L'ammissione al passivo della società di leasing per i canoni scaduti

22 Agosto 2019

Una società di leasing propone istanza di ammissione al passivo per i canoni scaduti e distintamente una domanda di rivendica del bene oggetto del medesimo contratto. A conclusione della verifica, il G.D. firma e rende esecutivi due distinti stati passivi: uno relativo alle domande di ammissione e l'altro riferito alle rivendiche. Entrambi i provvedimenti emessi...

Una società di leasing propone istanza di ammissione al passivo per i canoni scaduti e distintamente una domanda di rivendica del bene oggetto del medesimo contratto. A conclusione della verifica, il G.D. firma e rende esecutivi due distinti stati passivi: uno relativo alle domande di ammissione e l'altro riferito alle rivendiche. Entrambi i provvedimenti emessi, negativi per la società, sono impugnati dalla stessa ma con un unico atto di opposizione ex art. 98 l.f., iscritti con una sola iscrizione a ruolo ed il pagamento di un unico contributo unificato. Una tale opposizione avverso due provvedimenti di rigetto del G.D. è ammissibile?? Se il giudizio di opposizione ex art. 98 l. f. è, di fatto, un giudizio di impugnazione, non avrebbe dovuto il creditore proporre due "giudizi impugnatori" avendo ricevuto due provvedimenti di rigetto ed essendo due gli stati passivi? Come è possibile, in caso di accoglimento dell'opposizione proposta, procedere ad una duplice variazione degli stati passivi?

Con il quesito proposto viene chiesto quali siano le modalità concesse dalla legge per formulare correttamente un'impugnazione avverso più pronunciamenti, riguardanti un solo creditore, ma aventi ad oggetto distinti diritti di credito e financo contenuti in statuizioni apparentemente differenti. In particolare ci si chiede se l'impugnazione possa essere una sola, ovvero se il diritto al sindacato di due distinti provvedimenti debba trovare tutela tramite più iniziative giudiziali.

Innanzitutto, si dubita della validità della tesi per cui vi sarebbero più stati passivi nel contesto di un unico procedimento fallimentare.

In proposito, va infatti considerato come la giurisprudenza abbia più volte affermato la tesi dell'unicità dello stato passivo, oggetto della declaratoria di esecutività da parte del giudice delegato. In proposito, basti citare l'arresto del 2018, ove la Corte di cassazione statuisce che “Va pertanto escluso che nel caso in cui - in ragione del numero o della complessità di tali domande - il procedimento di verifica si protragga per più udienze, il giudice possa adottare all'esito di ciascuna di esse altrettanti decreti di esecutività: questi, ove erroneamente emessi, devono ritenersi tamquam non essent e perciò privi di effetti ai fini della scadenza del termine per il deposito delle domande tardive di cui all'art. 101, comma 1, l.fall. e del decorso dell'anno oltre il quale, ai sensi dell'ultimo comma della norma, tali domande non sono più ammissibili, salvo che il creditore non provi che il ritardo non gli è imputabile” (Cass. Civ., Sentenza del 18/01/2018, n. 1179; v. anche Cass. civ., 01/06/2017, n . 13886; Cass. civ., 11/07/2016, n. 14099).

Del resto, anche nella normativa sembrano potersi trovare elementi per smentire la fondatezza giuridica di più stati passivi. A tal riguardo, occorre citare l'art. 95 L.F., il cui disposto, descrivendo l'attività del curatore nello stilare la documentazione da presentare al giudice relativa alle domande di insinuazione, impone all'organo di direzione di porre su elenchi separati le istanze volte al recupero di denaro e quelle volte al recupero di beni mobili e immobili, senza con ciò indicare la necessità che la distinzione possa involgere in provvedimenti necessariamente distinti.

Ancora, ove vi siano domande tardive, la cui disciplina è da ritrovarsi nell'art. 101 L.F. autorevoli voci di dottrina hanno avvertito che, in caso di accoglimento di simili domande, non vi sarà un altro e distinto stato passivo, ma la modifica di quello precedentemente reso esecutivo (in questo senso, Provinciali, Trattato di diritto fallimentare, Milano 1974, pp.1504 ss.).

Se si concorda in ordine all'unicità del decreto di esecutività dello stato passivo, oggetto del rimedio di cui all'art. 98 L.F. (“Contro il decreto che rende esecutivo lo stato passivo può essere proposta opposizione, impugnazione dei crediti ammessi o revocazione”), la soluzione non può che essere quella dell'unitarietà anche del mezzo d'impugnazione.

In questo senso, basti citare a tale proposito il disposto normativo di cui all'art. 335 cpc, in base al quale il giudice ha l'obbligo di riunire tutte le impugnazioni avverso lo stesso provvedimento in un solo processo.

Riferimenti normativi

Art. 98 l.fall. Impugnazioni – “Contro il decreto che rende esecutivo lo stato passivo può essere proposta opposizione, impugnazione dei crediti ammessi o revocazione. Con l'opposizione il creditore o il titolare di diritti su beni mobili o immobili contestano che la propria domanda sia stata accolta in parte o sia stata respinta; l'opposizione è proposta nei confronti del curatore. Con l'impugnazione il curatore, il creditore o il titolare di diritti su beni mobili o immobili contestano che la domanda di un creditore o di altro concorrente sia stata accolta; l'impugnazione è rivolta nei confronti del creditore concorrente, la cui domanda è stata accolta”.

Art. 335 c.p.c. Riunione delle impugnazioni separate - ”Tutte le impugnazioni proposte separatamente contro la stessa sentenza debbono essere riunite, anche d'ufficio, in un solo processo”.

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