Violata la clausola contrattuale che vieta la modifica non autorizzata del progetto: il danno non è in re ipsa

Paola Di Michele
11 Settembre 2019

In materia di diritti d'autore il pregiudizio non patrimoniale derivante dalla lesione del diritto inviolabile della persona è risarcibile, anche quando non sussista un fatto reato, a condizione che l'interesse leso abbia rilevanza costituzionale, che la lesione dell'interesse sia grave e che il danno non sia futile. Pertanto, la semplice violazione di una clausola contrattuale che vieta qualsiasi modifica non autorizzata del progetto e dell'opera non dà luogo ad un danno in re ipsa per effetto dell'inadempimento contrattuale.

PREMESSA. La prima sezione della Corte di Cassazione con la pronuncia n. 22381, depositata in cancelleria il 6 settembre 2019 è stata chiamata a pronunciarsi su di una richiesta di risarcimento danni azionata da un progettista che invocando l'inadempimento contrattuale delle convenute, per illegittima cessione del progetto ed abusiva sua modifica, chiedeva il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali. La vicenda è nel suo assieme complessa nella misura in cui coinvolge differenti profili d'indagine. Primo tra tutti il tema del diritto dell'autore di opere originali alla percezione di un indennizzo in caso di realizzazione del progetto contro la sua volontà. Ad essere coinvolto è anche il tema del risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale in caso di violazione di clausole contrattuali.

IL CASO. Un ingegnere, autore di un progetto per la realizzazione di una darsena, citava in causa la società realizzatrice dell'opera invocando il risarcimento dei danni subiti per effetto dell'illegittima cessione del progetto nonché per le modifiche strutturali che al medesimo erano state apportate in fase di esecuzione. Egli nello specifico sosteneva che le modifiche non erano state autorizzate dal progettista, anche in quanto non contemplate all'interno della scrittura privata intercorsa tra le parti, e che ciò gli avrebbe comportato un discredito professionale. In primo grado la domanda era rigettata, così anche in grado di appello. Di analogo tenore la decisione del Giudice di appello che riteneva implicitamente prestato il consenso del professionista alle modifiche del progetto, modifiche che erano ritenute necessarie al fine di ridurre i costi di realizzazione dell'opera. La Corte inoltre escludeva che dalle modifiche fosse derivato un discredito per il suo autore dal quale potesse derivare una responsabilità del committente risarcibile anche per violazione dei patti contrattuali. La pronuncia è stata impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione.

L'EQUO COMPENSO DI CUI ALL'ARTICOLO 2578 C.C. Gli eredi del progettista, invocavano la violazione dell'art. 2578 c.c. a norma del quale come noto, all'autore di progetti di lavori di ingegneria o di altri lavori analoghi che costituiscono soluzioni originali di problemi tecnici, compete, oltre il diritto esclusivo di riproduzione dei piani e disegni dei progetti medesimi, il diritto di ottenere un equo compenso da coloro che eseguono il progetto tecnico a scopo di lucro senza il suo consenso. Sotto questo primo profilo la Corte di Cassazione richiamando una giurisprudenza risalente ma pacifica, ha precisato che la tutela legale, nei termini invocati dal citato articolo del codice civile così come dalla legge n. 633/1941, è esclusa allorché si discorra di progetti che applichino principi scientifici di comune dominio. Precisando quindi che le soluzioni originali di problemi tecnici, a cui fa riferimento l'art. 2578, sono esclusivamente quelle derivanti dall'applicazione di nuovi principi o regole tecniche, oppure dall'applicazione di preesistenti principi e regole, contraddistinta da un'impronta geniale concepita con carattere creativo. Nella medesima direzione si muove anche la legge n. 633/1941. I ricorrenti nel caso di specie non avevano allegato alcun elemento comprovante l'originalità delle soluzioni tecniche adottate.

I PRESUPPOSTI PER LA VIOLAZIONE DEL DIRITTO MORALE D'AUTORE. Del pari i Giudici di legittimità non hanno ravvisato neppure i presupposti per la violazione del diritto morale d'autore. E' stato precisato che il diritto morale di autore, quale diritto all'integrità dell'opera, è risarcibile solo ove dallo stesso sia derivato un pregiudizio patrimoniale derivante dall'altrui comportamento illecito; mentre il danno non patrimoniale è risarcibile, a talune condizioni, anche ove il comportamento del terzo non costituisca reato. In effetti, a seguito degli arresti giurisprudenziali raggiunti con le Sezioni Unite del 2008, anche il danno non patrimoniale diventa risarcibile, senza la sussistenza di un fatto reato, purché l'interesse leso abbia rilevanza costituzionale, che la lesione sia di non trascurabile importanza, dovendo superare una soglia minima, che il danno non sia futile.

CONCLUDENDO. Nel caso di specie i ricorrenti sostenevano che, la violazione della specifica clausola contrattuale, e quindi la modifica non autorizzata del progetto, avrebbe comportato di per sé un danno risarcibile. La Corte ha ritenuto invece che i ricorrenti non avessero provato l'esistenza di un concreto pregiudizio patrimoniale valutabile sotto i profili dell'art. 1223 c.c. Allo stesso tempo i ricorrenti non avevano provato alcun pregiudizio all'onore ed alla reputazione del progettista derivante dall'utilizzazione dell'opera e del progetto da parte della committente, né tanto meno avevano provato alcunché in ordine al danno presunto derivante dalle modifiche dell'opera a loro dire non autorizzate. Ciò anche alla luce dell'avvenuto pagamento da parte della committente del progetto comprensivo di maggiorazione tariffaria. La Corte ha inoltre osservato che il progettista non può opporsi alla necessaria variazione del progetto per la riduzione dei suoi costi ovvero per ragioni connesse alla possibilità di utilizzo concreto dell'opera medesima. In mancanza quindi di pregiudizi concreti, di cui non era stata fornita la prova, il ricorso è stato rigettato con conseguente conferma della sentenza impugnata.

(FONTE: dirittoegiustizia.it)

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