembre 2011, n. 23459, nella quale la condanna alle spese del concessionario della riscossione era fondata sulla circostanza che con l'opposizione contro la cartella esattoriale erano stati contestati comportamenti asseritamente illegittimi posti in essere sia dall'ente titolare del potere sanzionatorio che dal concessionario della riscossione.

Guida all'approfondimento
  • S. Alunni, Il principio di causalità e compensazione delle spese giudiziali, in Giur. it., 2015, 599;
  • M. Lupano, Responsabilità per le spese e condotta delle parti, Torino, 2013, spec. 17 ss.;
  • V. Monteleone, Note in tema di condanna alle spese di giudizio e principio di responsabilità, in Giusto proc. civ., 2018, 1207 ss.;
  • P. Nappi, in Codice di procedura civile. Commentario, diretto da C. Consolo, I, Milano, 2018, sub art. 91 c.p.c.,983;
  • G. Scarselli, Le spese giudiziali civili, Milano, 1998, 118 ss.;
  • S. Servidio, Rifusione delle spese di giudizio a carico dell'agente della riscossione che perde la causa, in Azienditalia, 2018, 1154 ss.

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