Detenzione di sostanze stupefacenti: il discrimen tra lieve entità e particolare tenuità del fatto

Redazione Scientifica
30 Agosto 2019

Ai fini dell'applicabilità della causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall'art. 131-bis c.p., il giudizio sulla tenuità dell'offesa dev'essere effettuato con riferimento ai criteri di cui all'art. 133, comma primo, c.p., ma non è necessaria la disamina di tutti gli elementi di valutazione previsti, essendo sufficiente l'indicazione di quelli ritenuti rilevanti.

«Ai fini dell'applicabilità della causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall'art. 131-bis c.p., il giudizio sulla tenuità dell'offesa dev'essere effettuato con riferimento ai criteri di cui all'art. 133, comma primo, c.p., ma non è necessaria la disamina di tutti gli elementi di valutazione previsti, essendo sufficiente l'indicazione di quelli ritenuti rilevanti».

Il principio è stato ribadito da Cass. pen., Sez. III, 36477/2019.

La S.C. chiarisce altresì il discrimen, e quindi l'ambito applicativo, tra la causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p. e la fattispecie di lieve entità contemplata dall'art. 73, comma 5, d.P.R. n. 309/1990: se ai fini del riconoscimento della particolare tenuità del fatto il giudice deve considerare le modalità della condotta, il grado di colpevolezza da esse desumibile, l'entità del danno o del pericolo e il carattere non abitualità o meno della condotta, per quanto attiene alla concessione della lieve entità, la valutazione dovrà spostarsi su altri elementi, quali i mezzi, le modalità, le circostanze dell'azione nonché la quantità e la qualità delle sostanze stupefacenti oggetto della condotta criminosa.

Da ultimo, i giudici di legittimità affermano che «il giudice può tenere conto di uno stesso elemento che abbia attitudine a influire su diversi aspetti della sua valutazione, ben potendo un dato polivalente essere utilizzato più volte sotto differenti profili per distinti fini senza che ciò comporti lesione del principio di ne bis in idem»; pertanto il dato quantitativo della sostanza stupefacente già considerato ai fini della qualificazione del reato ai sensi dell'art. 73, comma 5, d.P.R. n. 309/1990, ben può essere valutato anche ai fini dell'applicazione dell'art. 131-bis c.p.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.