INI-PEC e notifiche telematiche: la presa di posizione del CNF
10 Ottobre 2019
La sancita inidoneità dell'INI-PEC. Con l'ordinanza n. 24160 del 27 settembre 2019 la Corte di Cassazione, richiamando la sentenza n. 3709/2019 (si veda il commento), ha ribadito il principio secondo cui in tema di notifiche telematiche è idoneo alla produzione di effetti soltanto il ReGindE (Registro generale degli Indirizzi Elettronici), escludendo che si possa fare ricorso agli indirizzi tratti dall'INI-PEC (Indice nazionale degli indirizzi id posta elettronica certificata).
La lettera al Primo Presidente della Cassazione. L'adozione di tale indirizzo giurisprudenziale ha provocato la reazione del Presidente del CNF Andrea Mascherin, che ha inviato una lettera a Giovanni Mammone, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione, volta a spingere all'adozione di un unico indirizzo. Nell'epistola Andrea Mascherin ribadisce, come già fatto lo scorso 5 marzo in relazione alla sentenza n. 3709, che l'INI-PEC è stato istituito dall'art. 5 del d.l. n. 179/2012 ed è espressamente qualificato, dall'art. 6-bis del Codice dell'Amministrazione Digitale, come pubblico elenco dal quale è possibile estrarre l'indirizzo PEC. Nella lettera, inoltre, Mascherin non cela che «le conseguenze della decisione sono tuttavia preoccupanti, dal momento che, ove il principio rimanesse fermo, verrebbero messe in discussione centinaia di migliaia di notifiche già effettuate, e con esse i diritti dei cittadini, nonché l'affidamento sulle enormi potenzialità che l'innovazione apporta e potrà apportare a beneficio del processo civile: è infatti di poco fa la notizia che il Tribunale di Cosenza ha applicato il principio di diritto della sentenza, dichiarando la nullità della notifica di un decreto ingiuntivo effettuata ad una società il cui indirizzo PEC era stato estratto da INI-PEC». |